Cristiani insieme oltre le nostre fragilità

Al via la Settimana di preghiera.

 Al centro dell'attenzione la frase di Paolo «Un tesoro come in vasi di creta»,

che fotografa l'oggi del cammino ecumenico

Di Giorgio Bernardelli

 

Un cammino fragile, che porta su di sé tutte le incrostazioni della storia. Eppure capace comunque di mostrare tutta la sua ricchezza. Sembra una fotografia dell'attuale fase del cammino ecumenico il tema che fa da guida quest'anno alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, l'appuntamento ecumenico in programma da oggi al 25 gennaio. È infatti «Un tesoro come in vasi di creta» (2 Corinzi 4,5-18) l'icona biblica di riferimento per le iniziative di incontro tra i fedeli delle diverse confessioni in programma in questi giorni in tutto il mondo. Anche il Papa, come ogni anno, guiderà uno di questi momenti il 25 gennaio alla basilica di San Paolo Fuori le Mura.

La Settimana di preghiera è tradizionalmente il momento del già e non ancora. Momento di comunione, ma anche di consapevolezza di quanta strada resti ancora da percorrere nel cammino ecumenico. È quanto emerge anche da una lettera scritta insieme dall'arcivescovo Giuseppe Chiaretti, presidente del segretariato Cei per l'ecumenismo eil dialogo, dal professor Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche d'Italia e dall'arciprete Traian Valdman, del Vicariato ortodosso romeno d'Italia, che introduce l'edizione italiana del sussidio per le celebrazioni. «Ci rendiamo conto - si legge - di portare il tesoro della fede in vasi di terra, fragili e precari, la cui forza di resistenza può venire solo da te, Signore della vita e dell'amore! Non farci scandalizzare per nessuna miseria umana. Né la nostra né quella di un mondo che ti carca a tentoni, o forse non ti cerca neppure più perché pensa di non avere più bisogno di te».

In questo contesto pesa lo scandalo dell'unità perduta. «Anche sul volto della Chiesa, imbruttito dalle rughe e dalle macchie delle nostre divisioni - prosegue il testo -, c'è da fissare con volontà di conversione il nostro sguardo di cristiani, perché è anche essa volto di Cristo». Eppure il tesoro comunque è già qui. «Oggi - è la conclusione - ci è chi esto di portare con pazienza i segni della morte perché "la vita del Risorto si manifesti nella nostra vita mortale". Anche la pazienza dell'attesa e la speranza contro ogni speranza sono virtù ecumeniche».

È lo spirito con cui entrare in questa Settimana. Che per l'Italia prepara anche un appuntamento importante: per il 6 febbraio, infatti, è in programma a Viterbo il convegno sulla lettura ecumenica del Vangelo delle Beatitudini. Dopo il Padre Nostro un'altra pagina da imparare della Scrittura da imparare ad aprire insieme.

testo integrale tratto da "Avvenire" - 18 gennaio 2003

 

 

 

 

 

 

 

Casella di testo: Cristiani insieme oltre le nostre fragilità
Al via la Settimana di preghiera.
 Al centro dell'attenzione la frase di Paolo «Un tesoro come in vasi di creta», 
che fotografa l'oggi del cammino ecumenico

Di Giorgio Bernardelli


Un cammino fragile, che porta su di sé tutte le incrostazioni della storia. Eppure capace comunque di mostrare tutta la sua ricchezza. Sembra una fotografia dell'attuale fase del cammino ecumenico il tema che fa da guida quest'anno alla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, l'appuntamento ecumenico in programma da oggi al 25 gennaio. È infatti «Un tesoro come in vasi di creta» (2 Corinzi 4,5-18) l'icona biblica di riferimento per le iniziative di incontro tra i fedeli delle diverse confessioni in programma in questi giorni in tutto il mondo. Anche il Papa, come ogni anno, guiderà uno di questi momenti il 25 gennaio alla basilica di San Paolo Fuori le Mura.

La Settimana di preghiera è tradizionalmente il momento del già e non ancora. Momento di comunione, ma anche di consapevolezza di quanta strada resti ancora da percorrere nel cammino ecumenico. È quanto emerge anche da una lettera scritta insieme dall'arcivescovo Giuseppe Chiaretti, presidente del segretariato Cei per l'ecumenismo eil dialogo, dal professor Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche d'Italia e dall'arciprete Traian Valdman, del Vicariato ortodosso romeno d'Italia, che introduce l'edizione italiana del sussidio per le celebrazioni. «Ci rendiamo conto - si legge - di portare il tesoro della fede in vasi di terra, fragili e precari, la cui forza di resistenza può venire solo da te, Signore della vita e dell'amore! Non farci scandalizzare per nessuna miseria umana. Né la nostra né quella di un mondo che ti carca a tentoni, o forse non ti cerca neppure più perché pensa di non avere più bisogno di te».

In questo contesto pesa lo scandalo dell'unità perduta. «Anche sul volto della Chiesa, imbruttito dalle rughe e dalle macchie delle nostre divisioni - prosegue il testo -, c'è da fissare con volontà di conversione il nostro sguardo di cristiani, perché è anche essa volto di Cristo». Eppure il tesoro comunque è già qui. «Oggi - è la conclusione - ci è chi esto di portare con pazienza i segni della morte perché "la vita del Risorto si manifesti nella nostra vita mortale". Anche la pazienza dell'attesa e la speranza contro ogni speranza sono virtù ecumeniche».

È lo spirito con cui entrare in questa Settimana. Che per l'Italia prepara anche un appuntamento importante: per il 6 febbraio, infatti, è in programma a Viterbo il convegno sulla lettura ecumenica del Vangelo delle Beatitudini. Dopo il Padre Nostro un'altra pagina da imparare della Scrittura da imparare ad aprire insieme.
testo integrale tratto da "Avvenire" - 18 gennaio 2003