IL COLONIALISMO IN AFRICA ALLA VIGILIA DELLA GUERRA (6)

POTENZE COLONIALI NEL MONDO (dati riferibili a inizio 900)

INGHILTERRA indice sommario -  Gibilterra e Malta   kmq sup.     328

abitanti   246.500

n.° colonie 50 Cipro, Indie, Ceylon, Maldive, Hong-Kong                 5.281.000

 324.628.800

ab madrepatria 40,5 milioni Australia, New Zealand   8.261.000  

6.452.978

sup. "           313.335 km2 Oceania, Canada, Terranova, Honduras, Giamaica, Guiana,   10.336.000

9.534.141

  Sud Africa, Rodesia, Nigeria, Uganda, Somalia Inglese, Kenya etc... 6.210.000

35.833.501

 

Totale INGHILTERRA

30.088.000

376.609.198

FRANCIA indice sommario- Algeria Tunisia, Dahomey, Senegal, Guinea, Congo af.eq.fr. 6.481.000  

27.292.626

n.° colonie 33 Indocina     721.000

 17.294.392

ab madrepatria 38,5 milioni Martinica, St Pierre, Guiana  82.000

   452.000

sup. "           528.600 km2 Reunion, Comore, Tahiti, Madagascar etc. 623.770

3.458.100

 

Totale FRANCIA*

7.907.000

48.497.130

Portogallo 9 col. ab madrepatria 5,05 milioni  sup. 93.338 km2 2.089.879

8.585.441

Olanda 3 col. ab madrepatria 5,07 milioni  sup. 32.758 km2 2.045.648

 37.859.377

Germania 13 col. ab madrepatria 52,28 milioni  sup. 540.870 km2 2.903.852

11.977.912

Stati Uniti ab madrepatria 77 milioni  sup. 9.212.630 km2 307.594

9.660.185

Giappone Is. Bonin, Vulcano nel 1904 288.706

17.596.360

Spagna 3 col. (post 1902) ab madrepatria 17,5 milioni  sup. 511.965 km2 213.106

303.846

Belgio Congo B. 2.344.858

?

Italia Eritrea 118.609

274.944

n°colonie ante Libia 3 Somalia 365.400

300.000

ab madrepatria 31,8 milioni Tien Tsin (Cina) 46

17.000

sup. "           286.600 km2 ** Libia (stima 1911) 1.716.000

1.000.000

*sottostima ** senza Trento Trieste

Totale Italia

2.200.000

1.592.000

 

Totale generale

50.389.000  kmq sup
Altre potenze coloniali non classificate: Cina ?, Turchia (Libia,Egitto, Sudan, Arabia), Russia (Siberia, Asia Centr, Caucaso), Danimarca (Groenlandia)

            

 

L’AFRICA SVELATA (da l'Illustrazione Italiana)  (o divisa  http://it.wikipedia.org/wiki/Conferenza_di_Berlino_(1884 )
Enrico Stanley, l’esploratore audace e fortunato, ha raccontato testé i miracoli compiutisi, negli ultimi cinque lustri, nell’Africa equatoriale. E proprio il caso di chiamarli miracoli, e perché tali essi devono interessare anche coloro che di civiltà a colpi di cannone non vogliono saperne, ed avversano ogni espansione coloniale. Qui, d’altronde, non si parla né di espansioni né di conquiste da intraprendere, ma è semplicemente meraviglioso che uno smisurato territorio intorno al quale ogni notizia avea sin qui le vaghe e paurose indeterminatezze della leggenda, ci sia ormai quasi tutto noto. Basta consultare una carta geografica eseguita avanti il 1870 per rilevare come l’Africa equatoriale non fosse segnata che da pochi incerti confini e da qualche linea mossa cervelloticamente ad indicare i corsi dei fiumi. Nello spazio interposto, vergine di nomi e di segni, l’occhio poteva spaziare in libertà e la fantasia immaginare le cose più stravaganti, le più insormontabili barriere alla curiosità degli scienziati e degli avventurieri. Oltre i confini pochi assai avevano osato penetrare, anche perché l’uomo di razza bianca sembrava difettasse delle qualità fisiche necessarie a resistere in quel clima. I racconti dei primi esploratori erano poi tali da accrescere anziché dissipare le leggende stabilitesi alla periferia, dietro le mal comprese notizie degli indigeni. Il Burton, uno de’ primi pionieri, scriveva ad esempio: -Quanto la fantasia può concepire di più spaventosamente ripugnante o di orrendamente grottesco si trova ivi realizzato. Vi pare che dietro ogni cespuglio debba giacere un cadavere informe, ed il cielo è cornice al miasma-
Su 100 esploratori dell’ Africa equatoriale, appena sei riescivano a sopravvivere. Pensare dunque a penetrarvi per conoscerla e descriverla e svelare il mistero che l’avvolgeva, equivaleva ad un suicidio. Ad ogni modo i coraggiosi non mancarono, ma pochi assai; tant’è vero che dopo quindici anni di fatiche e di pericoli dei Burton, dei Baker, degli Speke e di quel Livingstone che lo Stanley riesciva a trovare presso il lago Tanganika nel novembre del 1871, oltre nove decimi dell’Africa equatoriale erano ancora sconosciuti. Chi aperse definitivamente la via a quell’esercito d’esploratori, composto man mano di gagliardi di tutti i paesi, fu lo stesso Stanley allorché, subito dopo la morte del Livingstone, tornava nel continente nero per quella tormentosa passione dell’ignoto che spezzò tante giovinezze gagliarde, che estinse, anzi tempo, tante vivide intelligenze, tanti cuori generosi. “E fu durante questa mia seconda spedizione — dice lo Stanley — all’inesplorato Victoria Nyanza, nel 1874, che m’ apparve chiaro come l’Africa fosse stata fino allora calunniata e trascurata. Il viaggio non era certo facile, l’aria bruciava le carni ed il difetto d’acqua procurava tormenti inenarrabili, ma in compenso quanta esuberanza di vita in quelle vergini terre, quante misteriose bellezze, quanti tesori ignorati ! Novello Pietro Eremita egli bandì la crociata: - avanti avanti: sono terre di nessuno, e fortunati coloro che giungeranno per primi.

L’invito venne accolto subito dalla “Società dei missionari della Chiesa" alla quale giungevano in brevi giorni offerte per quasi mezzo milione di franchi, sì che la prima missione abbandonava l’Inghilterra nel marzo 1877 giungendo il 31 giugno successivo a Uganda, sulla sponda nord-ovest del Victoria-Nyanza. I risultati furono da principio assai meschini: dopo sette anni appena ventun indigeni s’erano convertiti al cristianesimo e soltanto cinque bambini ricevevano l’acqua battesimale. Gli scarsi frutti, assolutamente inadeguati ai dolori patiti ed ai sacrifici sostenuti, non scoraggiarono però que’ miti apostoli di civiltà che anzi divennero più audaci e più intraprendenti. Da Uganda altre missioni passarono a stabilirsi intorno al lago allargando man mano la zona d’influenza, penetrando in territori sempre più lontani dal centro iniziale. Centro di propaganda divennero a loro volta Nasa, Usoga, Unyoro, Koki,, Buddu anche per opera dei missionari francesi ivi accorsi e non forse animati dalla sola fede. Infatti dietro le vesti talari camminavano ormai esploratori laici: dietro il prete lo scienziato poi l’avventuriero, poi finalmente il conquistatore. Mentre nel primo lustro dall’iniziale propaganda a favore dell’Africa equatoriale l’Europa aveva dimostrato la massima indifferenza, dominata sempre dai pregiudizi d’ogni natura che correvano intorno a quella lontana regione, nel successivo, quasi destandosi da un sogno e come per riparare al tempo perduto, essa spiegava un’attività senza esempio nella storia. Dov’era il buio occorreva fare la luce nell’interesse della scienza e di quella civiltà che è stata in ogni tempo pretesto alle più grandi prepotenze. Così il Continente nero divenne campo aperto a tutto ed a tutti: a missioni pacifiche ed a missioni guerresche, ad ingenui ed a furbi, a lotte laiche e religiose, a massacri, a prepotenze, a viltà. Mentre da una parte ogni esploratore in buona fede colmava una lacuna nello spazio bianco delle vecchie carte geografiche africane, recava qualche dato topografico, distruggeva qualche errore, aggiungeva qualche nozione intorno all’andamento dei fiumi ed alle loro sorgenti, descriveva la flora, la fauna, le conformazioni geologiche ed i caratteri etnici delle razze indigene; dall’altra gli Stati miravano a stabilire precedenti di priorità per eventuali prese di possesso. Dopo l’Inghilterra si fece avanti la Francia, poi il Belgio, la Germania e in fine, umilmente, anche l’Italia accontentandosi di un semplice protettorato.

L’ingresso della Germania nel Continente Nero fu violento. Durante la conferenza di Berlino del 1885, Bismarck posò un giorno la mano sopra un punto della carta dicendo: “questo è mio, e quelle parole ebbero valore ed effetto d’un indistruttibile contratto di proprietà (vedi immagine sopra a destra).

Nella febbrile divisione dell’Africa equatoriale scoppiarono frequenti liti, ed altre avverranno in seguito, specie in causa dei territori, hinterland, distesi dietro le zone effettivamente possedute dai singoli Stati europei. Fatto sta che a venticinque anni di distanza della crociata bandita dallo Stanley, quasi tutto il Continente Nero è ormai noto. Al mistero è subentrata la luce; e che luce! Ferrovie, linee di navigazione, palazzi, quartieri militari, armi, eserciti, stazioni commerciali, scambio di prodotti, conversione religiosa degli indigeni, leggi e codici speciali.... È un miracolo d’incivilimento a vapore del quale non vi ha esempio. Uno Stato indipendente, quello del Congo, è ivi ormai sorto con un autentico re di corona, Leopoldo I del Belgio. Da qualche mese il grandioso steamer Albertville compie anzi dei viaggi regolari e periodici da Anversa al fiume Congo, sul quale ben 45 piroscafi fanno adesso cotidiano servizio, “In breve il Congo superiore avrà una navigazione non inferiore a quella del Mississipì. Lo Stato del Congo ha già un’entrata di dieci milioni ed i suoi commerci superano in valore i trenta milioni annui.( http://www.kimbau.org/kimbau/a/10354.html ) Non meno progredito è il Congo francese che ha per capitale Brazzavilìe. Vi si contano 300 bianchi senza le guarnigioni della costa, 31 uffici postali, 20 scuole con oltre mille scolari, quasi 3000 convertiti, molti edifici in muratura con aspirazioni architettoniche e circondati da bei giardini, ed il movimento commerciale ha raggiunto i dodici milioni di franchi. I più rapidi progressi nei riguardi della civiltà e della fede poté compierli la missione di Uganda, oggi Protettorato di Uganda. (vi sorgono ormai 372 chiese, una cattedrale capace di 3000 fedeli, e vi sono 23 pastori protestanti, 700 maestri indigeni, 60.000 persone capaci di leggere). Il numero dei convertiti è salito ad una cifra così formidabile che non basterebbero più cento missionari bianchi ad organizzarli e dirigerli. Le popolazioni intorno al Victoria Nyanza hanno spiegato un incredibile ardore d’istruirsi. “Ogni brano di carta vecchia, i margini bianchi dei giornali, i frammenti delle buste sono avidamente ricercati e riposti per poi scriverci su; i libri sono ricercatissimi. Poi c’è l’Africa orientale e quella centrale inglese coi dei commerci di poco discosti dai 10 milioni di Franchi, poi Camerun e L’Africa Orientale tedesca, con un movimento commerciale salito ormai ai 27 milioni. Tutto sommato, lo Stanley conclude che mentre nel lustro 1872/77 egli, Livingstone e il Cameron erano i soli visitatori dell’africa tropicale, nel gennaio u.s. (1897) essa aveva 2861 bianchi ivi stabiliti, oltre 500 km di ferrovie, quasi un centinaio di vapori, 545 scuole e missioni, 117.000 indigeni convertiti, delle entrate di 21 milioni ed un movimento commerciale per l’importo di 79 milioni di franchi. Appena un migliaio di miglia quadrate rimangono ancora da esplorarsi all’equatore, il quale ha una popolazione di 48 milioni di anime e una estensione di 3.990.000 m/q fra Congo 906.000, Brazzaville 496.300, Africa portoghese 810.450, Africa tedesca e Cameron 544.600, Africa inglese, Zanzibar, Uganda ecc 954.500 e Somalia Italiana e Galla etiopico 277.300. La parte del leone è inglese la minore è la nostra
        

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