L'impronta non
è cristiana
di Filippo Gentiloni
Sulla legge Bossi-Fini il mondo cattolico ufficiale
si è chiuso in un imbarazzato silenzio. Eppure si tratta di un provvedimento che
più lontano non potrebbe essere dallo spirito cristiano. Eppure, proprio in
questo stesso periodo, le autorità cattoliche si stanno dando da fare perché i
documenti europei esplicitino la famosa «anima cristiana» dell'Europa. Una
contraddizione che la dice lunga sulla inutilità e vacuità di certe
rivendicazioni. E anche sul valore di quella presunta «anima cristiana». E' vero
che critiche di fonte cattolica alla nuova legge sulla immigrazione non sono
mancate. Notevoli le prese di posizione di qualche isolato ed eroico vescovo del
sud, come anche di molte associazioni di volontariato: «Chiedono asilo e noi
dobbiamo darglielo», grida, fra gli altri, il Centro Internazionale dei Gesuiti
per i rifugiati. L'editoriale dell'ultimo numero di Famiglia cristiana:
«Per un problema grande una legge piccola piccola». Nel testo, si dice, infatti:
«In parole povere, ogni ingresso è permesso solamente se lo straniero è
portatore di valore aggiunto all'economia nazionale». Il capitalismo più
sfrenato, dunque, detta legge. Una legge non soltanto «piccola», ma anche
profondamente immorale.
E' radicalmente anticristiana. L'ospitalità
nei confronti dello straniero, infatti, fa parte essenziale della tradizione
cristiana e della sua cultura. Proprio di quella tradizione e cultura che si
vorrebbe rivendicare per l'Europa. Non è un di più, non è una aggiunta. Tutta la
Bibbia ne è attraversata. «Anche voi siete stati
stranieri in terra d'Egitto».
Diversi, ospiti,
stranieri, poveri: «ultimi» che dovrebbero diventare primi. Tutti
termini che qualificano il cristiano, molto più di altri che oggi, invece,
sembrano dominare, come quelli riguardanti l'etica sessuale. Tutti termini e
concetti radicalmente contrari a ogni forma di razzismo;
niente di più anticristiano della richiesta di impronte
digitali.
Le autorità cattoliche, invece, in questo contesto drammatico, si limitano a
ripetere le solite mediazioni: carità, solidarietà, ma guardarsi dallo
straniero, tenerlo lontano, assicurare la sicurezza. Amore e polizia. Una sorta
di quadratura del cerchio che fa comodo a Berlusconi e non offende né Bossi né
Fini.
E' chiaro che nessuno può chiedere che l'abbraccio cristiano allo straniero
diventi legge dello stato. Ci mancherebbe altro. Ma meraviglia - forse
scandalizza - il silenzio quasi totale delle massime autorità ecclesiastiche
cattoliche, che, invece, in altri casi si mostrano tutt'altro che silenziose.
Pensate alla pubblicità per l'otto per mille o a quello che accade, ad esempio,
nei confronti delle manifestazioni pubbliche dei gay.
D'altronde si può pensare che le autorità ecclesiastiche stiano attente a non
contraddire né contestare un governo che sta concedendo loro - scuole private,
insegnanti di religione, ecc. - molti attesi benefici. Pazienza se gli
extracomunitari devono aspettare fuori della porta e se alla parola - umana e
cristiana - che dice accoglienza si deve sostituire quella razzista ed egoista
che dice espulsione.
testo integrale tratto da "Il Manifesto" -, 8 giugno 2002