Ospitiamo con piacere in questa pagina un intervento di Paolo Castagnini, presidente del Dynos Verona, una società che si sta impegnano molto per lo sviluppo del baseball giovanile e che andrebbe presa a modello da tutto il mondo baseballistico.

 

BREVE ANALISI DEL BASEBALL GIOVANILE

Quando si parla di movimento giovanile, che cosa s’intende? Si può parlare di scuole, di minibaseball, di categorie ragazzi e cadetti, oppure juniores e primavera. Bellavista, bravo tecnico romagnolo, in un articolo uscito recentemente su baseball.it, lanciava un grido d’allarme: “non ci sono più le primavere di una volta”! Zucconi, altro romagnolo, pietra miliare del baseball italiano, mi confidava la sua preoccupazione sulla sorte di una Nazionale Italiana juniores che dopo aver vinto gli europei difficilmente potrà eguagliare il precedente risultato, a causa del livello tecnico dei futuri diciottenni.

Premesso che condivido in pieno l’analisi dei due tecnici, ma allora il problema dove sta? È giusto cercare nelle nuove regole per l’attività giovanile, la causa di tale recessione? Quanti anni servono per costruire un vero giocatore di baseball?

Pensiamo ad esempio ad uno dei tanti ragazzi che per merito di un grande lavoro e dedizione d’alcune persone, si affacciano al minibaseball qui in Romagna; fra quanti anni uno di loro, giunto alla categoria juniores, potrà vestire una maglia azzurra o affrontare un campionato di A1? Probabilmente dieci anni circa. Dieci anni di intenso lavoro.

Ma allora crediamo veramente di trovare le vere cause di crisi nelle scelte federali dell’ultimo anno? Non è forse vero che “paghiamo” oggi le non scelte degli ultimi dieci anni? Non è forse perché il movimento del baseball nazionale si è beato dei successi costruiti con un lavoro che deriva dagli anni ottanta e primi novanta?

Mi spingo oltre: gli ultimi veri talenti italiani, a parte qualche eccezione, non sono usciti sempre in quegli anni prodotti dalla scelta federale dei P.O.?

La realtà è che ci siamo tutti seduti sulle sponde del fiume, aspettando di vedere chissà che cosa, ma quello che stiamo vedendo sono i resti del nostro movimento giovanile. Che cosa possiamo fare?

Mettere da parte innanzi tutto gelosie politiche tra chi ha vinto o ha perso le elezioni e poi confrontarci per ripartire con tanta umiltà. Che cosa ci manca per rifondare il baseball e softball giovanile? Da 25 anni mi occupo di questo facendo spesso scelte sbagliate, ma poi ripartendo dall’inizio, ascoltando e copiando da chi è più bravo di me. Ora ho la consapevolezza di poter dare qualcosa al mondo giovanile.

Ho voglia di trasmettere, ma ho altrettanta voglia di ascoltare. Nessuno è tenutario della verità, io per primo.

Nessuno deve vantarsi di chissà quali idee. È il momento che chi realmente produce diventi il motore di questa rinascita tanto agognata.

Chi ha perso l’entusiasmo si faccia da parte. Non esiste nulla che possa impedire a qualcuno di noi ad essere protagonista del futuro di questa federazione. Abbiamo la fortuna di avere decine, centinaia, migliaia di ragazzi e ragazze che bussano alla nostra porta. Il baseball piace! Facciamo in modo di aprire questa porta, forse, fra dieci anni, ognuno di noi potrà essere fiero di aver contribuito ad un grande progetto.

Paolo Castagnini   Consigliere Federale

SULLE NUOVE REGOLE

Personalmente condivido quasi tutte le nuove regole per l’attività giovanile. L’introduzione (finalmente) della categoria ALLIEVI è sicuramente un fatto positivo. Altrettanto positivo è aver introdotto il divieto a lanciare, nella propria categoria, al primo anno Cadetti ed avere introdotto un limite di punteggio per inning anche nelle categorie Allievi e Cadetti. Non sono invece d’accordo sul lanciatore Ragazzi che può lanciare nel cat. Allievi e sull’ultimo anno Ragazzi che può giocare nei Cadetti. Inoltre preferirei una cat. Ragazzi divisa in due: quattro anni di differenza a quell’età sono troppi.

Il limite dei nuovi provvedimenti sta nel fatto che essi sono ancora incompleti. Manca un obiettivo generale di lungo termine che dovrebbe invece essere alla base di qualsiasi programmazione. L’obiettivo finale deve essere una rimodulazione di tutte le categorie con una migliore scansione temporale delle stesse evitando le sovrapposizioni.

Un altro provvedimento sul quale non sono del tutto d’accordo è la possibilità di sostituire con una squadra di Serie C la Juniores, regola che, di fatto, ha penalizzato molto quest’ultima categoria.

Certo sono ben consapevole che i numeri sono quelli che sono e che molte società faticano a raggiungerli ma, secondo me, a questo punto, era molto meglio una Juniores con fuori quota piuttosto che la soluzione trovata. Giocando nella loro categoria i giovani (e qui dobbiamo pensare a tutti) possono completare  meglio il loro percorso formativo, evitando di essere gettati allo sbaraglio in una categoria dove è spesso facile incontrare anche giocatori di 40 anni.  Eliminando la Juniores, un lanciatore (soprattutto) si trova a passare direttamente dai Cadetti alla Serie Seniores (A,B,C a seconda delle società). Gli si crea così un buco di tre anni (come minimo) proprio negli anni in cui dovrebbe invece crescere come pitcher.  Costruire dei bravi lanciatori permetterebbe di risolvere il 50% dei problemi del gioco in Italia (mi chiedo: perché non istituire in Italia una scuola per istruttori di lanciatori?).

Un giovane lanciatore di 16 anni infatti difficilmente trova spazio in queste squadre di serie C (dove a volte vengono dirottati anche pitchers di serie superiore) e se anche lo trovasse sicuramente patirebbe il salto di categoria. In ogni caso il risultato sarebbe di perderne molti per strada. Le smanie di società ed allenatori li costringeranno a bruciare i tempi (oltre che il braccio), impedendo loro di maturare nei modi e nei tempi giusti.

La realtà invece dimostra che i lanciatori raggiungono la maturità molti anni dopo l’uscita dalle categorie giovanili.  Se poi vogliamo guardare la stessa SerieA notiamo che, nei rosters delle squadre, ben pochi sono i lanciatori con meno di 23-24 anni. Bisognerebbe quindi introdurre una categoria post Juniores proprio per questi giocatori (non la partita dei 4 under di qualche anno fa bensì la “Primavera” di tantissimi anni fa….).

Ma i problemi non esistono solo per i lanciatori. Certe società con pochi giocatori, costringono i loro ragazzi a giocare in due-tre categorie con il risultato che molti di loro si disaffezionano, perdono il loro gruppo di riferimento, non si divertono più e smettono di giocare. Per non parlare poi di quelli che s’infortunano per eccesso d’agonismo oppure per bruciare le tappe.

Qualcheduno mi ha osservato che il problema non è quello delle regole ma di come reclutare i giocatori. Per mia esperienza personale vi posso dire che reclutare i bambini non è difficile.  Molto più difficile e mantenerli nei settori giovanili con queste regole che non aiutano le società a ben comportarsi.

Due righe infine sulle finali nazionali. Se proprio la FIBS vuole queste partite (io preferirei campionati regionali per Ragazzi e Allievi) le organizzi pure, ma in Centri Federali (Quadrifoglio) o del Coni (Acquacetosa) dotati di foresteria dove, con poca spesa (a carico della Federazione) è possibile ospitare le squadre.

Rolando Renzi   Membro C.S.G. F.I.B.S