"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano

 




"QUESTO OTTO MARZO"

RIFLESSIONE di ELVIRA ZACCAGNINO


[Ringraziamo Elvira Zaccagnino (per contatti: media at lameridiana.it) per questo intervento.
Elvira Zaccagnino e' impegnata nell'esperienza delle Edizioni La Meridiana, una delle piu' rilevanti case editrici di area nonviolenta che costituisce uno dei frutti della testimonianza dell'indimenticabile Tonino Bello]

 

Ci sono donne che ce la fanno.

Tengono insieme famiglia e lavoro. Non hanno un marcia in più. Semplicemente marciano. Al ritmo serrato dei tempi che famiglia e lavoro impongono. Di qua e di là. Due piedi in più scarpe? E poi cosa dovrebbero riuscire a fare?

C'è una strana attesa che talvolta diventa pretesa rispetto alla donna che lavora: "E la casa, come fai? I figli, chi te li tiene? Il marito, ti dà una mano?".

Si chiede dando per scontato che la donna debba tenere insieme tutto. Che lei, e non lui, debba. Se non ce la fa, se un filo, anche uno solo le sfugge di mano, c'era da aspettarselo. Era prevedibile. Ha lavorato troppo. Non ha rinunciato a qualcosa. Eppure.

Conosco Maria. Non lavora. La sua casa uno specchio. Due figli. Stessa età dei miei. Resta sola a casa a lungo. Non è affatto meno stressata di me. Poche amiche. Il marito al lavoro. A volte mi chiedo cosa desideri una donna come lei che ha poco più di trent'anni.

Conosco Lucrezia. Si alza la mattina alle 5. Rientra alle 15,00. Infermiera in un reparto oncologico. Un figlio. Il marito non le dà una mano. Lui è stanco perchè lavora!. Un altro figlio no. Avrebbe dovuto, lei, rinunciare al lavoro. Ma quello è l'unico momento in cui "svaga". Vita sociale? Una mamma anziana e poche amiche. In fondo il tempo è troppo poco e la sera è troppo stanca.

C'è poi Rita. E' rimasta sola. Due figli grandi e molto tempo libero. Lavoro, volontariato, politica. Sai che c'è, se hai bisogno. E non solo ora che è rimasta vedova. Anche prima: lei c'era.

C'è Mara. Un marito e per scelta di lui nessun figlio. Ce la fa? Quando ti parla dei tradimenti di lui ti dici fortunata perchè almeno a te sono rimasti i figli. Eppure lui è la sua sola famiglia. Deve farcela, Mara.

C'è Sara. Un figlio e un marito attaccato alle sue fragilità. "Dammi solo un appiglio perchè io possa  scalare con te le montagne e lo farò", lei gli ripete. Ma lui no. Nemmeno le colline. Lui è fragile. Lei lavora, la casa, il figlio, la spesa, la madre, il padre anziano.

C'è Luisa. Tre figli, un lavoro da dirigente, i pannetti ancora da cambiare, la babysitter e la donna delle pulizie che ti mollano sul più bello, le figlie da accompagnare e un marito che la sostiene tanto, ma poi brontola se per due giorni di seguito si mangiano surgelati.

C'è Gabriella, ormai in pensione. Figli grandi e lontani per lavoro. Il marito in pensione. Si è rimessa in gioco lei. Lui no. Lei palestra, amici, volontariato, cinema, teatro. Se chiami non  la trovi mai in casa. Ma sei hai bisogno di una ricetta, una qualsiasi, ti insegna tutte le varianti provate quando i dolci per i figli li faceva lei la mattina presto, prima di andare al lavoro.

C'è Simona, la sua famiglia è lei. Ci parli e la scopri uguale a te nonostante la diversa quotidianità.

C'è Lina, casalinga da sempre. Ne ha cresciuti tre di figli. Tutti laureati e professionisti affermati ora. Ma lontani. Ce l'ha fatta? Se lo chiedete anche a lei ora quando a farle compagnia la sera c'è solo la tv.

Ci sono donne. E ogni donna è una storia. Non so se ce la fanno. So che ci provano.

C'è un modello? Una ricetta? Un trucco? Non ne ho trovati. Eppure ho guardato e incontrato molte donne e di ognuna ho provato a capire come si può fare a fare tutto quello che ci viene chiesto di fare. Me lo chiedo. Alcuni fili mi sono già sfuggiti. Eppure. So che nessuna delle donne che conosco rinuncerebbe al lavoro, al suo marito/compagno e a nessuno dei suoi figli. Perchè? Semplicemente perchè non sarebbero se stesse.

Allora non chiedeteci come facciamo. Non state a guardare se ce la facciamo. Non giudicateci se non ce la facciamo. Non ponetevi il problema se è una questione di sensibilità femminile. A volte penso che sia frutto di una cultura che ci vuole ancora eroine o martiri. O peccatrici da redimere. E se invece fossimo solo persone uguali all'altra meta' del cielo? Oh Dio! Allora anche agli uomini potremmo rivolgere la stessa domanda: come fate a conciliare famiglia e lavoro? Non ce la fate? Non sapete come fare?

Già, la questione è tutta qui: un grande, immenso luogo comune ancora da superare. Anche questo 8 marzo.

 


(Fonte: NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
Supplemento settimanale del giovedì de "La nonviolenza in cammino" n. 288 del 7 marzo 2011)



 

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