Concilio Vaticano, ancora una bussola per i fedeli?  


di Alceste Santini

 Mentre si celebrano i quarant'anni del Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII inaugurò l'11 ottobre 1962 per aprire una nuova stagione della Chiesa nel suo rapporto con un mondo profondamente cambiato nella mentalità e nei costumi, da più parti ci si chiede se non sia giunto il tempo di convocare un Concilio Vaticano III per riflettere su altri mutamenti di portata storica avvenuti. Basti pensare alle conseguenze determinate dalla caduta dei muri nel 1989-1991, al processo di globalizzazione che ha acuito il divario tra Paesi ricchi e poveri, all'idea nuova avanzata dal presidente Bush sulle "guerre preventive" rispetto alla tendenza di abbandonare la vecchia teoria della "guerra giusta" per costruire, finalmente, una "pace giusta". 

Era stato il cardinale Carlo Maria Martini a proporre, nel Sinodo dei vescovi europei del 1999, "l'utilità di "un confronto collegiale e autorevole fra tutti i vescovi del mondo" per riflettere su grandi problemi, non solo di etica politica, ma anche riguardanti la prospettiva ecumenica, il ruolo della donna nella Chiesa e nella società, la vita di coppia e il controllo delle nascite, la collegialità intesa come partecipazione degli episcopati del mondo e del "popolo di Dio" alla vita ecclesiale e quindi alle scelte del Papa.

La proposta non raccolse molti consensi e provocò un gelo nella Curia romana. Giovanni Paolo II, senza farvi direttamente riferimento, affermò, concludendo un convegno sul Concilio Vaticano II nella primavera del 2000, che tutte "le potenzialità" offerte da quell'evento storico andavano sviluppate riconoscendo che la rivoluzione avviata, pur avendo dato "frutti straordinari" nel rinnovamento della Chiesa, doveva essere portata avanti con coraggio. 

Oggi possiamo dire che attorno a quella proposta di Martini, per rilanciarla, è stato costituito un gruppo promotore con sede a Madrid che ha un sito Internet (www.proconcilò.com) così intestato: "Iniziativa Internacional a favor de un Nuevo Concilio en la Iglesia Catòlica ". Da questo Comitato è stata promossa una "petizione", che finora ha raccolto quasi un milione di firme che seguono a quelle di 34 vescovi, fra cui figurano quelle del cardinale Paulo Evaristo Arns, già arcivescovo di S. Paulo (Brasile) ed ora "emerito", e l'arcivescovo giapponese, mons. Stephen Fumio Hamao, Presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Di recente, interpellato per questo suo gesto dato che ha una responsabilità in uno dei dicasteri vaticani, ha risposto: "Sono d'accordo con il cardinale Martini". 

Ed a favore di questa posizione, certamente minoritaria ma significativa, si sono pronunciati il cardinale Walter Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e il cardinale Walter Kasher, attuale presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. Due teologi di prima grandezza, al di là delle rispettive responsabilità.

Ed ha mostrato di essere favorevole alla proposta anche l'arcivescovo di Westminster, cardinale Murphy-O'Connor Cormac, che la esternò in occasione dell'ultimo Concistoro del maggio 2001. Ci si rende sempre più conto che i problemi sollevati da Martini sono di grande portata ed urgenti di fronte all'evolversi della situazione storica.

I recenti scandali di pedofilia verificatisi in seno alla Chiesa cattolica americana hanno messo in evidenza, coinvolgendo la stessa comunità cattolica e l'opinione degli Stati Uniti, la necessità di affrontare il "tabù" del celibato ecclesiastico, che non esiste tra i protestanti come tra gli ortodossi e gli anglicani. Esso costituisce un problema anche nella prospettiva ecumenica. 

Certo, non sarà l'attuale Pontefice a convocare un Forum di tutti i vescovi o addirittura un Concilio Vaticano III per dibattere, sul piano teologico e pastorale, questi temi. Concludendo il Congresso catechistico  internazionale, nella mattinata dell'11 ottobre 2002, Giovanni Paolo II ha detto che il "Catechismo", pubblicato dieci anni fa, potrebbe essere "a buon diritto chiamato il Catechismo del Vaticano II" per confermare che "i testi conciliari costituiscono una sicura bussola per i credenti del terzo millennio".

Ma i problemi prima richiamati, in quanto rispondono ai mutamenti verificatisi negli ultimi dieci anni a cui si sono aggiunti quelli della "pace giusta" come superamento della teoria della "guerra giusta" o della "guerra preventiva", verso la quale Papa Wojtyla ha espresse forti riserve, richiedono una riflessione globale che tutti i vescovi del mondo, riuniti in Forum o in Concilio possono fare.

 

testo integrale Tratto da "Il Nuovo"- 11 ottobre 2002

 

 

 

 

Casella di testo: Concilio Vaticano, ancora una bussola per i fedeli?  

di Alceste Santini
 Mentre si celebrano i quarant'anni del Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII inaugurò l'11 ottobre 1962 per aprire una nuova stagione della Chiesa nel suo rapporto con un mondo profondamente cambiato nella mentalità e nei costumi, da più parti ci si chiede se non sia giunto il tempo di convocare un Concilio Vaticano III per riflettere su altri mutamenti di portata storica avvenuti. Basti pensare alle conseguenze determinate dalla caduta dei muri nel 1989-1991, al processo di globalizzazione che ha acuito il divario tra Paesi ricchi e poveri, all'idea nuova avanzata dal presidente Bush sulle "guerre preventive" rispetto alla tendenza di abbandonare la vecchia teoria della "guerra giusta" per costruire, finalmente, una "pace giusta". 

Era stato il cardinale Carlo Maria Martini a proporre, nel Sinodo dei vescovi europei del 1999, "l'utilità di "un confronto collegiale e autorevole fra tutti i vescovi del mondo" per riflettere su grandi problemi, non solo di etica politica, ma anche riguardanti la prospettiva ecumenica, il ruolo della donna nella Chiesa e nella società, la vita di coppia e il controllo delle nascite, la collegialità intesa come partecipazione degli episcopati del mondo e del "popolo di Dio" alla vita ecclesiale e quindi alle scelte del Papa.

La proposta non raccolse molti consensi e provocò un gelo nella Curia romana. Giovanni Paolo II, senza farvi direttamente riferimento, affermò, concludendo un convegno sul Concilio Vaticano II nella primavera del 2000, che tutte "le potenzialità" offerte da quell'evento storico andavano sviluppate riconoscendo che la rivoluzione avviata, pur avendo dato "frutti straordinari" nel rinnovamento della Chiesa, doveva essere portata avanti con coraggio. 

Oggi possiamo dire che attorno a quella proposta di Martini, per rilanciarla, è stato costituito un gruppo promotore con sede a Madrid che ha un sito Internet (www.proconcilò.com) così intestato: "Iniziativa Internacional a favor de un Nuevo Concilio en la Iglesia Catòlica ". Da questo Comitato è stata promossa una "petizione", che finora ha raccolto quasi un milione di firme che seguono a quelle di 34 vescovi, fra cui figurano quelle del cardinale Paulo Evaristo Arns, già arcivescovo di S. Paulo (Brasile) ed ora "emerito", e l'arcivescovo giapponese, mons. Stephen Fumio Hamao, Presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Di recente, interpellato per questo suo gesto dato che ha una responsabilità in uno dei dicasteri vaticani, ha risposto: "Sono d'accordo con il cardinale Martini". 

Ed a favore di questa posizione, certamente minoritaria ma significativa, si sono pronunciati il cardinale Walter Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e il cardinale Walter Kasher, attuale presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. Due teologi di prima grandezza, al di là delle rispettive responsabilità.

Ed ha mostrato di essere favorevole alla proposta anche l'arcivescovo di Westminster, cardinale Murphy-O'Connor Cormac, che la esternò in occasione dell'ultimo Concistoro del maggio 2001. Ci si rende sempre più conto che i problemi sollevati da Martini sono di grande portata ed urgenti di fronte all'evolversi della situazione storica.

I recenti scandali di pedofilia verificatisi in seno alla Chiesa cattolica americana hanno messo in evidenza, coinvolgendo la stessa comunità cattolica e l'opinione degli Stati Uniti, la necessità di affrontare il "tabù" del celibato ecclesiastico, che non esiste tra i protestanti come tra gli ortodossi e gli anglicani. Esso costituisce un problema anche nella prospettiva ecumenica. 

Certo, non sarà l'attuale Pontefice a convocare un Forum di tutti i vescovi o addirittura un Concilio Vaticano III per dibattere, sul piano teologico e pastorale, questi temi. Concludendo il Congresso catechistico  internazionale, nella mattinata dell'11 ottobre 2002, Giovanni Paolo II ha detto che il "Catechismo", pubblicato dieci anni fa, potrebbe essere "a buon diritto chiamato il Catechismo del Vaticano II" per confermare che "i testi conciliari costituiscono una sicura bussola per i credenti del terzo millennio".

Ma i problemi prima richiamati, in quanto rispondono ai mutamenti verificatisi negli ultimi dieci anni a cui si sono aggiunti quelli della "pace giusta" come superamento della teoria della "guerra giusta" o della "guerra preventiva", verso la quale Papa Wojtyla ha espresse forti riserve, richiedono una riflessione globale che tutti i vescovi del mondo, riuniti in Forum o in Concilio possono fare.
 
testo integrale Tratto da "Il Nuovo"- 11 ottobre 2002