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Gesù

C’è un fatto straordinario 
che sta accadendo in questi giorni:

DIO

si fa uomo e viene ad abitare 
in mezzo a noi: 

apriamo gli occhi, 
stiamo attenti

e vigilanti, 
non perdiamo 
anche questa occasione
per incontrarci con il Signore.

pasqua

COME SI DICE BUONA PASQUA 
NEL MONDO

A fraylekhn Pesah (yiddish) Alleluja (latino) Boa Pascoa (portoghese)
Boldog Husveti Unnepeket (ungherese) Bonan Paskon (esperanto) Bwana amefufuka pasaka njema (swahili)
Christus is verrese (afrikaans) Eid-foss'h Mubarak (arabo) Feliç Pasqua (catalano)
Feliz Pascua (spagnolo) Fu huo jie kuai le (cinese) Gesegnete Ostern (tedesco)
Glad Pàsk (svedese) God Påske (norvegese) Happy Easter (inglese)
Hristos voskres Voistinu voskres (ucraino) 'Iorana i te Mahana Ora Haka 'Ou o 'Ietu (rapa nui) Joun buhwaljol deseyo (coreano)
Joyeuses Pâques (francese) Kalo Paska (greco) Kristus on surnuist üles tyusnud (estone)
Linksmu Velyku (lituano) Maligajang pagkabuhay ni Kristo (tagalog) Mutlu Paskalya (turco)
Sapraudý uvaskrós (bielorusso) Schastlivoi Paskhi (russo) Selamat Paskah (albanese)
Selamat Paskah (indonesiano) Shu no go-fukkatsu, omedetoo gozaimasu (giapponese) Siunattua Pääsiäistä (finlandese)
Sreken veligden (macedone) Sretan Uskrs (croato) Szczesliwych Swiat (polacco)
Upprisa Krists (islandese) Zalig Paasfeest (olandese) Buona Pasqua (italiano)

beh, se ne manca qualcuno scrivetemi...

PASQUA DI RESURREZIONE

tra sacro e tradizioni popolari in Europa

di Reno Bromuro

Pasqua, come si sa è la più grande solennità religiosa e liturgica cristiana, durante la quale si commemora la morte e la resurrezione di Gesù.

In origine era una festa ebraica (infatti, la parola pasqua deriva dall’ebraico pesah che significa "passare oltre"), collegata al racconto biblico della liberazione degli Israeliti dall’Egitto, com’è narrato nel libro "Esodo".

Dopo la morte di Gesù, la festività fu assunta dai cristiani, e collegata all’eucarestia dell’ultima cena.

La maggior parte delle tradizioni pasquali si possono ricondurre ad antichi riti di propiziazione e di eliminazione, connessi con l’inizio della primavera. Esse concorrono, in ogni parte del mondo cristiano, a manifestare la Passione, la Morte e la Resurrezione di Cristo.

In Polonia

Cracovia incita il visitatore, oltre che con le sue attrattive storiche e architettoniche, a venire nella sua cittadella attraverso il richiamo medioevale del mistero della Passione che si celebrava nel corso della Settimana Santa.

Il Calvario e la Via Crucis, molto famose quelle di Pakosc, sono meta di pellegrinaggi; come pure i "Groby" (sepolcri) allestiti nelle chiese e attorniati da una guardia d’onore composta di giovani in costume guerriero e da ragazze in bianche vesti.

Il Sabato Santo si svolge una cerimonia molto emozionante: la gente va in chiesa per far benedire gli agnelli di zucchero che poi mangeranno il giorno di Pasqua.

Spesso agli agnelli si aggiungono le uova, dette pisanki, che rientrano fra le abilità artigianali dei Polacchi.

La sera di Sabato Santo o la domenica di Pasqua l’apertura del Sepolcro è accompagnata da una lunga processione, che compie un triplice giro intorno alla chiesa, con il Santissimo Sacramento e una statua del Cristo Risorto. La funzione si conclude con il canto del mattutino ed inni popolari della Resurrezione.

Nelle campagne esiste ancora l’usanza di far benedire le case, sempre il Sabato Santo, e in particolare le mense preparate per il pranzo pasquale. Le vivande tradizionali, disposte in bell’ordine, compongono un insieme pittoresco in cui si ravvisa il gusto del colore e dell’ornamento cari ai Polacchi. L’imbandigione è ricchissima, festosa, ma il fuoco rimane spento in segno di cordoglio; si riaccenderà soltanto con la fiamma benedetta dei ceri pasquali che sono portati in chiesa per la consacrazione.

In Romania

Il Romeno è un popolo di antica tradizione religiosa, che manifesta in varie forme. Nelle campagne si sono sovrapposti antichi riti pagani e alcuni ne conservano gli aspetti caratteristici. Una delle manifestazioni più estese di osservanza ai precetti è costituita dai digiuni. I Romeni fanno quattro quaresime l’anno e digiunano due volte la settimana. Nelle campagne la credenza è ancora viva e molto sentita. Con l’avvicinarsi della Pasqua, finiscono le feste popolari invernali ed iniziano quelle di primavera. La mattina della domenica della settima settimana prima di Pasqua, gli uomini si recano all’osteria e pagano da bere a turno; quest’usanza è chiamata "giro del perdono", affinché possano affrontare, con la pace nell’anima, il lungo digiuno quaresimale, e giunti a tre giorni prima di Pasqua si confessano e fanno la comunione.

Il Giovedì Santo è per loro il giorno dei morti ed è chiamato il "giovedì grande" (gioia mare). In questo giorno si portano in chiesa dolci fatti con farina o con grano bollito ricoperto di zucchero e noci, del vino e della frutta che sono offerti in memoria dei morti e il pope li distribuisce ai vecchi e ai poveri.

Il Venerdì Santo si pone davanti alla Croce un tavolo molto alto, in modo che vi si possa passare sotto. Sul tavolo si mette l’epitaffio, un pezzo di stoffa che porta ricamato o dipinto il seppellimento di Cristo, e i fedeli recandosi in chiesa portano fiori al Cristo e ai loro morti, passando per tre volte sotto il tavolo sul quale è sistemato l’epitaffio. A sera si svolge il canto Prohod, una cerimonia affascinante alla quale partecipa tutto il villaggio, diviso in gruppi seguendo il cammino della Croce. Qualcosa che rassomiglia alla nostra Via Crucis. Al sabato mattina donne e bambini fanno la Comunione, gli uomini invece intervengono alla messa di mezzanotte, portando in chiesa un gallo bianco e uova colorate. La cerimonia si conclude con una processione intorno alla chiesa, con le candele accese. Tutti battono le uova recitando "Cristo è resuscitato!", mentre altri rispondono "Veramente Egli è risorto!".

In Russia

Per il popolo Russo tutti i riti e le festività legate alla Pasqua sono un saluto alla primavera, un segno d’esultanza per il suo arrivo, e in questo periodo, pur variando le date secondo le regioni della Russia, si fanno uscire le bestie ai pascoli, ogni contadino per fare ciò usa un ramoscello d’olivo avuto la domenica delle palme. Il Pope benedice i pastori e santificava le mandrie. I ragazzi e le ragazze si recano in campagna per spogliare le betulle; con i rami le fanciulle si fanno delle corone con le quali ornano la testa. I festeggiamenti si protraggono per sette settimane dopo la Pasqua e ha il loro culmine nella settima settimana, particolarmente consacrata alla commemorazione dei morti.

Per la Chiesa ortodossa la Pasqua è la festa più importante dell’anno e anche nelle città si celebra con grande solennità. Durante la messa di mezzanotte, che deve coincidere con la Resurrezione del Salvatore, il Pope toglie simbolicamente il sudario dal sepolcro; non trovandovi più il corpo di Cristo con il corteo sacerdotale esce dalla chiesa per ricercarlo, finché ritorna e annuncia ai fedeli il miracolo, con la tradizionale esclamazione: "Christos voskrèse!" (Cristo è Risorto!) e la folla risponde: "Vo istinu voskrèse!" (In verità è Risorto!)

Allora i fedeli, ognuno dei quali tiene in mano un cero, si scambiano il triplice bacio rituale e poi cantano inni di esultanza, mentre tutte le chiese scampanano nelle città come nei paesi e villaggi. Lunghe processioni escono da ogni tempio, s’accendono tutte le luci, scoppiano fuochi d’artificio; e nelle campagne, il corteo dei fedeli una volta ultimata la messa, si avvia con i ceri vacillanti, verso il cimitero per rendere onore ai defunti.

In Germania

"Liberi ormai dal ghiaccio sono fiumi e ruscelli/ grazie al dolce, vivificante sguardo di primavera..." Così recitano i celebri versi della "Passeggiata di Pasqua", da Faust di Johann Wolfgang Goethe, che ogni tedesco che si rispetti conosce a memoria. In questi versi è l’espressione del particolare stato d’animo della festa pasquale, che è tripudio per la resurrezione di Cristo, ed insieme per il ritorno della primavera.

Questa gioia sembra abbia ispirato un’antica usanza cattolica, detta "riso pasquale", che in Baviera era ancora vivo fino alla fine del secolo scorso. Nel giorno di Pasqua, il sacerdote doveva tenere una predica briosa e divertente tanto da far ridere i fedeli: e chi faceva le spese di questa ilarità era ovviamente il Maligno, protagonista di ingenui aneddoti, che era regolarmente scornato e vinto dalle potenze celesti.

In questo giorno benedetto in cui il bene trionfa si attribuisce all’acqua e al fuoco la proprietà di purificare, di favorire la fertilità dei campi, di sventare i malefici. I fuochi di Pasqua, il cui costume vive ancora specialmente nella Germania settentrionale, offrono uno spettacolo notturno veramente affascinante. Particolare curioso è che il fuoco di Pasqua deve essere acceso con mezzi naturali, cioè con la silice o strofinando due pezzi di legno, o con una grossa lente; qualche volta i lumi delle chiese sono spenti e poi riaccesi con la fiamma di questo "fuoco sacro". Anche alle ceneri sono attribuite proprietà soprannaturali: esse vengono sparse per i campi per propiziare il buon raccolto.

Gran Bretagna

Nel Regno Unito, una delle cerimonie più vive è quella del Giovedì Santo, giorno dedicato all’attività caritativa e si svolge secondo un rituale tradizionale. A Londra, l’uso del Royal Maundy Gifts, è ricordato nell’abazia di Westminster dove vengono donate ai poveri borse di denaro. Le borse, vengono distribuite dal sovrano su di un vassoio d’argento, dopo la cerimonia religiosa. Il Venerdì Santo vive ancora l’usanza dei dolci, di antichissima tradizione, che un tempo si usava mangiare come protezione contro il fuoco. Nel pub di Londra chiamato "Il Figlio della Vedova" si conservano quasi duecento esemplari di questi dolci, raccolti uno per anno, secondo quanto descritto da una leggenda: "Una vedova che attendeva il figlio marinaio disperso in mare non volle mai disperare e continuò ogni anno a cuocergli gli hot-cross buns".

Sembra che durante le incursioni aeree dell’ultima guerra mondiale, questa curiosa collezione sia stata messa in salvo tra gli altri cimeli preziosi.

Un’usanza curiosa è quella di far rotolare le uova colorate su di un prato o lungo una strada, fino a quando tutti i gusci non siano stati spezzati; questo avviene a Preston, dove le uova rotolano su un pendio erboso. Un’altra tradizione divertente è quella di contendersi le uova e le torte con battaglie, combattute principalmente da ragazzi, che hanno un’antica origine.

In Italia

Nel nostro Paese, la Pasqua, pur avendo la medesima matrice si differenzia da una regione all’altra per antiche tradizioni pagane, non sostitute del tutto con il rito religioso cristiano.

La cerimonia più emozionante si svolge, a Enna e dura tutta la Settimana Santa. In questa occasione si susseguono una serie di cerimonie, nelle quali il culto religioso si fonde, in un’originalità eccezionale, col folclore. Particolare interesse suscita la sfilata delle singole Confraternite verso il Duomo, a cominciare dalla Domenica delle Palme fino al Mercoledì Santo, per raggiungere il culmine il Venerdì Santo e alla quale partecipano centinaia di fedeli che vestono la classica e variopinta casacca con gli stendardi, i simboli e le insegne antiche delle Confraternite medioevali.

La processione del Venerdì Santo si snoda per le vie di Enna provocando un senso di commossa mestizia nella popolazione ennese e nei forestieri che vi si sono recati espressamente per assistere, i quali restano contagiati dalla spettacolare, determinata e lunga processione, che precede l’urna del Cristo Morto ed il fercolo secentesco sul quale viene portata la statua dell’Addolorata.

In Calabria la suggestione serra la gola per l’emozione che scatena nei cuori la marcia saltellante "de’ vattienti" (i battenti), così chiamati perché si flagellano con un bastone di sughero che ha incorporati pezzi di vetri, col quale ogni battente percuote l’ecciomo (Ecce Homo) fino a fargli sanguinare le carni, e per il passo caratteristico di "corsa podistidica".

Ad ogni sosta le donne lavano col vino o con un infuso di rosmarino le ferite dei "vattienti". Non di rado è capitato che qualche turista abbia pensato che si stesse girando un film.

La domenica di Pasqua si svolge "l’affruntata". La più celebre è quella di Vibo Valenti, la più commovente si svolge a Dasà, un piccolo paese in provincia di Catanzaro che non raggiunge le duemila anime. "L’affruntata" consiste nell’assistere all’incontro del Cristo Risorto, dell’Addolorata e di San Giovanni, portati in spalla da fedeli che chiedono una grazia o che l’hanno ricevuta. Le statue, partite da tre punti diversi del paese procedono verso la piazza principale. San Giovanni, appena vede la Madonna le corre incontro per annunciarle che Gesù è risorto; appena all’angolo della pizza appare la statua del Salvatore lo raggiungono, seguiti dalle festose note della banda musicale; mentre le statue si allineano sulla testa dei presenti, all’Addolorata viene strappato il mantello nero del lutto, sotto il quale ne appare uno di colore azzurro. A questo punto inizia la vendita all’incanto del manto nero della Madonna e chi riesce ad aggiudicarselo lo può tenere a casa per settimana.

In Campania e a Napoli in particolare, la Pasqua ha il significato, oltre che religioso, di festeggiare "puramente" la primavera. Il popolo partenopeo, che è molto credente e praticante ad ogni costo. Il Giovedì Santo, va a fare "i Sepolcri" ed è necessario, per ultimare il rito, che si entri in sette chiese diverse recitando, in ognuna il "Gloria, l’Ave Maria e il Pater", altrimenti la preghiera non è completa; i vecchietti si accontentano di entrare e uscire sette volte dalla stessa chiesa e poi ritornano a casa lieti di aver assolto il dovere religioso. I più giovani, indossano il vestito da mezza stagione, le ragazze il lungo vestito da sera, di seta pura. Lasciano per ultime la chiesa di San Francesco di Paola (in piazza del Plebiscito) camminano per Via Roma (ex via Toledo), facendo in modo che il lungo vestito di seta strusci sul marciapiedi. Da questo il detto: "Vai a fare ‘o struscio?".

La passeggiata inizia sempre di buona mattina in modo che i giovanotti possano mostrare il vestito primaverile (una volta vestivano di tutto punto, con paglietta e bastoncino, giacca sbottonata per mettere in "vistosa" luce la grossa catena d’oro dove erano legata le chiavi di casa e l’orologio a "cipolla") messa in mostra attraverso la giacca sbottonata, in modo che si potesse ammirare anche il bellissimo panciotto e mostrare la bellissima catena d’oro ad arco, tra un taschino e l’altro.

Trovarsi in questo giorno a Napoli è come assistere al passeggio di "Fiori di carne" sotto un sole caldo e un cielo azzurro e pulito (lo è ancora?).

Nei paesi della regione le funzioni della Settimana Santa sono, qua e là, molto suggestivi. Le preparazioni per la Pasqua iniziano la prima domenica di Quaresima. Le donne di casa, dopo aver assistito alla messa, prima di cominciare a preparare il pranzo, seminano in vasi comprati per l’occasione lenticchie, patate, grano e orzo, che poi si premurano di innaffiare giorno per giorno. Il Giovedì Santo, dopo averli addobbati di carta colorata e fiocchi altrettanto vivaci, li portano in Chiesa per cintarne il Sacro Sepolcro. Il Venerdì Santo dopo che un Frate Passionista ha tenuto l’omelia della Passione e Morte di Gesù, con la statua di Gesù morto, seguita dalla statua dell’Addolorata, si fa il giro del paese in processione solenne. Il Sabato Santo si assiste alla benedizione dell’acqua e del fuoco che poi, in fila ordinata, ogni fedele prende acqua in una bottiglietta, dalle mani del sacerdote e in un fazzoletto ricamato un po’ di cenere benedette.

Il giorno di Pasqua è riservato alla culinaria, e questo non permette all’uomo di avvicinarsi alla cucina. Allora eccoli riuniti nella piazza del paese a parlare di politica o in un piazzale sterrato a giocare a bocce.

La specialità culinaria di questa regione, in occasione della Pasqua, è semplice e leggera. Anche il dolce tipico napoletano ha le stesse caratteristiche.

La "Pastiera", tanto rinomata in tutto il mondo è di una leggerezza... tanto che tutti la possono mangiare. I suoi ingredienti sono: "farina bianca, chicchi di grano duro, zucchero, cedro e arancia candida a dadolini, acqua di fior d’arancio, cannella in polvere, latte, uova, sale".

Reno Bromuro 

tratto da: http://www.elbasun.com/pasqua.htm 

È PASQUA !!!

 "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi". In questo proverbio sono racchiuse le due festività italiane più importanti e anche la filosofia con cui gli italiani le vivono. Il Natale va passato rigorosamente in famiglia, la Pasqua, al contrario, cade sempre all’inizio della primavera e invoglia ad uscire e a viaggiare.

La Pasqua è una festa religiosa cristiana che celebra la Resurrezione di Cristo ed è quindi un inno alla vita e alla sconfitta della morte. È preceduta, secondo il calendario liturgico, da un periodo di digiuno e di penitenza (la Quaresima) ed è perciò festeggiata con ogni abbondanza

Anche nella festa pasquale si sovrappongono e si intrecciano tradizioni ebraiche (la Pasqua ebraica ricorda infatti la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto) e antichi riti pagani, fra cui la celebrazione dell’arrivo della primavera e della prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, il ritorno alla vita, in tutte le sue manifestazioni: la natura si riveste di verde e di fiori, gli animali vivono la stagione degli amori e anche noi sentiamo una nuova voglia di ricominciare, di stare all’aria aperta (le giornate si allungano e il sole comincia a scaldare), di spogliarci delle ansie e delle paure invernali.

In Italia il rito pasquale vero e proprio inizia il Venerdì Santo (il venerdì prima di Pasqua, che cade sempre di domenica), giorno in cui si ricorda l’Ultima Cena e la morte sulla croce di Gesù Cristo. In questa occasione, si può assistere a delle processioni per le strade delle città che rappresentano, attraverso 14 stazioni o fermate, la Via Crucis (= la via della croce), cioè il percorso di Cristo lungo il colle del Calvario. Dopo il Sabato Santo, giorno di attesa, la gioia pasquale esplode la Domenica di Pasqua, quando si celebra la Resurrezione. La festa continua anche il Lunedì dell’Angelo, la cosiddetta Pasquetta: in questo occasione è tradizione fare una piccola gita in campagna, magari con un bel picnic.

Come è successo per il Natale, anche per Pasqua la golosità e il consumismo hanno preso il sopravvento sulle motivazioni più profondamente religiose, e allora diamo uno sguardo alle tradizioni gastronomiche della nostra penisola. La festa della Pasqua nasce, dal punto di vista gastronomico, come una festa semplice e frugale, i cui elementi fondamentali sono da sempre l’agnello e le uova. Già Mosè aveva indicato l’agnello maschio, di età inferiore ad un anno, come il cibo preferito per ricordare la liberazione del suo popolo e questa tradizione continua anche in epoca cristiana. Ancora oggi, l’agnello si trova su molte tavole italiane, insieme a uova sode, verdure e primizie di stagione.

La tradizione gastronomica si è specializzata soprattutto nei dessert: accanto a dolci e torte tipiche regionali (il presnitz a Trieste, la fugazza in Veneto, il salame del Papa in Piemonte, la schiacciata di Pasqua in Toscana, la pastiera napoletana e l’agnello di zucchero in Sicilia), non possono mancare l’uovo di cioccolata e la Colomba.

L’uovo di cioccolata è il sogno e la sorpresa di tutti i bambini; ce ne sono per tutti i gusti e tutte le tasche: cioccolato al latte, fondente, con le nocciole, grandi, piccoli, decorati… e tutti nascondono un piccolo regalo!!! La Colomba, invece, è un dolce che ha la forma di questo uccello (simbolo di pace): la pasta è simile a quella del Panettone natalizio ed è ricoperta di glassa, mandorle e granelli di zucchero. Per i più golosi ci sono anche colombe speciali farcite di crema e coperte di cioccolata.

Insomma, è proprio un peccato che la Pasqua venga una sola volta l’anno, no?!

FIORA

tratto da: http://www.learnitaly.com/pasqua.htm 

La parola “Pasqua” deriva, attraverso il latino pascha ed il greco paska, dall’ebraico pesah, il cui significato - non del tutto chiarito - dovrebbe indicare il “passaggio”. La istituzione della Pasqua ebraica è antichissima (è descritta nell’Esodo), mentre la celebrazione della Pasqua cristiana si fa risalire a un periodo tra II e il III secolo d.C.

La sua data ha per estremi il 22 marzo ed il 25 aprile e cade sempre di domenica, precisamente nella domenica che segue il plenilunio dell’equinozio primaverile. E’ considerata la più grande festa della cristianità e tutto il mondo dei fedeli, con le tradizioni, usi e costumi di ciascuna cultura ed etnia, vuole esserne comunque partecipe.

Nei rituali, durante la “Settimana di Passione” o “Settimana Santa”, formata dai giorni che precedono la Pasqua, si commemora il travaglio, il calvario di Gesù mentre la Domenica di Pasqua è un giorno di festa, di vera festa, che celebra il Gesù Risorto. Pur nella semplicità temporale contrassegnata da pochi giorni di calendario, le manifestazioni rituali e celebrative sono complesse ed articolate, per via delle tradizioni che si sono man mano radicate non solo in ogni popolo, ma addirittura nelle piccole comunità. In definitiva, sul canovaccio comune della Settimana Santa e della Domenica di Pasqua, si sono costruite innumerevoli celebrazioni, delle quali è impossibile fare una descrizione completa.

 
Leonardo da Vinci
inizia a dipingere nel 1495  la sua opera più famosa: 
"Ultima cena" in S. Maria delle Grazie a Milano. 
L’opera verrà terminata nel 1498

PASQUA - La tradizione

La festa della Pasqua, come origine della nuova vita, del rifiorire della natura, come rituale di protezione delle greggi, dei raccolti, della famiglia, probabilmente nasce con l'uomo.

E' nella natura umana celebrare l'evento, ringraziare gli dei, o l'unico Dio, o la natura o qualsiasi altra potenza per i doni della terra che in primavera cominciano a manifestarsi.
Riferendoci alla nostra storia più vicina, andiamo a ricercare le origini della Pasqua, che stiamo per celebrare, nel rituale ebraico.
Il termine Pasqua deriva dall'ebraico "PESAH", tradotto in latino "PASHA" e significa "PASSAGGIO".
Presso gli ebrei è la solennità con la quale si celebra la Liberazione dalla schiavitù dell'Egitto, il "passare oltre" cioè, del Dio di Israele che, nella notte dell'uccisione dei primogeniti egiziani, risparmiò quelli ebrei.
Presso gli ebrei comincia il 14 di Nissan e va avanti per otto giorni.
Nissan corrisponde al periodo marzo. Aprile del nostro calendario. La luna nuova di Nissan, quella cioè che segue l'equinozio di primavera, fissa tutto il calendario, il 14 di Nissan corrisponde ai plenilunio. Il giorno della settimana è quindi variabile.
Nella tradizione cristiana è il memoriale della morte e resurrezione di Cristo. E' festa mobile, cade di domenica, ma può andare dal 22 marzo al 25 aprile. E' la domenica che segue il plenilunio successivo all'equinozio di primavera. (Equinozio è il momento in cui il sole incontra l'equatore celeste. Notte e giorno hanno uguale durata).
La luna di Pasqua è sempre, quindi, calante. Ciò significa che la sua forza sulla terra decresce. E' giorno buono per far declinare, infiacchire, rendere passiva, sminuire qualsiasi cosa (purificazioni, esercizi).
Non a caso la Pasqua è collocata nel periodo del risveglio della natura. L'iniziato sa quanto sia importante l'equinozio di primavera e lo utilizza per fare un lavoro di purificazione e rigenerazione.

E' bello osservare come in primavera ci sia tutto un rifiorire della natura, le giornate cominciano ad allungarsi, il sole comincia ad essere più caldo, siamo tutti un po' gioiosi, ma non basta, c e un lavoro più profondo da fare, un lavoro di rinnovamento.
Col sopraggiungere della primavera il sole dice ai semi: "Svegliatevi, datevi da fare, crescete!" e dopo un po' vedremo spuntare dei magnifici fiori.
Noi siamo dei semi piantati nel suolo spirituale, anche noi, nella primavera della nostra vita, quando il sole divino ci riscalda e ci accarezza, siamo chiamati a diventare dei bellissimi fiori, alimentati dall'acqua della vita e vivificati dal calore dello Spirito Santo. Vedremo in seguito il significato esoterico di questi due elementi.
La Resurrezione di Gesù viene collocata in questo periodo perché si tratta, in realtà, della Resurrezione di tutta la natura.
Gli iniziati hanno prima studiato la resurrezione della natura, che è sempre stata la loro maestra. Osservando la metamorfosi del bruco in farfalla, o del seme che deve morire per poter fruttificare, hanno afferrato i suoi insegnamenti.
Fintanto che il seme non muore, si oppone a quella potenza di vita che cela in sé. Nell'uomo è la natura inferiore che deve morire, per lasciare il posto allo spirito. Pochissimi, anche fra gli iniziati, sono riusciti a soggiogare la natura inferiore in modo da riuscire a morire e a resuscitare.
La morte che ci viene richiesta dal punto di vista spirituale, non è nell'annullamento del corpo fisico, ma di ciò che tiene il corpo fisico ancorato alla materia, la natura inferiore, appunto.
Una volta fatto questo Dio potrà abitare in noi, se glielo chiediamo. Questo processo è simboleggiato da due triangoli, l'uno con la punta verso l'alto, ad indicare la tensione di ascesa dell'uomo, l'altro verso il basso a rappresentare la divinità che scende in noi.
Torniamo ora a considerare il significato della "PESAH" (la Pasqua ebraica).
La Pesah è la celebrazione dell'uscita dall'Egitto, del passaggio del Mar Rosso, del passaggio dalla schiavitù alla libertà.
E' la notte in cui Dio con "mano potente e braccio disteso" aveva tratto fuori il suo popolo dall'Egitto. La notte in cui l'angelo sterminatore era passato per le case degli egiziani uccidendo i primogeniti ed era passato oltre le case di Israele, protette dal sangue dell'agnello sacrificato in questa notte, col quale avevano segnato gli stipiti delle porte (antico uso questo, che ritroviamo in epoca pre-israelita come rituale di protezione del demonio dei greggi e della famiglia).
In memoria di quest'evento, gli Ebrei, nell'ambito de rituale, consumano un pasto simbolico, che in parte è stato ripreso dalla tradizione cristiana.
L"'HAGGADAH" di Pasqua, è il racconto dell'uscita dall'Egitto che ogni anno il 14 di Nissan gli ebrei leggono intorno alla tavola apparecchiata sulla quale è posto un vassoio, il Seder, contenente:

  1. una zampa di agnello arrostita, perché il Signore passò oltre le case segnate dal sangue dell'agnello;
  2. tre azzime sovrapposte, perché gli Ebrei uscirono in fretta dall'Egitto, e non fecero a tempo a far lievitare il pane;
  3. tre specie di erbe amare (sedano, lattuga ed indivia), per ricordare i giorni amari in Egitto;
  4. aceto o acqua salata o succo di limone, per accompagnare il sapore amaro delle erbe;
  5. l'aroseth che é una composta di frutta, per ricordare la malta che gli ebrei schiavi dovevano prepararsi per le opere in muratura che erano costretti a fabbricare;
  6. un uovo sodo, superficie che non ha principio né fine, considerato il simbolo dell'eternità della vita.

Nel nostro pasto abbiamo conservato alcuni di questi cibi pur dando ad essi un significato diverso:

  1. l'agnello è il Cristo, l'agnello di Dio immolato per noi, il sangue dell'agnello sparso per la remissione dei peccati;
  2. l'uovo per noi è il simbolo della Resurrezione; Cristo uscì dal sepolcro nel mattino di Pasqua come il pulcino dall'uovo in cui si trova sepolto;
  3. la colomba, simbolo dello "Spirito Santo" è la colomba che si libra sulle acque e, portando un ramoscello d'ulivo a Noè (Genesi 8:10,12) annuncia la Pace Divina e la rinascita che lo spirito di Dio portava sulla terra. E' in forma di colomba che Giovanni il Battista, col suo occhio spirituale, vede lo Spirito Santo sul capo di Gesù. Anche qui, come nell'episodio del diluvio, compare insieme ad un'acqua purificatrice, quella del Battesimo.

La Pasqua Cristiana è comunque incentrata su uno dei simboli più antichi e più ricchi di significato: la "CROCE". (Vedi "Il simbolismo")

L'Androgeno

Introduciamo ora un altro discorso.
Diamo uno sguardo al libro della Genesi ed alle due narrazioni della creazione dell'uomo:
al cap. 1(27,28) si legge: "Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio, maschio e femmina li creò … Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi."
Questo passo, se sgombriamo la mente da preconcetti, può dirci molte cose, innanzitutto dice: creò l'uomo e lo creò maschio e femmina, non dice: creò maschi e femmine, ma nell'uomo la duplice natura maschile e femminile, quello che fisicamente è detto l'androgeno, "...a immagine di Dio li creò" questa affermazione oltretutto ci dice della duplice natura di Dio (maschio e femmina).
"…Siate fecondi e moltiplicatevi..." è la capacità, la stessa di Dio di riprodursi da se stesso.
Anche l'altra narrazione esprime lo stesso concetto, l'uomo che ha in sé la parte maschile e femminile, che si differenziano in un secondo momento (la donna che nasce dalla costola dell'uomo).
Il nostro percorso verso il centro consiste nel riunire il maschile al femminile (l'androgeno spirituale).
In senso spirituale la parte maschile è quella che protende verso l'alto, verso la luce, la parte femminile è quella che si apre per accogliere la luce, riacquistare quindi la capacità di andare verso l'alto e di accogliere i doni divini.
Riunire le due parti, ricostituire l'androgeno primordiale, ci fa simili a Dio.
Tornare alle proprie radici è stabilirsi di nuovo nel centro, è tornare alla semplicità perfetta dove è la conoscenza intima (esoterica) oltre l'apparenza della forma; è il passare dal ruotare intorno alla circonferenza, allo stabilirsi al centro, nel luogo del riposo, della pace, dell'unione col Principio.
Al centro c'è l'imperturbabilità, il centro assiste al movimento della ruota restando immobile e niente lo può turbare.


Bibliografia:

PASQUA - Il simbolismo della croce

La croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, degli umori dell'uomo (sanguigno, flemmatico, collerico e melanconico), delle virtù cardinali, degli evangelisti.
La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi (cielo e terra) in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione.
E' il centro della nuova creazione l'"Albero della Vita", l'asse del mondo, la scala per il cielo. Vediamo ora di Illustrare in maniera più particolareggiata alcuni di questi significati e di ampliare il discorso aggiungendone degli altri.

La croce, raffigurata con due bracci rappresenta le direzioni dello spazio; alto, basso, destra e sinistra; se aggiungiamo un terzo braccio passante per il punto d'intersezione degli altri due e ad essi perpendicolare, avremo le altre due direzioni dello spazio: avanti e dietro (sempre rispetto ai punto di intersezione). Avremo quindi sei direzioni dello spazio.
Il centro di tale croce rappresenta l'origine, quel punto che, anche geometricamente e senza dimensioni, ma dal susseguirsi del quale, in ogni direzione, hanno origine delle rette di lunghezza infinita.
Dal punto di vista esoterico è così simbolicamente rappresentata la creazione, come espansione da quel punto iniziale che è l'origine di tutto quello che a noi è dato di conoscere è appunto l'espansione in tutte le direzioni dello spazio, quello che chiamiamo realtà tangibile, quello che cerchiamo di conoscere è il punto iniziale, l'origine di tutte le cose.
Ora, quello che chiamiamo manifestazione visibile, era in origine concentrata nel punto, percorrendo a ritroso il processo di espansione possiamo arrivare al punto d'origine.
Questo processo di espansione e concentrazione è paragonabile alla respirazione (inspirazione-espirazione) degli animali delle piante, della terra, dell'universo.
Tutto vive sulla base di un'alternarsi di espansione e concentrazione.

Consideriamo ora come quello che noi chiamiamo espansione si presenti ai nostri occhi sotto l'aspetto della dualità: bello-brutto, buono-cattivo, bene-male.
Se consideriamo le braccia della croce singolarmente non potremo che constatare la dualità: alto-basso etc.; se consideriamo la croce nel suo insieme, constatiamo che alto-basso, destra-sinistra, avanti-dietro, non sono altro che elementi indispensabili l'uno all'altro, non ci sarebbe la direzione verso l'alto se non ci fosse quella verso il basso.
La dualità è, quindi, apparenza, l'unità principale implica infatti che non ci siano opposizioni irriducibili.
Non dualità, quindi, ma complementarità ad un certo livello di esistenza la realtà può apparire in opposizione, opposizione che si dissolve quando si passa ad un livello superiore.
Concepire l'opposizione sarebbe come introdurre lo squilibrio nell'ordine principale, mentre tutti gli apparenti squilibri non sono altro che elementi necessari all'equilibrio totale.
La stessa complementarità, che è ancora dualità, ad un certo punto si dissolverà di fronte all'unita.
Il centro della croce è il punto in cui si conciliano e risolvono tutte le opposizioni, si risolvono i contrari che sono tali soltanto perché considerati nella loro esteriorità.

Questo punto centrale nell'esoterismo islamico è chiamato "stazione divina", nella tradizione estremo orientale "invariabile mezzo" (chung yung) ed è questo il vero significato dell'espressione "la verità sta nel mezzo
Per i cristiani è il Cristo.

L'albero del mezzo

Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", a rappresentare l'asse del mondo.
E' la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale.
Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male.
Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso ai centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità. Ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità.
Sul Golgota, la croce di Cristo (l'albero della Vita, l'unità) è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo (l'albero del bene e del male, la dualità).

Lo swastika

Vorrei terminare con l'accennare ad una forma di croce che è oggi, purtroppo, collegata ad un periodo nefasto, ma che è uno dei simboli esoterici più antichi e più pieni di significato: lo "SWASTICA"
Il nome deriva dal sanscrito "SU ASTI" che è una formula di benedizione.
E' la formula di benedizione della quale parla la Genesi (il Ki toh ebraico: letteralmente Dio vide che era cosa buona) nel racconto della creazione.
E' uno dei simboli più diffusi dall'Oriente all'Occidente, all'America. E' uno degli antichi emblemi del Cristo fino alla fine del Medioevo. Simbolicamente è una croce inscritta in una circonferenza appena accennata dai prolungamenti ad angolo retto dei bracci.

La circonferenza rappresenta il mondo manifesto; il fatto che sia appena accennata ci fa pensare allo SWASTIKA, non come simbolo del mondo, ma dell'azione del Principio nei confronti di questo.

Bibliografia:

PASQUA - La Resurrezione

Vediamo in qual modo la Sacra Scrittura ci parla di Resurrezione.
C'è un passo che ce ne riferisce in maniera estremamente interessante:
Giovanni 3 (1,8):

"C'era fra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù di notte, e gli disse. - Rabbi, sappiamo che sei un Maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui - Gli rispose Gesù: "in verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio ". Gli disse Nicodemo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?" - Gli ripose Gesù: "In verità, in verità ti dico se uno non nasce da acqua e da spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo spirito è spirito".

Rinascere dall'acqua e dallo spirito rappresenta i due gradi dell'iniziazione. L'Acqua è la verità compresa intellettualmente, in forma astratta e generale, è il battesimo di Giovanni, battesimo di preparazione.
Essa purifica l'anima e la rende pronta ad accogliere il seme spirituale.
La rinascita per mezzo dello spirito, o battesimo col fuoco dello Spirito Santo, significa l'assimilazione di questa verità, cosicché divenga la nostra stessa vita; questo è il regno di Dio.
Il Battesimo con l'acqua, o iniziazione intellettuale, è un principio di rinascita, il battesimo dello spirito è la Rinascita totale, che conferisce poteri eccezionali all'uomo.
Questo passo può avere un'ulteriore interpretazione esoterica: l'uomo è composto da corpo, anima e spirito, il corpo è la parte mortale e divisibile, lo spirito è la parte immortale ed indivisibile, l'anima che li unisce, partecipa alla natura di entrambi. L'anima è un organismo vivente, possiede un corpo eterico reale, simile al corpo materiale. A seconda che l'uomo obbedisca alle suggestioni dello spirito o del corpo, l'anima si sublima o si condensa, si unifica o si disgrega il suo corpo fluidico. L'uomo rigenerato da acqua e spirito, avendo già formato quaggiù il suo corpo spirituale, lancerà l'anima nelle regioni spirituali.

Nella dottrina esoterica, il corpo fisico è il prodotto del lavoro dell'anima che agisce su di esso tramite il corpo astrale. Questo spiega le guarigioni operate da Gesù e da alcuni santi. Il santo, essendo un focolare di forza spirituale agisce direttamente sull'anima dell'ammalato e, per mezzo dei suo corpo astrale, sul suo corpo fisico.
Gesù opera con le stesse forze che esistono in tutti gli uomini, ma le adopera in forti dosi. E' con la forza dell'Amore portata alla sua più alta espressione, alla sua potenza suprema che si realizza la guarigione cristica.
Si dice nel vangelo esseno della pace:

"Felici sono coloro che perseverano sino alla fine poiché i demoni di Satana scrivono tutte le vostre male azioni in un libro, nel libro del vostro corpo e del vostro spirito... Ma se voi vi pentite dei vostri peccati con il digiuno e con la preghiera e cercate gli angeli di Dio, allora per ogni giorno che voi continuerete a digiunare e a pregare gli angeli di Dio cancelleranno un anno delle vostre cattive azioni dal libro del vostro corpo e dei vostro spirito. E quando anche l'ultima pagina sarà cancellata, pulita da tutti i vostri peccati voi vi presenterete al corpetto di Dio e Dio gioirà nel suo cuore e perdonerà tutti i vostri peccati. Egli vi libererà dalla stretta di Satana e dalla sofferenza; vi prenderà nella sua dimora e comanderà a tutti i Suoi servitori, a tutti i Suoi Angeli di servirvi. Vi darà lunga vita e non vedrete mai malattia".

E' chiaro come malattia e guarigione e morte e resurrezione siano in stretta correlazione.
Vediamo ora di cercare di capire il grande evento della Pasqua, la resurrezione di quel Gesù chiamato il Cristo.
Chi era Gesù? Più o meno tutti crediamo di saperlo, fa parte della nostra tradizione della nostra cultura.
Andiamo a ricercare allora quello che di Lui ci dicono i testi meno conosciuti dei vangeli canonici; non inseriti fra le Sacre Scritture ma non per questo meno attendibili.
Gesù nasce a Nazareth o a Betlemme da Maria, moglie del falegname Giuseppe, di nobile stirpe Galilea affiliata al sodalizio degli Esseni. Pare che nelle prime comunità cristiane Gesù fosse ritenuto realmente figlio di Maria e Giuseppe e che il racconto dell'annunciazione sia successivo. Comunque un fatto sembra essere chiaro: Gesù, ancor prima della nascita fu consacrato alla missione profetica dal desiderio della madre. Crebbe in Galilea, e fu istruito dai genitori nella conoscenza delle scritture fino a che la sua sete di sapere lo portò presso gli Esseni. Gli Esseni erano ormai gli unici a conservare in Israele le tradizioni e il metodo di vita dei profeti. A differenza però dei profeti, essi si limitavano soltanto a conservare la tradizione, vivendo appartati dal resto del popolo in due centri principali: l'uno in Egitto e l'altro in Palestina a Engaddi sul Mar Morto. E' qui che Gesù impara l'arte di guarire, ma soprattutto prende coscienza della propria Missione.
Comincia così, inviato dai Maestri esseni la sua predicazione.
Saltiamo ora ai momenti finali: l'ultima cena, la passione, la morte e la Resurrezione.
Nell'ultima cena la Comunione sotto le specie del pane e del vino rappresenta, nello spezzare il pane e consumano insieme, la conoscenza dei misteri della vita terrena ed al tempo stesso la divisione dei beni della terra e l'unione perfetta degli uomini. Bere il vino significa la condivisione dei beni celesti e la partecipazione ai misteri spirituali e alla scienza divina.
La passione è quell'evento intorno al quale la tradizione cattolica ha costruito gran parte della dottrina, richiamando sulla sofferenza fisica la pietà dei popoli e stimolando il senso di colpa (via crucis). La sofferenza del Cristo, quella vera, è da intendersi nel farsi carico delle angosce e mali del mondo, quello che nella tradizione orientale e definito l'assumersi il karma dell'altro.
Cristo si è assunto il karma di tutta l'umanità passata, presente e futura, per trasformarlo. E' Lui che ha realizzato la grande alchimia di trasformare il male in bene.
Questa la vera sofferenza al di là di una sofferenza fisica alla quale è abbastanza difficile credere se consideriamo che tecniche di fachirismo, che hanno ben poco di spirituale, permettono a non pochi uomini di trapassarsi con lame, senza accusare dolore o perdere sangue.
Se oltretutto poi, vogliamo credere alle narrazioni che ci parlano di martiri che continuavano a lodare Dio mentre le loro carni venivano divorate dai leoni, risulta abbastanza poco credibile la sofferenza fisica di un Gesù che oltretutto rifiuta la bevanda preparata per stordire i suppliziati, e non perché volesse soffrire, ma perché non ne aveva bisogno. E' quel Gesù, le cui ultime parole: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" non sono un moto di disperazione bensì l'inizio del salmo 21 di Davide che si conclude con un'immensa lode ai Signore.
Nella Pasqua Dio dona il suo figlio unigenito per la salvezza del mondo. Vediamo ora cosa può significare questo: chi è il figlio unigenito?

L'unica creazione di Dio è quella che S. Giovanni chiama "il verbo" che si è fatto carne, cioè lo Spirito Santo o energia creatrice che uscendo da Dio dà vita a quello che noi chiamiamo creazione, questo, lo Spirito Santo cioè, è il vero figlio unigenito dato per la salvezza del mondo, figlio unigenito che si identifica col Cristo e di nuovo con Dio nel mistero della Trinità.
Siamo all'atto finale, quella Resurrezione che ha cambiato il corso della storia. La Resurrezione, sia prima che dopo Gesù, è stata sempre compresa doppiamente.
Se n'è data un'interpretazione materiale ed una spirituale.
Nella prima, la Resurrezione significa il ritorno in vita del corpo materiale, la ricostruzione cioè del cadavere decomposto. Questa è l'interpretazione alla quale aderisce la chiesa cattolica.
Ma andiamo ad analizzare alcuni passi del Nuovo Testamento.
Nel vangelo di San Marco, 12 (18,27) c'è un passo molto interessante:

"I Sadducei, che dicono non esserci Resurrezione, vennero presso Gesù e gli chiesero: - Maestro, ecco quanto Mosè ci ha prescritto se qualcuno muore lasciando una moglie senza aver avuto figli; il fratello di costui ne sposerà la vedova e darà una discendenza a suo fratello. Ora, c'erano sette fratelli, il primo si sposò e morì senza lasciare discendenti; il secondo prese in moglie la vedova e mori anch'esso senza figli; così fu per il terzo ed i successivi; infatti nessuno lasciò dei discendenti. Alla fine morì anche la donna. Alla Resurrezione, a quale dei fratelli andrà la donna, dato che tutti e sette l'hanno avuta per moglie? - Gesù rispose: - Non siete forse nell'errore perché non comprendete né le scritture, né la potenza di Dio? Infatti, alla Resurrezione dei morti, gli uomini non prenderanno moglie, né le donne marito, ma saranno come angeli nei cieli. Per ciò che riguarda la Resurrezione dei morti, non avete letto nel libro di Mosè a proposito del roveto come Dio gli parlò dicendo: - Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe? Non è un Dio dei morti, ma dei viventi, voi siete in grande errore."

Allora cos'è questa Resurrezione? Non certo la Resurrezione dei corpi, dal momento che gli angeli non hanno un corpo come noi lo intendiamo.

Corinzi 15 (42, 43) "...così anche la Resurrezione dei morti si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale."

Da questi passi appare chiaramente il senso spirituale della Resurrezione. Non un corpo di carne che risorge, ma un corpo spirituale.
Per l'iniziato la Resurrezione si ricollega alla costituzione ternaria dell'uomo (corpo, spirito ed anima) significa la purificazione e rigenerazione del corpo eterico che è l'organismo dell'anima.
Questa purificazione può effettuarsi sin da questa esperienza terrena, ma di solito si compie dopo la morte fisica per coloro che aspirano alla verità.
Ora, più l'anima è spiritualizzata, più tende ad andare in regioni cosmiche lontane dalla materialità e quindi più grande sarà la sua avversione per l'atmosfera terrestre e più difficile la sua manifestazione agli uomini. Manifestazione che comunque può avvenire negli stati di sonno o di estasi, quando l'anima, in parte liberata dal corpo ha maggiore capacità di vedere altre anime. Può tuttavia accadere che un grande profeta, un figlio di Dio si manifesti ai Suoi in maniera sensibile nello stato di veglia. L'anima disincarnata, in questo caso, può dare al proprio corpo spirituale un'apparenza visibile ed anche tangibile per il potere che lo spirito esercita sulla materia.
Le apparizioni che riguardano Gesù, riportate nel Nuovo Testamento, rientrano in queste due categorie: visione spirituale ed apparizione sensibile. In Giovanni 20 (14,17) si narra dell'apparizione di Gesù a Marta di Magdala e si dice fra l'altro:

"Vide Gesù che stava li in piedi ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: - Donna perché piangi, chi cerchi? - Essa pensando che fosse il custode del giardino..." E qualche versetto dopo Gesù pronuncia la famosa frase 'Non mi toccare!".

Come spiegare che Maria di Magdala non riconosce Gesù col quale aveva contatti quasi quotidiani? Che senso dare alla frase "Non mi toccare!"? Tutto si spiega se consideriamo quell'immagine la condensazione non ancora terminata del corpo etereo di cui dicevamo.
Che cosa poi vuoi lasciare intendere uno dei versetti che seguono quando dice: "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù"?
Nei capitolo 21(4) si dice: "Quando era già l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù". Viene da pensare che se fosse risorto nel corpo fisico nessuno dei suoi avrebbe avuto difficoltà a riconoscerlo. Lui che aveva affermato, riferendosi al proprio corpo, se il chicco di grano non muore, non porta frutto, se invece muore produce molto frutto, non poteva che risorgere in un corpo spirituale una volta liberato dall'involucro della materia.
Questo è il frutto, il corpo spirituale. Non c'è nulla di soprannaturale in tutto questo, vi è la parte ignota della natura e di Dio che a più riprese gli illuminati, nel corso dei millenni hanno cercato di rivelare all'umanità. Nel nostro stato corporeo, possiamo difficilmente credere o concepire una realtà che non cada sotto il dominio dei cinque sensi, nello stato spirituale, la nostra vera natura, la materia ci apparirà come inesistente.

La Resurrezione è, quindi, la terza e ultima grande tappa dell'esperienza messianica. Le altre due erano state le tentazioni e la trasfigurazione. Nelle tentazioni c'è l'iniziazione di Gesù, la conoscenza, cioè, del proprio destino e l'adesione ad esso.
Nella Trasfigurazione c'è la rivelazione totale e nella Resurrezione il coronamento dell'opera.
E' durante le Tentazioni che Gesù viene chiamato dal Demonio:"Figlio di Dio".
E' dopo la Trasfigurazione che annuncia la propria morte e Resurrezione ed il tornare ad essere uno col Padre.
E' dopo la Resurrezione che dice: "Vi lascio lo Spirito Santo".
E' questa la Trinità portata a compimento dal Cristo nella propria esistenza.


Bibliografia:

Dalla parte dell'agnello!

Nel brano sulla Pasqua, al capitolo "Tradizione" , riporto il rituale della Haggadah durante il quale veniva mangiato, fra gli altri cibi, l'agnello.
Del poco che oggi consumiamo di quella cena tradizionale, oltre l'uovo è rimasto proprio l'agnello.
Se consideriamo questo particolare, sembrerebbe essere passati da un certo aspetto della tradizione ebraica, quello del sacrificio rituale dell'agnello, all'attuale tradizione del mangiare l'agnello pasquale, certo mitigata nei suoi aspetti cruenti, ma solo perché l'uccisione avviene lontano dai nostri occhi, ignorando che in mezzo ci fu una cena pasquale che cambiò la storia del mondo, ma che evidentemente non è valsa a porre fine all'uccisione degli agnelli.
Potrebbe sembrare un aspetto secondario rispetto a quella che è stata la grossa rivoluzione portata dal cristianesimo, vediamo perché, a mio avviso non lo è.
Cerchiamo di ricostruire, sulla base delle informazioni che ci vengono dai vangeli canonici e da altri scritti, gli eventi relativi alla notte dell'ultima cena.
La Pasqua ebraica si poteva celebrare solo nella Città Santa, Gerusalemme.
Per Gesù era già stato emesso un mandato di cattura.
Era necessario trovare un posto sicuro per celebrare la Pasqua.
Furono gli Esseni ad offrire ospitalità, il cenacolo si trova, appunto, al centro del quartiere degli Esseni all'estremo sud di Gerusalemme.
Gesù potè entrare, discretamente, dalla porta degli Esseni, ai margini della città.
Gli Esseni prestavano gratuitamente i loro locali per la Pasqua a patto che si osservassero delle regole.
La regola principale aboliva i sacrifici di animali e, quindi, l'immolazione dell'agnello.
Chiamavano la loro Pasqua "fiorita" perché il sacrificio dell'agnello veniva sostituito con l'offerta rituale di cereali e la tavola imbandita con frutti della terra.
Gli Esseni si astenevano dal frequentare il tempio e compiere sacrifici.
Gesù, è noto, non aveva buoni rapporti con la classe sacerdotale, qualche tempo prima aveva scacciato i venditori dal tempio liberando le colombe e aveva suscitato lo sdegno dei sacerdoti quando, operando guarigioni, veniva osannato dal popolo.
Non è pensabile, in questo contesto, un Gesù, o chi per Lui, che si rechi al tempio a sgozzare l'agnello davanti ai sacerdoti, secondo il rituale ebraico.
Tutta la letteratura cristiana antica sostiene, poi, che il Cristo, come tutti gli uomini spirituali del tempo, non mangiasse carne.
Gesù con la sua predicazione e la sua vita da l'immagine di un Dio di misericordia, che non vuole spargimenti di sangue e vittime immolate, per porre fine a tutto ciò è lui che si offre volontariamente.
L'immagine del "Buon Pastore" che sgozza la pecorella sarebbe veramente un'enorme contraddizione.
Credo ce ne sia a sufficienza per cominciare a riflettere sul fatto che, se con Cristo arriva la buona novella, questa è per tutto il creato, agnelli compresi.
E' il rispetto della vita in ogni sua forma.
La Pasqua non avrà maggior valore se gli agnelli che oggi pascolano sui prati, fra pochi giorni saranno sulla tavola di chi in questo modo crede di festeggiare al meglio la Resurrezione.
Non mi riferisco, naturalmente, a coloro per i quali Pasqua non è altro che un'usanza e qualche giorno di vacanza che termina con la gita di Pasquetta, ma a tutti quelli che in qualche modo celebrano l'evento ricordando con vari riti la passione morte e resurrezione di Cristo e terminano le celebrazioni intorno alla tavola imbandita, sulla quale l'agnello è il piatto forte.
Voglio essere chiaro, ognuno è libero di mangiare ciò che vuole e dare il significato che vuole a ciò che mangia, ma voglio permettermi una, a questo punto, ovvia considerazione: come mai un Maestro che, in contrasto con la tradizione del suo popolo, celebra una Pasqua in cui, nel rispetto di tutte le creature, l'agnello viene risparmiato, si trova ad avere dei seguaci che fanno uccidere e mangiano l'agnello, pensando di compiere un gesto devozionale, ma in effetti, mettendo in atto qualcosa di poco diverso da ciò che facevano coloro che quel Maestro volevano morto.
Come vedete, la questione a questo punto, non è di scarsa rilevanza.
Se vogliamo attribuire un significato simbolico a tutto questo, chi oggi mangia l'agnello pasquale pensando di mangiare ciò che raffigura l'Agnello di Dio, non fa altro che riagganciarsi ad una tradizione che il loro stesso Maestro ha rigettato.
Per quel che sappiamo dell'ultima cena di Gesù, l'unico cibo di cui si parla è il pane e l'unica bevanda il vino, questi e solo questi, per sua affermazione lo rappresentano.
I tempi sono maturi perché l'umanità, o almeno una parte di essa, cominci a vivere la propria spiritualità veramente in armonia con il creato, è tempo di smetterla di ingannarsi ed ingannare ribaltando il significato delle proprie azioni.
Cominciamo a chiamare le cose con il proprio nome: mangiare o non mangiare carne ha di per sé scarsa importanza, mangiare l'agnello, pensando di compiere un atto devozionale, è, oggi, indice di una barbarie che riporta al tempo dei sacrifici cruenti, comprensibili per l'epoca, e colloca a quel livello l'atteggiamento spirituale di chi compie tale atto.

PENTECOSTE
Significato simbolico ed iniziatico

Premessa
Pentecoste è una festa che appartiene alla tradizione cattolica, reincarnazione, karma e darma sono concetti estranei alla tradizione cattolica, ma indispensabili per una comprensione, per quanto possibile tendente alla verità, di una festa pochissimo compresa e completamente svuotata del suo vero significato
Pentecoste è la strada tracciata dal Cristo per portare l'umanità dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della vera conoscenza.
Il concetto di reincarnazione non era estraneo al mondo ebraico dell'epoca di Gesù, e che gli apostoli e Gesù stesso avessero dimestichezza con questa idea è espresso molto bene in Matteo 11 (12,15):

"Dai giorni di Giovanni Battista sino ad ora, il Regno dei Cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La legge e tutti i profeti - infatti - hanno profetato sino a Giovanni. E se lo volete accettare, Egli è quell'Elia che deve venire; chi ha orecchi intenda"…

E successivamente in Matteo 17 (10,13):

"Allora i discepoli gli domandarono: - Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia? - Ed Egli rispose: - Si, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto, anzi, lo hanno trattato come hanno voluto. Così anche il figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro. Allora i discepoli compresero che Egli parlava di Giovanni Battista".

Perché Gesù insiste tanto a parlare di Elia? Si dice che Elia fosse stato in una precedente incarnazione il maestro spirituale di Gesù allora incarnato in Eliseo. Il fatto che Elia sia vicino a Gesù nei momenti importanti della sua vita starebbe a confermare ciò.
Elia, incarnato in Giovanni, annuncia in Gesù il Messia e lo battezza.
Elia appare nella trasfigurazione. Un grande maestro non abbandona mai il suo discepolo.
Non mi dilungo oltre, ma ho ritenuto necessario prima della trattazione proporre dei punti di riflessione che renderanno più comprensibile quanto andrò ad esporre.

Quest'anno la Pentecoste cade il 19 maggio, essendo collocata sette settimane dopo la Pasqua, anch'essa festa mobile: la luna e in fase crescente, la sua forza vitale aumenta gli influssi sulla terra, periodo buono per portare qualsiasi cosa alla pienezza.
Come la luna di Pasqua è sempre calante, la luna di Pentecoste è sempre crescente, come Pasqua è il momento per togliere, far decrescere, purificare, Pentecoste è il momento per accrescere, per completare l'opera.Vorrei spendere ora due parole su quello che è il simbolo principale della Pentecoste, in particolare dello Spirito Santo, il simbolo già considerato a Pasqua: la Colomba.
La Colomba è dunque il simbolo dello "Spirito Santo". E' la Colomba che si libra sulle acque e portando un ramoscello d'ulivo a Noè (Genesi 8:10,12) annuncia la Pace Divina e la rinascita che lo spirito di Dio portava sulla terra.
La Colomba appare sul capo di Gesù, battezzato da Giovanni nel Giordano.
Anche qui, come nell'episodio del diluvio appare insieme ad un'acqua purificatrice quella del battesimo.
Riprenderò in seguito questo parallelismo. Voglio proporvi un'interpretazione, potremmo dire esoterica, riportata da Yogananda, del simbolo della colomba.
Quando una persona, che abbia affinato certi tipi di percezioni o che possieda certe capacità come bagaglio personale, si concentra con gli occhi chiusi nel punto fra le sopracciglia, vede una luce con una stella bianca nel mezzo, racchiusa in una sfera di luce blu che a sua volta è circondata da un anello di luce dorata.
A causa dei suoi tre colori, l'occhio spirituale è stato paragonato ad una colomba; la bocca della colomba è stata paragonata alla stella bianca nel mezzo dell'occhio spirituale e gli altri due colori, il blu e l'oro, sono stati paragonati alle due ali della colomba.
Il vocabolo Pentecoste deriva dal greco e significa cinquantesimo. Vediamo il significato del numero cinquanta. Se il numero quaranta, è il numero biblico della tribolazione, della prova, della penitenza, della preghiera, del digiuno, dell'attesa, il Cinquanta è considerato dalla Bibbia come il numero della gioia. Nella tradizione ebraica il cinquantesimo giorno dopo Pasqua era la festa del raccolto. Ogni cinquantesimo anno c'era un anno giubilare nel quale gli schiavi erano rimessi in libertà, i debiti condonati, i campi e le case pignorate venivano restituite.
Vedete come già nel significato del numero si delineano alcuni significati della festa di Pentecoste.
La riacquistata libertà (dello spirito) i debiti condonati (i peccati perdonati).
Cominciamo ora ad esaminare la Scrittura Sacra dal primo capitolo del vangelo di Giovanni:

"In principio era il Verbo, il Verbio era presso Dio ed il Verbio era Dio"... "Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di ciò che esiste"... "E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre pieno di grazia e di verità"...


Vediamo ora chi è il Verbo e come il Verbo si è fatto carne.
Dal vangelo di Luca (1:26,35):

"Nel sesto mese (dalla concezione di Giovanni Battista) l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe; la vergine si chiamava Maria. Entrando da lei disse: - Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te - A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse tale saluto.
L'Angelo disse - Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine -. Allora Maria disse all'Angelo: - Come è possibile? Non conosco uomo -. Le rispose l'Angelo. - Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo."…


Il Verbo è dunque lo Spirito Santo, lo Spirito Santo è la parte procreatrice di Dio, è il Creatore, è il seme spirituale.
Ma un seme spirituale può germinare solo se piantato in un terreno spirituale che sia stato preparato per la semina, pulito, arato etc... e può quindi produrre frutti spirituali di Via, Verità e Vita, il Cristo appunto.
Maria era questo terreno spirituale.
La tradizione ci dice che Maria fu concepita senza peccato originale. Vediamo di capire cosa significa.
Quello che la tradizione cristiana chiama peccato originale, da chi crede nella reincarnazione è definito karma.
Il peccato originale quindi, o Karma, è quel qualcosa, quell'handicap, potremmo dire, che ci appartiene fin dalla nascita e che è l'eredità di precedenti vite.
Noi tutti ci incarniamo più volte per purificare attraverso molte vite il nostro karma ed arrivare a ricongiungerci alla Coscienza Cosmica, o Dio, dalla quale abbiamo deciso di uscire per fare esperienza.
E' la parabola del figliol prodigo, è il cammino dell'uomo che sceglie di conoscere Dio nella libertà e non nella credenza ottusa, è mangiare dall'albero della conoscenza del bene e del male e scegliere di vivere l'esperienza umana nella dualità bello-brutto, buono-cattivo, gioia-sofferenza, è la via pericolosa che porterà alla fine dell'esperienza, ma appunto, avendone fatto esperienza, a comprendere che tutto è, quindi né bello, né brutto, né buono, né cattivo, né gioia né dolore.
Quel giusto mezzo, spesso mal compreso, che a mio modo di vedere è quel punto di vista della realtà dal quale gli estremi, bene e male ad esempio, infinitamente lontani, scompaiono e tutto, come dicevo è.
Non un giudizio, ma una conoscenza vera della realtà.
Questo è il nostro destino, finché siamo su questa terra è perché abbiamo ancora karma da purificare.
Per Maria è diverso.
L'anima di Maria. già purificata, non aveva bisogno di incarnarsi nuovamente, sceglie di incarnarsi in Maria per compiere una missione.
Quindi non è un karma da purificare, non un peccato originale.
Per la legge di similitudine lo Spirito Santo non poteva che essere attratto da un'anima pura, quella di Maria. (vedremo l'importanza di ciò in relazione alla Pentecoste).

L'Assunzione
Maria non muore, ma viene assunta in cielo. Per trascendere questa dimensione e riunirsi alla Coscienza Cosmica, un'anima pura non ha bisogno di liberarsi del peso del corpo, sganciata dall'attenzione al corpo, (richiamo dei sensi) è in grado di trasformare il proprio corpo carnale in un corpo spirituale e di andare verso quella che è la sua sede naturale. L'anima purificata è libera di riunirsi allo Spirito e tornare nella casa del Padre.
Il Cristo farà lo stesso cammino, ma passando attraverso la morte fisica, non certo per bruciare il proprio karma, ma il karma degli Apostoli ed attraverso loro dell'umanità.
Eravamo rimasti all'"Annunciazione" continuiamo sulla traccia del racconto biblico: Vediamo cosa è detto in Luca (3:15,18):

"Giovanni il Battista, dopo aver esortato il popolo a purificare le loro azioni e i loro cuori alla domanda se fosse lui il Cristo rispose: - Io vi battezzo con acqua: ma viene uno che è più forte di me, al quale io non san degno di sciogliere il legaccio dei sandali; costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco."...

Il battesimo di Giovanni è dunque un battesimo d'acqua, un battesimo di purificazione, di preparazione, di conoscenza, di conversione per il perdono dei peccati, ma non è ancora il perdono dei peccati. E' la conoscenza, la buona notizia che sta per succedere qualcosa, ma non è ancora successo.
Quello che è conoscenza non si è ancora trasformato in vita.
Andiamo ora a considerare un altro battesimo d'acqua - Genesi (7:21,23) - Si parla del diluvio.

"Ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini, ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì. Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i reittili e gli uccelli del cielo, essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca."...

Qualche versetto dopo "Dio dice a Noè:
"Fai uscire dall'arca tutti gli animali perchè possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino"...

In questi passi c'è un messaggio che ci riguarda da vicino: Perché la parte buona dell'umanità (e la parte buona che è in noi) possa essere feconda, la parte cattiva va eliminata.
E' il battesimo di purificazione. E' il battesimo di Giovanni.
L'umanità ha vissuto il battesimo in acqua (diluvio) ed è in attesa del battesimo nel fuoco (Spirito Santo).
Mi riallaccio qui ad una profezia, di Re Surid: le acque avrebbero sommerso la terra allorché "il cuore del Leone fosse entrato nel primo minuto della testa del Cancro" (circa 10.000 anni fa) e poi parla del fuoco che investirà i quattro angoli della terra "quando il cuore del Leone si troverà nell'ultimo minuto del quindicesimo grado del Leone stesso"…
L'umanità sta andando verso la grande trasformazione attraverso il fuoco che preluderà ai nuovi cieli e nuova terra delle profezie bibliche, al periodo apocalittico nel quale il bene trionferà definitivamente sul male.
Questo secondo battesimo ha bisogno di essere preceduto da un periodo di purificazione, di rinnovata spiritualità ed è quello che sta avvenendo.
Qual è il cammino che porterà l'uomo e l'umanità al battesimo dello Spirito Santo? Per quali tappe? Cosa significa il perdono dei peccati?
Ogni azione buona o cattiva è governata dalla legge del Karma o legge di causa ed effetto.
Le buone azioni producono buoni risultati, le cattive azioni cattivi risultati.
Qualsiasi azione contro il benessere della società viene comunemente chiamata crimine. Qualsiasi azione contro il benessere dell'anima è di solito chiamata peccato.
L'anima, essendo emanazione di Dio ha essenza divina. Il peccato non può cambiare l'essenza dell'anima, ma forma come una incrostazione che impedisce all'anima di unirsi allo Spirito.
E' come se riempissimo una bottiglia con acqua di mare, le mettessimo un tappo e la gettassimo in mare l'acqua all'interno della bottiglia è della stessa natura del mare, ma non può unirsi ad esso se non interviene una forza esterna a rompere il vetro.
Quando un'anima che ha accumulato incrostazioni volgendosi alla materia, torna a volgersi a Dio, cioè si converte, riscopre l'amore di Dio dal quale proviene, ha la possibilità di far cadere le incrostazioni, riunirsi allo Spirito e a Dio.
L'uomo Gesù, che prende coscienza di essere stato generato dallo Spirito Santo raggiunge la coscienza Cristica e diventa Via, Verità e Vita.
Cristo è venuto a svelarci l'aspetto dell'amore e della misericordia di Dio.
Dio è colui che paga il nostro debito (come espresso nel Padre Nostro) attraverso il Cristo ripulisce il nostro karma, non dobbiamo più pagare il prezzo dei nostri peccati. Questo è il vero significato del perdono dei peccati.
Quando l'anima diventa cosciente di essere figlia di Dio ed ha fede nell'amore ed onnipotenza di Dio, si affranca dalle conseguenze di tutte le cattive azioni del passato.
A questo punto non ha più Karma da bruciare è nella stessa condizione di Maria e del Cristo e lo Spirito Santo è attratto e va a fecondare questo terreno puro e sbocciano i frutti dello spirito.
Gesù con la sua morte e resurrezione ha bruciato il karma degli apostoli, rendendoli, così, puri, senza peccato, in grado di richiamare su di loro lo Spirito Santo e di trasmetterlo poi a tutta l'umanità.
Il battesimo di Giovanni era servito a ripulire, a spianare la strada, a dare la Conoscenza.
Il battesimo dello Spirito Santo completa quel primo battesimo e fa sì che la Conoscenza diventi Vita.
Gli apostoli avevano passato tre anni con Gesù avevano assistito ai miracoli ed alla Resurrezione, ma non avevano capito il senso profondo di tutto ciò.
Era stato preparato il terreno, ma la semina non era ancora avvenuta e i frutti non erano nati.
Vediamo la narrazione dagli atti degli Apostoli (2: 1 ,8):

"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbattè gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto) il cielo. Venuto quel fragore la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: - Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua?"…

Questo il primo grande miracolo dello Spirito Santo, il dono delle lingue.
Vediamo di esaminarlo alla luce di un'altro passo biblico (Genesi 11:1,7):

"Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'Oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: - Venite facciamoci mattoni e cuciniamoli al fuoco -. Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: - Venite, costruiamoci una città ed una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra -. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città"...

Qui non è tanto, quello che comunemente si pensa, il peccato di superbia, l'uomo che vuole sfidare Dio, quanto il progetto degli uomini di riunirsi intorno alla torre di Babele che contrasta con quello di Dio, che vuole popolare la terra.
Nella Pentecoste vediamo un Dio che vuole l'umanità di nuovo riunita sotto un'unica lingua.
Quale il significato di tutto ciò? Dio dice all'uomo: "Vai, và a conoscere il creato poi una volta che hai conosciuto ricordati che tutto nasce dall'Uno, che non esistono differenze o separazioni". A noi dice: "Conosci tutte le parti del tuo universo, poi uniscile, mettile d'accordo, rendile disponibili ad essere cementate e vivificate dalla forza dello Spirito Santo".
E gli apostoli, parlando una lingua comprensibile a tutti annunciano ciò che finalmente era diventato per loro Via, Verità e Vita: la Morte e Resurrezione di Cristo.
Lo Spirito Santo si manifesta immediatamente, abbiamo visto, col dono delle lingue, ma non è solo questo, questo è appunto, solo l'inizio. Chi acquisisce la Coscienza Cristica, come Cristo, sa da dove viene chi è e dove sta andando e può fare tutto ciò che ha fatto Cristo, è Cristo.
Il Cristo aveva preso coscienza, abbiamo visto di essere nato dallo Spirito Santo, di essere figlio di Dio e di essere in cammino verso l'unione con la Coscienza Cosmica. Chi entra in relazione con la Coscienza Cosmica entra in relazione con la creazione, conosce la verità riguardo a se stesso ed alla vita, comprende la legge universale, prende coscienza che tutto è luce, che la nostra natura è analoga alla luce della creazione. La luce è costituita da protoni ed elettroni che su muovono con una certa frequenza vibratoria, il nostro corpo è costituito da protoni ed elettroni con una diversa frequenza vibratoria. A noi tutti è possibile, attraverso la Coscienza Cristica la strada che Cristo ha aperto, metterci nella stessa vibrazione della luce, dell'aria, di tutta la natura, entrare nella legge universale che regola il creato. Cristo poteva camminare sulle acque perché aveva preso coscienza che la natura del proprio corpo non era diversa dalla natura dell'acqua, era quindi in grado di armonizzare le proprie vibrazioni con quelle dell'acqua. Vediamo ora come interpretare la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli.
Lo Spirito Santo entra attraverso il chakra della corona, scende lungo la colonna, va a risvegliare la Kundalini (la forza a forma di serpente attorcigliata alla base della colonna) che si innalza a sua volta verso la corona illuminando tutti i chakras, aprendo il terzo occhio e dirigendosi verso la Coscienza Cosmica.
E' questa la forza del serpente della quale parla Cristo quando dice agli apostoli: "Siate furbi come serpenti e candidi come colombe" … cioè, - Utilizzate l'energia della Kundalini, facendovi guidare dalla purezza del vostro occhio spirituale (la colomba)-. Senza la purezza certi poteri potrebbero essere usati per il male, da qui la necessità dell'insegnamento esoterico, riservato cioè a pochi prescelti in grado di capirlo ed utilizzarlo bene. E' questa la grande responsabilità del maestro spirituale.
Dal processo descritto derivano i poteri di chiaroveggenza, bilocazione, levitazione, guarigione, possibilità di viaggiare in altri mondi, scendere nei mondi inferiori e salire nei mondi superiori etc.
Questa è la condizione di gioia piena, di appagamento.
Questo è possibile solo all'anima sganciata dall'attenzione al corpo (richiamo dei sensi). A noi è dato un mezzo potentissimo per percorrere questa strada: la preghiera o, potremmo anche dire la meditazione incentrata sull'infinito, su Dio, sulla Coscienza Cosmica. La cosa essenziale da fare per contattare Dio è aprirgli la via, spianargli la strada, come raccomandava Giovanni Battista, desiderare di andare verso di Lui e che Lui venga verso di noi.
Sono i due triangoli che si incontrano ed è la luce e l'amore divino dentro di noi.

tratto da: http://www.energiainmovimento.it/Parliamo%20di/Pentecoste.htm

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