" E se
domani..." 8 ottobre 2009 di Eleonora Cicero
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“Vi è un grado di
falsità incallita, che si chiama coscienza pulita” Il lungo Ponte sui fallimenti umaniA
poco meno di una settimana dalla catastrofe naturale che ha colpito alcune zone
del messinese, si scava ancora per cercare di recuperare quelli che,
ufficialmente vengono definiti “dispersi”
ma che, con ogni probabilità, sono gli ultimi cadaveri sepolti nel fango
ormai indurito. Un
dramma enorme che ha sconvolto la città di Messina dopo il terremoto dei primi del
‘900. Adesso che il numero delle vittime è palese
nella sua drammaticità a tutti quanti, le posizioni delle istituzioni possono
sintetizzarsi in queste parole: “Noi ve l’avevamo detto”! Adesso che tre quarti di abitazioni sono
inagibili, adesso che solo fango e
detriti rimangono ad abitare interi paesini di montagna, tutti puntano il dito
sull’abusivismo che, in un sentimento meno plastico e più concreto, si rivela
in un “Ve la siete cercata voi”. Adesso che il resto d’Italia conosce il
dramma di un’intera provincia e di un’intera regione, saltano tutti sul carro
dei consolatori del momento eppure, in questi ruoli ben stabiliti e di
facciata, tante sono le cose che non tornano. Per
poter recitare un copione, bisogna stare attenti che quest’ultimo non insulti
le vittime di una tragedia e, piaccia o no, il finale non può essere scontato. Esistono
decine di esposti inoltrati dai cittadini delle frazioni coinvolte dall’alluvione,
presso la sede comunale; esistono segnalazioni delle istituzioni Provinciali
verso quelle Regionali. L’unica risposta data ai cittadini è stata sempre la
seguente. “Non ci sono fondi”! Adesso
che il dramma ha preso vita e che le vittime chiedono giustizia, è già iniziato
il rimpallo delle responsabilità da parte dei membri competenti: di fronte alle
istituzioni regionali che lamentano la mancanza di soldi per far fronte alle
emergenze delle calamità naturali degli ultimi anni, si contrappone la
posizione del Governo che asserisce di aver stanziato ingenti somme di denaro
predisposte a tal fine negli ultimi 3 anni per La
rabbia si unisce al dolore e alla frustrazione di una regione che, come molte
del centro-sud, è sempre stata lasciata in balìa di se stessa. Non si tratta di
vittimismo ma di coerenza che non è mai appartenuta a nessuna istituzione
politica del nostro paese. Chi
oggi punta il dito contro l’abusivismo, dov’era fino a qualche settimana fa?
Chi si vanta di aver messo in guardia il paese da possibili frane, perché non
ha fatto prendere le dovute precauzioni? Chi oggi impedisce, anche con la forza,
ai vari abitanti di ritornare nelle loro case, perché non lo ha fatto già
qualche anno fa quando scene simili hanno preso vita nelle stesse zone
riportando “solo” una vittima? Troppo
semplice e molto comodo, salire sul carro di chi ha fatto tutto il possibile.
Ricordo ancora una volta, che fino al 02 Ottobre 2009, non erano stati
stanziati i fondi necessari per far fronte ai danni dell’alluvione del 2007
(riguardante la costa ionica messinese) e del 2008 (riguardante la costa
tirrenica messinese). Da
non sottovalutare nemmeno, che le abbondanti piogge, hanno messo in ginocchio
altre province siciliane, denunciando un’impreparazione generale ed una
potenziale pericolosità del fenomeno, non indifferente. Dire
oggi che tutti sapevano e che nessuno ha fatto niente, significa ammettere gravi
responsabilità sulla tragedia. Pensare imperterriti a costruire il Ponte sullo
Stretto, quando di fatto mancano le infrastrutture necessarie, è una beffa che
sa di paradosso pirandelliano. Il
Sud Italia non è e non deve essere considerato Il
ritardo cronico nell’annunciare il lutto nazionale per le vittime
dell’alluvione, conferma in molti, l’impressione che Quanto
tempo dovrà passare prima che si metta mano ad un progetto serio e concreto per
arginare questo tipo di rischi nelle singole regioni italiane? E’
paradossale che in un paese civilizzato, si trovino i fondi per tutto tranne
che per, scuola, sanità e sicurezza. Il
pensiero delle vittime merita il rispetto più assoluto, e i frammenti di vita e
ricordi sepolti per sempre in quella fanghiglia ormai indurita, sono accomunati
dal medesimo dramma. Vite
che s’incontrano; coincidenze banali che salvano o che condannano destini
diversi e, sullo sfondo, la natura violata che chiede di essere rispettata e
che già, nel corso degli anni, aveva lanciato segnali inequivocabili caduti nel
vuoto. L’abusivismo
edilizio ha indubbia responsabilità in questo dramma, ma l’indifferenza
criminale delle istituzioni nell’affrontare questo tipo di pericolo incombente
e che TUTTI conoscevano, non solleva nessuno dalle proprie responsabilità. Non
resta che augurarci che questi fondi vengano stanziati, per dar modo alle zone
colpite di ricominciare e mettere in sicurezza tutti gli altri territori
limitrofi. Non resta che auspicare lo stanziamento di questi fondi che partono
sempre e non arrivano mai! Un’intera
provincia è terrorizzata e potenzialmente esposta a pericoli di nuove
inondazioni, sia sul versante ionico che su quello tirrenico; intere famiglie
non hanno più case ed altre rischiano seriamente di perdere quelle che le
precedenti alluvioni hanno risparmiato. Manca l’indispensabile ma si trovano i
fondi per un ponte superfluo che contribuirà a violare ulteriormente la natura
nella sua flora e nella sua fauna, facendo scempio paesaggistico di una delle
zone più suggestive del nostro paese. Manca la città ma si crea il ponte che
poggia sull’illusione di pochi e sulle spalle di molti.
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