Per tutti
coloro che hanno avuto la grazia di conoscere o collaborare con don Tonino,
appare inevitabile frugare nella propria immaginazione per scovare la risposta
che egli avrebbe dato alle nuove situazioni. Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe
fatto?
Il più delle volte non riusciamo a centrare ciò che la sua creatività,
la fecondità della sua fede... sarebbero riusciti a partorire. Era sempre una
parola nuova. Un vangelo incarnato. Proprio una buona notizia!
Ci sono però
delle costanti dalle quali don Tonino non si discostava mai e, tra queste, il
suo particolarissimo rapporto con i giovani. Mai una parola banale. Mai una
gesto retorico. Mai un riferimento scontato. Non ha mai considerato i giovani
“la speranza del domani”, una sorta di panchina pronta a entrare in campo
quando i titolari sono ormai stanchi, inabili o infortunati. Alle giovani
generazioni ha sempre fatto riferimento considerandoli protagonisti.
Nel cuore
di molte persone resta vivido il ricordo di quell’ultimo saluto ai tanti
giovani che il 18 marzo del 1993, giorno del suo compleanno, si radunarono
sotto la sua finestra per un augurio festoso fatto di canto e danza. La
malattia che lo avrebbe spento solo un mese dopo gli impediva di uscire, ma don
Tonino volle affacciarsi ugualmente alla finestra e ricambiò con un augurio
ancora più bello: “… tanti auguri di gioia, tanti auguri di buona salute, tanti
auguri perché a voi ragazzi e ragazze fioriscano tutti i sogni. Tanti auguri
perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si
offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono. Vedrete
come fra poco la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo, perché
andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe,
ricordatevelo. Quindi gioite! Il Signore vi renda felici nel cuore, le vostre
amicizie siano sincere. Non barattate mai l’onestà con un pugno di lenticchie.
Vorrei dirvi tante cose, soprattutto vorrei augurarvi la pace della sera,
quella che possiamo sentire anche adesso, se noi recidessimo un po’ dei nostri
impegni così vorticosi, delle nostre corse affannate. Coraggio! Vogliate bene a
Gesù Cristo, amate con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate
di tradurre in pratica quello che Gesù vi dice con semplicità di spirito. Poi
amate i poveri. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza. Non
arricchitevi, è sempre perdente colui che vince al gioco della borsa. Vi
abbraccio, tutti, uno a uno e, vi vorrei dire, guardandovi negli occhi: Ti
voglio bene”.
È un’anima che parla senza filtri. Una cascata di affetto
spontaneo e sincero senza nemmeno una grinza. Uno sguardo aperto sull’oggi e
sul domani col cuore colmo di fiducia. Non vi è la raccomandazione della
“maglia di lana” tipica di adulti ansiosi e preoccupati di giovani imprudenti e
avventati. Al contrario c’è la spinta a fare di più, a non risparmiarsi, a
donarsi senza riserve investendo in ciò che conta davvero.
E una volta in cui
dovevo preparare un convegno per i giovani, mi rivolsi a lui per chiedergli una
definizione di giovani e don Tonino rispose: “Giovane è colui che costruisce
sempre qualcosa per il domani”. Una definizione che svincola i giovani dal dato
anagrafico e li colloca in una prospettiva di costruzione del nuovo, della
vita.
Ecco, don Tonino è ancora oggi sulla stessa lunghezza d’onda dei giovani
perché ne ha irrigato i sogni con la sua passione per la vita.