“Voi e io siamo una cosa sola
non posso farvi del male
senza ferirmi"
Gandhi
Il ricordo più lungo
In
50 mila il 12 luglio scorso hanno marciato fino a Srebrenica per ricordare il
massacro di oltre 8000 uomini compiuto nel 1995.
Una
mattanza etnica, perpetrata davanti agli occhi del mondo intero. Un duro colpo
per la vecchia Europa dopo il genocidio nazista.
Altre
mattanze accompagnano giornalmente il continente africano, quello asiatico e
l’America del Sud. Stragi dimenticate, sangue che scorre indifferente sulle
nostre coscienze ma che impregna la terra di lacrime amare.
Il
triste rituale della commemorazione si ripete, altri cadaveri dissotterrati da
seppellire, resti senza nomi, ossa senza identità coperte dalla polvere di
madre terra.
Tutti
concordi a condannare la strage ma un po’ meno a consegnare i carnefici. Tutti
in sintonia a difendere i diritti dell’uomo ma poco d’accordo a non
calpestarli. Tante belle parole supportate da qualche lacrima di circostanza,
eppure, in tutto il pianeta, milioni di vittime vengono sacrificate alla
barbarie più spietata, con buona pace per noi benpensanti, che non vedendo, ci
sentiamo a posto con il mondo intero.
Dissotterriamo
allora, oltre ai resti delle fosse comuni, anche le nostre memorie ma
facciamolo sempre affinché lo spettro del passato, non si ritenga di secondaria
importanza.
Teniamo
in mente lo sguardo di madri, mogli e figli che non hanno nemmeno una lapide
sulla quale versare le proprie lacrime, e quando i rappresentanti di Stato, con
fare altisonante, condannano e commemorano, chiediamogli il perché di tutti
questi paradossi.
Chiediamoci
tutti perchè le casse di ogni paese sono protese per finanziare le spese
militari piuttosto che finanziare la Sanità o la scuola; chiediamoci perché
dietro ogni mattanza, c’è sempre l’ombra di qualche potenza di turno;
chiediamoci perché, chi nasce dalla parte sbagliata della barricata, non ha
diritto di vivere la sua vita così come noi viviamo la nostra.
Se
solo potessimo andare aldilà delle risposte formali, potremmo trovare la voce
della nostra coscienza che ci riscopre distratti complici di stritolamenti
umani.
Oggi
come ieri, la prepotenza, la brama di potere e denaro immolano i propri agnelli
sacrificali e noi siamo all’interno di questo meccanismo, perché di esso ne
siamo artefici con abitudini di vita consumiste ed egoiste o peggio ancora, con
interessi di parte che arricchiscono le casse dei nostri Ricchi Stati Borghesi.
Perché
ci costa così tanta fatica non riconoscere l’altro come fratello? Perché
dimentichiamo, fino a rimuoverlo, l’effetto irreversibile di atteggiamenti
razzisti? Perché giustifichiamo atteggiamenti xenofobi ammantati da leggi di
Stato?
Indipendentemente
dal Credo di ognuno, dobbiamo più rispetto all’altro perché ogni squilibrio di
oggi, diventa la causa di una nuova guerra domani e quello che oggi ci è
indifferente, domani potrebbe riguardarci in prima persona.
Abbiamo
ancora la memoria del cuore che può permetterci di trarre lezione dai drammi
passati, usiamola spesso, affinché ogni ricorrenza non diventi il memoriale
della nostra ipocrita colpevolezza.
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