ORIGINE DELLA TARANTELLA

di Eugenio Bennato

Il ritmo, nelle terre dell'italia del sud, è da sempre legato ad un ballo maledetto, un ballo ghettizzato o proibito, la tarantella, che per vivere o sopravvivere è costretta a giustificarsi come pratica di guarigione da uno stato alterato, sorta di esorcismo in musica per scacciare il demone che invasa e possiede il tarantato.

II mito della taranta, la leggenda del ragno nero che morde e costringe al ballo, nasce cosi proprio nell'era dell'oscurantismo medievale quando le divinità pagane della Magna Grecia sono messe a tacere dai nuovi apostoli di una religione più razionale e composta, austera e castigata, Dioniso Bacco e Apollo, divinità dei riti sfrenati del vino della poesia e dell'eros spariscono nella nuova cultura che rinnegherà l’edonismo classico per il misticismo medievale.

E cosi dalle feste pubbliche del dio pagano, dalla festa del dio che balla, si passa alla festa nascosta del dio che perdona, rappresentato dal suo apostolo San Paolo protettore dei tarantati nel chiuso dei cortili o nel sagrato della basilica di Galatina che al santo e dedicata e che accoglie ed assiste le vittime della taranta nella fase finale della guarigione.

La storia della tarantella e dunque storia di repressione, una repressione che parte dalla cultura egemone e si abbatte sulla cultura contadina, arcaica ed ostinatamente legata alle favole e ai riti della terra e degli astri.

E la cultura egemone tollera a stento i residui di un'usanza che non riesce a sradicare del tutto. e nel concilio di Trento il ritmo viene bandito dalla musica come elemento demoniaco. Ma nel frattempo la tarantella seppure nel sottobosco della civiltà contadina più emarginata, continua a funzionare, a guarire e ad indurre in tentazione. E i musici popolari continuano a suonare per ore ed ore le loro percussioni e a ricreare con i flauti con le lire o con la voce le loro sensuali melodie. E quando e dove il tarantato non c'è, quegli strumenti e quelle note risuonano ancora e si diffondono per villaggi e regioni, e le voci tese e i ritmi estenuanti rimbalzano da una vallata all'altra e si spargono per tutta la penisola.

E le serate nei cortili delle masserie e le feste nei villaggi sono animati dalla musica della tarantella, e dal ballo che è ancora tarantella anche in assenza del tarantato propriamente detto.

 Quindi anche nei luoghi dove il tarantismo si riduce e scompare, resta la tarantella, che lentamente si modifica tramandandosi oralmente di generazione in generazione, e si evolve nella sua funzione ora di ballo collettivo o di coppia, ora di processione nelle feste rituali, ora di ritmo e di forma musicale e poetica di serenate portate alla finestra dell'innamorata.

E' questo il nucleo vitale della musica popolare che nascostamente lancia i suoi bagliori lontano dalle feste delle corti, dai teatri e dai salotti della nobiltà e della borghesia, dove si celebra una musica di alto livello estetico fatta di geniali melodie di grandi orchestrazioni, di mirabili costruzioni armoniche, ma del tutto priva dell'urto viscerale del ritmo e della percussione. Bisognerà aspettare il Novecento e l'apporto tribale della musica negra d'America per assistere alla diffusione degli strumenti ritmici nella musica colta occidentale.

Ma nel frattempo nelle campagne dell'Italia del sud il potere della taranta continua ad alimentare gli accordi e gli accenti di una musica alternativa orgogliosa ed incontaminata.

 

LA TARANTELLA OGGI

Il luogo comune di una tarantella napoletana in realtà finta o inesistente, tenuta in piedi solo per la facciata da offrire ai turisti dei grandi alberghi ha sviluppato nell'immaginario collettivo un concetto di tarantella assolutamente fuorviante.

Ed e per questo ancora più straordinaria la verità di manifestazioni che appartengono al presente e testimoniano della miracolosa potenza della taranta che sopravvive ancora oggi, nell'anno cinquanta dell'era televisiva, e ci consegna un incontaminato tesoro poetico ed espressivo che fa capo agli attuali grandi maestri della tarantella, che all'ascoltatore contemporaneo riescono a comunicare le emozioni di una musica viva che affonda le sue radici in un favoloso passato. E un unico filo tessuto forse dalla stessa taranta lega fra loro le espressioni di regioni diverse, dal grande ritmo salentino ancora direttamente connesso alla pratica dell'esorcismo musicale, alle sublime melodie dei maestri di Carpino portate come serenate sul suono della chitarra battente, al virtuosismo delle voci calabresi di aspro colore mediterraneo, all'invenzione della tarantella di Montemarano, sovrapposizione di leggenda e di storia, dove sull'andamento sincopato dell'antico tamburo si innesta il fraseggio jazzistico del clarinetto, eco di ritorno di una sofferta emigrazione in America.