SENZA FAMIGLIA
Censimento dell’apposito Comitato ministeriale Ma la realtà potrebbe essere anche peggiore: si ha notizia solo dei ragazzini incappati nei controlli. E gli altri? Per la burocrazia non esistono

Minorenni e da soli in terra straniera:
l'odissea dei 23mila

Tanti i bambini approdati in Italia senza un adulto. Molti fuggono dai centri di accoglienza, arruolati dalla criminalità. Ma altri, almeno 3000, scompaiono nel nulla

Da Milano Lucia Bellaspiga
 

Al primo censimento, quello del gennaio 2002, risultavano 16.239. Oggi sarebbero 23.417, se non fosse per il «cavillo» anagrafico per cui nel frattempo 12mila di loro sono diventati maggiorenni: stiamo parlando dell'esercito di «minori stranieri non accompagnati», come l'omonimo Comitato istituito al ministero del Welfare definisce i bambini albanesi, marocchini, rumeni e via dicendo, approdati, tutti soli, sulle nostre coste. E qui rimasti ad "arrangiarsi", a vivere di espedienti, sempre soli, nonostante l'età (centinaia di loro hanno dai 7 ai 14 anni soltanto).
Sono bambini e ragazzini fuggiti a miseria e violenza, ma spesso imbarcati dai loro stessi genitori. Per la società civile, la nostra, costituiscono un problema. Per la criminalità no: sono una risorsa cui attingere manovalanza.
È per questo che, fa sapere il Comitato, molti di loro scompaiono, fuggono dai centri di prima accoglienza cui erano stati affidati ma nei quali non avevano trovato alcun progetto di vita alternativo a quello, appetibile, di boss, spacciatori e sfruttatori. «Nei centri comunali trovano un letto e un pasto caldo - denuncia il procuratore dei minori di Ancona, Ugo Pastore - ma non operatori preparati, che parlino la loro lingua e li aiutino a inserirsi nella scuola o nell'apprendistato». «I centri? Spesso sono i primi a sperare che questi minori vengano rispediti nei luoghi da dove sono fuggiti - rincara la dose Melita Cavallo, presidente della Commissione per le adozioni internazionali -. Tant'è che, quando invece incontrano mediatori culturali in grado di affiancarli nell'impatto con la nostra realtà, non fuggono mai. Comunque rimpatriarli verso chi magari li aveva venduti, per toglierceli di torno, non è fare il loro interesse».
Che fare allora di migliaia e migliaia di ragazzini, soli al mondo, senza una figura adulta che sia responsabile delle loro vite, ma anche delle loro azioni? Non è un caso che quasi un quinto dei «minori stranieri soli» segnalati nell'anno 2000 , secondo i dati del Comitato, ha già commesso reati. E, sul totale dell'anno dopo, ben il 21,4% si è reso irreperibile: significa che di tremila di loro non se ne sa più nulla. Scomparsi. Quindi, per la burocrazia, mai esistiti. Anime morte, le chiamerebbe Gogol.
Un fenomeno che potrebbe essere ancora più grave: i dati del Comitato sono parziali, si hanno notizie solo dei minori incappati nelle maglie del censimento, ovvero segnalati ai semafori o peggio, nessun documento addosso che ne attesti l'età e il nome. «Le comunità di prima accoglienza fanno quello che possono - allarga le braccia l'assessore ai Servizi sociali di Ancona, Paolo Pascucci -: solo qui da noi in tre anni l'afflusso di ragazzi stranieri è raddoppiato. Ragazzi sempre più spesso grandi, tra i 15 e i 17 anni, che hanno già avuto esperienze devastanti...».
Per loro la legge italiana prevede un trattamento differenziato: il rimpatrio assistito, se no la collocazione in strutture o presso privati. Soluzioni tutte ad alt o rischio fallimento. Un esperimento interessante, invece, è in corso ad Ancona: i minori sono affidati a famiglie della loro stessa nazionalità residenti regolarmente sul territorio. La cosa più simile a una vera famiglia.
 

testo integrale tratto da "Avvenire" - 8 gennaio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Casella di testo: SENZA FAMIGLIA
Censimento dell’apposito Comitato ministeriale Ma la realtà potrebbe essere anche peggiore: si ha notizia solo dei ragazzini incappati nei controlli. E gli altri? Per la burocrazia non esistono
Minorenni e da soli in terra straniera:
l'odissea dei 23mila 
Tanti i bambini approdati in Italia senza un adulto. Molti fuggono dai centri di accoglienza, arruolati dalla criminalità. Ma altri, almeno 3000, scompaiono nel nulla

Da Milano Lucia Bellaspiga

Al primo censimento, quello del gennaio 2002, risultavano 16.239. Oggi sarebbero 23.417, se non fosse per il «cavillo» anagrafico per cui nel frattempo 12mila di loro sono diventati maggiorenni: stiamo parlando dell'esercito di «minori stranieri non accompagnati», come l'omonimo Comitato istituito al ministero del Welfare definisce i bambini albanesi, marocchini, rumeni e via dicendo, approdati, tutti soli, sulle nostre coste. E qui rimasti ad "arrangiarsi", a vivere di espedienti, sempre soli, nonostante l'età (centinaia di loro hanno dai 7 ai 14 anni soltanto).
Sono bambini e ragazzini fuggiti a miseria e violenza, ma spesso imbarcati dai loro stessi genitori. Per la società civile, la nostra, costituiscono un problema. Per la criminalità no: sono una risorsa cui attingere manovalanza. 
È per questo che, fa sapere il Comitato, molti di loro scompaiono, fuggono dai centri di prima accoglienza cui erano stati affidati ma nei quali non avevano trovato alcun progetto di vita alternativo a quello, appetibile, di boss, spacciatori e sfruttatori. «Nei centri comunali trovano un letto e un pasto caldo - denuncia il procuratore dei minori di Ancona, Ugo Pastore - ma non operatori preparati, che parlino la loro lingua e li aiutino a inserirsi nella scuola o nell'apprendistato». «I centri? Spesso sono i primi a sperare che questi minori vengano rispediti nei luoghi da dove sono fuggiti - rincara la dose Melita Cavallo, presidente della Commissione per le adozioni internazionali -. Tant'è che, quando invece incontrano mediatori culturali in grado di affiancarli nell'impatto con la nostra realtà, non fuggono mai. Comunque rimpatriarli verso chi magari li aveva venduti, per toglierceli di torno, non è fare il loro interesse».
Che fare allora di migliaia e migliaia di ragazzini, soli al mondo, senza una figura adulta che sia responsabile delle loro vite, ma anche delle loro azioni? Non è un caso che quasi un quinto dei «minori stranieri soli» segnalati nell'anno 2000 , secondo i dati del Comitato, ha già commesso reati. E, sul totale dell'anno dopo, ben il 21,4% si è reso irreperibile: significa che di tremila di loro non se ne sa più nulla. Scomparsi. Quindi, per la burocrazia, mai esistiti. Anime morte, le chiamerebbe Gogol.
Un fenomeno che potrebbe essere ancora più grave: i dati del Comitato sono parziali, si hanno notizie solo dei minori incappati nelle maglie del censimento, ovvero segnalati ai semafori o peggio, nessun documento addosso che ne attesti l'età e il nome. «Le comunità di prima accoglienza fanno quello che possono - allarga le braccia l'assessore ai Servizi sociali di Ancona, Paolo Pascucci -: solo qui da noi in tre anni l'afflusso di ragazzi stranieri è raddoppiato. Ragazzi sempre più spesso grandi, tra i 15 e i 17 anni, che hanno già avuto esperienze devastanti...».
Per loro la legge italiana prevede un trattamento differenziato: il rimpatrio assistito, se no la collocazione in strutture o presso privati. Soluzioni tutte ad alt o rischio fallimento. Un esperimento interessante, invece, è in corso ad Ancona: i minori sono affidati a famiglie della loro stessa nazionalità residenti regolarmente sul territorio. La cosa più simile a una vera famiglia.

testo integrale tratto da "Avvenire" - 8 gennaio 2003