IL PLATANO DEI 100 BERSAGLIERI

IL BERSAGLIERE DI GIOVANNI MARCH E DI GUGLIELMO MICHELI

 

A Platano (prima si chiamava Salgarèa, un pugno di case e qualche villa a pochi chilometri da Caprino Veronese) sorge un "Platano" vecchio di oltre 400 anni. Il Platanus Orientalis è alto 25 metri e ha una circonferenza di 15. La sua chioma copre una superficie di 300 mq (3-4 appartamenti) ed è considerato monumento nazionale. E’ così chiamato, PLATANO DEI 100 BERSAGLIERI, dal 1937quando, in occasione delle grandi manovre estive dell’Esercito, un’intera compagnia di Bersaglieri vi salì sopra. Si racconta che i tedeschi nel 44 ne sfoltirono i rami per non dar modo ai partigiani di tendere imboscate non visti. L’albero fa parte di una serie di oltre 100 alberi monumentali del Veneto da salvare ad ogni costo. Il progetto genotipo dell’Istituto agricolo ambientale di Isola della Scala è stato attivato per riprodurre in maniera asessuata una copia identica dell’albero. Il risultato, dopo due anni di tentativi, sono due piantine ottenute per talea che si affiancheranno presto alla pianta madre. Altri tentativi sono in corso per gli altri solitari giganti d'Italia. Notizie tratte da l’Arena di Verona e dalla guida del Comune. Acquaforte di Federica Galli  

PITTORI LIVORNESI

IL BERSAGLIERE DI GIOVANNI MARCH

 

Nato a Tunisi, da genitori livornesi, nel 1894 è scomparso a Livorno nel 1974. Nel 1906 quando in Alessandria d’Egitto perde il padre (12 anni) si trova nella necessità di sopperire ai bisogni di famiglia. Facendo vari lavori raccoglie quel poco di soldi che gli permettono nel 1908 di tornare a Livorno. Qui intraprende vari mestieri fra i quali quello dell'imbianchino e a quell'esperienza forse risale la prima suggestione verso il colore come categoria di espressione. Dopo aver combattuto nella prima guerra mondiale, nel 1919 riprende gli studi di pittura (frequentazioni saltuarie di Artisti livornesi). Nel 1921 per interessamento di Aldo Gonnelli e di Ludovico Tommasi si tiene a Firenze la sua prima Personale. Nel 1927 March viene presentato alla galleria "l’Esame" da Carlo Carrà e da allora il grande maestro milanese nutrirà per il giovane pittore livornese una vasta considerazione. Nel 1928 March si reca prima a Nizza poi a Parigi dove si tratterrà per un paio di anni e pur studiando i grandi Maestri di Francia, elaborerà un suo stile di pittura che lo pone fuori da ogni inquadramento scolastico. Nel 1932 torna a Livorno e nel '38 si trasferisce a Firenze dove rimane per circa 20 anni con un impegno didattico presso la cattedra del pittore Peyron. In questo periodo fiorentino è da collocarsi (1951) un suo secondo viaggio a Parigi. March fu al fianco dei fondatori del Rotonda nel 1953, giorno in cui nacque la rassegna e tornò ogni anno, finché le forze glielo consentirono, a dipingere sotto i secolari alberi amati da Fattori e a tanti altri artisti….Fra le strade ancora sterrate del quartiere de "La Conchiglia" che allora sorgeva, resistevano alcuni alberi risparmiati dal taglio che ricordavano l'antico bosco. March, proprio accanto alla casa, ne identificò uno, un pino ancora giovane e non stravolto dal Libeccio, che levava alto il ciuffo di fronde e ironizzò un pò su quella "solitudine" di sopravvissuto e volle dipingerlo non prima di averlo insignito di nome e fu così che nacque "il bersagliere". Quell'albero rimasto ormai solo sulla duna prigioniero tra le case che sorgevano lo colpì in modo particolare e volle dipingerlo ancora da altra posizione. L'anno seguente l'albero aveva ormai seguito il suo destino segnato e March nella sua casa di Livorno commentò laconicamente … "il bersagliere è caduto!"

http://www.comune.san-vincenzo.li.it/edizioni_del_comune/pubblicazioni/cataloghi_arte/giovanni_march/quadri.htm

Il pino di via dell'Ondina  E' questo il "bersagliere", l'albero che per la sua orgogliosa solitudine lo aveva più impressionato

 Natura morta con la spiaggia verso nord (Marina Donoratico)

Altro albero, superstite del bosco antico, che era rimasto nel recinto della villa.

     
 

IL BERSAGLIERE DI GUGLIELMO MICHELI

Guglielmo Micheli - (Livorno 1866 - 1926)
Nato a Livorno nel 1866, Micheli è avviato all’arte da Natale Betti. S'iscrive poi, a Firenze, alla Scuola libera del nudo diretta da Giovanni Fattori, di cui diviene l'allievo prediletto. Nel 1891 esordisce alla Promotrice fiorentina; nel 1892 partecipa all’Esposizione di Belle Arti a Roma; nel 1895, sempre a Roma, partecipa all’Esposizione della Società Amatori e Cultori. Dal 1894 al 1906 vive a Livorno, dove fonda e dirige, al piano terra di Villa Baiocchi, una Scuola di disegno frequentata da molti giovani del luogo, tra i quali Amedeo Modigliani, Llewelyn Lloyd, Manlio Martinelli, Gino Romiti. Frequentatori abituali dello studio del Micheli erano anche Benvenuto Benvenuti, Oscar Ghiglia, Renato Natali e Raffaello Gambogi; e durante i mesi estivi capitava di incontrarvi Giovanni Fattori, che soggiornava nella natia Livorno. Micheli risentì dell’insegnamento del maestro macchiaiolo soprattutto nei suoi primi saggi, di ambito fattoriano per stile e soggetto (paesaggi con animali, soprattutto buoi e cavalli) ma troverà presto una propria autonomia espressiva. Fattori ebbe sempre per lui grande stima: "Io ho insegnato a Memo a far cavalli e lui a me a far marine", amava ripetere il maestro. Nella maturità Micheli si dedica infatti al paesaggio, con risultati particolarmente brillanti nelle luminose marine. Continua, all’inizio del secolo, ad esporre: tra 1901 e 1906 è alla Promotrice fiorentina; nel 1906 all’Esposizione Nazionale di Milano. Dal 1907, per circa vent'anni, Micheli insegna in svariati istituti d’arte italiani: nel 1907 è ad Aqui, poi a Iglesias, Cortona, Sassari, Caltanissetta, Bari, Pisa e, infine, ad Arezzo. Si dedica, oltre che alla pittura ad olio, anche all’acquarello, al pastello, all'incisione e al disegno illustrativo.

Gioela Massagli © Studio d'Arte dell'800
 

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