Sull'Anapo

 

Nel suo alto corso l'Anapo, uno dei più suggestivi torrenti siciliani le cui rive sono coperte da fitta vegetazione, può riservare belle sorprese al pescatore

 

Dai quasi 1000 metri del monte Lauro nasce l'Anapo, uno dei più suggestivi torrenti siciliani.  Scorre al fondo di una grande spaccatura calcarea, con acque limpidissime dai riflessi verdi, circondato da una Coltissima vegetazione. Lungo le sue sponde si possono incontrare salici bianchi, canneti, castagni, pioppi, cerri che sulle pareti della fenditura che costituisce la valle dell'Anapo si mescolano a una macchia mediterranea quasi impenetrabile. La sua parte più interessante è quella alta, dove non ci sono interventi umani e dove l'Anapo scorre probabilmente come scorreva quando la vicina necropoli di Pantalica era una città ancora viva e fiorente. La portata dell'acqua è legata alla pioggia e può quindi variare di anno in anno, ma nella parte alta e nelle buche più profonde rimane sempre elevata anche nei periodi di maggiore siccità, e questo garantisce che i pesci possano sopravvivere e riprodursi. A questo proposito, fino agli anni Cinquanta nell'Anapo vivevano trote di una razza rara e molto pregiata, la macrostigma.  Erano tempi in cui venivano pescati esemplari di buona taglia e la popolazione ittica era assai abbondante. La macrostigma è una specie di trota presente soltanto nei torrenti delle nostre isole maggiori con caratteristiche uniche e particolari. Oggi se ne può trovare qualche esemplare in Sardegna e, forse, negli angoli più irraggiungibili dell'Anapo.  I motivi della sua scomparsa dalle acque del fiume siciliano non sono noti, anche se le ipotesi più fondate si riferiscono ad azioni di bracconaggio e all'immissione di fario e iridee, che, col tempo, hanno dato vita a ibridi.  Può così accadere di catturare belle fario che presentano grosse macchie scure, nere, aureolate: sono discendenti di ibridi della macrostigma.  Nella sua parte bassa, l'Anapo si divide in diversi rami, ma purtroppo l'abitudine a prelievi di acqua a volte consistenti, in molti casi abusivi, ne rendono il corso poco redditizio per la pesca. Ci sono tratti che spesso rimangono completamente all'asciutto. Eppure, in alcuni punti, sulle rive crescono papiri e il paesaggio diventa magico.                        

 

Cominciando da un torrente

La strada da seguire è quella per Floridia. L'Anapo è lontano, ma non importa, lo si ritroverà, con un notevole colpo d'occhio, dal Monte Grosso, dove bisogna prendere la strada che porta a Palazzolo Acreide. Da qui si può incominciare a pescare. Risalendo dal ponte, ci si trova in presenza di un torrente piccolo e sinuoso che sale verso i monti da cui ha origine.  Ci sono fario e iridee, piuttosto difficili da catturare per l'estrema limpidezza dell'acqua, che nel tratto superiore non subisce alcun inquinamento.  A poco distanza dal ponte di Palazzolo Acreide c'è una stradina che scende all'acqua e questo è uno dei tratti migliori con trote di buone dimensioni.  Poco più a valle c'è la confluenza con un ramo laterale dove si possono catturare le trote più belle.  Per tutto il tratto l'accesso al torrente non presenta difficoltà, ma il problema più serio è rappresentato dalla necessità di tenersi nascosti, perché chi provasse a pescare avvicinandosi troppo all'acqua rischierebbe di non vedere neanche un pesce e potrebbe poi raccontare che l'Anapo è senza vita, mentre di trote ce ne sono parecchie. Per chi  le sa apprezzare, e pescare, ci sono anche, nelle buche più tranquille, belle tinche, non facili da catturare ma dalla carne saporita perché, appunto, vivono in quest'acqua pulita. La tecnica di pesca più redditizia è senz'altro lo spinning, leggero e ultraleggero. Cucchiaini n. 1 o n. 0, preferibilmente dorati, e monofili non superiori allo 0,18. Vanno anche bene i minnows più piccoli, fatti lavorare dove l'acqua è più mossa e profonda.  C'è anche chi pesca al tocco, con canne non superiori a 5 metri; in questo caso le esche migliori sono quelle che si possono trovare sul posto.  Ci vuole una certa abilità, perché mancano le forti correnti tipiche di qualunque torrente alpino.  La cosa più importante è riuscire ad avvicinarsi all'acqua senza farsi vedere o sentire.

Pescare con cautela

Sull'Anapo, nel tratto di cui abbiamo parlato, il pescatore a spinning può pescare a risalire, cosa che gli permette di riuscire meglio a tenersi nascosto, senza dover rimanere troppo lontano dall'acqua. è sufficiente chinarsi e sfruttare qualsiasi riparo da cui effettuare i lanci. Chi preferisce pescare andando da monte a valle deve tenersi il più lontano possibile, compatibilmente con la portata dei suoi lanci, dal punto in cui vuoi far cadere l'artificiale. In ogni caso, qualunque sia la direzione in cui si pesca, è molto importante, anzi essenziale, effettuare i lanci con gran delicatezza, evitando che l'esca faccia più rumore del necessario toccando l'acqua.  In caso contrario, è ben difficile avere anche una sola abboccata.  Vicino alla confluenza con il ramo laterale c'è il Cavo Valle Fame, con pozze piuttosto profonde in cui si possono trovare fario notevoli.  R uno dei punti migliori in cui pescare al tocco.  In questo tratto, che costeggia la necropoli di Bibbinello, l'andamento dell'Anapo sarebbe perfetto per pescare a mosca, ma la vegetazione fittissima sulle due sponde rende davvero difficile questa tecnica.  Si può ovviare all'inconveniente usando una moschera, meglio naturalmente nelle ore del crepuscolo.  E le soddisfazioni non mancheranno, anche se gli spazi d'acqua modesti richiedono una serie di lanci continui e precisi, con brevissimi recuperi.  Si deve anche tener presente che, dopo il passaggio di un pescatore a moschera, il torrente rimarrà improduttivo fino al giorno dopo.  Anche per questo motivo, quanto meno per rispetto nei confronti degli altri pescatori, è meglio evitare il più possibile di entrare in acqua, anche se in certi punti è impossibile farne a meno.  Rispetto per gli altri e anche senso pratico: pescando con i piedi nell'acqua si spaventano le trote in un raggio abbastanza ampio.  Parliamo di questi particolari perché una caratteristica della pesca nell'Anapo è proprio quella di essere più simile a una sorta di caccia: avvicinamento silenzioso, appostamento, lancio.  Il lancio dev'essere calibrato e molto preciso, perché spesso un secondo tentativo è del tutto inutile.  L'ultimo tratto del nostro itinerario arriva nelle vicinanze di Ferla a un'altra ramificazione del torrente.  Si può risalire il nuovo ramo, mentre a valle la pesca è vietata, perché questo tratto dell'Anapo, uno dei più belli, fa parte della riserva naturale della necropoli di Pantalica, controllata dalla Guardia Forestale e soggetta a regolamenti che mirano a tutelare l'ambiente.