Etica e politica: il confronto nei gruppi
Nota all'impatto Non è per l'empireo
di Giorgio Campanini
La nota emessa dalla Congregazione della fede sul rapporto tra etica e politica (v. testo su "Avvenire" di venerdì 17 gennaio) rappresenta il punto di arrivo di una lunga riflessione che si è protratta (almeno) per tutto il corso del Novecento e che ha visto impegnati tanto i teologi moralisti quanto insigni studiosi quali J. Maritain, L. Sturzo, R. Guardini, per fare soltanto alcuni nomi.
Rispetto a questa ormai antica tradizione di pensiero, il documento, a prima vista, non presenta elementi di particolare novità. L'elemento di novità, semmai, sta nel fatto che tematiche sin qui oggetto soprattutto dell'attenzione di teologi moralisti e di uomini di pensiero abbiano richiamato l'applicazione delle gerarchie ecclesiali, sollecitandole ad un'importante, e preziosa, messa a punto. In questo modo ciò che sino a ieri poteva apparire come una elaborazione soggettiva, giocata nell'arena delle opinioni per quanto autorevoli, diventa una presa di posizione "ufficiale" della Chiesa che esige dunque un più forte e rigoroso impegno.
Le ragioni di questo passaggio del dibattito sul rapporto fra etica e politica dall'ambito della discussione teologica e culturale a quello delle definizioni magisteriali sono molte, e complesse; ma la principale sembra riconducibile ad un discernimento operato da parte del magistero, secondo cui l'insieme di delicate e importanti questioni inerenti al rapporto fra politica e morale non potesse essere lasciato solo alla discussione tra specialisti ma esigesse un'evidenziazione nuova all'interno del popolo cristiano.
È auspicabile che un documento di questa importanza sia nel prossimo futuro oggetto di attenta considerazione da parte - ovvio - della comunità degli studiosi e delle riviste specialistiche, ma anche di gruppi culturali e financo dei partiti e dei movimenti che - in politica - a vario titolo si richiamano all'ispirazione cristiana. Si corre, altrimenti, il rischio di lasciare in un astratto e lontano empireo questioni e problemi che hanno un'evidente rilevanza pratica; pericolo tanto maggiore in una stagione, come l'attuale, in cui (dopo il presunto "crollo delle ideologie") sembra che la politica debba giocarsi soprattutto a livello pragmatico, là dove l'etica avrebbe poco o nulla a che fare. Ma così non è e le numerose esemplificazioni contenute nel documento - dal diritto alla vita allo statuto della famiglia - altro non fanno che avvalorare invece una consapevolezza opposta.
Sarebbe ingenuo pensare che, dopo questa presa di posizione, il difficile e complesso rapporto fra politica e morale possa considerarsi definitivamente appianato. Sono insite alla politica le tensioni fra etica del successo ed etica della testimonianza, cui sono riconducibili tanto la tentazione di perseguire il successo ad ogni costo, quanto quella di limitarsi alla pura, e spesso astratta, testi-monianza. Fra l'uno e l'altro estremo vi è il decisivo spazio della mediazione storico-contingente, ed è in questo specifico ambito che si colloca il lungo e paziente lavoro di traduzione dei valori negli scenari spesso duri e spietati della politica. Certo, da oggi con una spinta in più alla coerenza.
testo integrale tratto "Avvenire" - 19 gennaio 2003