BREGANTINI
All'orizzonte ci sono ombre preoccupanti, ma noi dobbiamo lavorare per nuovi orizzonti

In cammino per costruire la pace

«Ci sono valori permanenti, come la giustizia, ma che oggi abbiamo il dovere di riproporre con grinta»

 

Da Locri Giovanni Lucà

Da Locri, sede della Marcia per la Pace dello scorso anno, il testimone passa a Cremona. Fa da legame in questo simbolico passaggio di mano, monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato.

Monsignor Bregantini, quale particolare segnale vuole dare la Marcia di Cremona?

Non credo ci siano discorsi nuovi da fare sulla giustizia e sulla pace, piuttosto questi valori vanno riproposti con grinta nuova, permanente - per usare le parole del Papa - ribadendo cose antiche ma che vanno riattualizzate nel nostro contesto.

Va in questa direzione il messaggio del Papa?

Certamente. Il Santo Padre ha ripreso il sogno di Papa Giovanni, il quale in un contesto preoccupante, per certi versi simile a quello attuale, ha dato al mondo speranza; oggi come allora il messaggio del Pontefice va oltre, gua rda avanti, ipotizzando nuovi orizzonti di pace.

Allora c'era il muro di Berlino, la guerra fredda, ora lo scenario si sposta in Medio Oriente, in Terra Santa…

Si, ma pensiamo anche alle difficoltà dell'Argentina, del Venezuela, di quei popoli dell'Africa che non riescono ad uscire dal buio: le preoccupazioni sono tante e lo comprova l'analisi del Papa. Ci sono situazioni di miseria e di povertà derivanti da ingiustizie sulle quali non si può tacere.

Non le sembra che i venti di guerra di questi giorni si avvertano con una sorta di rassegnazione, come se si trattasse di un fatto inevitabile?

Non deve e non può essere così; non ci dobbiamo stancare mai di credere nella pace, come fa il nostro Papa, anziano nell'età ma giovane nel cuore. Non dobbiamo fermarci, o peggio ancora armarci, prima ancora di verificare tutte le possibilità diplomatiche per evitare una guerra assurda. Non si può accettare un'idea del genere, nessuna guerra è giusta e nessuna gue rra è inevitabile.

L'impegno "permanente" indicato da Giovanni Paolo II guarda alla sfera dei diritti e della dignità umana, come si può trasferire il concetto in ambito nazionale?

Qui si può entrare nello specifico della politica; in Italia si sta vivendo un momento di difficoltà, penso ai lavoratori della Fiat, ai tanti giovani disoccupati, alle famiglie che hanno bisogno d'aiuto. Va recuperato il rapporto inscindibile tra etica e politica, sempre; sia quando si parla di licenziamenti o di devolution o di investimenti. Tra poco (ieri pomeriggio, ndr.) parteciperò ad un incontro, presso i Salesiani di Lamezia Terme, dove si parlerà proprio di etica e politica: la pace è l'armonia tra questi due elementi. È un processo che, come ha affermato il Papa, deve svilupparsi su binari di trasparenza e di credibilità ad ogni livello della vita pubblica.

La scorsa edizione della Marcia per la Pace si è svolta da Locri a Gerace, nella sua diocesi è prevista qualche iniziativa anche per quest'anno?

Nessuno ha dimenticato quella magnifica esperienza; la gente della Locride, il 31 dicembre, rifarà a piedi lo stesso tragitto, risalendo quella che è stata ribattezzata la Via della Pace, sarà un abbraccio ideale con quanti marceranno a Cremona".

testo integrale tratto da "Avvenire" - 29 dic. 2002
 

 

Casella di testo: BREGANTINI
All'orizzonte ci sono ombre preoccupanti, ma noi dobbiamo lavorare per nuovi orizzonti 
In cammino per costruire la pace 
«Ci sono valori permanenti, come la giustizia, ma che oggi abbiamo il dovere di riproporre con grinta»


Da Locri Giovanni Lucà 
Da Locri, sede della Marcia per la Pace dello scorso anno, il testimone passa a Cremona. Fa da legame in questo simbolico passaggio di mano, monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. 

Monsignor Bregantini, quale particolare segnale vuole dare la Marcia di Cremona? 

Non credo ci siano discorsi nuovi da fare sulla giustizia e sulla pace, piuttosto questi valori vanno riproposti con grinta nuova, permanente - per usare le parole del Papa - ribadendo cose antiche ma che vanno riattualizzate nel nostro contesto. 

Va in questa direzione il messaggio del Papa? 

Certamente. Il Santo Padre ha ripreso il sogno di Papa Giovanni, il quale in un contesto preoccupante, per certi versi simile a quello attuale, ha dato al mondo speranza; oggi come allora il messaggio del Pontefice va oltre, gua rda avanti, ipotizzando nuovi orizzonti di pace. 

Allora c'era il muro di Berlino, la guerra fredda, ora lo scenario si sposta in Medio Oriente, in Terra Santa… 

Si, ma pensiamo anche alle difficoltà dell'Argentina, del Venezuela, di quei popoli dell'Africa che non riescono ad uscire dal buio: le preoccupazioni sono tante e lo comprova l'analisi del Papa. Ci sono situazioni di miseria e di povertà derivanti da ingiustizie sulle quali non si può tacere. 

Non le sembra che i venti di guerra di questi giorni si avvertano con una sorta di rassegnazione, come se si trattasse di un fatto inevitabile? 

Non deve e non può essere così; non ci dobbiamo stancare mai di credere nella pace, come fa il nostro Papa, anziano nell'età ma giovane nel cuore. Non dobbiamo fermarci, o peggio ancora armarci, prima ancora di verificare tutte le possibilità diplomatiche per evitare una guerra assurda. Non si può accettare un'idea del genere, nessuna guerra è giusta e nessuna gue rra è inevitabile. 

L'impegno "permanente" indicato da Giovanni Paolo II guarda alla sfera dei diritti e della dignità umana, come si può trasferire il concetto in ambito nazionale? 

Qui si può entrare nello specifico della politica; in Italia si sta vivendo un momento di difficoltà, penso ai lavoratori della Fiat, ai tanti giovani disoccupati, alle famiglie che hanno bisogno d'aiuto. Va recuperato il rapporto inscindibile tra etica e politica, sempre; sia quando si parla di licenziamenti o di devolution o di investimenti. Tra poco (ieri pomeriggio, ndr.) parteciperò ad un incontro, presso i Salesiani di Lamezia Terme, dove si parlerà proprio di etica e politica: la pace è l'armonia tra questi due elementi. È un processo che, come ha affermato il Papa, deve svilupparsi su binari di trasparenza e di credibilità ad ogni livello della vita pubblica.

La scorsa edizione della Marcia per la Pace si è svolta da Locri a Gerace, nella sua diocesi è prevista qualche iniziativa anche per quest'anno? 

Nessuno ha dimenticato quella magnifica esperienza; la gente della Locride, il 31 dicembre, rifarà a piedi lo stesso tragitto, risalendo quella che è stata ribattezzata la Via della Pace, sarà un abbraccio ideale con quanti marceranno a Cremona".
testo integrale tratto da "Avvenire" - 29 dic. 2002