MEMORANDUM Pentagono connection
Ralph Nader. «Come la spesa militare uccide (anche) l'economia americana»
di RALPH NADER


Per più di mezzo secolo Seymour Melman, rispettabile professore (adesso emerito) di ingegneria industria della Columbia University ha fatto ricerche, scritto e discusso sull'enorme eccesso di spesa del settore militare del bilancio pubblico e di come questo spreco stia deindustrializzando l'America, facendo perdere milioni di posti di lavoro e affamando gli investimenti in opere pubbliche - vale a dire, la spesa per la manutenzione del capitale fisico. Recentemente Melman ha preparato un memoriale intitolato «The Pentagon Connection» nel quale fa una relazione dettagliata sui sistemi di armamento ridondanti e costosissimi - come la nuova generazione di aerei da combattimento, missili, sottomarini e portaerei - e sul costo-opportunità, così avverso ai bisogni interni del nostro paese. Ricordiamoci che da un pezzo gli Stati uniti non hanno più un grande e importante nemico che giustifichi enormi budget militari. Sia la Russia che la Cina si stanno convertendo verso un modello di stato oligarco-capitalista e l'Unione sovietica non c'è più.

Per cominciare, il professor Melman cita il rapporto sulle infrastrutture americane prodotto dall'American society of Civil Engineers (asce.org/reportcard). La cifra stimata per la riparazione di dodici categorie di opere pubbliche (dalle scuole agli acquedotti, fognature, aeroporti, transiti pubblici, ponti e strade) supera i 1.300 miliardi di dollari. L'associazione degli ingegneri ha detto quel che chiunque può osservare: grandi bisogni che derivano da grande decadenza e sfacelo. Aggiungendo i 618 miliardi che servono per abitazioni e ferrovie, si arriva a 2.000 miliardi di dollari, nota Melman. E aggiunge, dall'alto della sua leggendaria conoscenza del sistema industriale statunitense: «Tutte le industrie manufatturiere i cui prodotti servirebbero per riparare e modernizzare le infrastrutture americane sono tenute fuori dai piani militari del governo». E dalle sue spese.

L'economia militare prosciuga quella civile e questo trend è stato accelerato da quello che Melman chiama un «gigantesco cambiamento» dell'economia americana: «Questa deindustrializzazione si è verificata così rapidamente da minare alla base la stessa capacità dell'America di produrre qualcosa. Per esempio, lo scorso anno il governo di New York City ha annunciato un programma per l'acquisto di una nuova flotta di treni metropolitani. Sebbene il contratto valesse 3-4 miliardi di dollari, non ha risposto neanche un'azienda americana. Di 100 prodotti offerti sul catalogo L.L. Bean di quest'autunno, 92 sono importati e solo 8 sono made in Usa». E ancora: «La chiusura degli impianti negli Stati uniti non solo ha lasciato milioni di persone senza lavoro, ma ha anche diminuito la capacità produttiva richiesta agli Stati uniti per tener in funzione le infrastrutture». Melman non lo scrive in questo memorandum, ma i suoi precedenti studi hanno dimostrato che un milione di dollari in investimenti civili crea più lavori che un milione di dollari in sistemi di armamenti militari.

Gli stati e le città riportano deficit sempre più profondi. Quest'anno gli stati saranno in rosso per 60 miliardi di dollari. Salgono tasse etariffe. Si tagliano beni necessiari - spese per scuole, biblioteche, sedi di pompieri e polizia, distretti sanitari, welfare per l'infanzia, salute e servizi per gli anziani, sottolinea Melman. Ma ci sono centinaia di miliardi di dollari spesi per armamenti dell'era sovietica, indirizzati dalle corporation degli armamenti e dalla loro campagna in denaro sonante presso i membri del Congresso che decidono dei soldi delle nostre tasse.

Questa recensione autorevole dell'altrettanto autorevole rapporto di Melman «The Pentagon Connection» è apparsa sul sito progressista-pacifista

http://commondreams.org/.

testo integrale pubblicato da "Il manifesto" - 19 gennaio 2002

 

 

 


 

 
Casella di testo: MEMORANDUM Pentagono connection
Ralph Nader. «Come la spesa militare uccide (anche) l'economia americana»
di RALPH NADER

Per più di mezzo secolo Seymour Melman, rispettabile professore (adesso emerito) di ingegneria industria della Columbia University ha fatto ricerche, scritto e discusso sull'enorme eccesso di spesa del settore militare del bilancio pubblico e di come questo spreco stia deindustrializzando l'America, facendo perdere milioni di posti di lavoro e affamando gli investimenti in opere pubbliche - vale a dire, la spesa per la manutenzione del capitale fisico. Recentemente Melman ha preparato un memoriale intitolato «The Pentagon Connection» nel quale fa una relazione dettagliata sui sistemi di armamento ridondanti e costosissimi - come la nuova generazione di aerei da combattimento, missili, sottomarini e portaerei - e sul costo-opportunità, così avverso ai bisogni interni del nostro paese. Ricordiamoci che da un pezzo gli Stati uniti non hanno più un grande e importante nemico che giustifichi enormi budget militari. Sia la Russia che la Cina si stanno convertendo verso un modello di stato oligarco-capitalista e l'Unione sovietica non c'è più.

Per cominciare, il professor Melman cita il rapporto sulle infrastrutture americane prodotto dall'American society of Civil Engineers (asce.org/reportcard). La cifra stimata per la riparazione di dodici categorie di opere pubbliche (dalle scuole agli acquedotti, fognature, aeroporti, transiti pubblici, ponti e strade) supera i 1.300 miliardi di dollari. L'associazione degli ingegneri ha detto quel che chiunque può osservare: grandi bisogni che derivano da grande decadenza e sfacelo. Aggiungendo i 618 miliardi che servono per abitazioni e ferrovie, si arriva a 2.000 miliardi di dollari, nota Melman. E aggiunge, dall'alto della sua leggendaria conoscenza del sistema industriale statunitense: «Tutte le industrie manufatturiere i cui prodotti servirebbero per riparare e modernizzare le infrastrutture americane sono tenute fuori dai piani militari del governo». E dalle sue spese.

L'economia militare prosciuga quella civile e questo trend è stato accelerato da quello che Melman chiama un «gigantesco cambiamento» dell'economia americana: «Questa deindustrializzazione si è verificata così rapidamente da minare alla base la stessa capacità dell'America di produrre qualcosa. Per esempio, lo scorso anno il governo di New York City ha annunciato un programma per l'acquisto di una nuova flotta di treni metropolitani. Sebbene il contratto valesse 3-4 miliardi di dollari, non ha risposto neanche un'azienda americana. Di 100 prodotti offerti sul catalogo L.L. Bean di quest'autunno, 92 sono importati e solo 8 sono made in Usa». E ancora: «La chiusura degli impianti negli Stati uniti non solo ha lasciato milioni di persone senza lavoro, ma ha anche diminuito la capacità produttiva richiesta agli Stati uniti per tener in funzione le infrastrutture». Melman non lo scrive in questo memorandum, ma i suoi precedenti studi hanno dimostrato che un milione di dollari in investimenti civili crea più lavori che un milione di dollari in sistemi di armamenti militari.

Gli stati e le città riportano deficit sempre più profondi. Quest'anno gli stati saranno in rosso per 60 miliardi di dollari. Salgono tasse etariffe. Si tagliano beni necessiari - spese per scuole, biblioteche, sedi di pompieri e polizia, distretti sanitari, welfare per l'infanzia, salute e servizi per gli anziani, sottolinea Melman. Ma ci sono centinaia di miliardi di dollari spesi per armamenti dell'era sovietica, indirizzati dalle corporation degli armamenti e dalla loro campagna in denaro sonante presso i membri del Congresso che decidono dei soldi delle nostre tasse.

Questa recensione autorevole dell'altrettanto autorevole rapporto di Melman «The Pentagon Connection» è apparsa sul sito progressista-pacifista

http://commondreams.org/. 

testo integrale pubblicato da "Il manifesto" - 19 gennaio 2002