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un fiore per il Salem (Safaga, 15 maggio 2008)

  Ero stata avvertita: l'immersione sul Salem Express è una di quelle che lascia il segno.

 Questa la storia.  L'affondameSalem Expressnto fu conseguenza della sciagurata decisione del comandante di seguire una rotta insolita con l'intento di abbreviare i tempi di navigazione. Fu così che, proveniente da Jeddah (Arabia Saudita), il traghetto Salem Express andò a cozzare con violenza contro il reef a circa 11 km dal porto di Safaga.
A bordo, 72 uomini di equipaggio e un numero imprecisato di passeggeri (ufficialmente registrati circa 600, ma si pensa ad almeno 800 persone), per la maggior parte pellegrini di ritorno da La Mecca.
La forte collisione con il reef causò l'apertura del portellone di carico e una falla di circa 10 metri nella prua dello scafo. In 20 minuti il Salem Express si inclinò sul lato destro e si inabissò.
L'ora della collisione, il repentino affondamento, le avverse condizioni metereologiche, fecero contare solo 180 sopravvissuti: era la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1991.


Leggendo la storia, sgombro l'animo per lasciare che le emozioni si espandano, per saggiare un pezzetto di dolore di quella tragedia, per recepire con il dovuto rispetto il messaggio che la vista del relitto avrebbe saputo trasmettermi.

da sinistra: Francesco, Aldo, Alda, Ettore, Albe, Tiziana, AlbertoSi avvicina la data della partenza per Safaga, l'entusiasmo del gruppo è alle stelle: sappiamo che i siti di immersione sono degni dei nostri appetiti e che, in quei luoghi, le sorprese non mancano. Trascorro quindi gli ultimi giorni fissando nella mente i nomi e le caratteristiche dei reef per dilatare il piacere dell'esperienza che a breve andrò a vivere insieme con amici veramente speciali.
Guardo foto e filmati, assorbo colori e atmosfere, contemplo forme bizzarre e strabilianti architetture, sbircio avida e indiscreta scorci di quel mondo non mio che presto mi accoglierà.
Il pensiero però inciampa sempre lì, sul Salem Express. Il contrasto di quell'immersione è stridente, fa virare il mio umore, mi impone di andare portando un gesto, un simbolo di amore e di umana pietà.



L'intesa con Alberto, mio compagno di immersioni, mi spinge a renderlo partecipe del mio intento ed a progettare insieme il compimento di quel gesto che, da subito, ci ha accomu
un fiore... un simbolo: un valore senza temponati con identico sentire.
E' stato così che -complici-, prima di saltare in acqua, abbiamo comunicato la nostra intenzione agli amici che avrebbero poi fissato con immagin
i quei momenti di intensa partecipazione.


Un particolare Alberto ed io non avevamo concordato: dove deporre il fiore. Impossibile deciderlo a tavolino, senza aver stabilito un contatto con il relitto.... senza averne ascoltato i richiami. Sapevamo entrambi che il luogo giusto doveva essere il compendio di ogni cosa ed abbiamo rinviato la scelta fino a quando, al cospetto del Salem, qualcosa ci avrebbe guidati.

verso lo stemma del Salem
Appena sotto la superficie la sagoma del relitto si profila nella sua interezza: il Salem è adagiato sul fianco destro in una posizione innaturale che ritorna la drammaticità dei momenti che ne hanno segnato la fine.
E' un attimo: insieme, Alberto e io indichiamo la direzione, quindi ci lasciamo scivolare giù fino a raggiungere il fumaiolo inferiore fino alla grande "esse" tra rami di alloro, preservata nel tempo dallo scrigno del mare.


In ginocchio davanti allo stemma del Salem guardo le mani che pregrazie Aldo per aver fissato questo momento!parano i legacci; a quelle mani affido il fiore perchè l'intensità del momento mi rende incapace di compiere quel gesto che dà alla nostra presenza un significato, un valore che oltrepassa il sottile confine tra spettatore e interprete.
Poi, per un breve, lunghissimo tempo restiamo lì, fermi a guardare, in comunione con il luogo, con le anime, con noi stessi. Allora ci è sembrato di sentire la presenza e la muta approvazione degli abitanti del Salem placati da un gesto d'amore; allora ho imparato che anche sott'acqua si può piangere.


Il resto dell'immersione è un passaggio discreto, leggero come una carezza, ritmato dal respiro lento e regolare: un omaggSalem Express: particolareio a quel sepolcro di lamiera che in pochi istanti ha congelato la vita.

Dopo uno sguardo alla inutile scialuppa sottostante, seguo Alberto lungo il perimetro della nave; penetriamo nella plancia di comando alla ricerca di un contatto più intimo con la lamiera dal colore grigio e triste, poi oltrepassiamo la prua portandoci verso il fondo. Tutt'intorno il silenzio rarefatto racconta, l'acqua limpida mostra impietosa le dimensioni della sciagura mentre l'eco di tante storie rimbalza sui semplici oggetti di vita quotidiana, oramai solo frammenti di anime dagli occhi spenti.

Non è possibile salutare ogni cosa, gli strumenti ricordano che sono altre le regole che fissano i tempi.  Raggiungiamo quindi le eliche sovrastati dall'enorme chiglia che guarda il reef e lentamente risaliamo, fermandoci il tempo necessario per lasciare al Salem Express un ultimo pensiero ed un pezzetto di noi.

un fiore per il Salem



Oggi, mi piace fissare negli occhi e nel cuore l'immagine di quel fiore; mi piace pensare che altri rinnoveranno il gesto su tutti i Salem custoditi dal mare: perchè un simbolo è un valore senza tempo, un omaggio alla Vita che tutto comprende.


    

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Questo scritto, fortemente voluto, è il mio personale ringraziamento agli amici, compagni di viaggio e di emozioni: senza di loro, senza Fondali.it, tutto questo non sarebbe stato.

Tiziana



   19 giugno 2008

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