" E se domani..."                                                                      18 agosto 2010

di Eleonora Cicero

“L' unica razza che conosco

 è quella umana”

 

Albert Einstein



 

La divisione dell'odio


E’ di questi giorni la notizia che in occasione delle Olimpiadi della Gioventù in corso a Singapore, l’atleta finalista iraniano non si è presentato all’incontro con il suo avversario in quanto, quest’ultimo, era di nazionalità israeliana[1].

Le autorità di Teheran hanno quindi imposto al giovane di non disputare la gara, lasciando la vittoria a tavolino al “nemico” israeliano.

Duole il cuore costatare ancora una volta che l’ottusità dell’odio, germina ovunque fino ad infettare realtà sportive che nascono come confronto pacifico fra più atleti di diversa nazionalità.

Non condanno il giovane atleta iraniano; so che poco avrebbe potuto fare contro quelle direttive dittatoriali.

A questa notizia se ne aggiunge un’altra ancora più inquietante: una scuola di odio per bambini, ovvero come diventare Kamikaze![2]

Notizie che non trovano commenti, lasciano esterrefatti e senza parole.

Inculcare l’odio, la diffidenza, la cattiveria nei giovani, equivale a privarli di qualsiasi termine di confronto pacifico. E’ quantomeno assurdo che ci si trovi ancora alle prese, nel 2010, con divisioni di razze, di religioni, di sesso. E’ semplicemente vergognoso.

La storia insegna, che l’odio genera solo morte. Recriminare sui torti subiti chiudendosi in un sordo rancore non costruisce alcuna strada di vita per il futuro.

L’Olocausto ci insegna che l’odio porta solo alla brutalizzazione dell’individuo, trasformandolo in un mostro assassino capace di compiere le azioni più abiette e deplorevoli.

Se la storia non insegna come evitare tutto ciò, allora a che vale dirsi profondi conoscitori del proprio passato?

Esistono tre diversi modi di ereditare la storia: il primo consiste nella “sindrome del vittimismo imperante” attraverso la quale si è giustificati a piangere su se stessi e sul proprio stato; la seconda è “l’aggressività giustificata”, ovvero i drammi passati giustificano ad utilizzare violenza nei confronti di chiunque pone un ostacolo; la terza, infine, risiede nell’”indifferente attenzione dei furbi” che osservano a distanza la situazione per intervenire sottobanco a tutela dei propri interessi.

In nessuno di questi tre atteggiamenti, c’è qualcosa di edificante.

Eppure la gente comune, lontana dalle ragioni di Stato e dagli interessi economici, ci insegna a volte che vivere in sintonia, nonostante le diversità, è possibile. Ci insegna che soccorrere l’altro disinteressatamente è un dovere di coscienza e che il condividere quel poco che si ha è un atto dovuto. Ho letto in questi giorni la testimonianza di Irena Sendler una donna polacca che, assieme ad altre persone (delle quali la maggior parte, donne), è riuscita a salvare la vita a ben 2500 bambini ebrei condannati all’Olocausto nella Polonia della Seconda Guerra Mondiale. Quando, tanti anni dopo, le è stato chiesto il motivo per il quale ha rischiato la sua vita e quella della sua famiglia, ha semplicemente risposto che era un fatto di cuore, di coscienza: non ha fatto altro che il dovere di un essere umano.

So che lontano dalle cronache e dalle pagine di storia ci sono state e ci sono ancora tante persone come Irena Sendler: esse rappresentano un barlume di luce nel buio di questa umanità infelice ed è per questo che voglio sperare ancora nell’essere umano.

E’ di fondamentale importanza non educare i bambini all’odio e alla guerra e tutelarli da qualsiasi violenza bellica: finché gli occhi di un bimbo vedranno la guerra, non ci sarà mai pace nel futuro del mondo. Possibile che il potere finanziario, politico, militare, abbia la meglio sul dono più prezioso che ci è stato fatto che è la vita? Possibile che tali poteri finiscano sempre in mano a degli invasati senza scrupoli che invece che cercare soluzioni alternative, gridano al riarmo del proprio paese? E quale mentalità perversa può spingere a trasformare degli ingenui bambini, in macchine di sangue, di morte e di odio?

Continuiamo ad indignarci e a reagire davanti a questo tipo di notizie, perché, se ritenendo che sia inutile, non facciamo più nemmeno questo… è veramente finita…!

 





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