LE REAZIONI Il poeta Mario Luzi, il biblista Gianfranco Ravasi e lo scrittore Erri De Luca: pontefice universalmente tragico. “Un richiamo assordante per tutti ascoltino cristiani e non credenti” di Orazio La Rocca “Il silenzio di Dio è un silenzio che parla a tutti, a cristiani e non cristiani. E’ un silenzio assordante, che fa rumore anche quando non ce ne accorgiamo, e il Papa fa bene a rievocarlo per richiamare gli uomini di oggi di fronte alle immani tragedie del nostro tempo.” Un poeta, Mario Luzi, di fronte alle parole di Giovanni Paolo II. Ma anche filosofi, scrittori, biblisti. Da parte di tutti – anche se con accenti diversi – unico corale giudizio: il Papa che torna a rievocare il “disgusto di Dio per i mali del mondo” è l’unica figura universale che forse ha capito la tragica deriva verso cui l’umanità si sta avviando. E per questo lo dice ad alta voce, quasi ogni giorno, spingendosi – come ha fatto ieri – a rievocare – anche il severo monito biblico del «silenzio e del disgusto di Dio». «E’ un monito – spiega Luzi – che va ascoltato da tutti gli uomini, credenti e non credenti, a partire ovviamente dai cristiani». Ma che cosa è il «silenzio di Dio» ?, si chiede il poeta, autore – tra l’altro – di un appassionato commento sulla Via Crucis del Papa nella Pasqua del 1999. «Non credo – è il suo ragionamento – che esista una acustica speciale per misurare questo silenzio. Alle volte, anche quando crediamo di non sentirlo, Dio fa più rumore di quanto si possa immaginare. Se quella speciale acustica è nel nostro orecchio e nel nostro cuore, allora quel silenzio può essere enorme ed assordante e ci può interrogare nell’intimo. Io trovo impressionante queste parole del Papa e mi guardo bene dal rimuoverle, anzi provo ammirazione per lui. E’ un uomo di grande spiritualità che va ascoltato, anche da chi ha opinioni diverse». Monsignor Gianfranco Ravasi, biblista di fama e rettore della Biblioteca Ambrosiana ricorda invece che «il silenzio di Dio è un tema permanente delle Sacre Scritture»: appare spesso là dove Dio, di fronte alle miserie umane, prova sdegno, si sente tradito e si chiude apparentemente in sé, nel suo silenzio, «senza intervenire per non privare l’uomo della sua libertà si scegliere tra il bene e il male». Ma è un silenzio, precisa Ravasi, «eloquente col quale Dio non disdegna mai di far cadere il suo giudizio negativo» sugli errori dell’uomo. Non è dunque un fatto eccezionale, fa capire Ravasi, evocare Dio contrariato, sdegnato, senza parole. Nella Bibbia – ricorda ancora il monsignore – tante volte Dio manifesta la sua delusione: in alcuni passi biblici si arriva ad evocare persino un «Dio pentito di aver creato l’uomo». «Con le Sacre Scritture Dio ha rotto il suo silenzio verso l’uomo, ma in quelle parole ci sono anche i suoi silenzi, perché Dio parla anche in questo modo», spiega lo scrittore Erri De Luca e autore, tra l’altro di una traduzione della Bibbia . «Il silenzio – dice - è uno dei tanti sentimenti con cui Dio manifesta la sua attenzione verso l’uomo. Perché oggi ne parla il Papa? Credo perché sa che per ascoltarlo occorre stare in ascolto, in silenzio. Ma il Papa sa pure che siamo in un’epoca rumorosa, forse la più rumorosa della storia, un’epoca quindi sorda. E il Papa fa bene a ricordarcelo. Ha tutto il diritto di farlo, specialmente quando attualizza il silenzio di Dio nei confronti dei mali dei nostri giorni. Sotto questo aspetto non si può essere d’accordo con lui». testo integrale tratto da "Repubblica" - 12 dicembre 2002
|