"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"  -  Sezione "SPIRITUALITA' E FEDE"



   EDITORIALE


HOREB n. 52 - 1/2009  Gennaio-Aprile

 

Come forestieri e pellegrini nella storia

La laicità della vita cristiana

Il termine “laicità” generalmente lo si usa in opposizione ad un atteggiamento confessionale o ad una scelta ideologica. In ambito ecclesiale abitualmente lo si usa per indicare i cristiani laici e la loro condizione, cioè coloro che hanno una forma di vita diversa da quella dei ministri ordinati e dei religiosi/se. Noi riteniamo, invece, che la laicità è intrinseca alla fede cristiana ed è una dimensione che qualifica la vita di ogni battezzato e di tutta la chiesa.

La laicità, infatti, è il riconoscimento dell'autonomia delle cose create nel loro ordine. In questo senso laicità equivale a secolarità, a riconoscimento, cioè, del valore intrinseco delle realtà, delle relazioni, delle scelte secolari che segnano il vissuto di ogni uomo.

Questa autonomia è sottolineata dal Vaticano II ove si riconosce che «tutte le realtà che costituiscono l'ordine temporale, cioè i beni della vita, della famiglia, la cultura, l'economia, le arti e le professioni, le istituzioni della comunità politica, le relazioni internazionali, e altre simili, come pure il loro evolversi e progredire, non soltanto sono mezzi con cui l'uomo può raggiungere il suo fine ultimo, ma hanno un valore proprio, riposto in esse da Dio, sia considerate in se stesse, sia considerate come parti di tutto l’ordine temporale» (Apostolicam Actuositatem ,7).

Se le realtà create hanno un valore intrinseco, donato dal Creatore, laicità vuole esprimere anche il rispetto che la chiesa deve nutrire per tutto ciò che costituisce il mondo nella sua soggettività. Vuole esprimere l’impegno profetico del credente di usare e di disporre delle realtà mondane, in vista del compimento del Regno di Dio, rispettandole però nella loro intrinseca dignità.

Questo compito profetico è richiesto prima di tutto dal fatto che ogni realtà porta l’impronta del Creatore, ma anche perché ogni realtà è portatrice, in Cristo, di un germe di salvezza che aspira, liberata dalla schiavitù della corruzione, ad entrare nella libertà eterna (Rm 8,19-21).

Laicità, in questo senso, è l’atteggiamento profetico della chiesa che sa discernere i germi della resurrezione in tutto ciò che nel mondo è oggettivamente portatore di valori, e, come sacramento di salvezza, non tenta di assorbire il mondo, ma si lascia assorbire da esso e come lievito nella pasta consente che in esso cresca la presenza del Regno di Dio.

In tale direzione si volge la nostra monografia.

In apertura viene posta una visione di vita cristiana senza frontiere, ovvero aperta e inclusiva dell’altro, memoria e realtà di un altro “Altro” che è Cristo Gesù, l’Estraneo che sempre ci interpella (G. Schillaci), e alla cui sequela si pose una cristiana laica del nostro tempo, Annalena Tonelli, vivendo nelle regioni dell’Islam un’identità umana e cristiana accogliente e inclusiva (T. Bellinvia).

È proprio riponendoci nell’alveo della fede biblica che siamo ricondotti all’esperienza di un Dio che non ama i “recinti sacri”, ma ama camminare con le sue creature, fare storia con loro: lo testimoniano, in particolare, la predicazione dei profeti d’Israele (C. Vasciaveo) e la vicenda laica di Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio morto e risorto, che ha ristabilito in modo definitivo con il dono di sé — espressione perfetta del suo sacerdozio esistenziale e non sacrale — la comunicazione tra Dio e noi (M. Assenza).

Alla luce dell’evento fondante di Gesù, appare chiara, anche se non per tutti evidente, che la laicità è una dimensione che comprende tutta la vita del popolo di Dio: ne caratterizza la sua santità, la sua unità vissuta nella diversità di carismi e ministeri, il suo modo di essere presente nella storia (M. Aliotta), di porsi in dialogo e nella compagnia degli uomini (G. Battaglia), di ripensare la parrocchia come realtà comunitaria presente e in cammino nei luoghi della quotidianità (C. Scordato), di vivere la responsabilità del ministero episcopale come capacità di tessere relazioni ecclesiali (M. Crociata), di vivere il carisma delle varie forme di vita consacrata senza l’eccessiva propensione alla clericalizzazione (E. Palumbo).

Chiude la monografia una riflessione puntuale sull’esigenza di una presenza di cristiani adulti e maturi, capaci di discernimento nella comunità ecclesiale e nelle vicende della storia (A. Neglia).

La rubrica “Guardando oltre”, curata da M. Assenza, pone all’attenzione le situazioni di povertà presenti oggi nel nostro Paese.

Il quaderno si chiude con gli “Itinerari”. Per “Testimoni del nostro tempo”, un primo articolo su Don Lorenzo Milani e il suo saper stare dalla parte degli ultimi (A. Neglia). Per “Letteratura e Spiritualità”, una prima riflessione sugli “effetti” della figura dell’Apostolo Paolo nella storia della letteratura (B. Salvarani). Per “Ricerche sul Carmelo”, uno studio sulla relazione di fraternità nella Regola del Carmelo (E. Palumbo).