Questo il testo dell'intervento di saluto pronunciato nell'Aula di Montecitorio dal presidente del Senato Marcello Pera alla cerimonia per la visita del Papa.
«Santità, nel darLe il benvenuto a nome dell'Istituzione che rappresento (il Senato della Repubblica Italiana) e mio personale, desidero esprimerLe la nostra gratitudineper l'opera infaticabile e così sofferta che continua a svolgere contro ogni forma di totalitarismo, violenza, sopraffazione e degrado morale, nel nome dei valori della Chiesa cattolica di cui Lei è Capo e missionario.
Il primo dei valori cristiani è la dignità della persona. Se, come il Cristianesimo insegna, la Parola si è fatta carne, allora l'uomo è immagine di Dio e ha valore in sè, quale che sia la sua condizione. Da questo messaggio rivoluzionario (lo 'scandalo e follià di cui parla San Paolo) segue che l'uomo è fratello all'altro, è solidale con l'altro, ha compassione per l'altro, ha rispetto dell'altro. Questi valori (di umanità, fraternità, solidarietà, carità, giustizia) i credenti li basano sulla Rivelazione, e i laici non credenti li giustificano invece con la ragione o la cultura. Ma gli uni e gli altri su questi stessi valori fondano oggi gli stessi diritti. Il diritto alla libertà, all'uguaglianza, alla tolleranza. Il diritto al rispetto e alla giustizia. Il diritto alla libera manifestazione del pensiero ed espressione di culto. Il diritto all'emancipazione da ogni stato di inferiorità. Questi diritti sono sanciti dalle nostre Carte fondamentali, prima fra tutte quella che più ci è cara, la Costituzione della Repubblica italiana. In queste Carte, Dichiarazioni, Convenzioni, Proclamazioni, è contenuto il meglio che la civiltà, soprattutto quella dell'Occidente, ha dato di sè.
Noi abbiamo la consapevolezza che questa civiltà occidentale sia figlia della cultura greco-romana, che ci ha dato il concetto di polis e delle sue istituzioni, e della cultura giudaico-cristiana, che ci ha fornito il concetto di persona e del suo valore intrinseco. Come spiegare l'odierna democrazia senza il concetto greco della boulè? Come spiegare la nostra società libera di uomini solidali senza il concetto cristiano di agape? Sappiamo da quale storia di progresso, ma anche di controversie, dispute, lotte e anche guerre fra uomini di religioni diverse, questa civiltà dell'Occidente sia segnata. Sappiamo come sia difficile mantenere il rispetto e la tolleranza reciproca. Anzichè essere fiero, ma non arrogante, di sè, l'Occidente dei diritti oggi rischia di perdere il senso della sua stessa eredità e identità proprio mentre, in Europa, ci apprestiamo a costruire una Unione politica. Per questo come ci ha ammonito la Veritatis splendor anche noi non vorremmo che la nostra democrazia, alla quale siamo così legati, si alleasse con il relativismo etico, del quale invece temiamo le conseguenze. Come potremmo apprezzare, sostenere, difendere le nostre conquiste se ad esse fosse estraneo ogni concetto di verità o di approssimazione alla verità? Come potremmo, in un libero Parlamento come questo, confrontarci su provvedimenti che riteniamo giusti, equi, utili, se poi i giudizi di giustizia, equità, utilità li lasciassimo alla relatività di ogni metro? Non è così. Noi i provvedimenti che adottiamo li misuriamo con metri che trascendono i nostri interessi soggettivi e contingenti, il metro del »bene comune« e del
rispetto della volontà popolare.
Autonomia della politica e laicità delle istituzioni. Quello stesso libero confronto che in questo Parlamento è garantito a tutti ci fa apprezzare anche i valori dell'autonomia della politica e della laicità delle istituzioni democratiche. Dare a Cesare ciò che Cesare (oggi, il popolo sovrano) ritiene opportuno gli sia dato dai suoi rappresentanti nella sfera della politica è la garanzia migliore per dare a Dio ciò che ciascuno ritiene doveroso dargli nella sfera della propria coscienza.
Allo stesso modo, mantenere istituzioni che siano rispettose di tutti i valori di singoli o gruppi che in esse regolano la propria vita è la garanzia più forte per conservare la libertà dei loro credi ideologici, filosofici, religiosi. Noi sappiamo che ciò che diamo a Cesare ha un limite in ciò che molti ritengono appartenere a Dio, così come sappiamo che nessuna istituzione può dirsi neutra rispetto ai valori sui quali essa stessa si fonda. Ma proprio per questo (per fare delle istituzioni un bene di tutti e per proteggere i credi di ciascuno) noi agiamo nel rispetto dei principi di autonomia e laicità. Anche questi principi li consideriamo eredità del Cristianesimo. Grazie ancora, Santità, della Sua visita e delle parole che ci dà l'opportunità di ascoltare».