"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano

 




"QUESTO OTTO MARZO"

RIFLESSIONE di PAOLA PISTERZI


[Ringraziamo Paola Pisterzi (per contatti: paola87 at hotmail.it) per questo intervento.

Paola Pisterzi studia all'Universita' di Roma e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo]

 

Prima d'ora non mi ero mai realmente chiesta cosa fosse davvero l'otto marzo.

Questa data per me ha sempre rappresentato una delle tante feste consumistiche in cui molte persone di sesso femminile, piu' o meno giovani, festeggiano nei modi piu' dispendiosi il fatto di essere nate donne. Questa e' l'idea che mi ha accompagnata per diversi anni, fin da piccola.

Ho iniziato poi a chiedermi come mai ci fosse stato il bisogno di istituire una festa e cosa rappresentasse festeggiare di esser donne. Ignorando quasi totalmente le lotte femministe e le relative conquiste sociali, mi veniva da pensare che magari si volesse valorizzare la donna per le sue numerose capacita' e potenzialita', che questo fosse un giorno per riconoscere quanto fosse importante e indispensabile la sua presenza nella societa'.

Non capivo pero' il nesso tra il valorizzarsi e l'andare in giro per ristoranti costosi o discoteche solo tra donne, trascurando totalmente l'esistenza di mariti e fidanzati, quando normalmente invece cio' non accadeva.

Sinceramente il nesso non lo comprendo molto nemmeno ora, anche se crescendo ho capito che purtroppo le donne di oggi non sanno che per essere libere di dimostrare quello che sono, per poter studiare, per poter lavorare e non essere considerate solo delle schiave "sforna-figli" da molti uomini e dalla stessa societa', molte altre prima di loro hanno dovuto lottare.

Per noi ragazze di oggi e' normale frequentare l'universita', uscire la sera con gli amici, avere un ragazzo senza essere pedinate. Abbiamo moltissime possibilita' e possiamo scegliere cosa ci piace e cosa non ci piace, senza che ci vengano fatte troppe pressioni e se ci vengono fatte cerchiamo di difenderci, consapevoli che ne abbiamo il diritto.

Sicuramente negli anni la donna ha acquisito una forte coscienza di se', ha combattuto per arrivare ad avere pari diritti rispetto agli uomini, ma ora siamo nettamente in una fase di declino.

Dov'e' finita la nostra consapevolezza?

Oggi quello che si vede in giro e' solo tanta voglia di apparire. E' deprimente accendere la televisione e vedere quanto la donna non venga rispettata e a sua volta non rispetti se stessa.

Ci sono programmi di tutti i tipi, alcuni anche spacciati per culturali, in cui si vedono ragazze praticamente nude. Non c'e' piu' spazio nemmeno per l'immaginazione ormai. E' tutto servito. La donna stessa e' servita, come fosse qualcosa da usare, sfruttare, privata della sua capacita' di pensare e di essere donna.

Tutti piu' o meno inconsapevolmente siamo sottoposti a lavaggi del cervello mediatici fin da piccoli, ci sembra quasi normale vedere certe scene. Ci portano a desiderare di essere come i modelli televisivi, a voler avere successo, denaro. Crescono futuri consumatori. Crescono generazioni convinte che per arrivare si debba vendere il proprio corpo a qualche potente. Convinte che siano loro a scegliere, quando in realta' e' gia' la societa' che ha scelto per loro e per tutte noi, involontariamente condizionate.

Quelle di noi che si discostano dalla "norma" sono considerate strane, sono via via emarginate, rese inermi, depresse, sconfitte.

Spesso penso che avrei voluto avere vent'anni negli anni '70 e sentirmi immersa in un'aria di cambiamento, di voglia di fare, di lotte non facili e conquiste.

Non mi spiego come sia possibile una simile degenerazione. Quello che e' certo e' che e' la donna a dover riprendere in mano le redini, e' la donna che deve riacquistare sicurezza, deve sentirsi unita alle altre donne e sentire che ci sono ancora lotte comuni da portare avanti, perche' la nostra situazione e' sicuramente migliorata, ma c'e' ancora molto da fare.

Qualcuno mi raccontava di come sia difficile per una ragazza sposata trovare lavoro: ci sono donne che vengono scartate perche' potrebbero avere figli e quindi essere inefficienti e costituire addirittura un peso per l'azienda. Questo e' solo uno dei tanti esempi.

Cos'e' l'otto marzo?

E' il giorno in cui la donna dovrebbe ricordare cosa significa essere donna, il giorno in cui dovrebbe ricordare ed essere consapevole delle lotte fatte da altre donne, il giorno in cui ci si dovrebbe svegliare e capire che un corpo non e' una merce o un oggetto, un giorno in cui dovrebbe unirsi ad altre donne...

 


(Fonte: NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
Supplemento settimanale del giovedě de "La nonviolenza in cammino" n. 288 del 7 marzo 2011)



 

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