IV ARMATA- L'offensiva in Comelico - il piano Cadorna (10)

Interrompere la linea ferroviaria Villach-Dobbiaco (Toblach)-Bressanone

La piantina va presa col beneficio d'inventario, perche dal Passo del Predil non si va da nessuna parte. I punti di passaggio nelle alpi Giulie da Tolmino a Plezzo (Predil) sono disagevoli non tanto per le altezze quanto per l'orografia e la stagionalità. Nelle alpi Carniche bisognava invece prendere prima le cime poi facilitare la conquista attraverso le valli degli snodi viari che scendevano a Dobbiaco, Sesto di S. Candido (Passo M. Croce Comelico), Mauthen (Passo M. Croce Carnico), Hermagor (Passo Pramollo) e Sella di Camporosso (Pontebba) che porta veramente a Villach. Anche per la 2a armata, una volta superate le Alpi Giulie confinarie si presentavano un'altra serie di rilievi (come il M. Nero) che non avrebbero facilitato la strada per Vienna-Budapest. E furono proprio queste cime e questa orografia che servirono agli austriaci a costituire nei primi mesi di guerra una linea di difesa insuperabile dopo aver abbandonato le prime catene montuose e dato a noi l'illusione di aver già vinto.

Le difese italiane concentrate sul Tagliamento di fatto erano sguarnite e disarmate e, ad esclusione del ridotto Carnico e del ponte di Pinzano, non contribuirono minimamente a frenare l'avanzata austriaca dopo la rotta di Caporetto.

LO SVILUPPO MASSIMO DELLE AZIONI

Le correzioni iniziali della linea del fronte nel primo anno di guerra (maggio 1915- aprile 1916) dal confine del 1866 (linea punto) furono diverse e in qualche caso anche significative come nell'Ampezzano, a Primiero e sul Pasubio (avanzata fino alla Val Leno e alla linea dei forti austriaci. Anche Borgo viene occupato a correzione della cartina soprastante ed è qui che si giocherà nel settembre del 1917 lo scacco di Carzano che poteva volgere a nostro favore la guerra dopo la loro spedizione punitiva del maggio-giugno 1916.

Da Mostra Permanente della Grande Guerra in Valsugana e sul Lagorai: Il 23 maggio 1915 i plenipotenziari italiani consegnano la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria, con effetto dalle ore 00.00 del successivo giorno 24. Per la palese impossibilità di difendere il confine con le scarsissime forze allora disponibili, gli strateghi austriaci hanno già preventivato l’abbandono della Valsugana orientale, del Tesino, del Primiero-Vanoi e dell’altopiano della Marchesina, per ripiegare sul crinale principale del Lagorai che per 55 chilometri si estende da sud-ovest a nord-est tra il monte Panarotta ed il Passo Rolle. La Valsugana viene sbarrata con una linea appena abbozzata all’altezza dei laghi di Levico e Caldonazzo, appoggiata ai forti di Tenna e di Col delle Benne ed in collegamento con le fortezze dell’altopiano di Vezzena tramite le fortificazioni campali del monte Cimone sopra Caldonazzo. Un battaglione Landsturm e poco più di tre battaglioni Standschützen (composti da iscritti alle società di tiro al bersaglio in età dai 17 ai 20 anni e sopra i 42 aa.), con meno di 3000 uomini in tutto, presidiano inizialmente il fronte tra il monte Cimone ed il Passo Cadino. Tra il 24 maggio 1915 ed il 6 giugno gli italiani occupano il Tesino e la Valsugana tra Primolano ed Ospedaletto: le loro linee scendono da Cima Caldiera fino al Brenta e risalgono poi sul Monte Lefre, a Passo Forcella, sul Monte Silvana e piegano poi indietro fino ai monti circostanti il Passo Brocon. Borgo verrà occupato solamente il 24 agosto e per quella data tutto il massiccio di Cima d’Asta-Rava-Tolvà cade in mano alle regie truppe senza combattimenti di rilievo. La lentezza dell’avanzata italiana è tale da indurre gli austriaci a spostare in avanti la loro linea di resistenza, che in autunno viene riposizionata all’altezza di Novaledo ... L’arrivo delle regie truppe è anzi preceduto da un periodo nel quale i paesi tra Strigno e Roncegno vengono pattugliati alternativamente da italiani e da austriaci, al punto che per gli abitanti entra nell’uso, al mattino, interpellarsi reciprocamente con un esilarante “semo ‘taliani o todeschi ‘ncòi?” (“Siamo Italiani o Austriaci oggi?”). Dopo il 24 agosto, con gli italiani stabilmente installatisi a Borgo ed Olle, le popolazioni si devono adeguare ad una relativamente tranquilla convivenza con l’occupante, facilitata del resto dalla lingua comune e dalla considerazione favorevole di cui i civili di lingua italiana delle “terre irredente” godono in generale presso l’opinione pubblica del regno. Diversa è invece la posizione, in larga parte preconcetta, di molti ufficiali superiori, sempre pronti a vedere intenti o azioni di spionaggio in ogni gesto o evento quotidiano che si discosti dalla norma. Anche questo atteggiamento muta però in breve tempo, man mano che si constata la comunanza di sofferenze e di rischi che avvicina soldati e militari sotto gli shrapnels generosamente elargiti dalle artiglierie austriache del Monte Panarotta. Mentre sul fondovalle la linea italiana resta ferma all’altezza di Borgo, entro la fine dell’anno truppe alpine e fanteria si spingono ad occupare l’intera Val di Sella lasciando solo il Monte Carbonile in mano austriaca. A nord del Brenta gli italiani superano il Maso occupando la bassa Val Calamento e Monte Setole per cercare di minacciare il valico di Passo Cadino (Manghenèti) ed il suo antemurale costituito da Monte Valpiana. Sia sul Carbonile che sotto Valpiana si verificano sanguinosi scontri dai quali non sortisce alcun risultato significativo per l’attaccante. Nell’ottobre, presso il comando della 15 ª divisione di fanteria italiana a Castel Ivano, viene formata la “Compagnia Volontari Esploratori”, meglio nota, dal nome del suo comandante, come “Compagnia Baseggio (Cristoforo)” o, per la propaganda, “Compagnia della Morte”. Si tratta di un reparto di qualche centinaio di uomini, tutti volontari ed in parte veri e propri “avanzi di galera”, provenienti da tutte le armi del regio esercito, che il comando intende utilizzare nell’ampia terra di nessuno tra i due schieramenti, per ardite azioni di pattugliamenti, ricognizioni ed incursioni a sorpresa.

1918 - DAL GRAPPA A VITTORIO VENETO

 
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