Sharm,
ultimo giorno. Il periodo di NO FLY impone una pausa
prima del
rientro in Italia, uno spazio senza tempo attraverso il quale lasciarsi
scivolare per attenuare il contrasto tra realtà troppo
distanti.
Sulla
spiaggia dell'hotel, un pensiero all'attrezzatura stesa ad asciugare,
lo sguardo al mare, la mente affollata dai ricordi dei 5 giorni di immersioni, mi aggrappo
alle emozioni
intense di questo breve soggiorno: la mia prima vacanza subacquea,
nell'insolito periodo addossato al Natale.
L'agitazione
della partenza, l'organizzazione del bagaglio, l'ansia per l'eccessivo
peso, dubbi e inquiedutini che sempre mi accompagnano
quando affronto situazioni nuove, sono la matassa da cui
si dipana il filo che ora vado raccogliendo in un gomitolo di ricordi.
Esperienze, emozioni, sensazioni, piccole disavventure, gioie
inattese... Troppo da
raccontare della rapida sequenza di 10 immersioni: per alcune i ricordi
si accavallano, per altre restano gli spaccati di ricca
intensità penetrati con gli occhi dell'anima. Per tutte,
essere accolti dall'acqua limpida e dalla generosità di
questo mare è un piacere che basta a se stesso.
Ras
Khati, la prima immersione. Semplice, tranquillo, immediatamente
raggiungibile, il sito è un primo assaggio: il battesimo
consueto per neofiti e non. Si provano la pesata e il nuovo assetto, si
cerca l'affiatamento di gruppo mentre,
ospiti indisturbati, si scruta con avidità in ogni dove. Lo
sguardo spazia libero e resta
catturato dalla sorprendente varietà delle
forme in
cui la vita si manifesta, come un caleidoscopio dai colori insoliti e
bizzarri; viene voglia di fermarsi, tanto appare
superfluo e ridondante sommare il proprio movimento
alla fluida naturalezza della danza sottomarina. Difficile,
però, resistere al richiamo di un reef dalla conformazione
intrigante che blandisce la tua voglia di sorprenderti e, ancor di
più, seguire la guida allontanandosi prima di aver
pienamente soddisfatto il piacere di un incontro.
Avrebbero
meritato più attenzione la piccola murena grigia, le
tridacne che ben presto avrei
imparato a individuare, i trigoni a macchie blu che non hanno mai
smesso di affascinarmi per l'agile eleganza del movimento.
E
sorrido ricordando che, proprio a causa di un grosso trigone scovato in
un anfratto, ho distolto troppo a lungo l'attenzione dalla nostra guida
ed ho proseguito per un po' accodandomi a chissà chi.
Essere,
senza spazio e senza tempo, in un tutt'uno senza soluzione di continuità, è una
sensazione che si è poi riaffacciata tutte le volte che ho potuto abbandonarmi
al piacere intenso e carezzevole dell'intimità di
un'intesa.
Così è
accaduto a Ras Uhm Sid passando su una distesa di maestose madrepore a fungo;
negli istanti magici sulla sella di Jackson Reef mentre penetravo le nuvole
di anthias affiancata dai profili affilati dei pesci
trombetta; quando, a Ras Nasrhani, ho seguito il passaggio dei pomposi pesci
Napoleone; e ancora, a Shark Reef, quando mi sono persa nei riflessi lanciati
nel blu dai branchi di carangidi.
Ovunque
l'acqua limpida annulla le distanze, guida l'occhio attento alla scoperta di
sorprendenti capacità mimetiche (grandiosa quella del pesce pietra!) e permette
di curiosare seguendo ogni piccolo movimento. Ricordo
il sasso che, senza apparente motivo, rotolava lungo un pendio sabbioso e che mi
ha condotto alla tana di un polpo a Ras Bob; la nuvola di polvere al cui richiamo non ho resistito, ritrovandomi così a seguire il
lavoro di un Chirurgo nero forse
intento a prepararsi la tana nel reef di Woodhouse e, non lontano, il superbo
Balestra blu che ho scorto attirata dal movimento insolito di una colonia di
coralli. Le piccole attività degli abitanti del reef, forse prive di interesse per i più, mi hanno sempre affascinata
appagandomi non meno degli incontri importanti, come quello con una razza di
generose dimensioni che si è lasciata ammirare a lungo sul fondale sabbioso di
Jolanda Reef prima di regalarci lo spettacolo del suo volo
sottomarino.
Ed ecco,
rivedo l'ultimo giorno di immersioni, due tuffi a cui
tenevo particolarmente per salutare questo mare portandomi dentro un'impronta
forte e duratura. Così è stato, ma le cose non sono andate come
desideravo.
L'entusiasmo
del giorno precedente ci aveva trovati concordi nel
ritornare ai reef di Shark e Jolanda.
Ben presto, però, l'aspettativa di ripercorrere il
cammino con rinnovato piacere si è tramutata in una faticosa avanzata contro
corrente per la scelta della nostra guida di seguire un itinerario alternativo
costeggiando il torrione di Shark con parete a destra.
La
difficoltà di conciliare l'esigenza di addossarsi al reef con l'assoluto
rispetto per l'ambiente, ha assorbito interamente la mia l'attenzione e non c'è
stato spazio per altro se non per il timore di essere trascinata nel blu a causa
di condizioni ancora peggiori in prossimità della sella tra i due torrioni.
Ricordo la
fatica, il respiro affannoso, l'indice del manometro che scendeva ad una
velocità per me insolita e un unico desiderio: uscire presto da quella
situazione che sentivo di non riuscire a fronteggiare più a
lungo.
Nessuna
tregua, neanche sulla sella tra i due reef dove, per la corrente ancora più
robusta, procedevo a fatica sfiorando il fondale, ormai fortemente contrariata
dall'infelice scelta di un percorso che stavo seguendo in condizioni al limite delle mie possibilità.
E' stato
allora che l'ho vista: vicinissima, mi sovrastava sulla destra una bellissima
murena gigante.
Sento ancora l'emozione e la gioia impetuose che hanno spazzato via il cattivo
umore mentre con nuova energia ho pinneggiato per
oppormi alla forza che mi trascinava via dall'incontro insperato. E' vivo il
ricordo della caparbietà con cui ho contrastato affanno
e stanchezza fino a quando, raccolto il suggerimento di qualcuno, mi sono
aggrappata al fondale e ho rifiatato: finalmente ferma di fronte all'imponente
creatura, mi sono concessa qualche istante di indiscusso piacere che avrei poi
rivisto fissato dagli scatti di un amico.
La lettura
del manometro è una sferzata che spezza l'incanto: i 50bar residui sono una misera scorta, assolutamente insufficiente per
l'esplorazione del secondo reef. Malvolentieri lascio l'appiglio e pinneggio
energicamente per segnalare alla guida la riserva d'aria, appena degnando con
uno sguardo un'altra murena che in condizioni differenti mi avrebbe calamitata verso la sua tana.
A causa
del vento e della corrente, anche il ritorno sulla barca non è stato dei migliori; a quel punto, decisamente contrariata dalle
incomprensioni con la guida nell'ultima fase dell'immersione, stanca, con il
miglior umore nero, ero decisa a rinunciare all'ultimo tuffo pur di non ripetere
l'esperienza.
Mi faranno
però recedere dall'amaro proposito le rassicurazioni sulle differenti condizioni
del prossimo sito, il desiderio di non privarmi di un ultimo sguardo ai fondali
di Ras Mohammed e la certezza che mi sarei acquietata
nella ritrovata sintonia.