Annibale Brugnoli e Eugenio Prati

Eugenio Prati nasce a Caldonazzo, in Trentino, in Via Case Nuove al n. 254 da famiglia benestante il 27 gennaio 1842. Primo di dieci (14) figli, il padre, Domenico (1808-1867), è geometra e proprietario terriero, la madre, Lucia Garbari (1819-1869), è di famiglia signorile e parente di Tullio Garbari, pittore d'arte sacra di gusto primitivista. Luigi Chirtani in "VI Esposizione nazionale artistica, Venezia 1887" così commenta "Ritorno da Massaua": "Nei monti natii quando la neve li copre ancor tutti, il bersagliere fiero e bruno riarso dal sole d’africa stacca dallo sfondo come un carbone caduto su d'un lenzuolo di bucato. Il bersagliere è perfetto, possiede tutta la serietà unita alla vivacità che rende tanto simpatico e popolare questo corpo" Il 10 aprile 1869 muore all'età di cinquant'anni la madre Lucia, i fratelli del pittore continuano a vivere al molino di Caldonazzo accuditi dalle zie tranne Michelangelo che è affidato ad una zia di Borgo Valsugana. Eugenio a giugno inizia a lavorare su commissione del prof. Domenico Chiossone di Genova al "Generale Garibaldi a Milazzo. In Prati nasce il desiderio di rendere omaggio a Giuseppe Garibaldi, immortalandolo in un ritratto che si opponga ai canoni della ritrattistica celebrativa risorgimentale di gusto romantico. Il paesaggio avvolgente, interloquisce con la figura in una consonanza affettiva tra l'uomo e il luogo dove lo sfondo, non di invenzione ma veritiero, si perde all'orizzonte nella luce tenue e dolce dell'imbrunire. La raffigurazione del cavallo bianco, per la cui realizzazione Prati ha chiesto di poter studiare dal vero un esemplare appartenente alle scuderie reali, è dipinto con forte realismo, come lo sono la vegetazione circostante, le agavi, i sassi e la terra, il cui beige rosato sarà una tonalità molto amata e frequentemente utilizzata nei dipinti.  

Elisabetta Staudacher nel luglio 2002 commenta "Di notevole abilità è lo studio psicologico di Garibaldi, visto come persona comune e non come eroe vittorioso. Un uomo stanco, dall'espressione assorta, il cui pensiero va ai compagni perduti sul campo di battaglia. Incurante del saluto rivoltogli dal gruppetto di garibaldini che trasportano la bandiera tricolore, volge lo sguardo indietro, tormentato dal vivo ricordo della violenta battaglia: "Bisognava vincere! Le nostre perdite eran maggiori di quante lo furono nelle varie pugne dell'Italia meridionale. La gente era stanca. Il nemico aveva comparativamente perduto nulla. I suoi soldati, freschi, intatti, e le sue posizioni formidabili. Eppure bisognava vincere! (…) I nostri militi, disprezzando il grandinare della mitraglia, e dei moschetti, assaltarono Milazzo; e, prima di notte, erano padroni della città, avevano circondato il forte da tutti i lati, ed innalzato barricate nelle strade esposte ai tiri della fortezza. Il trionfo di Milazzo fu comprato a ben caro prezzo. Il numero de' morti e feriti fu immensamente superiore a quello dei nemici." (G. Garibaldi, "Memorie", Rizzoli,1982, pp. 275". 
In due lettere Eugenio Prati parla di alcuni aspetti della composizione del quadro di Garibaldi, della visita del figlio Ricciotti Garibaldi a Firenze e dell'entusiasmo degli artisti per l'opera durante la sua esposizione a Genova. Eugenio racconta in questo modo la visita del figlio di Garibaldi 
"Giorni fa ebbi l'onore e la fortuna di essere presentato davanti al Ricciotti Garibaldi che mi usò tante gentilezze e nello stesso tempo godeva nel sentire che io ritratto (ritraessi) il suo Eroe genitore a cavallo. Contento di aver fatta la mia conoscenza mi a (ha) chiesto se gli permettevo di visitare il mio studio. Si figuri dissi, per me sarebbe uno di quei regali da non poterlo descrivere anzi mene (me ne) andrei superbo. Dirò il vero che sono stato commosso a conoscere la bontà e semplicità senza superbia di questo caro e buon giovine. Mi han promesso che quando verrà qui a Firenze il suo padre me lo condurranno nello studio così mi servirà di modello per dare qualche tocco al ritratto del medesimo". http://lamagiaelapoesiadeltrentinonellapitturadieugenioprati.lacittaingiardino
       
Annibale Brugnoli Solare è l'atmosfera che si respira (in questa) tela dove, con l'immagine de Il bersagliere a guardia di Palazzo dei Priori, si vanno celebrando gli eventi del 14 settembre 1860, giorno in cui la storia di Perugia entra a far parte della storia d'Italia. L'agilità pittorica con cui Annibale Brugnoli stendeva i colori e costruiva i limpidi effetti di chiaroscuro che con evidenza distinguono questa tela dalle precedenti, fanno supporre che il pittore si sia servito di un modello fotografico. Con il Bersagliere, quindi, si chiudeva il ciclo rievocativo delle battaglie compiute per l'indipendenza nazionale e nel contempo si suggeriva, nella schietta luminosità di quell'immagine, l'inizio del nuovo, sereno e fulgido corso storico dell'Italia unita. 
Il Re, arrivato a Perugia la mattina fu accolto, «con patriottico entusiasmo». Dopo la solenne inaugurazione del monumento dedicato a colui che aveva "fatto" l'Italia, Umberto I veniva ricevuto all'Università da tutte le autorità accademiche, civili e militari cittadine. Nel pomeriggio il re si recava alle filande del senatore Faina, all'epoca uno degli stabilimenti più importanti dell'intero territorio nazionale. Venne accompagnato poi al Tiro a Segno e all'Accademia di Belle Arti. La mattina del 18 andò in carrozza ad Assisi per inaugurare il nuovo Convitto Vittorio Emanuele II. La visita del sovrano e del principe di Napoli, infine, doveva chiudersi con la partecipazione alla grande festa organizzata in loro onore dall' high society perugina nelle sale dell' Accademia dei Filedoni di Palazzo Graziani-Monaldi. Data l'eccezionalità dell'occasione la presidenza e il consiglio direttivo della Banca di Perugia (custode di questi dipinti) decidevano di aprire le porte comunicanti fra il piano nobile di Palazzo Graziani e l'Accademia dei Filedoni, mettendo a disposizione alcuni ambienti fra cui, orgogliosamente, la Sala dove Brugnoli, a quella data, aveva da pochi mesi terminato la decorazione della volta.
(...)(Commenti tratti da: Fedora Boco in I dipinti di Palazzo Graziani, Effe Fabrizio Fabbri Editore S.r.l.

       

Umberto I a PerugiaPalazzo Salviati a Roma, ora sede del Centro Alti Studi per la Difesa, dal 1870 divenne proprietà dello Stato italiano e, dal 1883 sino al 1943, fu la dimora della Scuola Militare di Roma. L'interno riveste particolare interesse con i soffitti dell'attuale biblioteca decorati nel 1883 con scene di battaglie risorgimentali dal pittore perugino Annibale Brugnoli. Anche il Il Tempio Maggiore di Roma, costruito sull'area del ghetto ebraico rasa al suolo, che venne inaugurato nel 1904 ha il soffitto del matroneo centrale con una tenda dipinta a "trompe l'oeil" opera di Annibale Brugnoli

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