"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano

 


I cattolici escano dal silenzio: solo così volteremo pagina

di Massimo Toschi

In attesa del Consiglio permanente della Cei, che si aprirà lunedì prossimo, anche i vescovi hanno cominciato a parlare. Monsignor Forte e monsignor Bregantini hanno detto parole coraggiose e lungimiranti. Avvenire domanda buoni esempi. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha parlato di moralità giustizia e legalità, dicendo di condividere il turbamento del presidente Napolitano.
Toni e sfumature diverse, ma certo lo scandalo è grande. Siamo giunti al capolinea del berlusconismo, che non solo ha governato la politica italiana, ma ha lasciato segni profondi nella società italiana. E anche la Chiesa e i credenti non possono sottrarsi a un bilancio delle loro scelte rispetto a questa lunga e drammatica stagione. Non basta più un giudizio solo sull’oggi, perché c’è un filo nero che unisce questo tempo, in cui il Paese si è sfinito moralmente, a fronte di una politica che ha perso autorità, autorevolezza e credibilità, sedotta anch’essa dal grande seduttore. Nel 1994, all’inizio di questa stagione, Giuseppe Dossetti, in un discorso sulla notte delle persone e delle comunità indicava le cause profonde della notte del Paese: «Anzitutto una porzione troppo scarsa di battezzati consapevoli del loro battesimo rispetto alla maggioranza inconsapevole. Ancora
l’insufficienza delle comunità che dovrebbero formarli; lo sviamento e la perdita di senso dei cattolici impegnati in politica, che non possono adempiere il loro compito di riordinare le realtà temporali in modo conforme all’evangelo per la mancanza di vero spirito di disinteresse e soprattutto di una cultura modernamente adeguata; e quindi una attribuzione di plusvalore a una presenza per se stessa, anziché ad una vera ed efficace opera di mediazione; e infine l’immaturità del rapporto laici/clero, il quale clero non tanto deve guidare dall’esterno il laicato, ma proporsi il compito di formazione delle coscienze (...) a un cristianesimo profondo e autentico e quindi a una alta eticità privata e pubblica. Ebbene, se queste erano e sono tuttora le cause profonde della nostra notte, non si può sperare che si possa uscirne solo con rimedi politici, o peggio rinunziando a un giudizio severo nei confronti dell’attuale governo in cambio di un atteggiamento rispettoso verso la chiesa o di una qualche concessione accattivante in questo o quel campo (per esempio la politica familiare o la politica scolastica. Evidentemente i cattolici sono oggi posti di fronte a una scelta, che non può che essere che globale e innegoziabile, perché scelta non di azione di governo, ma di un
aut/aut istituzionale».
Dopo diciassette anni, i credenti e la Chiesa devono prendere atto che nessuna di queste cause è stata rimossa attraverso una rigorosa azione di formazione evangelica e di meditazione della Costituzione. Al contrario si è rafforzata la linea di una presenza per se stessa disponibile all’accordo con il Cesare amico. Nel 2007 il cardinale Ruini, sulla questione dei Dico, non solo non discusse la legge ma innalzò un muro nei confronti del governo Prodi, nella convinzione che il centrodestra sarebbe stato assolutamente generoso, divenendo così l’interlocutore privilegiato della politica ecclesiastica per il Paese. In questo quadro, i principi non negoziabili avrebbero trovato perfetta applicazione. Finalmente un governo sodale a cui chiedere aiuto per la cristianizzazione della società italiana. E questo connubio non casto venne celebrato in piazza San Giovanni al Family Day.
In questo modo si negava la coerenza del Vangelo, perché diventavano difensori della unità delle famiglia leader politici che esibivano più famiglie. Abbiamo ascoltato vescovi, che per non dispiacere il principe, contestualizzavano le bestemmie o davano pubblicamente i sacramenti, in modo da distruggere la conversione evangelica. E si ha l’impressione che tutto questo non sia avvenuto gratis. Oggi non può bastare un aggettivo o una parola forte. La Chiesa italiana davanti al Paese deve chiedere perdono per non aver ascoltato l’appello del 1994 di don Dossetti, e per non aver intrapreso la via stretta del Vangelo e della Costituzione, diventando corresponsabile del degrado morale, che rischia di travolgere tutto e tutti. Questa è la condizione perché dalla penitenza si generi la conversione. Questo è il passaggio, perché la Chiesa italiana possa testimoniare di nuovo il magistero di amore e di verità che il Paese cerca. Non ci sono astute scorciatoie politiciste.
Se la Chiesa italiana fa penitenza, si converte, e apre ogni giorno il libro santo del Vangelo, avrà anche il dono della parresia, il dire tutto il Vangelo, anche nel tempo della vergogna e della menzogna, generando credenti capaci di donare la vita in primo luogo ai più piccoli e deboli di questo Paese.
Se la Chiesa difenderà il libro laico della Costituzione, l’unico vero progetto culturale elaborato dai cattolici italiani nel tempo della Repubblica, il Paese diventerà più forte e migliore, con una cittadinanza esemplare e non adultera.

(Fonte: “l'Unità” del 22 gennaio 2011)


 

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