Gli
anni passano, le vicende della vita ci distraggono, ci assorbono, non
di rado ci travolgono: ma le passioni, i desideri, i sogni sfiorati
restano. Apparentemente dimenticati o volutamente accantonati, restano
lì -dentro di noi- in qualche modo sempre presenti... una
potenzialità che attende di essere vissuta.
Gli
anni passano e un giorno, quasi all'improvviso, ci accorgiamo di essere
ringiovaniti: svanite le vecchie paure, assorbiti i dolori, scrollate
le sovrastrutture, assestati sul cardine della nostra esistenza, solidi
pur nella fragilità. Finalmente liberi dal "dover essere"
scopriamo, quasi con meraviglia, la libertà di essere noi stessi.
Potrei
descrivere così il contesto in cui, alla non più tenera
età di 52 anni, mi sono confrontata con la mia prima esperienza
subacquea.
Tutto è avvenuto lo scorso mese di giugno, all'isola d'Elba,
dove ero in vacanza. Sulla spiaggia si trovava un diving ed io guardavo
il movimento di sub, barche, gommoni e attrezzature: con avidità
e con la sofferenza sottile e tagliente di un desiderio negato. "Troppo
tardi" mi dicevo, "il mio tempo è passato" ed ho ramazzato ogni
cosa sotto il tappeto dell'anima che ricopre, insieme con questa, tutte
le altre amarezze del non vissuto.
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Poi,
al bar della spiaggia, in calce alla pubblicità del diving,
leggo la frase: "immersione di prova per non brevettati euro 20,00". La
scintilla si riaccende, emozioni e pensieri contrastanti, forse posso
provare....
A
mano a mano che l'idea prende corpo nasce anche la paura di
confrontarmi con un'abilità che non so se possiedo. E poi....
"Se
l'immersione mi piacerà molto il rinunciarci, dopo, non
sarà ancora più doloroso? Che senso ha provare qualcosa
che sai di non poter continuare perchè non è alla tua
portata?.... sei troppo vecchia oramai". "Già... ma se non
provo" -mi dico- "perdo anche l'opportunità di fare questa
esperienza, di vivere sensazioni mai conosciute prima, di sapere se
-più giovane- sarei stata capace".
Mi sento stupida... Sono stupida? Stupida a fare o a NON fare?
Come di consueto, alla fine lascio prevalere la spinta emotiva e prenoto la mia immersione
ancora chiedendomi se sono ridicola o audace. Eccomi quindi alle prese
con una grottesca vestizione della muta; l'ilarità del vecchio
sub che mi assiste mi ha dato il buon umore e così tra le
risate, opportunamente guidata, mi sono ritrovata adosso una serie di
aggeggi strani e pesantissimi. Poche parole di spiegazione e via verso
quella che da subito mi è sembrata la prova più tremenda
da superare: arrivare al mare, già completamente attrezzata, percorrendo a piedi l'intero arenile.
Finalmente sulla riva, ancora benedicendo le fatiche dell'ultimo anno
di palestra, riesco anche a calzare le pinne senza crollare e rifiato
quando la spinta dell'acqua mi libera da ogni peso.
Ora sono più rilassata, pronta ad abbandonarmi a quel mare che per almeno metà della vita mi ha dato gioia, soddisfazioni e conforto.
La ragazza tedesca che mi accompagna e che si occupa di manovrare il
mio GAV è una presenza discreta e rassicurante: so di avere la
sua attenzione e vado tranquilla come mai avrei immaginato.
Respirare sott'acqua? Non ne ho alcun ricordo particolare... l'ho fatto
con la stessa fluida naturalezza dei comportamenti usuali e cioè
senza la necessità di porvi particolare attenzione. Ben diversa,
invece, l'insolita ed imprecisa percezione del mio corpo nell'acqua:
incuriosita, stupefatta, felice, rispondo ai segnali della mia guida
assaporando ogni attimo di quella passeggiata sui fondali dell'Elba.
Ritornati alla riva, Silke (la ragazza tedesca) si complimenta
dicendomi che vado bene sott'acqua; aggiunge poi: "brava, il tuo
respiro è lento e regolare". Questa sua osservazione mi
dà un'altra grande soddisfazione perchè premia il duro
lavoro che ho svolto in passato sulla consapevolezza e sul controllo
del respiro. Anche in questa occasione -rifletto- addestramento e
disciplina hanno dato i loro frutti.
Quando esco dall'acqua sono raggiante per la prova superata e per essermi finalmente ricongiunta con il mare in un più intimo
abbraccio, godo del piacere della conquista e non metto freni al
vortice di sensazioni e di emozioni che mi danno un senso di appagante
pienezza mentre vedo apparire sempre più netti i contorni di una
nuova consapevolezza: forse posso farcela, forse non è troppo
tardi!
Rientro dalla vacanza covando il neonato progetto, già sapendo
che i nuovi interrogativi ed i residui timori avrebbero potuto
risolversi solo mettendomi alla prova. E così è stato.
Il 5 agosto ho conseguito un brevetto
Open Water Diver continuando poi ad immergermi con regolarità
almeno due volte a settimana. Ho conosciuto luoghi e persone,il piacere
di condividere, l'entusiasmo di programmare i prossimi tuffi, la
gioiosa convivialità degli incontri, l'appagante stanchezza del
dopo: ho imparato molto, ancor di più ho da imparare e
chissà quante cose ancora da scoprire.
Ad ottobre inizio il corso Advanced con la certezza, questa volta, che non è mai troppo tardi.
12 settembre 2007
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