Quando si parla
di pace, oggi, facilmente si fa riferimento ad alleanze strategiche, equilibrio
di forze e di armi; si ritiene quindi che la pace sia frutto di alchimie
politiche e del buon senso dei “grandi” di questo mondo.
Nella
riflessione biblica, la pace è, prima di tutto, dono che procede da Dio e non
dagli uomini, essa è costitutiva della natura di Dio, infatti, Pace è il suo
nome, «Jhwh-Shalom» (Gdc 6,24).
Gesù viene sulla
terra per annunciare agli uomini che Dio è Signore di tutti e quindi per
portare a tutte le genti la nuova novella della pace (At 10,36). Egli non è
solo colui che evangelizza la pace, ricorda Paolo, ma anche colui che, mediante
il sangue della sua croce, riconcilia tutte le cose, facendo la pace (Col
1,20).
Con la sua morte
in croce, sottolinea ancora l’Apostolo, Gesù distrugge in sé l’inimicizia, abbatte il muro di
separazione che tiene lontani giudei e pagani, e crea un uomo nuovo, per cui, conclude Paolo,
“Gesù è la nostra pace” (Ef 2,14).
Proprio perché
Gesù è la nostra pace, per chi accoglie il suo spirito e si lascia coinvolgere
nel suo vissuto, la pace non si pone come esigenza etica o sociale, ma essa è
intrinseca al dono globale, definitivo e supremo fatto da Dio all’uomo per
mezzo di Gesù Cristo, allora la pace è costitutiva della vita del credente, in
quanto vita coinvolta nel dinamismo trinitario e animata dallo spirito del
Padre e del Figlio, che è Spirito di comunione e di pace.
In questo
orizzonte, far maturare un impegno serio per la pace nella propria esperienza
umana corrisponde ad uno svilupparsi dell’uomo secondo un progetto
esistenziale che fa proprio il progetto
di Dio.
Questo progetto,
Gesù, nel discorso della montagna lo esplicita, proclamando «beati gli
operatori di pace» (Mt 5,9). Il
termine “eirenopoiòi”, usato da
Matteo, composto da “pace” e da
“fare”, si potrebbe meglio
rendere con “costruttori di pace” ed evidenzia che non si tratta di sognare un
mondo magico, ma implica responsabilità e impone di entrare nella storia, di
appassionarsi al reale con i suoi tremendi antagonismi, egoismi, durezze e
contraddizioni. È invito a non cedere allo logica della violenza e alla
tentazione dell’aggressività, e a saper stare davanti all’altro, in povertà,
scoprendolo come fratello con il quale insieme farsi pellegrini della pace.
È questa la
prospettiva che orienta la presente monografia.
La prima sezione evidenzia le sfide che suscita la pace, specialmente
quando è vissuta nello “spirito di Assisi”: il dialogo con gli uomini di fede e
di religione diverse, la consapevolezza che la pace è innanzitutto opera e dono
di Dio, abitare l’umano accogliendo l’altro (S. Currò). Questo comporta un serio discernimento per comprendere
chi è l’altro, perché da qui dipendono lo stile e la qualità delle nostre
relazioni (G. Schillaci).
La seconda sezione ci pone a confronto con la Parola di Dio. Qui è
importante riscoprire l’amore del nemico nell’AT e le motivazioni che lo
sorreggono (G. Barbiero); così pure
è essenziale capire in che senso “Gesù è la nostra pace” (G. Ruggieri) e
quali implicanze esistenziali comporta il comandamento dell’amore al nemico nel
NT (R. Toni).
La terza sezione ci pone a confronto con alcuni testimoni di pace del
nostro tempo: Giorgio La Pira (G.
Grosso), Don Tonino Bello (S. Leopizzi), i monaci trappisti di
Tibhirine (A. Neglia). La narrazione della loro esperienza mostra che il
sogno di un mondo fraterno e riappacificato spesso è un sogno “a caro prezzo”:
a volte chiede il dono della vita.
La quarta sezione propone alcuni percorsi di pace. Il cammino prende
l’avvio con l’accostamento ad alcuni testi liturgici, al fine di diventare
sempre più coscienti che la liturgia, se è celebrata in sintonia con la vita, è
vera scuola di pace (G. Midili). Il
percorso prosegue con alcune indicazioni di scelte esistenziali, finalizzate a
mostrare che l’agire cristiano, fondato sul “Discorso della Montagna”, non può
non essere un agire di pace (G. Mazzillo).
A complemento della monografia, la rubrica “Ricerche nel Web”, curata
da G. La Malfa, segnala alcuni siti internet di centri impegnati nella
promozione della pace.
La rubrica “Guardando oltre”, curata da M. Assenza, invita a ancora una volta a riflettere sulla crisi economica, non in termini di semplice “contabilità”, ma seguendo la “via migliore” della carità, ovvero dell’attenzione all’umanizzazione delle relazioni.
Il quaderno si chiude con gli “Itinerari”. Per “Testimoni del nostro tempo”, un ultimo articolo sull’itinerario di pace di Etty Hillesum (A. Forcina). Per “Cinema e Spiritualità”, una riflessione su alcuni films che pongono al centro la complessa relazione con l’altro (L. Grandi). Per “Ricerche sul Carmelo”, un ultimo articolo sul frate carmelitano beato Tito Brandsma, dove si mette in risalto il suo interesse vitale per la mistica di S. Teresa d’Avila (F. Millán Romeral).