LA RIVOLUZIONE RUSSA

1919 Disfacimento degli Imperi Asburgico, Russo, Ottomano

8a parte di 12

La trappola Ceca (ex Impero d'Austria) 

La Cecoslovacchia dopo l' Anschluss austriaco e prima del suo subito (30/9/1938-15/3/1939).

sotto passi da Le Vie del Mondo (Mensile della Consociazione Turistica Italiana) Anno VI  Numero 6 Giugno 1938 - XVI E.F.

 

carta post 1938Secondo l'opinione che Lloyd George espose il 5/1/1918, lo smembramento dell' Austria non faceva parte degli obiettivi degli Alleati; doveva essere garantito un posto fra le "nazioni" ai "popoli" dell' Austria mercé sviluppi nell'autonomia interna.

 

Nessuno volle ricordare la formula di uno statista siciliano, Francesco Crispi, il quale aveva ammonito che dove due o più genti che vivono in regioni e bacini pianeggianti vengono a contatto fra di loro, in quanto alla contiguità delle Patrie originarie si sovrappone la continuità delle localizzazioni umane, ivi non è possibile a nessuno di tracciare una linea di tranquilla separazione !!!

Data questa condizione di cose, era stato suggerito al Governo di Praga di applicare i "principi svizzeri" tanto ai Tedeschi quanto alle altre nazionalità. Sennonché la politica ceca fu intransigente e accentratrice al pari di quella polacca. Nel 1936, poi, con la legge sul regime dei territori di frontiera, si sottoposero 55 distretti tedeschi, sui 106 della sola Boemia, ad un trattamento che tendeva a sfrattare le iniziative economiche e a rendere pesante la vita ai proprietari terrieri (tedeschi). Altrettanto si fece nei distretti con Magiari, Ruteni, Polacchi. Il movimento che ha fatto capo a Konrad Henlein, esponente delle rivendicazioni nazionali dei Tedeschi dei Sudeti, aveva conquistato nel 1935 il 66 % dei suffragi: oggi, non per  propaganda nelle masse (tedesche), ma per la reazione contro il Governo di Praga, assomma al 100 %. In quanto alla denominazione di « Tedeschi dei Sudeti », è da tener presente che i Monti Sudeti sono i più cospicui e i più ricchi di minerali. Ma nell'antichità furono detti Sudeti Montes quelli che poi ebbero il nome di Monti Metalliferi o Erzgebirge. Il trapasso dell'oronimo avvenne nel secolo XVII. Per cui, a rigor di termini, i due lati del quadrilatero boemo che volgono il vertice comune a N, là dove esce I'Elba, possono essere considerati come Sudeti. Comunque, sotto il titolo di « problema dei Tedeschi dei Sudeti » si comprende la sorte di tutti i Tedeschi che attualmente sono cittadini cecoslovacchi. Ora chiedono l'autonomia entro i confini cechi non solo  3,5 milioni di tedeschi, ma anche 2,5 di slovacchi, 900 mila ungheresi e 450 mila polacchi e ucraini. dm

  L'annessione dell' Austria al terzo Reich (1938) ha fatto risorgere vari problemi affondanti nella prima guerra mondiale intorno alla destinazione o al trattamento di parecchie minoranze tedesche. Già "accomodate" le differenze fra la Germania e la Polonia per le rispettive minoranze allogene entro i termini dei due Stati confinanti; non preoccupanti - almeno per ora - le domande avanzate dai Tedeschi viventi su quella porzione dello Schleswig che il plebiscito del 10 febbraio 1920 assegnò alla Danimarca e dove i Tedeschi furono sempre trattati con parità di diritti dal Governo di Copenaghen; non risolvibili le situazioni delle colonie tedesche nel bassopiano magiaro - specialmente alla destra del Danubio - fra genti ungheresi o nel Banato e in Transilvania fra genti slave e romene; non confondibile con nessun altro caso di allogeni in territori esterni alla primitiva metropoli quello dell' Alto Adige, perché, se vi è contiguità di territori, non è possibile affermare una continuità di genti essendo le une dalle altre nettamente distaccate dalla frontiera-barriera alpina; sistemato il bacino carbonifero della Saar, mercé il plebiscito del 13 gennaio 1935; non pregiudizievole all'equilibrio europeo l'esistenza di Tedeschi in Alsazia, Lorena e Belgio finché le buone intenzioni permangono e si rafforzano fra gli Stati confinanti, - attualmente resta preminente e preoccupante soltanto la localizzazione dei Tedeschi entro il quadrilatero boemo, con una entità che non pare si possa porre nell' ordine geopolitico delle minoranze. Il problema dei cosiddetti « Tedeschi dei Sudeti », mai taciuto dal 1919, è giunto, in seguito all ' « Anschluss», a un grado di maturità che lo impone alla più attenta considerazione. Esso non è di quelli che appena impostati siano senz 'altro avviati alla soluzione. Forse non v'è sul globo un problema geopolitico, fondato su criteri etnico-linguistici, ugualmente complesso e delicato quale e quanto il Cecoslovacco dinanzi agli allogeni tedeschi tuttora viventi entro i confini di quella repubblica. Per un esame, quanto più possibile obiettivo, occorre rifarsi alle origini e riportarci alle contrastanti vedute degli Alleati dinanzi alla creazione della « Ceskoslovenska Republica». Naturalmente le « nazioni» sorgenti dai resti dell'ex-Duplice Monarchia asburgica dovevano essere « pure», mediante una definizione alla stregua delle famose « linee di nazionalità chiaramente distinguibili ». Appena enunciata la formula wilsoniana, si allestirono carte etnico-linguistiche, concepite e redatte come se il mondo fosse piano e piatto e le genti vi si fossero disposte con una densità uniforme, giudiziosamente evitando di incastrarsi e di immettersi le une nelle altre. Nessuno volle ricordare la formula di un realistico statista siciliano, Francesco Crispi, .....(vedi nota sopra). Ne era scaturita la concezione delle « zone grige» per la eventuale ricerca di quel tale confine politico, spesso convenzionale, che avesse potuto collegare tutti i « luoghi» di minori densità e di relativamente più equa assegnazione delle rispettive minoranze.
La fatale dimenticanza di collocare ogni «giusto fatto» nel suo « giusto ambiente» condusse all'applicazione del canone wilsoniano alla stregua di due preconcetti soggettivi. Dinanzi a due nazionalità, gli esperti non agirono come arbitri amichevoli compositori, bensì come pubblici ministeri contro presunti rei. Vi furono, così, nazionalità condannate e, per naturale compensazione nazionalità premiate. Le prime le trovammo fra alcune di quelle degli Stati che avevano "combattuto" contro gli Alleati e perduto la guerra. Dichiarata la localizzazione di una nazionalità da punire, si conduceva il confine politico dentro l'irregolare poligonale della dichiarata nazionalità, in modo che nessuna isola alloglotta restasse nell'ambito del nuovo Stato. Ne derivava un confine "inscritto". Lo Stato che ne risultava era effettivamente « puro» e di schietto carattere « mononazionale». Esempi classici: la Repubblica d'Austria, lo Stato di Ungheria. Nel caso opposto, dove entravano in scena le nazionalità da premiare, vedemmo delimitare confini « circoscritti» a tutte le possibili sporadi di uguale nazionalità al nucleo centrale, ammesso e non concesso che ve ne fosse uno mononazionale. Pur di non dimenticare negli Stati vicini una sola « macula» di minoranza della nazionalità premianda, non si guardava tanto per il sottile e si immettevano entro il confine circoscritto quante più minoranze avvenisse di incontrare lungo la empirica poligonale. Fra i parecchi esempi che si offrirono dopo il 1919, nessuno fu più probante di quello creato a favore della Repubblica Cecoslovacca. Lo stesso nome avvertiva che lo Stato era, per lo meno, binazionale, con i « Cechi » della Boemia e gli « Slovacchi» della regione Subcarpatico-magiara. Ma vi erano altre genti, alcune con quantità assolute impressionanti. Nella Repubblica Cecoslovacca, così come fu riconosciuta il 10 settembre 1919 e definita il 10 agosto 1920, venivano infatti a convivere, accanto anzi tutto attorno - al 66 % di Cecoslovacchi, un 23% di Tedeschi, un 5% di Magiari e quantità minori di Ruteni (4% ucraini russi), Polacchi (o,68%), Ebrei (1,38%) e altri diversi (Zingari, Romeni, Yugoslavi. A loro volta i cecoslovacchi erano divisi in 52% Cechi (7,5 milioni) e 14% slovacchi (2,5 milioni) .....
(è scorretto e sbagliato parlare di minoranze in questo caso quando il ceppo ceco supera di poco il 5o%  ma riuscirà di fatto a imporre la sua politica al resto del paese)

ma rifacciamo un passo indietro

- DICEMBRE 1918

Mucha: Francia che libera e  bacia la Boemia in croce

  Nel momento del rimpatrio dei Cechi, ex prigionieri di guerra austroungarici ( una parte (collaborativi ) avevano combattuto al fianco degli italiani nell'ultimo anno di guerra), si pose il problema della scelta d'un comando supremo militare una volta giunti in patria e l’indicazione venne per un generale francese che sarebbe stato subordinato al Ministero della Difesa nazionale Cecoslovacco (MND 1918 - 1920 Václav Jaroslav Klofác), a sua volta sottoposto al Comando Supremo interalleato che continuava a svolgere le funzioni di supervisione fino a pacificazione conclusa. Gli italiani (Gen. Piccione con il corpo più numeroso e meglio organizzato a cui partecipavano anche 136 ufficiali italiani 1031 soldati dei servizi logistici e genio.) non si sentivano meno responsabili dei francesi e ambivano alla stessa carica. Le prime fasi della collaborazione militare italo - cecoslovacca si svolsero secondo i dettami di Masaryk. All’Italia fu affidato l'incarico di pacificare la Slovacchia (La 6a e la 7a divisione del C.d.A. proveniente dall’Italia erano state dislocate rispettivamente a Zilina e Poprad, nella Slovacchia orientale, e a Hodonin, sulla Morava alla fine di dicembre 1918). Gli Italiani oltre ad aver ricevuto un compito operativo (Comando supremo in Slovacchia e vedremo quale) dovevano far posto agli ufficiali cechi che dovevano fare esperienza e prepararsi per il ritorno del resto dei prigionieri da Italia, Francia e Russia (Legione Ceca sotto i Francesi). Il Gen. Piccione riceveva da Beneš le istruzioni generali circa l’occupazione della Slovacchia e il controllo della linea d’armistizio definita unilateralmente dallo stesso Beneš in accordo con il generale Foch !. Tale linea seguiva il corso del Danubio e poi quello dell’Ipel; da lì, in linea retta, proseguiva sino alla confluenza del fiume Ung con il Laborcz, e lungo il corso dell’Ung sino al passo di Uszok, nei Carpazi. Poiché secondo Wilson, Presidente Usa, vinti e vincitori non contavano nulla, avendoci messo lui i soldi e i soldati conclusivi, i magiari si apprestavano a vendere cara la pelle prima di lasciare quelle che da sempre erano le loro case (e le loro miniere). L’arrivo a Bratislava futura capitale degli Slovacchi ma città multirazziale, abbandonata dai magiari il 1° gennaio 1919 riservò però una sorpresa agli ufficiali italiani. Ungheresi non militarizzati e tedeschi che costituivano la maggioranza li presero a sassate. Nessuno in Italia sapeva questo!!!. Facevamo le guerre, ci sceglievamo le alleanze senza sapere perché e come. Nessuno là voleva essere liberato e quelli che lo volevano (come in Istria) non eravamo in grado di aiutarli !. Se fossimo ritornati a casa subito avremmo fatto sicuramente una miglior figura di quella che facemmo a restare. Responsabile di questo là sicuramente Masaryk che aveva gabbato gli italiani e forse anche i francesi in Italia naturalmente il Re che aveva "sponsorizzato" la guerra e il Governo. Stavamo per fare un'altra guerra non approvata dalla conferenza di pace di Parigi e gestita solo per farci fare brutte figure, non solo coi magiari, ma anche con Cechi e Francesi chiaramente ormai d’accordo. Che ad attaccare fossero reggimenti cechi non cambiava il bandolo della matassa che era sempre in mano italiana.

In anni recenti le due anime ceca (maggioritaria)  e slovacca (minoritaria)  si divideranno definitivamente)

(partecipando alle operazioni di soccorso dei bianchi in Russia dopo l'armistizio di Brest i cechi si erano impadroniti anche di vasti territori della Rutenia subcarpatica (Ucraina) di religione cattolica di rito orientale).

  Il generale Piccione prospettò però il problema politico che sarebbe sorto se il governo cecoslovacco (MND) avesse di fatto impartito ordini simili (di repressione) agli ufficiali italiani. I magiari ricacciarono gli invasori prima dello stop proveniente da Versailles. Di fatto si stavano insediando al posto dei burocrati austro-ungarici dei grigi funzionari cechi che vestivano il ruolo degli oppressori per tutte le etnie. Quando i militari italiani si rifiutavano di imporre alla popolazione il rispetto per regole contrarie ai principi di libertà e democrazie dettate dalle autorità locali, suscitavano l’ostilità (e non solo) dei nazionalisti cechi. Al generale ex bersagliere Boriani, uno dei bersagli del ministro slovacco, si rimproverava di aver vietato discorsi pubblici, cortei e imbandierazioni - misura che, se ritenuta odiosa dagli esponenti della nazionalità trionfante, era finalizzata a non creare ulteriori provocazioni alla popolazione magiara - o di aver dato l’ordine di restituire ai loro proprietari i beni requisiti (la proprietà privata anche se non sarà mai rispettata, come in Istria, passa usualmente da stato a stato, con lo stesso proprietario (indifferente): per appropriarsene uno stato infatti fa solitamente una legge di esproprio motivandola e rendendosene responsabile verso i posteri, cosa che sempre solitamente non gli costa nulla). A Ovest il rapporto con i tedeschi era uguale e proprio i cechi, nazionalità perdente alleata con Vienna, erano gli ultimi a insegnare qualcosa agli altri. La complessa situazione fu fatta presente al presidente della Repubblica da Piccione, che espose a Masaryk le sue critiche per la persecuzione politica compiuta dai funzionari civili inviati dal governo di Praga in Slovacchia. Italiani come magiarofili, questo era lo slogan nei titoli di testa dei quotidiani controllati dai francesi. Un altro problema era lo sviluppo del movimento comunista che non guardava in faccia nessuno e nessun confine. Ma questo sarà un problema a seguire.

a sinistra "alpino" ceco proveniente dall'Italia, in mezzo il legionario ceco francese a destra il serbo (mai esistito)

  Che per gli italiani fosse ora di partire era solo questione di tempo. Intanto se né “andavano”, disertavano i soldati cechi sotto di noi e a fine gennaio un putsch di ufficiali cechi (dipendenti dagli italiani) passibili in tempi normali di corte marziale. Se non era anarchia c’eravamo vicini ma in quel frangente quelli erano eroi nazionali. Per i cechi se la Ungherese Fiume non fosse divenuta jugoslava, sarebbe stata Ceca !!!. Che saremmo stati sostituiti dai Francesi ormai era certo. L’allargamento dell’influenza francese in Europa centrale a breve provocherà un allineamento inglese a favore della Germania. Beneš, sostenuto dai suoi colleghi nel favorire l’influenza francese in Cecoslovacchia, ottenne così di stipulare due convenzioni con Foch e Clemenceau. La prima, in data 26 gennaio 1919 diceva che il capo della missione avrebbe esercitato le funzioni di CSM dell’esercito e di supplente del Comandante in Capo e con la seconda, siglata il 18 febbraio 1919, che questi era Foch. Segrete erano e segrete restarono queste convenzioni per molto alle spalle degli italiani che intanto si scornavano la parte peggiore delle “rivolte”. Il 13 l’arrivo della Missione non passò inosservato: ne parlavano “La République Tchecoslovaque” e “Le rapport quotidien”. Praga era sguarnita dai media italiani (le sovvenzioni per pubblicare un giornale italiano a Praga, con notizie di agenzia italiane, giunsero all’ambasciatore Lago dal Comando Supremo di Roma solo nel luglio 1919 a missione terminata). La vita notturna era piena di feste e ricevimenti per i francesi che sfoggiavano le loro sgargianti divise (braghe rosse) sia a tavola sia nelle garitte della Presidenza. All’interno dell’esercito ceco poi prendeva sempre più consistenza la marea degli ex prigionieri mai schieratisi a favore dell’Intesa e che venivano anche dall’Italia ! (e ci chiedevano di armarli di tutto punto con preda bellica). Succede sempre che i quadri di un esercito vengano riciclati nel nuovo non considerando la casta militare passibile di idee ed iniziative. Le spese per l’invio delle truppe ceche, infatti, avrebbero dovuto essere compensate in parte con l’invio in Italia di beni di produzione boema: nel marzo del 1919 la Repubblica cecoslovacca non aveva ancora incominciato a saldare il suo debito con l’Italia, ma si diffondeva la notizia che la Francia fosse riuscita ad accaparrarsi una gran parte della disponibilità boema di zucchero di barbabietola.

Nota 1: Bolsevichi (maggioranza) e menscevichi (minoranza letteralmente) furono una fazione del movimento rivoluzionario russo che emerse nel 1903 dopo una disputa tra Vladimir Lenin e Julius Martov, entrambi membri del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. La visione Menscevica era quella di uno stato più simile alle democrazie occidentali o socialdemocratico, e di un approccio graduale al socialismo. Il menscevismo venne reso "illegale" con mezzi più o meno "democratici" dopo la rivolta di Kronstadt (1921).

  Avevamo vinto la guerra contro i padroni austriaci e ora la perdevamo con i servi del padrone per puro spirito umanitario. Il generale francese Pellè in breve assunse il suo ruolo e mise sotto gli italiani. In Ungheria intanto erano andati al potere i Bolscevici. La Commissione di Parigi per gli affari cecoslovacchi aveva accordato allo Stato boemo le modifiche di confine ma non erano ancora state votate in Conferenza di Pace. Il 20 marzo giunse al generale Piccione, incaricato di organizzare l’avanzata, l’ordine di operazione n. 9000 che ingiungeva di cedere il comando del settore orientale della Slovacchia al generale francese Hennoque. Il generale Piccione reagì energicamente alla lesione dei suoi poteri ponendo una sorta di ultimatum all’ MND: se l’ordine non fosse stato prontamente ritirato avrebbe richiesto al governo italiano l’immediato ritiro della Missione; contemporaneamente egli interessò l’ambasciatore italiano a Praga affinché si facesse carico della questione alla delegazione a Versailles (tavoli di pace). Nel frattempo anche la diplomazia si era messa in azione e, sollecitato da Piccione, Lago aveva ottenuto un incontro con il presidente Masaryk. Solo allora, il 20 marzo, gli italiani vennero finalmente a conoscenza della seconda convenzione stipulata dalla Cecoslovacchia con la Francia un mese prima. Masaryk si sperticò nel dire che non lo sapeva. Eravamo al vaudeville e il suonatore sembrava essere il solito Beneš che odiava gli italiani. Gli italiani sarebbero anche restati ma tutte le zone di competenza erano ridisegnate in modo che agli italiani non restasse niente o qualche angolo!. Beneš, che tutto quello che aveva promesso non lo aveva mai scritto, negò ogni impegno e incarico (come si dice verba volant...). Piccione però portava, a riprova degli accordi verbali, la lettera di Beneš del 27 novembre e un ordine di operazione in Slovacchia del 23 dicembre 1918 in cui si ribadiva che il Corpo d’armata cecoslovacco d’Italia e il suo comando sarebbero stati subordinati al MND per la durata del loro incarico.

divisione etnica dell'impero asburgico

  L’influenza imposta dalla Francia non solo sulla Repubblica boema, ma anche in altri Paesi dell’Europa danubiana, come la Romania e la Polonia, giunse a fare ritenere ai delegati americani alla Conferenza di pace che essa stesse costituendo una catena di nazioni alleate non solo per contenere il germanesimo e il bolscevismo, come i rappresentanti francesi sostenevano, ma anche per realizzare nuovi e vecchi obiettivi bonapartisti di espansione sulle aree circostanti. Masaryk a questo punto sperava che i rapporti italo - boemi potessero migliorare grazie all’intermediazione di una personalità forte e dotata d'autorità quale era Milan Štefánik, slovacco (Ministro della guerra dal 28/10/1918, ma la sua carica non equivaleva a nulla e non era neanche presente in patria).  Štefánik aveva sposato un’italiana, Giuliana Benzoni, era Slovacco !! ed era gradito in Italia, ma forse nel suo paese non contava nulla. Štefánik fu molto duro nel criticare il comportamento del ministro degli Esteri; le stesse dichiarazioni di quest’ultimo erano espresse in toni così drammatici da indurre a credere che, oltre alle ragioni politiche, tra i due ci fossero anche motivi personali di risentimento. Štefánik aveva probabilmente provato un senso di frustrazione per essere stato escluso, per i molti mesi della sua permanenza in Russia, dall’opera di (ri)costruzione dello Stato, non era rimasto soddisfatto della carica e dei poteri che gli era stata assegnata dai colleghi ed era stato profondamente deluso dal modo in cui si era realizzata l’unione delle province boeme con la Slovacchia. Il suo ideale “cecoslovacco” si sarebbe concretizzato con l’attribuzione alla Slovacchia di una posizione di
Nota 2: Primo Ministro della Repub. Ceca
1918 - 1919 Karel Kramár
1919 - 1920 Vlastimil Tusar
Minister of Foreign Affairs/Esteri
1918 - 1935 Edvard Beneš
Minister of War then abolished/ Ministero della guerra poi abolito con la morte di Stefanik
1918 - 1919 Gen. Milan Rastislav Štefánik
Minister of National Defence (MND)
1918 - 1920 Václav Jaroslav Klofác
 

Pianta generica delle minoranze con paesi confinanticompleta autonomia e parità con la nazione ceca ma si scontrava con la consapevolezza che i cechi avrebbero tentato di porre la sua provincia natale in una condizione di sottomissione. Quelli che in Italia si erano battuti più per gli altri che per noi si cosparsero il capo di cenere chiedendo come Enrico Scodnik, di ritardare l’invio di nuovi battaglioni formati da ex prigionieri cecoslovacchi in patria poiché essi rappresentavano una “pedina di cui [...] approfittare”. Il generale Diaz approvò tale ottica e decise di rallentare il trasferimento dei battaglioni cechi dall’Italia e l’invio di armamenti. Profilo di Milan Štefánik a fondo pagina

 http://www.almapress.unibo.it/dubcek/personaggi/stefanik.htm il caos ungherese dopo la partenza italiana http://www.olokaustos.org/geo/ungheria/ungheria04.htm

 

<<<<< una diversa rappresentazione della divisione etnica

     

Don Primo Mazzolari è destinato nel 1920 per un periodo di sei mesi in Alta Slesia (Schlesien) come cappellano delle truppe italiane (135° fanteria) inviate per mantenere l'ordine pubblico in una zona che era stata forzatamente ceduta dalla Germania alla neonata Polonia. Il 14 febbraio 1920 - Ore 17. Stazione di confine Austro-Ceco  >>>

  Ci si arriva attraversando la regione paludosa della Moldava. Campagna triste, quasi landa. Con questa impressione entro in Boemia. Si nota subito un'aria diversa, quasi festosa. E' un popolo giovane che non gli par vero d'essersi ritrovato indipendente. I funzionari hanno tuttora lo stile vecchio: ma sotto il pignattino, meno alto, c'è un muso meno ingrugnito, quantunque le facce siano tutt'altro che belle. Un sottufficiale francese si presenta e chiede notizie. Francesi ovunque, sempre Francia. Il sogno di non so qual mattoide poeta imperialista è un poco vicino al vero. La neo-repubblica è sotto la tutela della grande repubblica, la quale è riuscita, denigrandola amichevolmente, a soppiantare l'Italia che come sempre aveva fatto da balia, pagando e sacrificando per la costituzione dell'esercito boemo. Bisogna riconoscere che l'ufficiale francese, quello superiore specialmente, è meno stupido del nostro. E' una guigne: ma noi all'estero mandiamo sempre i più imbecilli e di questi il maggior numero lo fornisce la cavalleria. Noblesse oblige. Durante la notte si attraversa la repubblica. Mi sveglio spesso: non intravvedo che campagna immensa, e presso le stazioni gli alti comignoli delle officine...
     

fregio (alpino) corpo ceco in Italia

  L'arruolamento di volontari Cecoslovacchi nella Legione Straniera francese iniziò a Parigi il 21 agosto 1914 fra i cittadini cechi "presenti" sul territorio francese (emigrati). Come molti di altre nazionalità le porte della legione straniera erano sempre aperte. Il 31 dello stesso mese venne creata la Prima Compagnia, Battaglione C del 2° Reggimento della Legione a Bayonne. La Compagnia fu parte della divisione marocchina dell'Armata Francese e prese parte agli aspri combattimenti durante gli assalti ad Arras tra il 9 maggio e il 16 giugno 1915, dove soffrì gravi perdite. Un autonomo esercito cecoslovacco venne costituito solo dal 19 dicembre 1917 su decreto del governo francese. Il 12 gennaio 1918 Il 21º reggimento fucilieri cecoslovacco fu formato nel paese di Cognac inquadrato nella 53ª divisione di Fanteria francese. Il 20 maggio 1918 fu creato il 22º reggimento, accorpato inizialmente alla 134ª divisione fanteria francese. Il 29 giugno il governo francese riconobbe ufficialmente il diritto all'indipendenza dei Cechi e degli Slovacchi e il giorno successivo entrambi i reggimenti sottoscrissero un trattato di alleanza con la Francia alla presenza del presidente francese Poincaré. Una brigata cecoslovacca, sotto il comando del generale francese Philippe, comprendente ora il 21º e il 22º Reggimento prese parte ai combattimenti vicino a Vouziers.  650 legionari cechi e slovacchi morirono in Francia durante la Guerra. La presenza ceca nelle trincee del fronte occidentale che poteva causare prigionia sul fronte stesso era molto inferiore a quella dell'Italia ed entrambe inferiori al fronte orientale che vide la costituzione della più grande armata ceca in esilio (usata per altri scopi che per il fine della guerra).

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONlN LONGARE, AL MIN. DEGLI ESTERI, SONNINO - NOTA GAB. 119 - Parigi, 24 marzo 1919

Mi pregio d'inviare qui unito in copia una nota che ho ricevuto ieri sera ad ora tarda dal signor Stéphen Pichon* e che si riferisce alla situazione rispettiva del generale Piccione e del generale Pellé. Come l'E.V. vedrà. negli accordi conclusi tra il signor Benes e il Governo francese (il testo dei quali è parimenti allegato), nessuna riserva si fa di riguardo del generale Piccione il quale, come il signor Benes ebbe per ben tre volte a dirmi nella forma più precisa, avrebbe dovuto non dipendere da alcun altro generale alleato ma unicamente dal Ministero della difesa nazionale di Praga. Invece con l'attribuzione del comando supremo di tutte le truppe czeco-slovacche al maresciallo Foch e con la qualità di rappresentante di detto maresciallo che si attribuisce al Pellé, il generale Piccione viene di fatto ad essere posto agli ordini di quest'ultimo. A mio giudizio la risposta da darsi al signor Pichon sarebbe che il generale Piccione trovasi in Slovacchia in seguito ad accordi presi col Governo czeco-slovacco anteriormente a quelli che ci vengono ora comunicati, accordi che gli creano una posizione indipendente dal generale Pellé. Prima quindi di dare una risposta di merito alla nota, dobbiamo chiarire le cose con il Governo di Praga. Ed a questo potremo dimostrare che esso non era in facoltà, dopo avere concluso degli accordi con il generale Piccione, di concluderne altri con il Governo francese in contraddizione con quelli. Per assumere però a questo proposito un'attitudine netta e forte tanto verso Praga che verso Parigi, sarà necessario avere il testo preciso o, in mancanza di questo, altra documentazione scritta, delle intelligenze prese a suo tempo con il generale Piccione e sarò grato all'E.V. se vorrà chiedere tale documentazione sia al Comando Supremo sia al R. Ministero della guerra.

 

*Pichon (10/8/1857 in Arnay-le-Duc - 18/9/1933 in Vers-en-Montagne) fu plenipotenziario in Cina nel 1900 durante la rivolta dei boxer poi Min. degli Esteri dal 1917 al 1920 da non confondersi con Jules Pichon, Militare in Russia nel 1920. His most notable service was under Clemenceau during the latter part of the First World War and the Paris Peace Conference of 1919, but, like most of the other foreign ministers at the conference, Pichon was largely sidelined by the more forceful figure of his head of government.

  Il contributo di Štefánik a sostegno dell’Italia si risolse nell’accordo siglato il 18 aprile 1919 che prevedeva l’uscita in sordina (per non farla apparire una ritirata) degli italiani !!. L’opera della Missione italiana sarebbe stata ritenuta conclusa, perché la Repubblica cecoslovacca aveva ormai costituito i propri organi i quali avrebbero provveduto alla formazione del nuovo esercito, pertanto sarebbe stato richiesto il rientro in patria di Piccione e di ufficiali e truppa. Il rimpatrio, che sarebbe stato preannunciato il 23 aprile 1919, avrebbe avuto luogo nei giorni successivi al 24 maggio, anniversario della consegna della bandiera all’esercito cecoslovacco d’Italia. Da quel momento Štefánik era bollato come traditore a maggior ragione per le manifestazioni organizzate in piazza a favore degli Italiani (anche se non spontanee). Fu anche l’unica personalità straniera che il 29 aprile si recò alla stazione di Roma per accogliere Orlando che rientrava dopo aver abbandonato la Conferenza di pace. Trumbić giunse a dichiarare di considerare il gesto di Štefánik come un atto ostile nei confronti della Jugoslavia e Beneš dovette spiegare che Štefánik non aveva agito a nome della Repubblica cecoslovacca. Il 4 maggio 1919 Štefánik intraprese il suo ultimo volo a bordo di un aereo militare italiano, “per non toccare il suolo austriaco”, che lo avrebbe portato da Padova a Bratislava in vista della quale ebbe un incidente che fu fatale a lui e ai suoi tre accompagnatori italiani. La natura dell’incidente fu solo in parte chiarita. I cechi, oltre che parteggiare per le rivendicazioni jugoslave contro di noi, andavano in giro a dire che la guerra in Italia era stata vinta grazie al loro intervento !!!. A tali affermazioni lo stesso Diaz si sentì in dovere di diffondere (pur se provvisori e a pistola fumante) quelli che erano stati i risultati di 4 anni di guerra fra morti e feriti. In Italia la dimensione della tragedia la si percepiva ma ora era anche ufficiale: un "inutile"bagno di sangue, che aveva ridotto il paese alla miseria e gettato le basi di governi autoritari (questo non solo da noi http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/mosleyl.htm ).

Then Štefánik went to the main Italian military base in Padua, where he agreed with General Armando Diaz on the dissolution of the Italian military mission in Czechoslovakia. At the same time, severe quarrels arose between Štefánik and Beneš (but also Masaryk), mainly around the position of Slovakia within Czechoslovakia. In April, for example, Beneš wrote to a county president in Slovakia: "I had a conflict with Štefánik. . . Everything is over between us. I mean absolutely (over). But keep it totally secret...".
... The Czech president Vaclav Havel handed him a bundle of secret documents, which were said to contain details of an autopsy on Štefánik and his three fellow passengers - which shows that none of them were found with bullet wounds. This, however, has not settled the matter. Slovak historian Ivan Kamenec says the autopsy merely proves the passengers had not died from bullet wounds. It does not, he says, prove that the plane was not shot down. But Mr Kamenec does not subscribe to the conspiracy theory. The idea that Štefánik was murdered by his Czech colleagues is absurd and illogical, he says, for a number of reasons. . The idea that senior Czechoslovak officials ordered the plane to be shot down just doesn't make sense, says Mr Kamenec. Besides, Masaryk and Beneš may have disagreed with Štefánik on a number of issues, but ordering his assassination was just not their style, he says.

La data stabilita per incominciare il ritiro della missione militare italiana era stato fissato per il 24 maggio e venne in corrispondenza di una serie di rovesci contro i magiari rossi. Non appena la missione di Piccione lasciò la Boemia, i giornali cecoslovacchi intrapresero una durissima campagna di stampa contro gli italiani, accusati di avere provocato le sconfitte boeme fornendo armi e munizioni ai magiari, di avere favorito l’infiltrazione di spie bolsceviche nelle file boeme in Slovacchia, di aver venduto alle Guardie rosse il fronte. Alla fine ebbero tutto quello che chiedevano compreso un pezzo di Rutenia sub carpatica con capitale Užhorod (in ungherese Ungvár oggi in Ucraina nei pressi del confine tra Ungheria e Slovacchia).

 

Ma chi era il Generale Milan Rastislav Štefánik ?

Štefánik (July 21, 1880 - May 4, 1919 – nato slovacco in terre della Corona d’Ungheria era un laureato (He graduated in Paris in 1904 with a doctor’s degree in philosophy and with thorough knowledge of astronomy) che aveva scelto l’astronomia come suo lavoro preminente. Fra il 1906 e il 1908 dopo averlo scalato era diventato co-direttore dell’osservatorio del Monte Bianco. Dopo quell’incarico prese a girare il mondo per conto dello stato in osservazioni meteo e eclissi. (Algeria, Morocco, Turkistan, Russia, India, the USA, Panama, Brazil, Ecuador , Australia, New Zealand, Tahiti, Fiji and Tonga). Nel 1912  prese la cittadinanza francese e pubblicò diversi libri sull’argomento. Allo scoppio della grande guerra chiese poi ottenne di partecipare ai corsi militari dei novelli piloti d’aereo. I suoi studi meteo lo favorirono nelle prime previsioni a supporto di operazioni aeree. Grazie alle sue previsioni la sua squadriglia si salvò da una violenta tempesta. Il gen. Fochi gli assegnò allora il servizio meteorologico militare nazionale. Fu in questo periodo che conobbe altri emigrati famosi della sua terra come Edvard Benes e Tomas Masaryk. Questi gli prospettarono di costituire uno stato ceco in esilio che i patrioti sottoposero al primo ministro francese Briand. Il suo impegno militare  però continuava e veniva destinato anche nel teatro italiano poi in quello Russo.

http://wapedia.mobi/it/Cronologia_dell'Europa_orientale_dopo_la_Grande_Guerra

http://www.ecpad.fr/la-vie-de-stefanik-histoire-d-une-legende 
http://www.ecpad.fr/stefanik-l-incroyable-destin  Stefanik secondo i Francesi
http://www.ecpad.fr/wp-content/uploads/2010/06/spca.pdf  legione francese coloniale e cechi

 

Da documenti riservati le prime notizie sul Tenente dell’aviazione Stefanik  per una nuova missione destinata ad allargare i quadri combattenti dell’armata francese. E’ il 4 luglio del 1916 e al ministero della guerra si sta approntando una missione per accertarsi della possibilità di estrarre dai campi di prigionia russi i soldati cechi e non solo combattenti per l’Austria Ungheria e finiti nei campi dello Zar. Lo Zar ha bisogno di ridurre le spese dei prigionieri, la Francia ha bisogno di soldati. 

 i cechi a Ekaterinburg

 

Al Min. della Guerra Traduzione

4 luglio 1916 - risulta da mie informazioni che la persona più indicata per attuare questo piano, approvato dal Gen. Joffre e il Tenente aviatore Stefanik, ceco naturalizzato francese decorato di croce di guerra, addetto alla armata serba (in esilio) e in carico di successi nell’armata italiana per voli di propaganda sui territori Yugoslavi. Che sia subito associato a Mr. Durich  in partenza.

30 novembre 1916 – La missione Stefanik ha raggiunto il primo risultato di avere a disposizione 1.500 ex prigionieri cechi e rumeni. Si chiede il loro trasporto in Francia via Vladivostok e Suez. Gli uomini potranno essere utilizzati come forza lavoro, i più vecchi e come soldati. Agire subito.

6 febbraio 1917 – Ci sono difficoltà finanziarie per il trasporto degli ex prigionieri provenienti dalla Romania con Stefanik poiché i russi non sono in grado di assumersi tutte le spese. Si chiede un fondo di 10.000 franchi di cui si darà giustificativo.

- Nota: Dei combattimenti e degli spostamenti della legione nei primi mesi del ‘17 non sappiamo molto ma si sa per certo che venne impiegata al fuoco contro gli imperi centrali proprio nei giorni in cui c’era stato il colpo di stato che aveva esautorato lo Zar e lo sbando fra le truppe russe era generalizzato. Un ceco che fosse stato preso prigioniero veniva considerato disertore dai suoi precedenti padroni e quindi passato per le armi. Lo scontro più significativo lo si ebbe però ai primi di luglio 1917 quando il bollettino ufficiale russo li citò per la terza volta (February 2, 1916, and March 29, 1917). "On July 2nd, at about three oclock in the afternoon, after a severe and stubborn battle, the gallant troops of the CzechoSlavic Brigade occupied the strongly fortified enemy position on the heights to the west and southwest of the village of Zborov and the fortified village of Koroszylow. Three lines of enemy trenches were penetrated. The enemy has retired across the Little Strypa. The Czecho-Slavic Brigade captured 62 officers and 3,150 soldiers, 15 guns and many machine guns. Many of the captured guns were turned against the enemy." Si trattava dell’ultima offensiva Kerensky per rovesciare le sorti della guerra e dell’ultima offensiva russa che da quel momento sarebbe passata solo sulla difensiva. At the battle of Zborov on July 2, 1917, the Czechs gave the whole world proof of their bravery. Determined to win or fall, they launched an attack almost without ammunition, with bayonets and hand-grenades---and they gained a victory over an enemy vastly superior in numbers. Le operazioni per il rientro erano sicuramente difficili perche nel periodo invernale solo Murmansk era aperto sull’artico ma il caos delle retrovie russe e la mancanza di fondi doveva essere preminente.

4 gennaio 1918 (il recupero è attivo da quasi 2 anni  ma una terza rivoluzione è in corso in Russia dopo quella del marzo e novembre ’17,  e  …. Due divisioni attualmente radunate a Kiev dovrebbero scendere sul fronte rumeno. Ho convocato Stefanik e Benes che soli possono dare istruzioni su questo movimento. Si rende quindi necessario che Stefanik  vicepresidente del consiglio ceco in esilio sia al più presto trasportato nel sud della Russia. Si chiede anche che sia nominato vicecomandante del corpo (legione Ceca)

 

bollo binazionale

 

Il tenente del 1916 due anni dopo è già generale ma come è noto la sua non era una carriera militare bensì politica e il grado gli consentiva di parlare e agire alla pari col comandante la Legione ceca,  come di altri reparti e comandi supremi sempre in mano ai francesi

 

I resti dell'aereo di Stefanik

 

In 1916, the Russian army formed the first two Czecho-Slovak rifle regiments, but shortly thereafter, Prime Minister Boris Stuermer ordered them disbanded. After the fall of Stuermer in late 1916, the regiments were reconstituted.

Wikipedia .... La situazione, già di per sé precaria, degenerò nel maggio 1918 in quella che viene chiamata la Rivolta della Legione. La circostanza scatenante è a tutt'oggi oscura ma si può senza dubbio ascrivere all'ostilità latente tra i Legionari che viaggiavano verso est per unirsi alle truppe Alleate e i prigionieri Tedeschi e Austro-ungarici (alcuni dei quali Cechi e Slovacchi) che compivano il percorso inverso. Secondo la versione più diffusa un Corpo di legionari fermò un treno ungherese a Čeljabinsk e giustiziarono a sangue freddo un soldato che, apparentemente, aveva tirato qualcosa contro il loro treno. Il governo bolscevico locale arrestò allora alcuni Cechi. Per liberarli i loro comandanti furono costretti ad assaltare la stazione ferroviaria e successivamente ad occupare l'intera città. Questo incidente diede iniziò all'ostilità tra Legionari e Bolscevichi. I Corpi cecoslovacchi, ormai privati del diritto di passaggio nel territorio russo, iniziarono a combattere per aprirsi un varco.  Durante le operazioni conquistò una grande quantità di equipaggiamenti e materiali militari e civili e fu in grado, nel territorio amministrato, di riportare l'ordine in un paese devastato dalla guerra appena trascorsa. La sua presenza giocò un ruolo importante nella formazione di altri gruppi anti-bolscevichi e movimenti indipendentisti siberiani. Vista la posizione acquisita, gli Alleati ordinarono ai Cechi di attaccare la Russia bolscevica e conquistare Ekaterinburg, dove era prigioniero lo Zar, operazione che fu portata a termine con successo. A fronte di questa avanzata lo Zar e la sua famiglia vennero giustiziati il giorno prima. Accomunati dall'obiettivo di respingere la Legione i prigionieri di guerra delle potenze centrali presenti in Russia si unirono all'Armata Rossa mentre la stessa, grazie allo sforzo di Trotsky, arrivava a contare 3 milioni di uomini. I Corpi cecoslovacchi furono respinti dalle posizioni che avevano conquistato.

Ndr - Il 3 di marzo del 18 i bolscevichi firmano la pace a Brest Litovsk e la prima richiesta tedesca è chiedere il disarmo dei cechi 

- March 18/26 1918 - Commissar Josef Stalin agrees to evacuation of Czechs for return via Vladivostok.

Ai primi di aprile la prima tradotto arriva a Vladivostok ma ci s scontra subito con un altro problema: è in corso la liberazione da parte dei contendenti dei prigionieri e molti dei tedeschi sono nei campi sparsi lungo la transiberiana che a un binario solo e con le macchine impegnate nel senso inverso verso ovest lasciano a terra i cechi. La tensione sale per degenerare poi in violenti scontri  dai primi di maggio.

Beginning with the "Celyabinsk Incident." [6th Hanacky Rifle Regiment and 3rd J. Zizka z Trocnova Rifle Regiment], Legion begins fighting Bolsheviks.May 21-26 1918 - Leon Trotsky, Commander-in-Chief of the Red Army - orders his forces to disarm completely and intern the Legions - This is followed by an unexpected raid on their transports at Marianovka, Irkutsk, Zlatouste and Krasnoyarsk, Mariinsk and Novonikolajevsk regions [7th Rifle Regiment] - Occupation of Syzran, Samara, Orengurg and Ufa [1st and 4th Rifle Regiments].

Masaryk  decide allora di incontrare Wilson e gli altri alleati per avere un appoggio e il riconoscimento ufficiale di Stato cobelligerante  http://www.tfsimon.com/stefanik-note.htm  http://www.esamizdat.it/helan_art_eS_2003_(I).pdf   Mussolini e i cechi 

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