" E se domani..."                                                                     23 settembre 2010

di Eleonora Cicero

Dio ti ha creato senza interpellarti,

 ma non ti salva se non c'è il tuo consenso.

Sant’Agostino


Il bianco e il nero

In queste settimane assistiamo attoniti a fatti di cronaca che ci riscoprono morbosi spettatori di realtà pericolosamente ambigue.

Ho visto molti sguardi smarriti davanti la ferocia senza senso che ha costellato drammi portati alla ribalta dalla lente d’ingrandimento dei mass media.

Ognuno di questi singoli episodi, lasciava nell’opinione pubblica un unico interrogativo: “Com’è possibile?”.

Ore di trasmissioni televisive, lacrime perverse, innocentisti, colpevolisti, illustri psicologici tirati in ballo: un circo morboso in cui tutti dicono tutto lasciando una scia di interrogativi ancora irrisolti.

Aldilà del circolo mediatico, credo che vi sia qualcosa di più personale che coinvolge tutti: la consapevolezza che la linea di confine tra un essere umano ed un mostro è molto labile.

In questi giorni siamo stati messi davanti alla ferocia consumata da cosiddette “persone normali”. La “normalità” sferra  un pugno ad una donna uccidendola; la “normalità” uccide con freddezza una ragazzina di appena 15 anni; la “normalità” manda in coma irreversibile un tassista (colpevole di avere investito un cane). E ancora, “la normalità” uccide il figlio appena nato buttandolo in un cassonetto; “la normalità” uccide la propria compagna per gelosia; “la normalità” stupra”; “la normalità” compie abusi sessuali sui bambini ecc.

Potremmo andare avanti all’infinito ma una è la certezza: esiste un unico comune denominatore chiamato “normalità apparente”. Nessuno di questi “criminali” ha un forcone in mano, nessuno ha la coda, nessuno mostra, nelle apparenze, sembianze diaboliche eppure quale istinto demoniaco si nasconde in ognuno di loro!

Siamo tutti potenzialmente santi come pure potenzialmente assassini: il buio e la luce alberga in ognuno di noi in una lotta continua che ci vede liberi di scegliere responsabilmente quale strada seguire e che svolta prendere in un momento molto delicato.

Ritenere di essere esenti da certi abissi, è l’errore più infido che possiamo commettere.

Confidare nella Luce del Padre è la scelta più saggia che possiamo effettuare.

Riscoprirsi fragili creature in balìa di qualunque tipo di tentazione, ci permette di usufruire della forza dell’umiltà che ci scarnifica fino all’essenziale e ci predispone nella nostra dimensione di figli. In virtù di questo, le parole dell’Apostolo Paolo acquistano un significato sempre più attuale ed eloquente: “quando sono debole, è allora che sono forte”. Solo confidando nel Padre veniamo rimandati alla nostra creaturalità, solo in questa condizione possiamo contare non sulla nostra forza ma sulla Sua.

Scegliere il bene o il male non è un gioco di probabilità ma il risultato di un percorso umano e spirituale che ognuno si porta dentro.

L’uomo è stato creato per Amore e, in esso, Dio ripone il germe di Speranza che deve creare una storia nuova, dando un volto umano ad una genìe ribelle.

Ognuno di noi, nel proprio piccolo, vive drammi e tentazioni ma la scelta di fermarsi al di qua di un abisso senza fine, tocca solamente ad ogni singolo individuo.

Guardare in faccia la violenza che ci circonda e chiederci seriamente su che senso stiamo dando alla nostra vita e a quella delle persone che ci circondano, può rappresentare un punto importante per non lasciarsi dominare dagli istinti primitivi che ci portiamo dentro.

L’epilogo di una vita sta in ciò che si vuole diventare perché Dio ci ha creati Liberi: a noi la scelta di rialzarci con dignità dopo ogni caduta o chiuderci dentro i nostri abissi adorando un idolo che non esiste e che incattivisce le nostre coscienze.

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