" E se
domani..." 29 ottobre 2009 di Eleonora Cicero
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“Il modo in cui lo spirito è unito al
corpo non può essere compreso dall'uomo, e tuttavia in questa unione consiste l'uomo” Sant' Agostino
Santità
Pagana?
Ogni
anno puntualmente, ritorna il primo novembre ed ogni anno, altrettanto
puntualmente, scattano auguri e baci a non finire. Il
calendario segna in rosso l’evento e, anche se un po’ distratti, godiamo la
giornata di festa, se non per l’essenza religiosa in se stessa, almeno per
quella profana. Visto
che per ogni anno che passa, si procede sempre più verso una sorta di
“laicizzazione” di festa religiosa, ritengo fare il punto su di una festa che,
come tante altre, ha smarrito il suo senso primario, relegandosi a puro scambio
di doni o in un’indifferente ricorrenza profana. Quando
parliamo dei Santi, scatta in ognuno di noi la convinzione di trovarsi davanti
a degli esseri speciali, dotati di poteri soprannaturali; persone lontane da
noi, che per pura Grazia divina, sono scese sulla terra a testimoniare Dio. A
questo primo impatto, più o meno incoscio, se ne collega un altro non meno
frequente: l’idolatria del Santo. Molti tendono ad adorare la statua e il nome
del santo al posto di Dio. Succede molto di frequente e gli esempi ce li
abbiamo tutti davanti agli occhi. I santi diventano così industria del profano,
di pellegrinaggi di massa pilotati da una serie di attività commerciali che ci
speculano sopra. Ancora una volta il Sacro è mercificato e gli stessi messaggi
che il Santo ha dato in vita, vengono sostituiti da una volontà devozionale
arida che spacciamo per fede ma che è puramente idolatria. Insomma, il discorso
non è tanto diverso da quella forma di religiosità mafiosa che tanto ci
scandalizza. Se
la devozione fine a se stessa si riversa sull’idolatria di una statua o di
un’immaginetta sacra, non siamo meno pagani dei popoli passati. Se invece
approcciamo l’idea dei santi in maniera altra, potrebbe addirittura stupirci la
ricchezza umana e spirituale che le varie figure profetiche che hanno
attraversato (e continuano ad attraversare) la nostra storia, possono donarci. Partiamo
quindi dall’idea che il santo non è un super eroe dotato di poteri speciali. Egli
è un essere umano, con tutti i limiti del caso, con i propri difetti
caratteriali e, in molti casi, con parecchi gravi errori sul proprio “curriculum
vitae”. Gli stessi dodici apostoli, non ci vengono presentati come un esempio
di uomini virtuosi. Ognuno di loro ha caratteristiche umane e difetti ben
manifesti a tutti. La loro santità avviene solo dopo un percorso di spoliazione
di se stessi; avviene nel momento in cui riescono a fare posto a Dio e non a
ciò che loro pensano di Lui. La
bella notizia presuppone che tutti noi siamo chiamati alla Santità, e la
santità di cui si parla non è quella miracolistica e asettica che una
tradizione sbagliata continua a tramandarci. I santi sono persone che hanno
vissuto appassionatamente la loro epoca, persone che non si sono tirate
indietro davanti alle difficoltà concrete della vita. Sono uomini e donne che
hanno pagato sulla propria pelle la prassi di un mondo sbagliato che tende ad
imbavagliare la voce della Verità. Se
pensiamo di separare vita religiosa e vita civile, inganniamo l’essenza stessa
del Cristianesimo. Se stare alla sequela di Cristo vuol dire fare spazio a Lui
nella propria vita, significa automaticamente tenerlo presente in tutto quello
che facciamo. In virtù di questo, i santi sono anche degli esempi civili da
seguire; sono quelle voci profetiche che nelle diverse pieghe dei tempi,
individuano la presenza di Dio e condannano quanto nega l’affermazione
dell’esistenza e della dignità umana. Alla
luce di questo, la festività dell’ 1 Novembre, potrebbe davvero contribuire a
guardare a questa schiera di persone non a delle eccezioni che, dall’alto della
loro santità, ci giudicano e condannano, ma a dei fratelli/sorelle che hanno
condiviso il nostro cammino, comprendono bene i limiti nostri e ci dimostrano
che, nonostante tutto, è sempre possibile testimoniare l’Amore di Dio verso
tutti. Credo
che nessuno di loro chieda feste patronali o posti ben in vista sul calendario.
Ritengo che la fabbrica di soldi e di interessi economici che poggia sui
santuari ad essi dedicati, crei in loro solo tanta sofferenza. Penso
che se si osservasse seriamente il senso che hanno voluto dare alle loro
esistenze, si comprenderebbe che loro chiedono solo di farci abitare da Dio
Amore e non di rendersi strumenti involontari di idolatrie miracolistiche che
uccidono l’uomo nella sua essenza più intima.
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