Iraq: Caritas in missione

di Redazione (redazione@vita.it)

16/10/2002
Una delegazione nel paese mediorientale dal 20 al 27 ottobre, per esprimere solidarietà alla popolazione irachena

Una delegazione di Caritas Internationalis - la confederazione alla quale aderiscono 154 organizzazioni attive in 198 paesi del mondo, compresa Caritas Italiana - visiterà l'Iraq da domenica 20 a domenica 27 ottobre, su invito della Chiesa e della Caritas locali. La delegazione, composta da otto membri, ha il compito di esprimere solidarietà alla popolazione irachena, provata da anni di sofferenze. La missione toccherà Bagdad e diverse aree del paese, con il duplice proposito di raccogliere testimonianze fra gli iracheni a proposito della loro condizione e dei loro bisogni e di valutare quali conseguenze umanitarie si determinerebbero in caso di guerra. Inoltre affiancherà Caritas Iraq nella preparazione dei programmi di intervento con cui affrontare l'eventuale emergenza bellica; particolare attenzione verrà dedicata alle iniziative nel settore sanitario e della potabilizzazione dell'acqua.
In questi ambiti si sono sviluppate, a partire dal '92, le iniziative di Caritas Italiana a sostegno dell'azione della Confrérie de la Charité - Caritas Iraq, un'organizzazione molto solida e articolata, con circa 80 operatori e una quindicina di centri sparsi in tutto il paese. Caritas Italiana ha finanziato progetti che hanno consentito di fornire aiuto alimentare a 14 mila famiglie, acqua potabile a 400 mila persone e assistenza medica a 6 mila soggetti vulnerabili. Caritas Italiana sostiene dunque la missione di Caritas Internationalis, pronta a rafforzare il suo impegno a favore della popolazione dell'Iraq.
In concomitanza con la discussione in atto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione irachena, Caritas Italiana ribadisce inoltre il suo dissenso nei confronti dell'ipotesi di guerra preventiva in Iraq e la necessità di premere per vie diplomatiche sulle autorità di Bagdad perché rispettino le risoluzioni Onu. Anche i vescovi Usa hanno inviato, nelle scorse settimane, una lettera al presidente Gorge Bush, in cui affermano che “dati i precedenti e i rischi implicati, consideriamo difficile da giustificare l'estensione all'Iraq della guerra al terrorismo, in assenza di evidenze chiare e adeguate dell'implicazione irachena negli attacchi dell'11 settembre o di un imminente attacco di natura grave. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale hanno due gravi obblighi morali: proteggere il bene comune contro qualunque minaccia irachena, e farlo in conformità alle norme morali fondamentali”.

dal sito www.vita.it