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1710 – 2010

Giacomo Bertesi: l’eredità artistica dell’intagliatore soresinese

 a 300 anni dalla scomparsa

 

Dopo varie ricerche e anni di incertezze oscillanti tra i primi anni del ‘600 e la metà del secolo, gli storici hanno finalmente convenuto sulla data di nascita di Giacomo Bertesi, scultore in legno d’eccellenza, avvenuta a Soresina il 14 settembre 1643. Figlio di Andrea e Camilla Piazza, il giovane Giacomo si dedicò al mestiere di intagliatore, o meglio, di legnamaro, come fu definito nelle storiche biografie di Giovanni Battista Zaist, di Vincenzo Lancetti e di Giovanni Grasselli, fino ad acquistare attraverso le numerose opere di gusto barocco quella fama d’artista che gli valse l’appellativo di “Bernini cremonese”.

Negli anni trascorsi a Soresina egli realizzò una quantità imprecisata di oggetti d’arredo (cornici da specchio, tavolini, quadri, letti), mentre la produzione statuaria annovera tra le opere principali il Cristo Agonizzante (1676/1677) inizialmente commissionato per la Chiesa di S. Antonio, ormai scomparsa, e attualmente conservato nella Chiesa di S. Francesco del Dosso, oltre a due statue presenti nel Monastero della Visitazione (S. Caterina d’Alessandria, L’Addolorata), per citare solo alcune delle numerose opere a lui riconosciute o attribuite. particolare del Crocefisso di Trigolo prima del restauro

Crocefisso attribuito a G. Bertesi (parrocchiale di Trigolo)

Anche Trigolo può vantare nell’ambito delle sue bellezze artistiche ben due statue lignee attribuite a Giacomo Bertesi: il Crocefisso di grandezza poco meno del naturale nella chiesa parrocchiale e la statua della Beata Vergine con il Bambino nella chiesa di S. Maria Nascente nella frazione Moscona. Entrambe le opere figurano per la prima volta nei documenti d’archivio ancora consultabili solo a partire dalla visita pastorale del 1807, ed è attualmente possibile ipotizzarne l’acquisizione per via “indiretta”, ad esempio tramite l’intervento della nobile Famiglia Scaccabarozzi che verosimilmente le sottrasse alle conseguenze della soppressione e della concentrazione di numerose confraternite e congregazioni (committenti di opere artistiche di alto livello) avvenute sul finire del ‘700. La stessa Congregazione di Carità operante a Cremona fu ricostituita proprio nel 1807 ed in quell’anno annoverava tra i suoi membri anche il nobile Andrea Scaccabarozzi, possidente in Trigolo. Nel 1811 la nobile famiglia avrebbe provveduto al restauro dell’Oratorio della Madonna delle Grazie, dotandolo di un nuovo altare e di preziosi arredi sacri.

Beata Vergine con il Bambino a Moscona

Tornando invece all’attività giovanile del Bertesi, essa è stata avvicinata da più parti, pur con qualche dubbio per l’incertezza cronologica degli eventi, agli insegnamenti del maestro Francesco Pescaroli, ma fu destinata a subire negli anni gli influssi stilistici del barocco commisti alle esperienze maturate anche fuori dal territorio cremonese. La carriera artistica divenne più fervida dopo il trasferimento a Cremona, dove lavorò per la committenza pubblica e privata realizzando crocifissi, ancone, oggetti d’arredo ed anche carrozze. L’impegno più gravoso fu certamente l’incarico assunto per la Fabbriceria della Cattedrale, per la quale produsse, in particolare, la ricchissima ancona lignea (1683) di ispirazione berniniana dell’Altare della Madonna delle Grazie che adorna il dipinto dell’amico Angelo Massarotti ed il magnifico Crocefisso (1687 circa) di grandezza di poco maggiore del naturale. A dire il vero, circa un ventennio prima il Bertesi aveva già ottenuto delle committenze in Cattedrale, quale la realizzazione all’altare di S. Giuseppe della Sacra Famiglia, un bassorilievo in legno dipinto ad effetto marmo richiesto dalla Corporazione dei legnamari e dei muratori. Nel 1684 egli ottenne la nomina ad ingegnere della Fabbrica, ruolo assunto in precedenza da Giovan Battista Natali e dal padre Carlo, ma all’inizio del 1687 l’incarico gli venne revocato per contrasti mai chiariti dagli storici. Fu probabilmente in seguito a tale fatto che decise di lasciare Cremona per un certo periodo di tempo e di accettare l’invito del Duca di Parma e Piacenza Ranuccio II Farnese di realizzare magnifiche carrozze per le nozze del figlio. Ritrovato grande prestigio presso la committenza, il Bertesi rientrò a Cremona e nell’ultimo decennio del secolo realizzò varie ancone, il gruppo policromo della Sacra Famiglia, la Madonna Addolorata del Battistero. Nel 1695, lo scultore partì per la Spagna con il collaboratore Giulio Sacchi, facendo tappa anche a Genova, dove realizzò alcune cornici a stucco per le tele dell’amico Francesco Boccaccino. In Spagna soggiornò in varie città tra cui Madrid e Valencia, attingendo spunti e suggestioni dall’arte locale. Rientrato a Cremona attorno al 1703, riaprì la sua prestigiosa bottega nella quale si avvalse della collaborazione di talenti del calibro di Giuseppe Chiari, suo genero, che lavorò anche per la Cattedrale.   Bertesi lavorò ancora per alcuni anni, mostrando nelle ultime sue opere vaghi influssi spagnoleggianti e una libertà negli ornamenti più vicina all’arte settecentesca, segno di una vibrante ricerca e di una continua evoluzione dello stile.

Morì a Cremona il 9 marzo 1710, all’età di 66 anni.

 

 

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