"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"

                                                                                              



 FONTE: Rocca n. 7 - 1 aprile 2009  ( http://www.cittadella.org/pls/cittadella/cittadella.rocca)

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AMORIZZARE IL MONDO

Quel bisogno di aurora

 di Arturo Paoli

Avevo 22 anni quando per la morte di mia madre, la casa dove ero nato perse il calore delle stagio­ni. Pochi mesi dopo l'abbando­nammo perché per noi supersti­ti era diventata una spelonca. La ripenso in questa Pasqua, inondata di profu­mo di lavanda che visitava la casa in tutti i suoi angoli, con le coperte immacolate stese sul letto, si respirava il nuovo, tutto è pronto a raccogliere l’Ospite. L’ondata di campane che verso il mezzogiorno del sabato cadeva sui tetti avvolgeva nella festa tutta la città. Si entrava nella chiesa di S. Michele la parroc­chia prossima alla mia casa: i contadini che sulla piazza vendevano cereali, fagioli, len­ticchie ed altro entravano nel tempio, si se­gnavano, piegavano le ginocchia e baciava­no la terra, Cristo è risorto alleluia!

Mi piace sognare ma vedo con ottimismo e speranza questo nostro tempo progredire verso una positiva laicità, un progresso do­vuto alla morte della filosofia. La filosofia risorge richiamata da orrori commessi da uomini eredi di secoli di civiltà nel costruire associazioni politiche, ludiche, aziendali, che non mirano ad altro che aumentare il poten­ziale produttivo rendendo questo mondo sempre più frammentario, dominato dalla nuova autorità, il mercato. La disgregazione piuttosto che l'aggregazione è la caratteristi­ca del processo sociale dell'Europa cristia­na, d'accordo con un sociologo assai noto fra noi Zygmunt Bauman: «Si può resistere solo con un progetto comune di ricchi e poveri as­sieme; un terreno comune tra loro; forse una versione della teologia della liberazione» (1). Ripenso a quella casa grande deliziosamen­te fragrante nella settimana di Pasqua come a una metafora dell' occidente cristiano in questo particolare momento storico. Nella teologia di Paolo la resurrezione di Cristo è forza della resurrezione che vince la morte celata nella successione dei tempi. La resur­rezione è il contenuto della nostra speranza. Dall'epilogo della filosofia pare risorgere len­tamente un pensiero più attento alla vita re­ale dell'uomo. E qual è la straordinaria gran­dezza della resurrezione? E il fatto di non essere limitata alla persona di Gesù ma esse­re la legge della storia. Tutto ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa la quale è il suo corpo (Ef 1,20-23).

Il ricordo di quel profumo di nuovo che ac­compagnava l'arrivo della Pasqua è molto lontano, ora la storia sembra entrata in quell'antro oscuro visitato dalla morte: il nostro mondo umano è pieno di conflitti armati o solo apparentemente disarmati, mai pacifi­ci: dove mettere il nuovo della resurrezione? Gesù resuscitato non può pensare a Dio Pa­dre senza pensare al suo progetto di trasfor­mare il mondo.

dove c'è la vita da liberare

Nella nostra preghiera non ci rivolgiamo ad un Dio distante, immobile; ma a un Dio in movimento continuo, permanente. Ai fari­sei che lo rimproverano di operare il giorno di sabato l'uomo Gesù si appella a Dio: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero ( Gv 5,17). In che consiste l'operare del Figlio che di fatto è l'operare del Padre?: trasmette­re la vita che è amore.

Per i sacerdoti di Gerusalemme Dio è il fon­damento della legge che governa Israele, per gli Esseni di Qumram è colui che ha dato loro «l'ispirazione della vita pura nel deser­to» Gesù lo sente come il Padre buono che si introduce nel mondo nella carne del figlio per umanizzare la vita. Per questo Gesù sce­glie come luogo privilegiato non il tempio ma la strada, la casa dell'uomo, il luogo di lavoro dei pescatori e dei contadini perché lì c'è una vita da trasformare, da liberare. Se uno accetta che il progetto di Gesù sia il Re­gno di Dio - ed è impossibile pensare diver­samente -, come si può dubitare che non ab­bia come obiettivo principale la liberazione? Una liberazione umana, totale da tutto quel­lo che sia ostacolo all'amore, e le due com­ponenti dell'amore sono la giustizia e la pace. Non sono queste le due colonne portanti della società umana? Per questo l'uomo deve es­sere liberato da tutto quello che mette disor­dine nell'armonia sociale. E vero che chi ha trovato Dio è in pace ma questa è una tauto­logia perché Dio stesso è la nostra pace e si nega Dio quando non si cerca coraggiosa­mente la pace e la giustizia. Il Regno di Dio è vicino - è il messaggio di Gesù secondo il Vangelo di Marco - e ci si potrebbe aspetta­re: preparatevi a riceverlo; ma il seguito è: «cambiate nel vostro modo di pensare e di attuare» (Mc 1,15). Dio non è una forza con­servatrice ma un energico invito a cambiare.

Il seguace di Cristo è invitato ad una rinasci­ta permanente.

dopo una lunga notte

È suonato nella nostra storia il momento di riscoprire nelle parole di Gesù una nuova maniera di vivere dell' anima. Perché dopo tanto affaticarsi del pensiero siamo riusciti a liberarci da un dio che non era certamente quello che ci ha insegnato Gesù. Il posto vuo­to è stato subito occupato da idoli pagani, il potere, lo stato, la razza, il nulla e finalmente il mercato. Dopo questo la lunga notte e non ci resta che svegliare l'aurora. La parabola del figlio partito da casa e atteso dal Padre forse è la figura più esatta dei tempi storici che si succedono nel ritmo morte vita. Il figlio è partito con le tasche piene di progetti ed è andato verso il godere la vita senza l'ombra di un padre severo, esigente. Ora ritorna ver­so questo padre che può accoglierlo solo se diverso e di fatto sono due risuscitati.

Oggi si parla di anima non come essere, ma affettività, desiderio, aspirazione, bisogno di nuovo, di insolito. Che cos'è il Vangelo se non parola rinascere portata in un soffio di ven­to? Se avessimo detto al giovane, al partire di spogliarsi di tutto quello che porta su sé e di darlo ai poveri lo avrebbe fatto? Impensa­bile. Eppure torna a casa come Giobbe: nudo sono uscito dal ventre di mia madre e nudo ritorno ma non è lo stesso: è passato attra­verso la morte. Al tramonto di un' epoca, l'uo­mo di oggi dovrebbe dire lo stesso: sono par­tito da casa per fare la mia volontà e ritorno per fare la tua, ho capito che la tua è la vera. Nel Vangelo di Matteo si prega: Padre che stai nei cieli alludendo all'atteggiamento di chi alza gli occhi nella direzione dell' alto per­ché è di lì che sorge il sole e scende la piog­gia. Ma Gesù ci dice che il Padre ci aiuta impegnandoci in una dura lotta che ci liberi dalle voglie e dalle passioni tristi e da ogni agire guidato dal nostro io egocentrico.

Ma oggi pensiamo alla resurrezione e fissia­moci su pensieri ottimisti. La fine delle ideo­logie, la morte della filosofia e la sua rinasci­ta non a partire dall'idea, non dalla verità ma dalla persona è una speranza a cui dobbia­mo prestare fiducia. Qualcuno che mettesse in dubbio questa asserzione potrebbe essere invitato a considerare che il vero, eterno solo salvatore del mondo viene mostrato come il logos, la verità fatta carne. Non ci autorizza questo modello a pensare che la verità sia da cercarsi soprattutto nell'uomo vero? Diven­tato vero attraverso un processo di conver­sione che Gesù ci presenta con molta chia­rezza non come un accumulo di valori ma come una povertà. A Nicodemo esperto del progetto religioso del tempio e fedele esecu­tore delle sue proposte, Gesù non consiglia ricerche affannose, ma semplicemente mo­rire e rinascere è questo il grande e semplice annunzio nelle beatitudini. Mi entusiasma la chiarezza con cui vedo che su questo di­scorso pensato, pregato, vissuto possiamo fondare la speranza di una umanità nuova, giusta e felice. Quando ascoltiamo una mu­sica di Beethoven o di Mozart non sentiamo invaderci da una grande emozione capace di imporre il silenzio a quanto c'è di striden­te, di lacerante nel nostro piccolo cuore? Succede qualcosa dentro di noi che ci fareb­be dire che bello sarebbe che le 24 ore del giorno fossero così armoniose e che lo fosse­ro tutti i giorni della nostra esistenza.

Se tutti gli uomini della terra scoprissero che il silenzio come armonia è la vera legge della nostra esistenza quella che dovremmo trova­re per essere veri! Quando la preghiera si fa silenzio e non è più domanda guidata dal nostro egoismo possiamo entrare in questa armonia. Il movimento vero dell'amore vero è questo. La nostra Pasqua è superamento di tutte le disarmonie che ci mandano in fran­tumi. Il dolcissimo amplesso della coppia e l'abbraccio della vera amicizia è essenzial­mente alterità. Oggi questa sembra molto dif­ficile perché il mercato è dominato da offerte che ci promettono dei momenti di estasi che presto scivolano verso la tristezza e spesso la morte. Nell'augurio pasquale metto il progetto di Gesù che è uno solo e molto semplice: amorizzare il mondo. Quando ripeto questo progetto così semplice mi sento dire: è bello ma è difficile: non vi sentite che è proprio bello perché difficile? E che è vero perché corri­sponde alla verità del nostro esistere?

Arturo Paoli

Nota

(1) Z ygmunt Bauman, La decadenza degli intellet­tuali. Da legislatori e interpreti, Bollati Boringhieri, Torino 2007, p. 219.