“L' unica razza che conosco
è quella umana”
Albert Einstein
La divisione dell'odio
E’
di questi giorni la notizia che in occasione delle Olimpiadi della Gioventù in
corso a Singapore, l’atleta finalista iraniano non si è presentato all’incontro
con il suo avversario in quanto, quest’ultimo, era di nazionalità israeliana[1].
Le
autorità di Teheran hanno quindi imposto al giovane di non disputare la gara, lasciando
la vittoria a tavolino al “nemico” israeliano.
Duole
il cuore costatare ancora una volta che l’ottusità dell’odio, germina ovunque
fino ad infettare realtà sportive che nascono come confronto pacifico fra più
atleti di diversa nazionalità.
Non
condanno il giovane atleta iraniano; so che poco avrebbe potuto fare contro
quelle direttive dittatoriali.
A
questa notizia se ne aggiunge un’altra ancora più inquietante: una scuola di
odio per bambini, ovvero come diventare Kamikaze![2]
Notizie
che non trovano commenti, lasciano esterrefatti e senza parole.
Inculcare
l’odio, la diffidenza, la cattiveria nei giovani, equivale a privarli di
qualsiasi termine di confronto pacifico. E’ quantomeno assurdo che ci si trovi
ancora alle prese, nel 2010, con divisioni di razze, di religioni, di sesso. E’
semplicemente vergognoso.
La
storia insegna, che l’odio genera solo morte. Recriminare sui torti subiti
chiudendosi in un sordo rancore non costruisce alcuna strada di vita per il
futuro.
L’Olocausto
ci insegna che l’odio porta solo alla brutalizzazione dell’individuo,
trasformandolo in un mostro assassino capace di compiere le azioni più abiette
e deplorevoli.
Se
la storia non insegna come evitare tutto ciò, allora a che vale dirsi profondi
conoscitori del proprio passato?
Esistono
tre diversi modi di ereditare la storia: il primo consiste nella “sindrome del
vittimismo imperante” attraverso la quale si è giustificati a piangere su se
stessi e sul proprio stato; la seconda è “l’aggressività giustificata”, ovvero
i drammi passati giustificano ad utilizzare violenza nei confronti di chiunque
pone un ostacolo; la terza, infine, risiede nell’”indifferente attenzione dei
furbi” che osservano a distanza la situazione per intervenire sottobanco a
tutela dei propri interessi.
In
nessuno di questi tre atteggiamenti, c’è qualcosa di edificante.
Eppure
la gente comune, lontana dalle ragioni di Stato e dagli interessi economici, ci
insegna a volte che vivere in sintonia, nonostante le diversità, è possibile.
Ci insegna che soccorrere l’altro disinteressatamente è un dovere di coscienza
e che il condividere quel poco che si ha è un atto dovuto. Ho letto in questi
giorni la testimonianza di Irena Sendler una donna polacca che, assieme ad
altre persone (delle quali la maggior parte, donne), è riuscita a salvare la
vita a ben 2500 bambini ebrei condannati all’Olocausto nella Polonia della
Seconda Guerra Mondiale. Quando, tanti anni dopo, le è stato chiesto il motivo
per il quale ha rischiato la sua vita e quella della sua famiglia, ha semplicemente
risposto che era un fatto di cuore, di coscienza: non ha fatto altro che il
dovere di un essere umano.
So
che lontano dalle cronache e dalle pagine di storia ci sono state e ci sono
ancora tante persone come Irena Sendler: esse rappresentano un barlume di luce
nel buio di questa umanità infelice ed è per questo che voglio sperare ancora
nell’essere umano.
E’
di fondamentale importanza non educare i bambini all’odio e alla guerra e
tutelarli da qualsiasi violenza bellica: finché gli occhi di un bimbo vedranno
la guerra, non ci sarà mai pace nel futuro del mondo. Possibile che il potere
finanziario, politico, militare, abbia la meglio sul dono più prezioso che ci è
stato fatto che è la vita? Possibile che tali poteri finiscano sempre in mano a
degli invasati senza scrupoli che invece che cercare soluzioni alternative,
gridano al riarmo del proprio paese? E quale mentalità perversa può spingere a
trasformare degli ingenui bambini, in macchine di sangue, di morte e di odio?
Continuiamo
ad indignarci e a reagire davanti a questo tipo di notizie, perché, se ritenendo
che sia inutile, non facciamo più nemmeno questo… è veramente finita…!
haselix@gmail.com
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