"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"  -  



  

Testo integrale tratto da " CENTONOVE" n. 18 - 8 maggio 2009 (www.centonove.it)                                  


 IL COMMENTO

Repici, un avvocato in cerca di vittimismi

di Enzo Basso

MESSINA. Fabio Repici, ovvero il teorema. La regola del tre e quattordici del Sopsetto, l'ipotenusa del Complotto. Dove tutti ordiscono ai danni della Giustizia: procuratori generali che vanno a scopare negli alberghetti di provincia, comandanti del Ros che tollerano interessati la latitanza di pericolosi criminali, magistrati "infiltrati" dal NOrd al Sud, isole comprese, per aiutare la Mafia. Con chi? In combutta con giornali quotidiani, "portavoce del rito peloritano", superati in questa attività da settimanli maldestri come Centonove, dove scrivono persone che non sanno cosa fanno e che finiscono cosi al servizio degli interessi mafiosi. A queste elucrubazioni, dell'avvocato "non pentito" Fabio Repici, è seguito un clac clac, timido battimani, all'hotel Royal di Messina, sede di un dibattito, meglio di un monologo su giustizia e informazione. All'incontro era presente Sonia Alfano. Che non è intervenuta per "correggere" l'onnipotente esaltazione di sè, che l'avvocato Repici dava alla platea. Di cosa si sarebbe macchiato Centonove? Ha dato spazio, come farebbe qualsiasi giornalista degno di tale nome, alle ragioni e al "ragionevole dubbio"  di un magistrato chiamato Olindo Canali. Questo per Repici, "é servire gli interessi della mafia". In modo consapevole. Perchè i registi, avrebbero affidato l'incarico, a uno che "non capisce quello che scrive" . Non c'è dubbio, che le parole di repici sono offensive. Calunniatrici. Irriverenti. E per questo ho ricevuto, dal direttore di Centonove, e da tutti i giornalisti che per questo giornale lavorano, l'incarico di sporgere querela contro questo cagatintas, come direbbero gli ispanici, dell'insulto a gò gò ai giornali e ai giornalisti. Su questo punto non sono d'accordo. Querelare Repici, significa farlo diventare ancora più personaggio in cerca di vittimismi. Questo giornale, è una mia posizione personale, una responsabilità, e grande, ce l'ha. Ha dato troppo spazio a personaggi come Repici, irrispettosi delle regole della controparteche in ogni singolo contraddittorio si dovrebbero rispettare. Oggi Repici, é per me solo una canzonetta. Al massimo può rompere i cabasisi, direbbe Camilleri. Mentre lui fa Teoremi, cerca la formula del tre e quattordici, studia il finale dei complotti e delle fiction televisive, altri, come noi, con i nostri poveri mezzi, cerchiamo di fare con dignità questo lavoro. Senza essere al servizio della mafia. E neppure delle tesi precostituite. Capita anche a noi di essere condannati per una sentenza ingiusta. Ma per Repici parlano le teorie, per noi i fatti. Scritti e documentati in 17 anni di lavoro. Dei quali i nostri lettori sono fieri.