"Tempo Perso -
Alla ricerca di
senso nel quotidiano"
5 GIUGNO 2011 - ASCENSIONE DEL SIGNORE - Anno A -
Prima lettura: At 1,1-11 Salmo: 46 Seconda lettura: Ef 1,17-23
VANGELO secondo Matteo 28,16-20
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ASCENSIONE DEL SIGNORE
1. Con la festa dell’Ascensione del Signore l’itinerario mistagogico del tempo pasquale si avvia alle sue tappe conclusive. L’Ascensione ci aiuta a contemplare il mistero pasquale del Signore e la nostra esistenza pasquale radicata in Lui, attraverso una prospettiva particolare: Dio, facendo risorgere il Cristo, lo ha costituito Capo della Chiesa e Signore della Storia. 2. Spesso si è tentati di attribuire a Cristo Capo e Signore le prerogative di “monarca assoluto” e, di conseguenza, educati da una visione gerarchica e piramidale di Chiesa e poco comunionale, di attribuire a noi stessi, in quanto cristiani, cioè chiamati a seguire Cristo Capo e Signore, le stesse prerogative, specialmente se riceviamo un ufficio di responsabilità ecclesiale, piccolo o grande che sia. Le pagine bibliche della solennità dell’Ascensione del Signore, se ben meditate, ci orientano verso un’altra prospettiva. 3. Nella pagina degli Atti degli Apostoli (prima lettura: At 1,1-11) è scritto che il Signore «fu elevato in alto» dopo aver parlato ai discepoli, per 40 giorni, del Regno di Dio; ma i discepoli ancora pensano che il Regno di Dio, annunciato dal Risorto, abbia valenze e connotati mondani. In realtà, proprio perché il Regno di Dio non è come i regni di questo mondo, solo il Padre conosce i tempi e i momenti di tale Regno, solo Lui ha il potere di realizzare nella storia il suo Regno. A noi cristiani è dato il compito, a motivo della presenza dello Spirito in noi, di vivere come testimoni di Cristo e del suo vangelo; solo così collaboreremo a dilatare nel mondo il suo Regno di amore, di fraternità e di pace, in attesa del ritorno del Signore, il quale verrà a completare l’opera che lui ha iniziato (Fil 1,6). 4. Se il cristiano è chiamato a vivere come testimone e non come un piccolo monarca, questo sottolinea ancora di più il fatto che il Cristo Risorto, e soltanto Lui e non altri, è il Capo della Chiesa e il Signore della storia. La pagina della Lettera agli Efesini (seconda lettura: Ef 1,17-23) ci esorta ad entrare più in profondità nell’esperienza (conoscenza) di Dio Padre, per toccare con mano la sua grandezza, potenza e forza che egli ha manifestato costituendo Cristo come Capo della Chiesa e Signore della storia. Per capire la portata di tale grandezza, non misurabile con i nostri criteri mondani del potere e del dominio, bisogna tenere presente che per l’autore della Lettera agli Efesini, il Signore che ascende alla destra del Padre, è colui che prima è «disceso quaggiù sulla terra» (Ef 4,9), vale a dire, ha condiviso la nostra fragilità e debolezza, la nostra fatica a non lasciarci dominare dai “Principati” e dalle “Potenze”, da ogni sorta di “Forza” e di “Dominazione” sempre presenti nella nostra storia e nel nostro cuore. Ecco: colui che è disceso, che si è posto al nostro livello condividendo la nostra vita – eccetto nel fallimento del peccato –, Dio lo ha fatto ascendere, lo ha costituito nostro Capo (ovvero “sorgente” della vita e della verità) e nostro Signore. Proprio perché è disceso, Gesù è asceso. 5. La pagina del Vangelo (Mt 28,16-20) non ci parla dell’Ascensione, ma della centralità del Signore Risorto. Infatti, è scritto che i discepoli «quando lo videro, si prostrarono»: è il riconoscimento della centralità della sua Signoria. Ma nello stesso tempo è scritto anche che i discepoli «dubitarono»: anche il dubbio è indice della centralità della Signoria di Cristo, perché il dubbio — altra cosa dal negare, dal rinnegare o dal non riconoscere — è connaturale alla fede: ti spoglia di ogni presunzione, ti pone in ricerca, ti mette in cammino, ti fa affrontare la fatica del discernimento quotidiano per scegliere ciò che è bene e lasciare ciò che è male, ti dà la forza di ricominciare ogni giorno, di affidarti ad un altro per scoprire nelle pieghe della storia la presenza del Regno di Dio e per capire se tale presenza è veramente Regno di Dio o regno di qualcun altro… Inoltre, nella pagina del Vangelo il Signore Risorto si presenta come “colui che è con noi tutti i giorni”: «Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni». Siamo rimandati alla pagina di Mt 1,23, dove a Gesù vien dato il nome di «Emmanuele, che significa Dio-con-noi». E allora, «io sono con voi» significa: io, il Figlio di Dio, sono anche il vostro Fratello, sono colui che cammina al vostro fianco, che non vi abbandona mai, nemmeno nei momenti difficili della vita, nemmeno nei tempi di transizione e di sbandamento, quando un’epoca muore («fino alla fine dell’epoca attuale», così forse si potrebbe tradurre la finale del v. 20) e ne sorge un’altra, della quale però non sappiamo ancora tutti i risvolti. Infine, nella pagina del Vangelo il Signore Risorto, Figlio di Dio e nostro Fratello, a questa Chiesa che adora e nello stesso tempo dubita, le affida la missione. Come mai? Può chi dubita, chi è in ricerca, “fare discepoli”, battezzare, insegnare l’evangelo? Sì, lo può. Perché il centro e il protagonista («io sono con voi») della missione continua ad essere sempre il Signore Risorto, e non noi. E allora, con il salmista (salmo responsoriale: Sal 47) riconosciamo nella solennità dell’Ascensione la centralità del Signore Risorto nella vita ecclesiale e nella nostra vita personale impegnata nella storia. Chiediamo al Signore la grazia di essere “decentrati” come figli e fratelli, affinché sia Lui, e soltanto Lui, il Capo e il Signore, che Dio ha posto alla sua destra.
Egidio Palumbo |