Storia locale e scuola
Dalmine: la città dove vivo
 
 
L’80° anniversario dell’istituzione del comune e il centenario dell’azienda, oggi Tenaris Dalmine, hanno riaperto il tema della conoscenza della storia locale da parte dei ragazzi delle scuole.
Il Comune ha commissionato una serie di pubblicazioni che da una parte hanno il pregio della “leggerezza”, ma dall’altra hanno il limite di trattare solo il Novecento e di raccontare più la fabbrica che il territorio.
L’istituto Camozzi (scuola media), sulla scia di quanto avviato dalle elementari, nell’anno scolastico scorso ha preparato un programma di iniziative per promuovere la conoscenza di Dalmine presso gli insegnanti, gli alunni e le loro famiglie.
[La storia locale ha avuto diffusione e soprattutto la legittimazione scientifica in paesi come Francia e Gran Bretagna, con un’identità nazionale forte e storicamente consolidata. L’Italia, paese arrivato all’unità nazionale neanche da un secolo e mezzo, ha mostrato invece un atteggiamento critico nei suoi confronti. Benedetto Croce, ad esempio, si riferiva ad essa come “la pettegola erudizione locale”. Spesso infatti è stata praticata, dagli autori di storia locale e anche nelle scuole, in chiave nostalgica e celebrativa di personaggi e dell’identità municipale. C’è da aggiungere, inoltre,  che i genitori vedono con sospetto la trattazione di questo tema, perché scambiano la selezione di contenuti operata dagli autori dei libri di testo come il vero programma scolastico. Ndr: parte tagliata per mancanza di spazio nella pubblicazione]
Per questo l’Istituto Camozzi ha promosso incontri e laboratori per studenti e per le loro famiglie, per aiutare a capire meglio che si può fare storia sia trattando argomenti a caratteri nazionale che locale.
Una seconda iniziativa è stata quella di far scoprire agli studenti quali sono le fonti storiche per conoscere il nostro territorio. Nelle classi sono così intervenuti sia storici locali che rappresentanti di istituti di conservazione di documenti: le parrocchie, la Fondazione Dalmine, il Comune. I ragazzi hanno potuto così ascoltare opinioni diverse e conoscere che anche il nostro territorio ha una storia antica e medievale. L’avvio dell’età moderna a livello nazionale viene fatto coincidere con la scoperta dell’America nel 1492. Ma a livello locale i segni della fine del Medioevo si avvertirono solo verso la fine del ‘500, con la riforma cattolica seguita al Concilio di Trento (1545-1563), che affermò, tra l’altro, l’autorità del vescovo, la fine di alcuni privilegi e commerci di benefici ecclesiastici. La parrocchia divenne un’istituzione stabilmente presente, con un sacerdote che era obbligato a risiedervi per interessarsi in modo continuo dei fedeli, registrandone la celebrazione dei sacramenti. La parrocchia divenne quindi il centro della vita e la fonte dell’identità territoriale. Gli archivi parrocchiali, oggi, sono una fonte di conoscenza del nostro passato. Sul piano artistico, solo nel ‘700 la gente di Dalmine poté scoprire nelle chiese nuove (le tre chiese parrocchiali di S. Andrea, S. Michele e S. Lorenzo) o rinnovate (S. Maria d’Oleno) quanto a livello nazionale era stato avviato da secoli con il Rinascimento. L’industrializzazione, che in Inghilterra prese avvio nel ‘700 e in Italia verso la fine dell’Ottocento, a Dalmine fu avviata solo nel Novecento, con una gran parte della popolazione che continuò a lungo a vivere secondo i tempi e i modi del mondo agricolo. Questo scarto tra la periodizzazione nazionale e locale permette così di capire la differente “durata” del tempo storico. “Ogni storia generale è - secondo il Manifesto di Treviso per l’ insegnamento delle storie locali - più efficace se tiene conto delle differenziazioni locali e se rende comprensibile la dinamica fra centro e periferie, fra fenomeni generali e fenomeni locali”.
L’epidemia di peste del 1630 ha avuto sviluppi anche sul nostro territorio. Gli studenti hanno rappresentato quel periodo attraverso processioni penitenziali e propiziatorie nei pressi delle cappelle di Sforzatica e di Sabbio. Questi edifici, costruiti in seguito, furono un modo per rendere omaggio a quei poveri morti, sepolti lontani dal paese, in una fossa comune e in modo affrettato.
I ragazzi sono stati poi invitati a scoprire il territorio partecipando con le loro foto (alcune meritevoli di essere esposte in modo permanente presso la biblioteca civica) a un concorso fotografico, in cui interpretavano vari aspetti della vita di questo territorio: le persone, gli edifici, l’economia, ...
La riscoperta del dialetto, attraverso alcune rappresentazioni teatrali presso luoghi caratteristici come le cascine o in prodotti multimediali, è stato un altro modo per avvicinarsi alla conoscenza di questo territorio.
 
Claudio Pesenti