Paolo Caccia Dominioni
Conte e Barone, 14° signore di
Sillavengo
Il
Colonnello Dominioni di Sillavengo si è spento a Roma, al Celio, il 12
agosto 1992, a 96 anni, al termine di una lunga vita di servizio. Tutti
coloro che hanno vissuto con Lui in guerra ed in pace, coloro che lo hanno
avvicinato, tutti quelli che lo hanno conosciuto, hanno sentito la forza
dell'esempio ed il valore dell'insegnamento che emanavano dalla sua
personalità, come un fluido. Uomini così non muoiono mai. Sono
indistruttibili ed eterni, nell'insegnamento che trasmettono e
nell'esempio che lasciano. Il Colonnello Sillavengo non è scomparso.
"è andato avanti". Come dicono gli alpini
Nel
2002, in occasione della cerimonia commemorativa del 60° anniversario
delle battaglie di el Alamein, il Presidente della Repubblica, su proposta
del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, ha concesso al Ten. Col. Paolo
Caccia Dominioni di Sillavengo, la Medaglia d’Oro al Merito
dell’Esercito “alla memoria”. |
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E' nato a
Nerviano, in
provincia di Milano, il 14 maggio 1896 da Carlo, Ministro
Plenipotenziario e Bianca Cusani Confalonieri. La carriera diplomatica
del padre lo portò ben presto in paesi stranieri, Francia, Tunisia,
Austria-Ungheria, dove il giovane Paolo cominciò a costruire, e via via ad
arricchire, il proprio bagaglio linguistico, tedesco, francese, inglese,
arabo. Il giovane Autore allo scoppio della guerra era un giovane
universitario di 19 anni, residente a Tunisi al seguito del padre
diplomatico, iscritto alla facoltà di ingegneria di Palermo. A
Sillavengo però nell’aprile del ’15 prudono le mani, e giunto a Palermo
da Tunisi si arruola immediatamente come
soldato
semplice nel 10° Bersaglieri ivi di caserma da sempre. Verrà poi
destinato per lunghi mesi a Termini Imerese, assegnato alla difesa
costiera, quando già al fronte infuria la battaglia. Chiamato finalmente
al corso Ufficiali di complemento presso l’Accademia Militare di Torino,
nel novembre del 1915,
con disappunto si vede assegnare al Genio Pontieri. Alla fine di maggio 1916
il S.Tenente Sillavengo (che nella vita militare userà sempre e solo il
predicato nobiliare del proprio cognome) raggiunge la zona di guerra,
prima sul Brenta, poi, il 3 agosto, sull'Isonzo, con la 16^ cp. del 4°
rgt. pontieri. Quì ha il battesimo del fuoco, nei
combattimenti violenti ed accaniti che si concluderanno con la presa di
Gorizia da parte italiana. Promosso Tenente nel febbraio del 1917, tra il
15 ed il 18 maggio, con due plotoni pontieri concorre al forzamento del F.
Isonzo ad Aiba, gittando e mantenendo operante, sotto il preciso fuoco
nemico, un ponte di barche. Il Tenente Sillavengo, benchè ferito, non
lascia il terreno dell'azione sino alla fine. Per il suo comportamento gli
verrà concessa la Medaglia di Bronzo al V.M. Mentre è in
convalescenza gli viene l'idea di chiedere l'assegnazione ad
una nuova e più combattiva specialità del Genio, appena creata: i
lanciafiamme. Viene accontentato ed il 1° luglio del
1917 si ritrova alla 2^ compagnia lanciafiamme, comandante della 4^
sezione. Sul Carso "atroce e micidiale", con
la sua 4^ Sezione, il Ten. Sillavengo opera per 10 lunghissime settimane,
tra l'agosto e l'ottobre del 1917, prima nel settore di Dolina Pera, poi
in quello della Quota Innominata. Caporetto travolge anche la 2^ compagnia
lanciafiamme. A ritirata conclusa, dopo un periodo di riordino, la
compagnia é destinata nel settore di Foza, fronte degli Altipiani, dove
partecipa ai combattimenti della battaglia delle Melette. Il 28 gennaio
del 1918, per il Ten. Sillavengo, è il giorno più buio e doloroso della
guerra: nelle azioni per la presa del M. Ortigara cade suo fratello Cino,
di lui più giovane, anch'egli volontario e S. Ten. del battaglione alpini
"Stelvio". Inviato in licenza nel febbraio, Sillavengo raggiunge
la famiglia a Tunisi, e viene poi assegnato al 9° Reggimento Genio, di
stanza a Tripoli quale comandante della compagnia zappatori minatori
distaccata nel forte di Sidi Abdel Krim, ad est di Tagiura. Il 3 aprile
1919, rimpatriato, riprenderà in Italia gli studi interrotti dalla guerra
e verrà definitivamente congedato il 16 febbraio 1920. La
biografia segue in Alamein (guerra d'Africa) il luogo della memoria.
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