Ecco una panoramica sulla tecnica del digiscoping.
Dunque, intanto c’è da dire che il vero digiscoping, (cioè diciamo chi lo utilizza per scopi professionali, quindi foto naturalistiche) si avvale di una macchina fotografica digitale (reflex o compatta) di un telescopio, di un anello di raccordo e di un treppiede.

La macchina fotografica deve essere digitale, perché è molto più pratica: con una a pellicola ci sarebbe uno spreco troppo alto di rullini, perché mentre si fotografa si fanno molti scatti per sbaglio e molti errori e costerebbe davvero un’esagerazione sviluppare tutti gli scatti che fai. Diciamo che comunque
la si può anche utilizzare, ma si fa molta più fatica e si spende anche una cifra.
Utilizzare una reflex digitale sarebbe il massimo, però anche usando una compatta verranno delle belle foto. La risoluzione deve essere almeno di 4 Mpixel, altrimenti vengono foto troppo sgranate e ormai le fotocamere che vendono ora sono tutte superiori a 4Mpix.

Il telescopio, ma forse è meglio dire cannocchiale, non è di quelli classici per l’osservazione ad occhio nudo, ma si tratta di cannocchiali il cui oculare (cioè dove si posiziona l’occhio) è compatibile con un anello di raccordo per poter agganciare la macchina
digitale e creare così un tutt’uno stabile e solido con il cannocchiale (di solito viene chiamato telescopio). Ecco un esempio



L’anello di raccordo permette di fissare la macchina al telescopio. Da una parte si fissa la macchina fotografica e dall’altra si fissa il telescopio. Ce ne sono di molti modelli, tutti compatibili con praticamente qualsiasi tipo di macchina, però il problema è che non sono compatibili con tutti i tipi di telescopi e cannocchiali ma solo con quelli diciamo, ad hoc per la fotografia. Quindi se ho un telescopio di una marca maffa, sarà difficilissimo trovare un anello compatibile per quel telescopio. Comunque esistono anche anelli adattatori universali (ma in verità non sono proprio
universali)
Questo è un anello di raccordo


Questo è universale


Il telescopio con “agganciata” la macchina tramite l’anello.



Il treppiede che si aggancia al telescopio serve per mantenere il tutto ad altezza occhi e soprattutto immobile.


I soggetti: Il digiscoping è perfetto per fotografare un soggetto (di qualsiasi tipo) posto a ud una grande distanza. Può essere un sggetto naturalistico: quindi animali, come caprioli o stambecchi, o uccelli (il soggetto più fotografato) come piccoli passeriformi o falchi appollaiati su un ramo o animali acquatici come fenicotteri o anatre. Si può fotografare di tutto, ad esempio dalla cima di un monte ma anche dalla cima di una collina dove sia visibile un panorama, si possono catturare fotograficamente moltissimi soggetti, anche fermi, come palazzi.
La particolarità del digiscoping comunque è il fatto di poter
fotografare soggetti (magari anche a prescindere dal soggetto, che sia bello o meno) che ad occhio nudo risulterebbero quasi invisibili.

Il grande limite è (soprattutto per chi ha una attrezzatura non professionale) il "mosso". Bisogna cercare di evitare in qualsiasi modo le vibrazioni trasmesse dalla mano, ma anche dal vento. Con un ingrandimento di 400 volte, anche una minima vibrazione viene enormemente amplificata e la foto risulterebbe mossa. Quindi per evitare le vibrazioni del dito mentre si schiaccia il pulsante dello scatto è necessario un telecomandino per lo scatto a distanza oppure si imposta un autoscatto di 2 o 3 secondi.
O addirittura se si possiede un portatile lo si può collegare tramite cavetto USB alla macchina fotografica e "scattare" in modo remoto dal computer.
Un'altro limite è la luminosità. Più aumenta l'ingrandimento più si ridurrà la luminosità. Il problema è parzialmente risolvibile se si vuole fotografare un soggetto perfettamente immobile: si imposta la macchina su una modalità semiautomatica e si tiene il tempo di apertura dell'otturatore alto, anche sui 2 o 3 secondi in modo che venga catturata più luce (ma questi sono discorsi più legati alla fotografia pura).

 

 

Gli ingrandimenti che si possono ottenere possono essere altissimi, però ovviamente la luminosità è inversamente proporzionale all’ingrandimento, così ingrandendo un soggetto anche diverse centinaia di volte, l’immagine (e di conseguenza la fotografia) risulterà molto scura e quindi di bassa qualità.
Con gli strumenti che uso io posso ottenere ingrandimenti da: 35 a 525 x. (significa che se ad esempio mi trovo 525 metri dal soggetto, con 525 x lo ingrandisco come si trovassi a un metro. in effetti sembra un po esagerato, però penso che dovrebb'essere così)
Oltre all’ingrandimento che mi fornisce il telescopio utilizzo anche gli ingrandimenti della macchina digitale, che
arriva in zoom ottico a 3 x (ovviamente non utilizzo zoom digitali, al massimo ingrandisco dal computer una volta scaricate le immagini).
La formuletta per calcolare gli ingrandimenti è semplicissima:
(f telesc / f oc ) * ingr fot

Si divide la focale del telescopio (700 mm) per la lunghezza focale dell’oculare del telescopio (ho oculari da 20, 12 e 4 millimetri), e poi si moltiplica il tutto per l’eventuale ingrandimento della fotocamera digitale (da 1 a 3). Quindi decido l’ingrandimento cambiando gli oculari e gli ingrandimenti della fotocamera.

Per farvi un esempio questa foto è fatta circa a 70 x (quindi ingrandita 70 volte)



 

 

Questa invece a circa 200 x



 

 

E questa addirittura a 525 x


 

 

 

 

 

 

 

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