Gli scultori pirovano
 
 
Nel 2004 è stato il 300° anniversario della nascita di Antonio Maria Pirovano che, con suo padre Pier Paolo, fu un celebre scultore del 1700. La parrocchia di S. Andrea ha voluto ricordare questi due scultori in occasione della pubblicazione del libro “Sforzatica S. Andrea, Ricchezza di storia, … di volti, Consacrazione della chiesa 1754-2004”, dedicando loro un capitolo. L’indagine è ancora in corso per completare un’analisi degli archivi delle chiese dove hanno lavorato, circa sessanta, per gran parte nella diocesi di Bergamo e alla ricerca di un loro diario.
Il ‘700 fu un periodo straordinario dal punto di vista del rinnovamento delle chiese, perché tra ricostruzioni e rifacimenti di sole chiese parrocchiali bergamasche il Seicento ne annovera una sessantina, il Settecento quasi 150, mentre gli ampliamenti sono rispettivamente 8 e 23. Di quel secolo sono anche le chiese di Sforzatica, Sabbio e Mariano, allora piccole comunità della provincia, ma che profusero numerose energie per abbellire i loro edifici religiosi.
E’ forse per partecipare a questo fenomeno impressionante che Pier Paolo Pirovano lascia la natìa Brianza (24 novembre 1665) per venire ad abitare a Sforzatica. Qui si sposa con Caterina Monti e gli nascono 8 figli, di cui 4 maschi, ma solo Antonio Maria sopravvivrà. All’inizio gli vengono chiesti soprattutto lavori di abbellimento dei campanili: quelli delle due chiese di Sforzatica, di Entratico, Grumello del Monte, Mornico, Verdello e Bagnatica. Ma lavora anche per l’abbellimento delle chiese di Terno d’isola, Grumello del Monte, Osio Sopra, Strozza, Astino e Verdellino. Nel 1705 apre una sua “bottega” di scultore in Bergamo, prima in Pignolo e poi, l’anno successivo, in S. Tommaso, ma continua ad abitare in Dalmine. Negli anni ‘20 lavora a Brembate, Stezzano, a Treviglio e disegna la facciata o forse l’intera chiesa di Mapello. Negli anni ’30 realizza la statua per la facciata della chiesa di Branzi e lavora a Gromlongo, Stezzano, Treviglio, Sorisole e Verdello. Muore l’8 agosto 1738, venerdì, e viene sepolto nella vecchia chiesa di S. Andrea.
Suo figlio Antonio Maria (23 marzo 1704) viene mandato dal padre a studiare a Milano da Angelo Beretta, scultore che ha lavorato presso il Duomo di Milano e poi a una corte presso Stoccarda. La sua prima opera pubblica sarebbe il medaglione posto sopra la porta della Parrocchiale di Ponte S. Pietro, nel 1725. A 40 anni si sposa con la giovane Orsola Piazza, l’11 febbraio 1744. Hanno un figlio e quattro figlie. Anche lui lavora alle chiese di Mapello, Verdellino e Stezzano, Sorisole e Treviglio dove ha lavorato anche il padre. Viene chiamato a Gromlongo, Brembate Sopra, Chiuduno, Zanica, Calcinate, S. Andrea di Sforzatica e S. Maria d’Oleno, S. Caterina e S. Grata in Borgo Canale in Bergamo, Almenno S. Bartolomeo, Premolo, Basilica di Alzano Lombardo, Cologno al Serio, Villasola di Cisano, Bonate Sopra, Somasca, Pontirolo, Poscante, Gazzaniga, Vertova, Urgnano, Fara d’Adda. Le statue della balaustrata della chiesa di Ponte S. Pietro, secondo cronache dell’epoca, “furono dagl'intendenti per la loro bella mossa molto applaudite”. Le facciate delle chiese di Treviolo e di Osio Sotto sono tra le sue opere più belle come architetto. La sua ultima opera è per il campanile di Sabbio. Muore il 15 maggio 1770 e viene sepolto nella chiesa di S. Maria d’Oleno.
Lavorarono anche per i palazzi di molti nobili e ricchi dell’epoca, ricevendo numerosi incarichi anche dalle autorità della Repubblica di Venezia. Ricordiamo ad esempio la fontana di Piazza Dante a Bergamo e il disegno della strada che dalla Val Brembana porta in Valtellina.
Un’attività poco nota della loro vita è che il padre iniziò nel 1698 un diario, continuato anche dal figlio fino alla morte. In esso raccolgono non solo notizia delle loro opere, ma anche cronache dell’epoca. Questo diario, che fino al 1926 era appartenuto al Conte Danieli Camozzi, per ultimo fu dell’avv. Franco Mario Rota, morto in Bergamo nel 1959. Ne esisterebbe anche una copia, trascritta a suo tempo dal Conte Sozzi.
Nel corso di questi tre secoli sono stati numerosi gli storici e i critici d’arte che hanno parlato di loro, spesso confondendo il lavoro dei due Pirovano, perché non conoscevano alcuni dati biografici, reperibili invece negli archivi delle parrocchie di Sforzatica. Le conoscenze acquisite negli ultimi mesi sono numerose e altre ancora stanno venendo alla luce. Tra queste la notizia che forse anche Francesco, il padre di Pier Paolo era uno scultore del legno in Brianza. Saremmo quindi di fronte a tre generazioni di scultori, mentre non si sa nulla se il figlio di Antonio Maria proseguì nell’attività di famiglia.
Il loro diario permetterebbe di illustrare meglio, come scrisse De Chaurand, anche la vita di questo territorio nel corso del 1700. Ritrovare e pubblicare il loro diario sarebbe un modo degno di ricordare questi due artisti “dalminesi ante litteram”, come quello di intitolargli, magari, la nuova biblioteca. Sarebbe un modo per contribuire alla valorizzazione delle storie locali, per aiutare i giovani a formarsi degli interessi personali alla conoscenza, alla stima e alla conservazione del patrimonio culturale del proprio territorio.
 
Claudio Pesenti
Pietro Paolo e Antonio Maria Pirovano
scultori di Sforzatica nel 1700