" E se domani..."                                                                      15 luglio 2010

di Eleonora Cicero

“Voi e io siamo una cosa sola
non posso farvi del male
senza ferirmi"

 

Gandhi



 

Il ricordo più lungo

In 50 mila il 12 luglio scorso hanno marciato fino a Srebrenica per ricordare il massacro di oltre 8000 uomini compiuto nel 1995[1].

Una mattanza etnica, perpetrata davanti agli occhi del mondo intero. Un duro colpo per la vecchia Europa dopo il genocidio nazista.

Altre mattanze accompagnano giornalmente il continente africano, quello asiatico e l’America del Sud. Stragi dimenticate, sangue che scorre indifferente sulle nostre coscienze ma che impregna la terra di lacrime amare.

Il triste rituale della commemorazione si ripete, altri cadaveri dissotterrati da seppellire, resti senza nomi, ossa senza identità coperte dalla polvere di madre terra.

Tutti concordi a condannare la strage ma un po’ meno a consegnare i carnefici. Tutti in sintonia a difendere i diritti dell’uomo ma poco d’accordo a non calpestarli. Tante belle parole supportate da qualche lacrima di circostanza, eppure, in tutto il pianeta, milioni di vittime vengono sacrificate alla barbarie più spietata, con buona pace per noi benpensanti, che non vedendo, ci sentiamo a posto con il mondo intero.

Dissotterriamo allora, oltre ai resti delle fosse comuni, anche le nostre memorie ma facciamolo sempre affinché lo spettro del passato, non si ritenga di secondaria importanza.

Teniamo in mente lo sguardo di madri, mogli e figli che non hanno nemmeno una lapide sulla quale versare le proprie lacrime, e quando i rappresentanti di Stato, con fare altisonante, condannano e commemorano, chiediamogli il perché di tutti questi paradossi.

Chiediamoci tutti perchè le casse di ogni paese sono protese per finanziare le spese militari piuttosto che finanziare la Sanità o la scuola; chiediamoci perché dietro ogni mattanza, c’è sempre l’ombra di qualche potenza di turno; chiediamoci perché, chi nasce dalla parte sbagliata della barricata, non ha diritto di vivere la sua vita così come noi viviamo la nostra.

Se solo potessimo andare aldilà delle risposte formali, potremmo trovare la voce della nostra coscienza che ci riscopre distratti complici di stritolamenti umani.

Oggi come ieri, la prepotenza, la brama di potere e denaro immolano i propri agnelli sacrificali e noi siamo all’interno di questo meccanismo, perché di esso ne siamo artefici con abitudini di vita consumiste ed egoiste o peggio ancora, con interessi di parte che arricchiscono le casse dei nostri Ricchi Stati Borghesi.

Perché ci costa così tanta fatica non riconoscere l’altro come fratello? Perché dimentichiamo, fino a rimuoverlo, l’effetto irreversibile di atteggiamenti razzisti? Perché giustifichiamo atteggiamenti xenofobi ammantati da leggi di Stato?

Indipendentemente dal Credo di ognuno, dobbiamo più rispetto all’altro perché ogni squilibrio di oggi, diventa la causa di una nuova guerra domani e quello che oggi ci è indifferente, domani potrebbe riguardarci in prima persona.

Abbiamo ancora la memoria del cuore che può permetterci di trarre lezione dai drammi passati, usiamola spesso, affinché ogni ricorrenza non diventi il memoriale della nostra ipocrita colpevolezza.

 




[1] http://qn.quotidiano.net/esteri/2010/07/12/355515-50mila_srebrenica.shtml