"Tempo Perso -
Alla ricerca di
senso nel quotidiano"
29 MAGGIO 2011 - VI DOMENICA DI PASQUA - Anno A -
Prima lettura: At 8,5-8.14-17 Salmo: 65 Seconda lettura: 1Pt 3,15-18
VANGELO secondo Giovanni 14,15-21
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Accogliere la fonte e il modello dell'amore
1. L’itinerario mistagogico di questa domenica di Pasqua si sofferma ancora sulla nostra relazione filiale con Dio Padre, dove in questa relazione interviene un altro soggetto, un’altra presenza: lo Spirito Santo (Gv 14,15-21). Lo Spirito Santo è colui che ci aiuta ad entrare nella relazione con il Padre. 2. Lo Spirito Santo è colui che ci aiuta ad entrare nella relazione con il Padre. Così viene descritto: — Egli è donato dal Padre. — È qualificato come «Paraclito», perché è “chiamato a stare accanto” (= paraclito) ai credenti, a difenderli, ad aiutarli nella comprensione, realizzazione e memoria-attualizzazione della Parola di Dio (Gv 14,26), come avviene per i cristiani di Samaria (prima lettura: At 8,5-8.14-17). — È «un altro Paraclito», perché si affianca a Gesù, il quale anch’egli è Paraclito (1Gv 2,1). — È qualificato come «Spirito della verità», perché ci manifesta e ci introduce nella vita di Cristo che è la verità, cioè la rivelazione della fedeltà del Padre e della presenza amante del Padre (Gv 15,13-15). Dunque, lo Spirito Santo, stando accanto a noi e facendosi nostro compagno di viaggio, ci aiuta ad entrare nella relazione con il Padre. 3. Qual è il “punto di accesso” che ci permette di entrare in questa relazione? È l’amore verso il Figlio. Amore che si concretizza nell’osservare, cioè nel vivere ogni giorno i suoi comandamenti, il suo vangelo, la sua Parola. “Osservare” qui non vuol dire “esecuzione perfetta di un comando”, bensì “ascoltare, accogliere, assimilare, interiorizzare e vivere” i comandamenti, la Parola. Infatti qui vi è una circolarità tra “amare” e “osservare i comandamenti”: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15) - «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama» (Gv 14,21), e questa circolarità è data proprio perché il comandamento scaturisce dall’amore ed esprime l’amore. Ma non va dimenticato che lo stesso amore è un comandamento: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri», è scritto nel cap. 15, versetto 12 di Gv, capitolo dedicato all’amore tra i discepoli, tra i cristiani, dopo che nel cap. 14 si è parlato dell’amore del Padre verso i discepoli e dei discepoli verso il Padre. L’amore tra i discepoli è un amore che ha come fonte e modello (Gv 15,8) l’amore del Padre verso il Figlio («come il Padre ha amato me») e l’amore del Figlio verso i discepoli («anch’io ho amato voi»). E allora è naturale a questo punto domandarsi: perché l’amore viene comandato? E la risposta non può essere che questa: perché il modo di amare del Padre e del Figlio, la qualità dell’amore del Padre e del Figlio, non sono identici al nostro modo di amare gli altri, alla qualità del nostro amore verso gli altri. Vi è una differenza notevole: l’amore del Padre e del Figlio è gratuito, eterno, fedele, libero, incondizionato, unilaterale; mentre il nostro amore non sempre è gratuito, fedele, incondizionato, unilaterale, anzi spesso chiede reciprocità e quando questa non viene data, quando l’amore non viene corrisposto, ci si rifiuta di continuare ad amare l’altro… Perciò l’apostolo Pietro esorta i cristiani a patire operando il bene, anziché il male (seconda lettura: 1Pt 3,15-18), o, come direbbe l’apostolo Paolo, a rispondere al male non con il male ma con il bene (Rm 12,21). E così possiamo notare da noi stessi che per vivere da cristiani, da discepoli del Signore Risorto, abbiamo bisogno del comandamento e dell’aiuto dello Spirito Santo per imparare ad amare come il Padre e il Figlio, ovvero per entrare in relazione di amore con il Figlio e, in lui e mediante di lui, entrare in relazione di amore con il Padre: «Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21). Qui sta la fonte e il modello del nostro modo di amare. Che il
Paraclito, lo Spirito della verità aiuti anche noi a saper accogliere l’amore
del Padre e del Figlio, e così potremo anche noi cantare con il salmista le
opere che Dio compie nella storia e nel nostro quotidiano (salmo responsoriale:
Sal 66).
Egidio Palumbo |