Quando
si parla di movimento giovanile, che cosa s’intende? Si può parlare di scuole,
di minibaseball, di categorie ragazzi e cadetti, oppure juniores e primavera.
Bellavista, bravo tecnico romagnolo, in un articolo uscito recentemente su
baseball.it, lanciava un grido d’allarme: “non ci sono più le primavere di una
volta”! Zucconi, altro romagnolo, pietra miliare del baseball italiano, mi
confidava la sua preoccupazione sulla sorte di una Nazionale Italiana juniores
che dopo aver vinto gli europei difficilmente potrà eguagliare il precedente
risultato, a causa del livello tecnico dei futuri diciottenni.
Premesso
che condivido in pieno l’analisi dei due tecnici, ma allora il problema dove
sta? È giusto cercare nelle nuove regole per l’attività giovanile, la causa di
tale recessione? Quanti anni servono per costruire un vero giocatore di
baseball?
Pensiamo
ad esempio ad uno dei tanti ragazzi che per merito di un grande lavoro e
dedizione d’alcune persone, si affacciano al minibaseball qui in Romagna; fra
quanti anni uno di loro, giunto alla categoria juniores, potrà vestire una
maglia azzurra o affrontare un campionato di A1? Probabilmente dieci anni
circa. Dieci anni di intenso lavoro.
Ma
allora crediamo veramente di trovare le vere cause di crisi nelle scelte
federali dell’ultimo anno? Non è forse vero che “paghiamo” oggi le non scelte
degli ultimi dieci anni? Non è forse perché il movimento del baseball nazionale
si è beato dei successi costruiti con un lavoro che deriva dagli anni ottanta e
primi novanta?
Mi
spingo oltre: gli ultimi veri talenti italiani, a parte qualche eccezione, non
sono usciti sempre in quegli anni prodotti dalla scelta federale dei P.O.?
La
realtà è che ci siamo tutti seduti sulle sponde del fiume, aspettando di vedere
chissà che cosa, ma quello che stiamo vedendo sono i resti del nostro movimento
giovanile. Che cosa possiamo fare?
Mettere
da parte innanzi tutto gelosie politiche tra chi ha vinto o ha perso le
elezioni e poi confrontarci per ripartire con tanta umiltà. Che cosa ci manca
per rifondare il baseball e softball giovanile? Da 25 anni mi occupo di questo
facendo spesso scelte sbagliate, ma poi ripartendo dall’inizio, ascoltando e
copiando da chi è più bravo di me. Ora ho la consapevolezza di poter dare
qualcosa al mondo giovanile.
Ho
voglia di trasmettere, ma ho altrettanta voglia di ascoltare. Nessuno è
tenutario della verità, io per primo.
Nessuno
deve vantarsi di chissà quali idee. È il momento che chi realmente produce
diventi il motore di questa rinascita tanto agognata.
Chi
ha perso l’entusiasmo si faccia da parte. Non esiste nulla che possa impedire a
qualcuno di noi ad essere protagonista del futuro di questa federazione.
Abbiamo la fortuna di avere decine, centinaia, migliaia di ragazzi e ragazze
che bussano alla nostra porta. Il baseball piace! Facciamo in modo di aprire
questa porta, forse, fra dieci anni, ognuno di noi potrà essere fiero di aver
contribuito ad un grande progetto.
SULLE NUOVE REGOLE
Personalmente
condivido quasi tutte le nuove regole per l’attività giovanile. L’introduzione
(finalmente) della categoria ALLIEVI è sicuramente un fatto positivo.
Altrettanto positivo è aver introdotto il divieto a lanciare, nella propria
categoria, al primo anno Cadetti ed avere introdotto un limite di punteggio per
inning anche nelle categorie Allievi e Cadetti. Non sono invece
d’accordo sul lanciatore Ragazzi che può lanciare nel cat. Allievi
e sull’ultimo anno Ragazzi che può giocare nei Cadetti. Inoltre
preferirei una cat. Ragazzi divisa in due: quattro anni di differenza a
quell’età sono troppi.
Il limite dei nuovi provvedimenti sta nel fatto che essi
sono ancora incompleti. Manca un obiettivo generale di lungo termine che
dovrebbe invece essere alla base di qualsiasi programmazione. L’obiettivo
finale deve essere una rimodulazione di tutte le categorie con una migliore
scansione temporale delle stesse evitando le sovrapposizioni.
Un altro provvedimento sul quale non sono del tutto
d’accordo è la possibilità di sostituire con una squadra di Serie C la Juniores,
regola che, di fatto, ha penalizzato molto quest’ultima categoria.
Certo sono ben consapevole che i numeri sono quelli che
sono e che molte società faticano a raggiungerli ma, secondo me, a questo
punto, era molto meglio una Juniores con fuori quota piuttosto che la
soluzione trovata. Giocando nella loro categoria i giovani (e qui dobbiamo
pensare a tutti) possono completare
meglio il loro percorso formativo, evitando di essere gettati allo sbaraglio
in una categoria dove è spesso facile incontrare anche giocatori di 40
anni. Eliminando la Juniores, un
lanciatore (soprattutto) si trova a passare direttamente dai Cadetti
alla Serie Seniores (A,B,C a seconda delle società). Gli si crea così un
buco di tre anni (come minimo) proprio negli anni in cui dovrebbe invece
crescere come pitcher. Costruire dei
bravi lanciatori permetterebbe di risolvere il 50% dei problemi del gioco in
Italia (mi chiedo: perché non istituire in Italia una scuola per istruttori di
lanciatori?).
Un giovane lanciatore di 16 anni infatti difficilmente
trova spazio in queste squadre di serie C (dove a volte vengono dirottati anche
pitchers di serie superiore) e se anche lo trovasse sicuramente
patirebbe il salto di categoria. In ogni caso il risultato sarebbe di perderne
molti per strada. Le smanie di società ed allenatori li costringeranno a
bruciare i tempi (oltre che il braccio), impedendo loro di maturare nei modi e
nei tempi giusti.
La realtà invece dimostra che i lanciatori raggiungono la
maturità molti anni dopo l’uscita dalle categorie giovanili. Se poi vogliamo guardare la stessa SerieA
notiamo che, nei rosters delle squadre, ben pochi sono i lanciatori con meno di
23-24 anni. Bisognerebbe quindi introdurre una categoria post Juniores proprio
per questi giocatori (non la partita dei 4 under di qualche anno fa
bensì la “Primavera” di tantissimi anni fa….).
Ma i
problemi non esistono solo per i lanciatori. Certe società con pochi giocatori,
costringono i loro ragazzi a giocare in due-tre categorie con il risultato che
molti di loro si disaffezionano, perdono il loro gruppo di riferimento, non si
divertono più e smettono di giocare. Per non parlare poi di quelli che
s’infortunano per eccesso d’agonismo oppure per bruciare le tappe.
Qualcheduno
mi ha osservato che il problema non è quello delle regole ma di come reclutare
i giocatori. Per mia esperienza personale vi posso dire che reclutare i bambini
non è difficile. Molto più difficile e
mantenerli nei settori giovanili con queste regole che non aiutano le società a
ben comportarsi.
Due righe infine sulle finali
nazionali. Se proprio la FIBS vuole queste partite (io preferirei campionati
regionali per Ragazzi e Allievi) le organizzi pure, ma in Centri
Federali (Quadrifoglio) o del Coni (Acquacetosa) dotati di foresteria dove, con
poca spesa (a carico della Federazione) è possibile ospitare le squadre.
Rolando Renzi Membro C.S.G. F.I.B.S