GUERRA DI KOREA

 LA CROCE ROSSA ITALIANA 1951/4

 

 

 
La Croce Rossa Italiana partecipa nel dopoguerra a tutte le missioni umanitarie e di peacekeeping condotte da forze italiane, che si intensificano a partire dagli anni 80 (Libano). Ma una missione ai più sconosciuta è quella della guerra di Corea dove il nostro piccolo contingente, sotto l’egida dell’ONU, da vita ad un presidio ospedaliero da campo che raggiunge i 200 posti letto. I mezzi utilizzati in questa occasione erano americani con doppia targa, sia americana che CRI, quest'ultima verniciata in bianco direttamente sul paraurti. Targhe Cri http://www.targheitaliane.it/italy/speciali/cri_i.html

La divisione del mondo in blocchi, seguita alla pace e agli accordi di Yalta (Russia e Cina da una parte mondo occidentale dall’altra), porta ad uno dei tanti confini virtuali e non passante sul 38° parallelo della penisola coreana. Questo paese rimasto per anni sotto il dominio Giapponese viene ora conteso come altre terre del Nord Giapponese fra Cina, Russia e Stati Uniti che si ritengono gli effettivi vincitori della guerra, a differenza dell’Europa dove larga parte della conquista era Russa (qui la cortina di ferro, poi il muro di Berlino). Due governi antitetici si installano a Seul nel Sud (unico governo riconosciuto dalI'ONU) e a Pyongyang nel Nord. La linea di confine diverrà presto motivo di scontro e instabilità, instabilità che dura ancora oggi. All’alba del 25 giugno truppe nordcoreane guidate dai cinesi invadono il Sud. Il 27 giugno l’ONU decreta la formazione di un corpo di spedizione internazionale (20 paesi membri e non dell'ONU: Australia, Belgio, Canada, Columbia, Danimarca, Etiopia, Filippine, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Svezia, Stati Uniti, Sud Africa, Tailandia e Turchia) a guida Usa (Mac Arthur) per fronteggiare l’aggressione. Il 25 giugno 1950 scoppiava così nella penisola coreana una guerra che doveva durare tre lunghi anni e concludersi con un armistizio firmato a Panmunjom. 100.000 uomini vennero sbarcati al Sud in difficili condizioni e dal 15 al 30 settembre ricacciarono i Nordcoreani oltre il 38° parallelo. Nel mese seguente raggiunsero la capitale nordcoreana e i confini cinesi, tanto che la Cina mise in campo le sue forze armate rovesciando parzialmente la situazione. Dal 26 novembre al gennaio 1951 ci fu una relativa tregua per riprendere subito con attacchi da parte nordcoreana che rischiarono di gettare questa volta a mare la coalizione Onu. Il 7 marzo 1951 (operazione Ripper) con il sopraggiungere di altri rinforzi da parte delle Nazioni Unite, nordcoreani e cinesi venivano ancora una volta respinti verso nord. Un lancio di paracadutisti americani alle spalle del fronte faceva cadere questo nel caos fino ai confini cinesi. Una proposta di armistizio unilaterale, di quelle prendere o lasciare tipiche di Mac Arthur, con la minaccia di bombardamenti atomici sulla Cina portò Truman, Presidente americano, ad esautorarlo (10 aprile 1951). Mac Arthur, l’uomo tutto d’un pezzo, venne sostituito da Ridgway. Dopo due anni di trattative il confine ritorna sul 38° parallelo, lasciando nella gente una domanda inquietante. A cosa era servita la guerra scatenata dai comunisti ?. Un milione e mezzo di persone era morto.

La popolazione civile, sottoposta a queste alterne vicende belliche, fu infatti ridotta in estreme condizioni di terrore, miseria e abbandono: la fame e le malattie contribuivano ad accrescere il numero delle vittime delle azioni belliche. Di fronte a questa situazione la Croce Rossa Internazionale interveniva per cercare di portare un aiuto alla popolazione civile. Nel corso della guerra gli ospedali naturali erano stati tutti requisiti per le truppe. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, seguendo il principio della propria assoluta neutralità e imparzialità, inviò delegati alle due parti in conflitto ma i nordcoreani non diedero il proprio benestare all'ingresso della Croce Rossa nella parte di territorio da loro occupato. Per il soccorso alla popolazione civile, come stabilito dalla Convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra, la Croce Rossa Internazionale richiese l'intervento delle Croci Rosse dei vari paesi, fra cui l'Italia. Danimarca, India, Norvegia e Svezia che inviarono unità ospedaliere. Il Corpo militare della Croce Rossa, autorizzato nel gennaio 1951, allestì un ospedale da campo di cento posti letto da inviare nella parte meridionale della penisola. L'ospedale, contrassegnato con il numero 68 e comandato dal capitano medico dottor Luigi Coia, partì il 16 ottobre 1951 dal porto di Napoli sulla nave General Langfitt e raggiunse Pusan un mese dopo. Era costituito da 71 elementi, fra ufficiali, infermiere volontarie, sottufficiali, graduati e militi. Da Pusan l'ospedale raggiunse Seul, dove venne accasermato in due edifici scolastici nei pressi della città con la responsabilità di tutta l'assistenza sanitaria per la popolazione civile del triangolo Inchon-Seul-Suwon.
Nel luglio 1952 venne inviato a dirigere l'ospedale il maggiore medico prof. Fabio Pennacchi. Per far fronte agli accresciuti compiti fu istituito un vasto poliambulatorio e i posti letto furono portati a 120. Particolarmente grave era la condizione di molti bambini abbandonati. Come accaduto recentemente (Nord) la Corea è ed era il paese dei disastri ferroviari. Il 17 settembre 1952, in occasione di un disastro ferroviario avvenuto sulla linea Inchon-Seul, l'ospedale italiano, accorse subito sul luogo e trasportò con i propri automezzi tutti i 160 infortunati, procedendo a lavorare di emergenza in camera operatoria per 48 ore consecutive. Il 30 novembre 1952 un incendio distrusse l'edificio dell'ospedale, senza causare vittime. I materiali andati perduti furono presto sostituiti da una gara di solidarietà internazionale Con gli aiuti che giunsero in seguito l’ospedale fu presto ricostruito più grande e più efficiente e portato a 200 posti letto. A questo punto l'ospedale aveva il seguente organico: otto ufficiali medici (un maggiore medico direttore, due capitani medici chirurghi, due tenenti medici generici, un tenente medico oculista ed anestesista, un tenente medico pediatra, un sottotenente medico radiologo), un ufficiale di amministrazione, un ufficiale commissario, un ufficiale farmacista e laboratorista, un ufficiale cappellano, sei infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, sei sottufficiali (infermieri e di amministrazione), 47 graduati e militi (infermieri e addetti ai servizi vari).
Divennero intensi i rapporti tra l'ospedale italiano e la Croce Rossa Coreana, l'ambiente scientifico medico dell'Università di Seul e soprattutto i contatti con le unità sanitarie americane dislocate nei vari centri della Corea. Il lavoro dell'ospedale italiano ricevette già in questo periodo numerosi riconoscimenti (attestati di benemerenza medaglie) e visite del Presidente Syngman Rhee, dei generali Clark e Taylor nonché del cardinale Spellman, che per ben tre anni consecutivi trascorse il Natale nell'ospedale italiano. Intanto le parti contendenti si accordavano per la cessazione delle ostilità. Il 27 luglio 1953 il comandante dell'ospedale italiano, maggiore Pennacchi, in rappresentanza del governo italiano assisteva alla cerimonia della firma dell'armistizio fra le forze dell'ONU e quelle sino-nordcoreane a Panmunjom. L'ospedale italiano della Croce Rossa, vista la grave condizione della popolazione, continuò a funzionare fino alla fine del 1954. In tale periodo poté portare i propri soccorsi in occasione di un altro grave disastro ferroviario ad Osan il 31 gennaio 1954.

Indice

Nel dicembre 1954 il nostro Consiglio dei Ministri decideva di donare tutta l'attrezzatura al governo della Repubblica di Corea, disponendo il rientro in Italia del personale. Come risultato secondario, ma non minore, dell'attività dell'ospedale italiano in Corea, si deve annoverare il fatto che l'ingresso dell'Italia nel consesso delle Nazioni Unite, avvenuto il 14 dicembre 1955, fu senza dubbio favorito dalla partecipazione della Croce Rossa Italiana alla guerra di Corea.

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