MUCCHIO SELVAGGIO
n.532
Tilak - Illusone
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
by Loris Furlan

"Nutrimento Elettroacustico" oltre che il primo cd dei Tilak di due anni fa,
è stato sin dagli inizi eloquente manifesto degli intenti del Livornese
Francesco Landucci (Sitar,chitarra,siter,synth,programming).
"Illusione" sa confermare , con ulteriore padronanza nella gestione
d'assieme e del dettaglio ,l'energica commistione di intense fragranze
etniche con un elettronica non preponderante ma strisciante e pulsante
quanto basta per donare fascino e buona originalità contestuale .
La circolarità delle percussioni suonate da Pietro Riparbelli
(voce,congas,djembe,darbuka,udu,metalli,batteria) su "So We'll Go No More
Aroving" è certamente emblematica, con una profondità di synth  in
retrovia,le voci che si sormontano,il suono tipico del Sitar e il valore
aggiunto di grazia e forza espressiva che la vocalist di origine greca
Marina Mulopulos sa infondere in ogni brano .Talora il ritmo si fa più
ossessivo ("Asteria","Andras"),altrove più ipnotico e seducente
("Illusion","Evocazione/Silenzio"), sempre ricco di profumi etnici forti e
inebrianti ,in una sorta di pop-etno-trance dalle peculiari escursioni
mediorientali ("Alaassumakuu'usi" e "Maharbeeltika" hanno testi tratti dal
poema epico assiro "Nergal ed Ereskigal") .Il basso (e contrabbasso) di
Enrico Amendolia completa il solido e preciso motore ritmico ,spesso persino
tribale ,propulsione di un tessuto sonoro deciso, mantrico, ineccepibile nei
propri intarsi strumentali..
 
 
 
BLOW UP
n58 marzo2003
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
by Dionisio Capuano
Viaggia da oriente a occidente, dal passato ad oggi la musica dei Tilak. Francesco Landucci (chitarra, sitar, synths) attraversa il Mediterraneo, il deserto raccogliendo immagini e suoni. Enrico Amendolia (basso e contrabbasso) e Pietro Riparbelli (Voce e percussioni) intessono trame ritmiche e intrecciano la tradizione etnica con l'elettronica e il digitale gettando un ponte emotivo da Damasco alle dance-halls. E' tuttavia la voce di Marina Mulopulos, che canta in inglese, greco, assiro in fonetica araba, a imporsi, nitida quasi dura ma sensuale. Punti di forza di ILLUSIONE sono il dinamismo poliritmico (So We'll Go No More A Roving; Asteria; Andras) e alcuni equilibrismi tra club music e etnobeat (Alaassumakunuu'si). Coloro che non spasimano per il techno-etno-rock possono avvicinarsi senza tema di reazioni esantematiche violente completando la propria discoteca con un album che si dà a più di un ascolto. Invece, i fans del genere potrebbero trovare il (6/7) addirittura ingiusto.

 

MESCALINA MUSICA
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
By Christian Verzeletti
 
I Tilak sono un gruppo toscano che propone una musica elettro-acustica, cantata in italiano, in inglese, in greco e (udite udite!) anche in assiro in fonetica araba. Detto così, viene da pensare a uno dei tanti progetti frutto di contaminazioni e globalizzazioni varie, in bilico tra la musica etnica e la new age, con qualche colpo d’elettronica tanto per stare al passo coi tempi e guadagnarsi un po’ più d’attenzione.
Invece i Tilak si tengono ben distanti da qualunque forma di mercificazione e da qualsiasi smania per la musica orientale che pervada le classifiche: il loro esordio è un disco senza compromessi, mai scontato.
Già un paio d’anni fa era stato in circolazione “Nutrimento elettroacustico”, ma ora, con l’entrata nel gruppo della cantante Marina Mulopulos, la proposta dei Tilak si fa ancora più originale ed azzardata: world, etnica ed elettronica diventano un corpo unico che la voce smuove continuamente, ora con movenze calde e sensuali ora con brevi scosse telluriche.
Tanto per capire lo spessore di questa materia, basta dare un’occhiata agli strumenti impiegati nel disco: batteria, programming, synth, basso, contrabbasso e soprattutto sitar, siter, con l’aggiunta di uno stuolo impressionante di percussioni (congas, djambe, darbuka, udu, tomtimbal, timpano). La combinazione tra l’elettronica e il sitar di Francesco Landucci crea delle trame avvolgenti e inedite, travolgenti come una lava il cui corso non è arginabile: drum’n’bass e dance si fondono con una world molto evocativa, che echeggia arie arabe e indiane. Il risultato potrebbe essere descritto come esotico, per le nostre orecchie colonizzate dalla musica anglofona, ma in realtà quello che i i Tilak fanno suona più che altro molto mediterraneo. L’inizio del cd ha un impatto che spiazza: “So we'll go no more a roving” è tutta un susseguirsi di percussioni, campionamenti, con le due voci, maschile e femminile, che si alternano con grande equilibrio, mentre “Asteria” ha un attacco di sitar e di siter che introduce ad una danza in cerchio senza sosta. L’elettronica non arriva mai a pompare, ma segue sempre le movenze sinuose della voce di Marina Mulopulos, brava nel sciogliere e dilatare qualunque fonema, anche quando canta in italiano (“Evocazione/silenzio”). La musica dei Tilak brucia di un fuoco sacro e allo stesso tempo di un’estrema lucidità, che permette un uso, e non un abuso, di effetti e programming: la direzione seguita è quella che porta a frammentare la ritmica (“Kitaxeme”) e a creare continue alternanze con le percussioni, aggiungendo ulteriore varietà e colore ai brani.
Conclude giustamente tutto una traccia condotta dalla sola voce di Marina, che provoca una serie di brividi provenienti da zone meridionali / orientali non identificate. “Illusione” è un disco coraggioso e intelligente, che non cerca di spingere, ma di suonare al di là dei soliti confini. E ci riesce alla grande.
 
 
 
 
WORLD MUSIC
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
n°57 Novembre/Dicembre 2002
CDR
Quartettoche si avventura in un plurilinguismo acustico ed elettronico, che suggerisce orizzonti dove futuro e passato si confondono. Un superamento di rigidità musicali che è ricerca interiore ed esistenziale - oltre l'evanescenza new age.
 
 
 
ROCKERILLA
n°268 Dicembre 2002
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
 
Davvero particolare "Illusione" dei misteriosi Tilak, strano album che percorre corridoi oscuri sospesi tra avanguardia, elettronica anni '80, aperture orientaleggianti e persino ambientazioni dark-wave, non distanti da certe produzioni project o 4AD (Dead Can Dance in primis). A tratti davvero suggestivo, grazie alle vocals arcane della cantante italo-greca marina Mulopulos, e alle sonorizzazioni di Francesco Landucci e Pietro Riparbelli. "ILLUSIONE" è uno di quegli album che se arrivassero dall'estero, grideremmo al miracolo. Un atto di dolore per critici e promoters sarebbe necessario.
RRR
 
 
 
Art&Job Magazine
La musica etno di Tilak
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
di Romano Rigamonti
 
Un trip, tra vibrazioni elettroniche di varia natura e sonorità vocali e strumentali di origine orientale, è l’album "Illusione", parto immaginativo dei Tilak. Tilak è la creatura musicale di Francesco Landucci, nata nel Novantasei e finora espressasi durante festival d’artisti di strada e feste. Il suo progetto non è in solitario, poiché, oltre al sound dei suoi sample e del sitar, può contare sul prezioso apporto tecnico e contenutistico di Marina Mulopulos alla voce, Pietro Riparbelli alle percussioni ed Enrico Amendolia al basso e contrabbasso. Tilak è un gruppo composto da artisti ricchi di una grande esperienza personale nel campo della musica e lo si può apprezzare proprio in questo Illusione, da cui traspare chiaramente quanto reale e non illusorio sia l’alto livello qualitativo del loro sound. Undici brani per descrivere panorami in equilibrio tra oriente e occidente, ricchi di un fascino decisamente particolare, a cui concorre sia l’uso del linguaggio, espresso in diversi idiomi, come il greco, l’italiano, l’inglese e l’Assiro in fonetica araba, sia la curatissima parte ritmica, dai colori spesso tribali. Il brano d’apertura "So We’ll Go No More a Roving" è forse il più ricco d’atmosfere accattivanti e contemporaneamente fruibili, una giusta introduzione ai brani successivi, "Asteria" e "Illusion", che si inerpicano per la difficile salita verso la fusione tra suono etnico ed elettronica. Lontano dal rumorismo in voga ora, Tilak si esprime in canoni stilistici che ricordano lontanamente Loop Guru e Trans-Global Underground e le sonorità etniche degli strumenti originali utilizzati assieme agli interventi vocali di Marina, decisamente belli e coinvolgenti, tracciano nell’aria l’attuale personalità sonica del gruppo. Tilak è un progetto in evoluzione, bello e molto promettente, che certamente saprà trovare la chiave per trasformare il suo attuale bel canto a più voci in un unico e bellissimo afflato artistico.
 
 
 
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
By Alessio
 
Davvero interessante questo album del progetto Tilak, elettronica sapientemente "colorata" da svariate tessiture sonore : ritmiche tribali e vocalizzi che toccano tradizioni tra le più diverse, attraverso incursioni sonore che non seguoni schemi precisi, ma si abbandonano ad un viaggio multietnico di notevole spessore. Ottima la cura dei suoni, sempre dettagliati e ottimamente arrangiati. Divina l'intepretazione vocale di Marina Mulopulos, che ci porta con suadenti vocalizzi in una dimensione quasi arcaica, dove ci si aspetta di raggiungere attraverso l'etere una qualche forma di esperienza sciamanica. Di intenso livello anche l'utilizzo di diverse lingue quali l'inglese, il greco e addirittura l'assiro in fonetica araba, oltre che l'italiano. Il tutto posato su trame strumentali particolarissime e ricercate, tramite l'utilizzo di strumenti quali sitar, djembe, darbuka, udu, metalli e l'ispirato collante di sintetizzatori ed effetti svariati creati elettronicamente. Un album che nell'insieme pone l'ascoltatore ad un ascolto che diviene spontaneamente sempre più attento. Se poi si conosce qualcuna delle lingue utilizzate, interessante sarà sfogliare il booklet di questo cd, dove sono riportati tutti i testi in lingua originale, alfabeto greco compreso. Il progetto Tilak dunque, è molto più che un insieme di contaminazioni musicali. Arriva piuttosto ad essere un'esperienza mistica dedicata alla ricerca di un legame con le origini delle culture, che allontana sempre di più quello che è il concetto di confine e di frontiera. Un album che non deve mancare di pervenire all'orecchio dell'ascoltatore sempre alla ricerca di suoni particolari e atmosfere decisamente controtendenza a quella che è la musica che ci viene propinata nella vita quotidiana. Senza dubbio, una tra le più interessanti produzioni del genere in questo anno 2002.
 
 
 
Intervista a F. Landucci
Visto lo spessore del progetto che abbiamo recensito e la notevole originalità, abbiamo fatto quattro chiacchiere con colui che ne è stato l'ideatore. Qualche domanda per capire meglio questo genere musicale e che cos'è che rende i Tilak una band da sentire assolutamente.
 
Spazisonori: "Allora Francesco, come nasce il progetto Tilak? Qual è la vostra "missione"?"
Francesco: "Tilak nasce nel 96 come progetto sperimentale mio insieme ad un attore narratore ,inizialmente infatti è un unione di Musica e Poesia .La cosa poi si evolve , con l'aiuto del elettronica , escono i primi brani in compilation (Seminale /Barriera Corallina del 99),in cui ad esempio suona con me mio fratello il didjeridoo e compaiono le prime sonorita' piu' elettroniche .Arriva poi nel 2000 il primo disco ,(Nutrimento ElettroAcustico ),distribuito da Materiali Sonori, con una formazione a tre …io,mio fratello al didjeridoo ed un batterista…ed ora nel 2002 "Illusio" (Ethnoworld)
Spazisonori: "Le vostre sonorità si adatterebbero perfettamente alla colonna sonora di un film. Che sceneggiatura immagineresti?"
Francesco: "Da brano a brano si potrebbero immaginare situazioni piu' svariate ,ci sono cose piu' solari e calde e cose piu' scure e introspettive ma anche piu' contorte …quindi ….a voi l'immaginazione."
Spazisonori: "Dimmi tre parole che potrebbero essere la chiave dell'esperienza musicale che proponete..."
Francesco "…Sesso, droga e rock & roll….no scherzo…non saprei perchè è tutto sempre cosi in fermento e mutazione , che le parole chiave andrebbero rinnovate di continuo… "
Spazisonori: "Quali sono a tuo parere le difficoltà di proporre oggi in Italia, un genere come il vostro, soprattutto ad un pubblico giovane?"
Francesco: "Effettivamente all'estero vi sarebbe più attenzione , comunque lo spettacolo che proponiamo è visto anche come qualcosa di nuovo e diverso e crea sempre attenzione tra gli ascoltatori piu' o meno giovani … le difficoltà sono per ora sempre molte perche' forse ancora qui in italia non vi e' una cultura ancora ben sviluppata verso cose che all'estero è anni che funzionano…comunque sono fiducioso perchè mi sembra che qualcosa stia cambiando"
Spazisonori: "Il vostro è un progetto che assume la forma di una band che condivide esperienze in comune o è un legame esclusivamente musicale?"
Francesco: "Bella domanda…fino allo scorso anno non è mai stata una band vera e propria poichè ho sempre avuto collaborazioni…con questo ultimo disco qualcosa pero' e' cambiato , c'è sicuramente più stabilità , stiamo lavorando insieme agli spettacoli …pero' suoniamo anche se manca qualcuno di noi avvalendosi dell'elettronica, io e Pietro ,ad esempio,abbiamo gia' + volte sperimentato la cosa dal vivo …. faremo vari concerti senza Enrico….quindi che dire proprio band nel suo termine canonico Tilak non lo si può definire… "
Spazisonori: "A che tipo di coinvolgimento assistete durante i vostri live? La vostra è musica da teatro o da balli particolari?"
Francesco: "Per ora molto interesse da parte del pubblico , che spesso dopo ci ferma e ci chiede …è incuriosito dagli strumenti , dal Sitar gli udu…dai Loop fatti in tempo reale…dalle lingue…insomma un pò di curiosità c'è sempre. Suoniamo in locali che vogliono soprattutto proporre novità, ma anche in teatri…quest'estate ad esempio abbiamo lavorato con una compagnia di teatro-danza , facendo il nostri concerti prima di loro e poi la sonorizzazione dello spettacolo."
Spazisonori: "Che progetti avete in cantiere per il futuro?"
Francesco: "Stiamo lavorando su nuovi brani ,è uscito ora un inedito dal sapore piu' post rock con chiaramente le nostre influenze etniche su compilation "Insideout"(Blu Cammello/Frammenti) di cui ti faro' sicuramente avere una copia."
 
 
 
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
 
Loris Böhm

Nuova categoria per la Ethnoworld, l'elettronica, coincidente con la seconda uscita dei "Tilak". Come al solito, quando sono di fronte a qualcosa di "strano", di anticonvenzionale, mi appresto all'ascolto con una certa diffidenza unita da una enorme curiosità. Indubbiamente il nome dei Tilak non mi dice nulla, come non dirà nulla alla stragrande maggioranza di appassionati, eppure è artefice del prodotto più spettacolare e carico di inquietudine degli ultimi anni. Un'altra scommessa di Valerio Meletti (e tutti sappiamo quanto a lui piaccia scommettere!), un'altra scommessa vinta dopo i "Tir Na Moe". In effetti il loro disco d'esordio del 2000 "Nutrimento Elettroacustico" per la Materiali Sonori, è stato snobbato dalla critica specializzata e assai malamente distribuito. Provengono da esperienze musicali non propriamente folk, per cui la loro è una "contaminazione" al contrario cioè dall'elettronica verso sonorità acustiche di derivazione etnica e il risultato è molto diverso rispetto all'iter di "modernizzazione" etnica in voga oggigiorno. Restiamo letteralmente travolti da una miscela incredibile di suoni e vocalizzi primordiali, ritmi ancestrali, la ipnotica e potente voce multietnica di Marina Mulopulos per un prodotto 100% a firmato da loro. Eccoci ammaliati dal magico sitar che si intreccia alle congas e gioca con la voce di Marina Mulopulos mentre il basso scandisce un ritmo indiavolato... e i campionamenti loopati del sintetizzatore danno la mazzata finale all'ascoltatore.
Un'opera decisamente colta, in cui la ricerca di nuove sonorità è scandita dall'estemporanea (ma geniale) unione di suoni tecnologici e suoni ancestrali: quello che sembrava impossibile, ovvero l'esasperazione e l'allontanamento di queste estremità temporali, coincidono con un'unione finale, una fusione, che ha del miracoloso e diabolico al tempo stesso. Mai avrei creduto che in un unico disco potessero convivere sensazioni così apparentemente contrastanti e inconciliabili per creare un prodotto finale così omogeneo e unico nel suo genere. Non credo di aver preso un abbaglio, ma di fronte a tante formazioni di musica elettronica, minimalista o etno-tekno, i "Tilak" si discostano energicamente. Tuttavia non crediate di trovarvi di fronte un lavoro sofisticato di difficile assimilazione; il tessuto sonoro elaborato dai Tilak è sorprendentemente gradevole al primo impatto, contagioso, e ci si rende immediatamente conto di avere tra le mani qualcosa che non assomiglia a nient'altro in circolazione... in definitiva un gruppo che "farà tendenza". Per i valori artistici espressi in questo esordio e la competenza specifica, Traditional Arranged ha incaricato i Tilak di curare la rubrica etnica-elettronica della rivista mensile di prossima pubblicazione: se lo meritano davvero.
 
Tilak -ILLUSIONE
(MAP Ethnoworld ELCD200)  2002
di Romano CdRom Rigamonti
Un trip, tra vibrazioni elettroniche di varia natura e sonorità vocali e strumentali di origine orientale, è l’album Illusione, parto immaginativo dei Tilak. Tilak è la creatura musicale di Francesco Landucci, nata nel novantasei e finora espressasi durante festival d’artisti di strada e feste.
Il suo progetto non è in solitario, poiché, oltre al sound dei suoi sample e del sitar, può contare sul prezioso apporto tecnico e contenutistico di Marina Mulopulos alla voce, Pietro Riparbelli alle percussioni ed Enrico Amendolia al basso e contrabbasso. Tilak è un gruppo composto da artisti ricchi di una grande esperienza personale nel campo della musica e lo si può apprezzare proprio in questo Illusione, da cui traspare chiaramente quanto reale e non illusorio sia l’alto livello qualitativo del loro sound. Undici brani per descrivere panorami in equilibrio tra oriente ed occidente, ricchi di un fascino decisamente particolare, a cui concorre sia l’uso del linguaggio, espresso in diversi idiomi, come il greco, l’italiano, l’inglese e l’Assiro in fonetica araba, sia la curatissima parte ritmica, dai colori spesso tribali. Il brano d’apertura So We’ll Go No More a Roving è forse il più ricco d’atmosfere accattivanti e contemporaneamente fruibili, una giusta introduzione ai brani successivi, Asteria e Illusion, che si inerpicano per la difficile salita verso la fusione tra suono etnico ed elettronica. Lontano dal rumorismo in voga ora, Tilak si esprime in canoni stilistici che ricordano lontanamente Loop Guru e Trans-Global Underground e le sonorità etniche degli strumenti originali utilizzati assieme agli interventi vocali di Marina, decisamente belli e coinvolgenti, tracciano nell’aria l’attuale personalità sonica del gruppo.
Tilak è un progetto in evoluzione, bello e molto promettente, che certamente saprà trovare la chiave per trasformare il suo attuale bel canto a più voci in un unico e bellissimo afflato artistico.

 
 
 
TOAST.IT
TILAK "Demo"
ELETTROLOOPSETTING "Demo"
I Tilak sono una grande, eccitante poroposta multietnica. Modernità e tradizione si fondono, schizzando anni luce in avanti. La band si diletta con strumenti prettamente occidentali ma anche con sitar, congas, djambè. E impasta lingue varie. Moderne e antiche. Italiano, inglese, greco, assiro. Sono imperdibili. Gli Elettroloopsetting sono un progetto parallelo, portato avanti da Landucci e Riparbelli, presenti anche in Tilak. Ritroviamo gusto per la ricerca e contaminazioni orientali. Sitar, vaghe tracce vocali, percussioni, loop sonori ossessivi, ipnotici. Molto stimolante...
 
 
 
ROCK.IT
"Nuterimento Elettroacustico"
di Massimo Del Papa
C’erano una volta i freak – e ci sono ancora. basta guardare Francesco Landucci alle prese col suo sitarone: capellone, barbone, aria ispirata: sta seguendo le vibrazioni della sua musica, sua e del suo combo toscano: didjeridoo di produzione propria, sitar l’abbiamo detto, ma pure chitarra-basso-batteria e “suoni in ghat campionati dai video girati tra il Nepal e l’India”. Se ancora non avete capito il gioco, ma non ci credo, eccovi la foto dei fedeli a purificarsi nel Gange. Certo, c’è ben poco d’italiano in questa musica etnica “elettroacustica”, salvo che è stata partorita, se non generata, a Firenze. E però c’è più di un poco da dire di quest’ora abbondante di suoni difficili, lontani, ma terribilmente ispirati, per tornare a bomba. C’è, ad esempio, un uso importante delle programmazioni, c’è una presenza ancora più fondamentale, a parer mio, delle percussive, suonate davvero con maestria (questa musica, senza un gran lavoro percussivo, frana miseramente). Che dire? Io la musica etnica, fricchettona indiana l’ho sempre discretamente odiata, ma qui dentro ci ho trovato un fuoco sacro, una passione che non può lasciare indifferenti. Al di là dei gusti, della pericolosa pallosità del genere, dell’abuso che se n’è fatto in almeno 35 anni di rock, di ciò che nel bene e nel male ha rappresentato per molti, questi Tilak sono… notevoli. Davvero notevoli.
 

 

SHROOM PRODUCTION
"Nuterimento Elettroacustico"
Tilak- Nutrimento Elettroacustico -Psychedelic madness from this band of Italian hippies. This band plays acid-rock extended compositions very much like some of the Ozric Tentacles material. They even use some ethnic instruments here, such as sitar, and didgeridoo. Really cool, man. Spark it up!