Libero

 " E se domani..."                                                                      8 ottobre 2009

di Eleonora Cicero

Vi è un grado di falsità incallita,

 che si chiama coscienza pulita”

 

Friedrich Nietzsche

Il lungo Ponte sui fallimenti umani

A poco meno di una settimana dalla catastrofe naturale che ha colpito alcune zone del messinese, si scava ancora per cercare di recuperare quelli che, ufficialmente vengono definiti “dispersi”  ma che, con ogni probabilità, sono gli ultimi cadaveri sepolti nel fango ormai indurito.

Un dramma enorme che ha sconvolto la città di Messina dopo il terremoto dei primi del ‘900.

Adesso che il numero delle vittime è palese nella sua drammaticità a tutti quanti, le posizioni delle istituzioni possono sintetizzarsi in queste parole: “Noi ve l’avevamo detto”!

Adesso che tre quarti di abitazioni sono inagibili, adesso che solo fango e detriti rimangono ad abitare interi paesini di montagna, tutti puntano il dito sull’abusivismo che, in un sentimento meno plastico e più concreto, si rivela in un “Ve la siete cercata voi”.

Adesso che il resto d’Italia conosce il dramma di un’intera provincia e di un’intera regione, saltano tutti sul carro dei consolatori del momento eppure, in questi ruoli ben stabiliti e di facciata, tante sono le cose che non tornano.

Per poter recitare un copione, bisogna stare attenti che quest’ultimo non insulti le vittime di una tragedia e, piaccia o no, il finale non può essere scontato.

Esistono decine di esposti inoltrati dai cittadini delle frazioni coinvolte dall’alluvione, presso la sede comunale; esistono segnalazioni delle istituzioni Provinciali verso quelle Regionali. L’unica risposta data ai cittadini è stata sempre la seguente. “Non ci sono fondi”!

Adesso che il dramma ha preso vita e che le vittime chiedono giustizia, è già iniziato il rimpallo delle responsabilità da parte dei membri competenti: di fronte alle istituzioni regionali che lamentano la mancanza di soldi per far fronte alle emergenze delle calamità naturali degli ultimi anni, si contrappone la posizione del Governo che asserisce di aver stanziato ingenti somme di denaro predisposte a tal fine negli ultimi 3 anni per la Sicilia.

La rabbia si unisce al dolore e alla frustrazione di una regione che, come molte del centro-sud, è sempre stata lasciata in balìa di se stessa. Non si tratta di vittimismo ma di coerenza che non è mai appartenuta a nessuna istituzione politica del nostro paese.

Chi oggi punta il dito contro l’abusivismo, dov’era fino a qualche settimana fa? Chi si vanta di aver messo in guardia il paese da possibili frane, perché non ha fatto prendere le dovute precauzioni? Chi oggi impedisce, anche con la forza, ai vari abitanti di ritornare nelle loro case, perché non lo ha fatto già qualche anno fa quando scene simili hanno preso vita nelle stesse zone riportando “solo” una vittima?

Troppo semplice e molto comodo, salire sul carro di chi ha fatto tutto il possibile. Ricordo ancora una volta, che fino al 02 Ottobre 2009, non erano stati stanziati i fondi necessari per far fronte ai danni dell’alluvione del 2007 (riguardante la costa ionica messinese) e del 2008 (riguardante la costa tirrenica messinese).

Da non sottovalutare nemmeno, che le abbondanti piogge, hanno messo in ginocchio altre province siciliane, denunciando un’impreparazione generale ed una potenziale pericolosità del fenomeno, non indifferente.

Dire oggi che tutti sapevano e che nessuno ha fatto niente, significa ammettere gravi responsabilità sulla tragedia. Pensare imperterriti a costruire il Ponte sullo Stretto, quando di fatto mancano le infrastrutture necessarie, è una beffa che sa di paradosso pirandelliano.

Il Sud Italia non è e non deve essere considerato la Cenerentola del Paese. Questo non toglie la responsabilità di quanti hanno costruito là dove non era possibile farlo, ma non toglie nemmeno la responsabilità di che aveva il dovere di vietare quelle costruzioni e di prevenire questi drammi e non ha fatto nulla.

Il ritardo cronico nell’annunciare il lutto nazionale per le vittime dell’alluvione, conferma in molti, l’impressione che la Sicilia è isolata non solo geograficamente ma anche istituzionalmente.

Quanto tempo dovrà passare prima che si metta mano ad un progetto serio e concreto per arginare questo tipo di rischi nelle singole regioni italiane?

E’ paradossale che in un paese civilizzato, si trovino i fondi per tutto tranne che per, scuola, sanità e sicurezza.

Il pensiero delle vittime merita il rispetto più assoluto, e i frammenti di vita e ricordi sepolti per sempre in quella fanghiglia ormai indurita, sono accomunati dal medesimo dramma.

Vite che s’incontrano; coincidenze banali che salvano o che condannano destini diversi e, sullo sfondo, la natura violata che chiede di essere rispettata e che già, nel corso degli anni, aveva lanciato segnali inequivocabili caduti nel vuoto.

L’abusivismo edilizio ha indubbia responsabilità in questo dramma, ma l’indifferenza criminale delle istituzioni nell’affrontare questo tipo di pericolo incombente e che TUTTI conoscevano, non solleva nessuno dalle proprie responsabilità.

Non resta che augurarci che questi fondi vengano stanziati, per dar modo alle zone colpite di ricominciare e mettere in sicurezza tutti gli altri territori limitrofi. Non resta che auspicare lo stanziamento di questi fondi che partono sempre e non arrivano mai!

Un’intera provincia è terrorizzata e potenzialmente esposta a pericoli di nuove inondazioni, sia sul versante ionico che su quello tirrenico; intere famiglie non hanno più case ed altre rischiano seriamente di perdere quelle che le precedenti alluvioni hanno risparmiato. Manca l’indispensabile ma si trovano i fondi per un ponte superfluo che contribuirà a violare ulteriormente la natura nella sua flora e nella sua fauna, facendo scempio paesaggistico di una delle zone più suggestive del nostro paese. Manca la città ma si crea il ponte che poggia sull’illusione di pochi e sulle spalle di molti.

haselix@gmail.com