Lilliput, pacifisti senza tregua
Il programma della rete associativa.

 Una statua in dono alla città


DI RICCARDO CHIARI


FIRENZE


«E facciamola finita con la storia del pacifista piagnucolone che si limita a pregare perché tutto al mondo vada per il verso giusto». Eccola la rete Lilliput. Per lei si aprono le porte della sala di Lorenzo de' Medici in Palazzo Vecchio. Qui i disobbedienti non potrebbero - né peraltro vorrebbero - essere ospitati per le loro conferenze stampa. Ma nel sentire Cristiano Lucchi che parla di finanza etica e banche armate, e della necessità di rivoluzionare l'attuale misurazione del Pil che non prende in considerazione la qualità della vita e dell'ambiente, si può capire perché il movimento in tutti i suoi volti faccia paura a parecchi. Per quello che fa, e per quello che butta sul piatto della discussione. Regalano una statua a Firenze quelli della rete Lilliput. Un'opera in bronzo di Jean Michel Folon, una scultura di tre metri chiamata dall'artista belga «Pluie», pioggia. «E' una fontana - spiega Lucchi - e rappresenta una persona che si ripara dalla pioggia con un ombrello fatto anch'esso di pioggia». Dell'appuntamento continentale del movimento, Folon pensa questo: «E' un'importante occasione di incontro fra i popoli, e per rimettere al centro valori oggi in pericolo». La rete traduce e integra: «L'ha donata come suo personale augurio di un rapporto nuovo fra uomo e natura. Non più fondato sulla lotta e lo sfruttamento, ma basato al contrario sul rispetto e sul dialogo».

Sono ottanta i seminari e i workshop organizzati dalle associazioni di Lilliput: dal Wwf al Ctm Altromercato, passando per Radié Resch, Centro nuovo modello di sviluppo, Manitese, Pax Christi, Beati i costruttori di pace, Nigrizia e tante altre ancora. Gruppi laici e cristiani che assieme dicono: «Cerchiamo di ribaltare l'impostazione economicistica del nostro tempo. E siamo felici che siano state organizzate le `finestre sul mondo', perché solo sviluppando connessioni forti con la società civile sarà possibile cercare di cambiare le cose».

Nella sala di Lorenzo ci sono anche il sindaco Domenici e il vicesindaco Matulli, esponente del cattolicesimo democratico fiorentino. Matulli sorride, mentre Cristiano Lucchi racconta che «con il sindaco discutiamo e ci accapigliamo spesso. E' il conflitto sociale: un motore di cambiamento». Poi Domenici spiega che la paurosa marchesa Bona Frescobaldi, quella che da Bruno Vespa ha raccontato dei monumenti impacchettati, si è sbagliata: «Quelli del comune non lo sono. E a quanto dice il soprintendente Paolucci, non lo sono nemmeno quelli statali». Di più: i musei nei giorni del forum saranno tutti aperti, con sconti in quelli comunali ai ragazzi sotto i 25 anni.

Poi la parola torna alla rete Lilliput. E Cristiano Lucchi racconta delle 100 mile firme raccolte contro il tentativo di affossamento della legge 185/90 che garantisce la trasparenza dell'attività delle banche in materia di commercio di armi. «Noi lottiamo con i denti, e dopo un blitz di padre Zanotelli in parlamento il provvedimento è tornato in commissione, invece di essere discusso in aula». Arriva la notizia di una lettera aperta del prete delle Piagge, Alessandro Santoro, che invita Firenze ad essere protagonista «di una primavera nuova». E oggi a Santa Fiora sul monte Amiata saranno in tanti a ricordare padre Ernesto Balducci sulla sua tomba: «Una tappa obbligata per il movimento - dice Vincenzo Striano dell'Arci - perchè Balducci ha teorizzato la nonviolenza anche come rifiuto della guerra. E il suo `uomo planetario' è l'uomo che chiede e si batte per i diritti universali di cittadinanza».

 

testo integrale tratto da "IL MANIFESTO" - 3 NOVEMBRE 2002

 

 

 

 

 

 

Casella di testo: Lilliput, pacifisti senza tregua 
Il programma della rete associativa.
 Una statua in dono alla città

DI RICCARDO CHIARI

FIRENZE 

«E facciamola finita con la storia del pacifista piagnucolone che si limita a pregare perché tutto al mondo vada per il verso giusto». Eccola la rete Lilliput. Per lei si aprono le porte della sala di Lorenzo de' Medici in Palazzo Vecchio. Qui i disobbedienti non potrebbero - né peraltro vorrebbero - essere ospitati per le loro conferenze stampa. Ma nel sentire Cristiano Lucchi che parla di finanza etica e banche armate, e della necessità di rivoluzionare l'attuale misurazione del Pil che non prende in considerazione la qualità della vita e dell'ambiente, si può capire perché il movimento in tutti i suoi volti faccia paura a parecchi. Per quello che fa, e per quello che butta sul piatto della discussione. Regalano una statua a Firenze quelli della rete Lilliput. Un'opera in bronzo di Jean Michel Folon, una scultura di tre metri chiamata dall'artista belga «Pluie», pioggia. «E' una fontana - spiega Lucchi - e rappresenta una persona che si ripara dalla pioggia con un ombrello fatto anch'esso di pioggia». Dell'appuntamento continentale del movimento, Folon pensa questo: «E' un'importante occasione di incontro fra i popoli, e per rimettere al centro valori oggi in pericolo». La rete traduce e integra: «L'ha donata come suo personale augurio di un rapporto nuovo fra uomo e natura. Non più fondato sulla lotta e lo sfruttamento, ma basato al contrario sul rispetto e sul dialogo».

Sono ottanta i seminari e i workshop organizzati dalle associazioni di Lilliput: dal Wwf al Ctm Altromercato, passando per Radié Resch, Centro nuovo modello di sviluppo, Manitese, Pax Christi, Beati i costruttori di pace, Nigrizia e tante altre ancora. Gruppi laici e cristiani che assieme dicono: «Cerchiamo di ribaltare l'impostazione economicistica del nostro tempo. E siamo felici che siano state organizzate le `finestre sul mondo', perché solo sviluppando connessioni forti con la società civile sarà possibile cercare di cambiare le cose».

Nella sala di Lorenzo ci sono anche il sindaco Domenici e il vicesindaco Matulli, esponente del cattolicesimo democratico fiorentino. Matulli sorride, mentre Cristiano Lucchi racconta che «con il sindaco discutiamo e ci accapigliamo spesso. E' il conflitto sociale: un motore di cambiamento». Poi Domenici spiega che la paurosa marchesa Bona Frescobaldi, quella che da Bruno Vespa ha raccontato dei monumenti impacchettati, si è sbagliata: «Quelli del comune non lo sono. E a quanto dice il soprintendente Paolucci, non lo sono nemmeno quelli statali». Di più: i musei nei giorni del forum saranno tutti aperti, con sconti in quelli comunali ai ragazzi sotto i 25 anni.

Poi la parola torna alla rete Lilliput. E Cristiano Lucchi racconta delle 100 mile firme raccolte contro il tentativo di affossamento della legge 185/90 che garantisce la trasparenza dell'attività delle banche in materia di commercio di armi. «Noi lottiamo con i denti, e dopo un blitz di padre Zanotelli in parlamento il provvedimento è tornato in commissione, invece di essere discusso in aula». Arriva la notizia di una lettera aperta del prete delle Piagge, Alessandro Santoro, che invita Firenze ad essere protagonista «di una primavera nuova». E oggi a Santa Fiora sul monte Amiata saranno in tanti a ricordare padre Ernesto Balducci sulla sua tomba: «Una tappa obbligata per il movimento - dice Vincenzo Striano dell'Arci - perchè Balducci ha teorizzato la nonviolenza anche come rifiuto della guerra. E il suo `uomo planetario' è l'uomo che chiede e si batte per i diritti universali di cittadinanza».

testo integrale tratto da "IL MANIFESTO" - 3 NOVEMBRE 2002