stai ascoltando lo Studio Opera 2 n.1 di Alexander Scriabin
|
Si
avvicina la data della partenza per Safaga,
l'entusiasmo del gruppo è alle stelle: sappiamo che i siti
di immersione sono degni dei nostri appetiti e che, in quei luoghi, le
sorprese non mancano. Trascorro quindi gli ultimi giorni fissando nella
mente i nomi e le caratteristiche dei reef per dilatare il piacere
dell'esperienza che a breve andrò a vivere insieme con amici
veramente speciali.
|
Appena
sotto la superficie la
sagoma del relitto si profila nella sua interezza: il Salem
è adagiato sul fianco destro in una posizione innaturale che
ritorna la drammaticità dei momenti che ne hanno segnato la
fine.
E' un attimo: insieme, Alberto e io indichiamo la direzione, quindi ci lasciamo scivolare giù fino a raggiungere il fumaiolo inferiore fino alla grande "esse" tra rami di alloro, preservata nel tempo dallo scrigno del mare. In ginocchio davanti allo stemma del Salem guardo le mani che preparano i legacci; a quelle mani affido il fiore perchè l'intensità del momento mi rende incapace di compiere quel gesto che dà alla nostra presenza un significato, un valore che oltrepassa il sottile confine tra spettatore e interprete. Poi, per un breve, lunghissimo tempo restiamo lì, fermi a guardare, in comunione con il luogo, con le anime, con noi stessi. Allora ci è sembrato di sentire la presenza e la muta approvazione degli abitanti del Salem placati da un gesto d'amore; allora ho imparato che anche sott'acqua si può piangere. Il resto dell'immersione è un passaggio discreto, leggero come una carezza, ritmato dal respiro lento e regolare: un omaggio a quel sepolcro di lamiera che in pochi istanti ha congelato la vita. Dopo
uno sguardo alla
inutile scialuppa sottostante, seguo Alberto lungo il perimetro della
nave; penetriamo
nella plancia di
comando
alla ricerca di un contatto più intimo con la lamiera dal
colore grigio e triste, poi oltrepassiamo
la prua portandoci verso il fondo. Tutt'intorno il silenzio rarefatto
racconta, l'acqua limpida mostra impietosa le dimensioni della sciagura
mentre l'eco di tante storie rimbalza sui semplici oggetti di
vita quotidiana, oramai solo frammenti di anime dagli occhi spenti.
Non è possibile salutare ogni cosa, gli strumenti ricordano che sono altre le regole che fissano i tempi. Raggiungiamo quindi le eliche sovrastati dall'enorme chiglia che guarda il reef e lentamente risaliamo, fermandoci il tempo necessario per lasciare al Salem Express un ultimo pensiero ed un pezzetto di noi. Oggi,
mi piace fissare negli occhi e nel cuore l'immagine di quel fiore; mi
piace pensare che altri rinnoveranno il gesto su tutti i Salem
custoditi dal mare: perchè un simbolo è un valore
senza tempo, un omaggio alla Vita che tutto comprende.
---------------------------------------------
Questo scritto, fortemente voluto, è il mio personale ringraziamento agli amici, compagni di viaggio e di emozioni: senza di loro, senza Fondali.it, tutto questo non sarebbe stato. 19 giugno 2008 |