Ballata della speranzaTempo del primo
avvento tempo del secondo
avvento sempre tempo
d’avvento: esistenza,
condizione d’esilio e di
rimpianto. Anche il grano
attende anche l’albero
attende attendono anche le
pietre tutta la creazione
attende. Tempo del concepimento di un Dio che ha
sempre da nascere. (Quando per la
donna è giunta la sua ora è in grande
pressura ma poi tutta la
sua tristezza si muterà in
gaudio perché è nato al
mondo un uomo.) Questo è il vero
lungo inverno del mondo: Avvento, tempo del
desiderio tempo di nostalgia
e ricordi (paradiso lontano
e impossibile!) Avvento, tempo di
solitudine e tenerezza e
speranza. Oh, se sperassimo
tutti insieme tutti la stessa
speranza e intensamente ferocemente
sperassimo sperassimo con le
pietre e gli alberi e il
grano sotto la neve e gridassimo con
la carne e il sangue con gli occhi e le
mani e il sangue; sperassimo con
tutte le viscere con tutta la mente
e il cuore Lui solo
sperassimo; oh se sperassimo
tutti insieme con tutte le cose sperassimo Lui
solamente desiderio
dell’intera creazione; e sperassimo con
tutti i disperati con tutti i
carcerati come i minatori
quando escono dalle viscere
della terra, sperassimo con la
forza cieca del morente che
non vuol morire, come l’innocente
dopo il processo in attesa della
sentenza, oppure con il
condannato avanti il plotone
d’esecuzione sicuro che i
fucili non spareranno; se sperassimo come
l’amante che ha l’amore
lontano e tutti insieme
sperassimo, a un punto solo tutta le terra
uomini e ogni essere
vivente sperasse con noi e foreste e fiumi
e oceani, la terra fosse un
solo oceano di speranza e la speranza
avesse una voce sola un boato come
quello del mare, e tutti i
fanciulli e quanti non hanno favella per prodigio a un punto
convenuto tutti insieme affamati malati disperati, e quanti non hanno
fede ma ugualmente
abbiano speranza e con noi
gridassero astri e pietre, purché di nuovo un
silenzio altissimo il silenzio delle
origini - prima fasci la
terra intera e la notte sia al
suo vertice; quando ormai ogni
motore riposi e sia ucciso ogni
rumore ogni parola uccisa finito questo
vaniloquio! - e un silenzio mai
prima udito (anche il vento
faccia silenzio anche il mare
abbia un attimo di silenzio, un attimo che sarà
la sospensione del mondo), quando si farà
questo disperato silenzio e stringerà il
cuore della terra e noi finalmente
in quell’attimo dicessimo quest’unica parola perché delusi di
ogni altra attesa disperati di ogni
altra speranza, quando appunto
così disperati sperassimo e
urlassimo (ma tutti insieme e a quel punto
convenuti) certi che non vale
chiedere più nulla ma solo quella
cosa allora appunto
urlassimo in nome di tutto
il creato (ma tutti insieme e a quel punto) VIENI VIENI VIENI,
Signore Vieni da qualunque
parte del cielo o degli abissi
della terra o dalle profondità
di noi stessi (ciò non importa)
ma vieni, urlassimo solo: VIENI! Allora come il
lampo guizza dall’oriente fino all’occidente
così sarà la sua venuta e cavalcherà sulle
nubi; e il mare uscirà
dai suoi confini e il sole più non
darà la sua luce né la luna il suo
chiarore e le stelle
cadranno fulminate saranno scosse le
potenze dei cieli. E lo Spirito e la
sposa dicano: Vieni! e chi ascolta
dica: vieni! e chi ha sete
venga chi vuole attinga
acqua di vita per bagnarsi le
labbra e continuare a
gridare: vieni! Allora Egli non
avrà neppure da dire eccomi, vengo -
perché già viene. E’ così! Vieni
Signore Gesù, vieni nella nostra
notte, questa altissima
notte la lunga
invincibile notte, e questo silenzio
del mondo dove solo questa
parola sia udita; e neppure un
fratello conosce il volto
del fratello tanta fitta è la
tenebra; ma solo questa
voce quest’unica voce questa sola voce
si oda: VIENI VIENI VIENI,
Signore! Allora tutto si
riaccenderà alla sua luce e il cielo di
prima e la terra di
prima non sono più e non ci sarà più
né lutto né grido di dolore perché le cose di
prima passarono e sarà tersa ogni
lacrima dai nostri occhi perché anche la
morte non sarà più. E una nuova città
scenderà dal cielo bella come una
sposa per la notte
d’amore (non più questi termitai non più catene
dolomitiche di grattacieli non più urli di
sirene non più guardie a presiedere le
porte non più selve di
ciminiere). Allora il nostro
stesso desiderio avrà bruciato
tutte le cose di prima e la terra arderà
dentro un unico incendio e anche i cieli
bruceranno in quest’unico
incendio e anche noi, gli
uomini, saremo in
quest’unico incendio e invece di
incenerire usciremo nuovi come zaffiri e avremo occhi di
topazio: quando appunto
Egli dirà «ecco, già nuove
sono fatte tutte le cose» allora canteremo allora ameremo allora allora…
David
Maria Turoldo
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