Alla cortese attenzione
del Presidente dell’UNESCO

Tramonti, 19 marzo 2001

Egregio Presidente,

è da tanto che desidero scriverLe. Precisamente da quando ho letto la dichiarazione con la quale si nominano le Cinque Terre patrimonio dell’umanità, recuperata sul Vostro sito internet, e che riporto integralmente.
.......... omissis .......
Le confesso che sono rimasto sconcertato: da quel between, capisco che è patrimonio dell’umanità il territorio tra le Cinque Terre e Portovenere, ovvero, le località che chiamiamo Tramonti. Non mi spiego, quindi, l’accanimento delle autorità locali nei confronti di questa zona, costretta a sottostare a regole diverse e più restrittive da quelle in uso nelle Cinque Terre.
Questa disparità di trattamento si avverte già nella legge di costituzione del parco (DPR 6/10/99), nella quale si afferma chiaramente che Tramonti non è ambito territoriale del parco, ma solo una zona aggregata, e che, pur avendo le stesse regole, non ne avrà i finanziamenti, se non in caso di gravi necessità. Successivamente, il comune della Spezia, di cui Tramonti fa parte, ha ristretto ancora di più i limiti. Infatti, ha approvato un piano regolatore che costringe gli abitanti di Tramonti, ripeto, solo gli abitanti di Tramonti, a coltivare da 300 mq a 2100 mq di terreno, per poter ristrutturare il proprio rustico, dotandolo di servizi igienici.
Come avrà ormai capito, sono un abitante di Tramonti, che, assieme ad altri abitanti, ha dato vita ad un’associazione, denominata Vivere Tramonti. Ne esiste un’altra, con analoghe finalità, denominata Associazione Campiglia.
L’associazione, nata per utilizzare al meglio le opportunità che la presenza di un parco poteva portare, si è trovata invece a combattere contro chi, utilizzando il parco come arma, ne snaturava le finalità, imponendo ottuse restrizioni a chi, invece, doveva proteggere, ossia, all’uomo. Non dimentichiamo che il parco nazionale delle Cinque Terre è un parco antropico, e che il bene da salvaguardare è proprio il lavoro dell’uomo.
Non si può quindi imporre, ma occorre aiutare, incentivare, chi, per decenni, si è occupato del territorio, cercando di mantenerlo con le sole proprie forze, completamente ignorato, nel bene e nel male, dalle autorità locali.
Se poi, prendiamo atto del fatto che le leggi colpiscono duramente solo la parte del parco che corrisponde al territorio di Tramonti, mentre nelle Cinque Terre si costruiscono ristoranti, alberghi, piscine, senza rispetto per i terrazzamenti, i muretti a secco e le viti, capirà il senso di questa mia lettera.
Vorrei perciò invitarla a controllare se le amministrazioni comunali e l’ente parco, perseguono gli obbiettivi che Voi avete indicato con la dichiarazione che ho riprodotto. Vorrei che Lei ci aiutasse, mettendo in chiaro questa situazione che, purtroppo, sta degenerando in una lotta partitica, che di politico non ha niente.
Per noi, politica significa vita sociale, mentre è evidente che per qualcun altro, significa potere e denaro. Da bravi italiani, e per di più liguri, il parco nazionale, con i finanziamenti che, a detta di molti, dovrebbe portare, deve essere sembrato un nuovo sistema per intascare e distribuire denaro. Ecco, non vorrei che Lei pensasse questo di noi, contadini di Tramonti. A noi il denaro non interessa. Vorremmo essere aiutati, questo si, e ci sembrava che il parco avrebbe fornito i mezzi e le possibilità per farlo. Purtroppo, l’unica possibilità che abbiamo intravisto per sfuggire alle vessazioni, è stata quella di uscire dal parco.
Ho avuto modo di seguire una trasmissione sul nostro canale nazionale, in cui si parlava dei parchi italiani. In quel frangente ho saputo che Le ha scritto anche un esponente dei Verdi, chiedendole una delegazione di negoziatori. Tale notizia compare anche su di un giornale. Mi associo alla richiesta: se abbiamo bisogno di una delegazione per mediare con la Lega Nord e con chi vuol uscire dai parchi, ancor di più ne abbiamo bisogno per mediare con i Verdi, che, in alcuni casi, si sono dimostrati veri e propri "Talebani". Non solo: anche con le amministrazioni, che hanno voluto ad ogni costo infilare nei parchi, territori che non volevano entrarci. Spero di non offendere i Talebani con inopportuni paragoni: in questo caso, li porto come esempio di estrema coerenza nel mantenere le proprie posizioni. E i Verdi mi sembrano proprio così. In ogni caso, mi sembrano d’accordo con me, quando affermano che, in certi casi, si tratta di cattiva amministrazione.
Vorrei infine invitarLa a godere della nostra ospitalità. Se realmente deciderà di inviare qualche "osservatore", saremo ben lieti di accoglierli nei nostri rustici, magari privi di servizi igienici interni, ma ugualmente decorosi.
La ringrazio per l’attenzione che avrà voluto dedicarmi, e Le porgo i miei migliori saluti.