" E se domani..."                                                                  10 dicembre 2010

di Eleonora Cicero

 

“Vegliare significa vivere a fondo

 l'oggi del Cristo in noi”


A. M. Besnard

 


 

La culla vuota


Il conto alla rovescia è partito: il Natale è ormai prossimo e, nonostante la crisi, non mancano luminarie per le strade, alberi/presepi nelle case e regali da comprare.

Come ogni anno si assiste ad una frenesia generale che invade tutti, indistintamente. Eppure basterebbe accendere la televisione per comprendere che non è un Natale come gli altri.

Basterebbe pensare alle migliaia di famiglie che quest'anno non possono contare su uno stipendio; basterebbe analizzare la furia cieca che attanaglia le storie di cronaca; basterebbe guardare i volti tristi delle persone che incontriamo per le strade...

Certo, storie di tutti i giorni e di tutti gli anni, allora cos'è che rende diverso questo Natale?

Questo Natale è diverso perché siamo in ”crisi”; perché non riusciamo più a gioire all…annuncio del Dio che viene; perché, impelagati nei nostri problemi, non riusciamo più a guardare la sofferenza degli altri. In poche parole, questo Natale è diverso perché non aspettiamo più nessuno!

Non abbiamo il calore e l'Amore di chi attende un “Bimbo” che viene, non abbiamo lo stupore dei pastori, non abbiamo la capacità di accogliere il Veniente con un animo puro e gioioso: nella nostra immensa saccenza, abbiamo cancellato tutto!

Del Natale è rimasto solo un idolo consumista che rende tutti più tristi perché nell'impossibilità di spendere; è rimasto solo una prassi abitudinaria svuotata dell'essenza stessa del suo significato...

Forse a mezzanotte del 24 dicembre in molti metteranno il bambinello nella mangiatoia accanto al bue e all'asinello... ma quella culla rischia di rimanere desolatamente vuota!

Rimane vuota perché quel bambino che mettiamo nel presepe rimane imprigionato in un pezzo di plastica; rimane vuota perché restiamo sordi al Dio della vita; rimane vuota perché quel bimbo avvolto in fasce è lo stesso Re che siede sullo scranno di una croce; rimane vuota perché l'attesa si limita a festeggiare l'evento del 25 Dicembre ma termina in un buonismo arido che si consuma al soffio della mezzanotte. Insomma, quella culla rimane vuota perché non è animata dall'Amore che la presenza del Cristo dovrebbe diffondere nella nostra vita.

Prima di scambiarci doni o d'imbandire le tavole di piatti succulenti, sarebbe forse più sensato chiedersi chi stiamo aspettando: magari rimarremmo pure sorpresi e scandalizzati dalla risposta che potremmo trovare, perché il Dio che viene non sta in un'effigie di un bimbo di plastica ma nel volto stanco e sporco di chi viene nei barconi che noi rispediamo indietro; nel volto dei così tanto criminalizzati “rom”; nel volto di un bimbo violato, sfruttato, emarginato; nel volto degli ultimi della storia che tanto infastidiscono le nostre perfette esistenze borghesi. Quel volto che viene, è quello che ognuno di noi si porta dentro, nella profondità della propria anima: là dove la nostra esistenza è chiamata non a uno sterile egocentrismo ma ad una consegna piena, totale e gratuita.

Dio è Amore e questo è quello a cui dobbiamo prepararci. Se il Tempo d'Avvento non ci predispone a questo, possiamo affannarci a mettere tutti i bambinelli del mondo all'interno di quella grotta ma quella culla, rimarrà drammaticamente vuota.


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