Il testo integrale del discorso pronunciato dal presidente della Camera davanti al Papa.
«Santita», è con profonda emozione che Le do il benvenuto nel Parlamento italiano, nell'Aula dove è stata votata la Costituzione Repubblicana, alla presenza del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e delle più alte autorità istituzionali del nostro Paese, del presidente del Consiglio Berlusconi, e dell'intero governo: oggi finalmente si concretizza l'invito che i presidenti Violante e Mancino le formularono nella scorsa legislatura.
Dopo circa un secolo e mezzo di storia italiana, un Pontefice varca la soglia del luogo che fu per lungo tempo uno dei simboli del potere temporale della Chiesa; ma questa circostanza non fa che rendere ancora più lontano e sfocato nel tempo il ricordo delle fratture che si consumarono e che sono state poi ricomposte e definitivamente superate. Oggi il rispetto profondo che contraddistingue le due istituzioni permette di esprimere con responsabilità principi di autonomia che sono patrimonio di tutti. Siamo onorati che Ella parli oggi al nostro popolo, rivolgendosi direttamente a coloro che lo rappresentano.
Qui c'è tutta intera la nostra nazione, quell'Italia, che Lei, un Papa polacco, ha saputo conquistare fin dai primi tempi del suo pontificato, per l'umanità e l'amore che ha sempre dimostrato alla nostra Patria, scegliendo di condividerne le sofferenze e le gioie. Ancora recentemente ha avuto parole di conforto e di speranza per le famiglie dei bambini di San Giuliano di Puglia, ferita che per l'Italia intera è ancora aperta: anche di questo Le siamo grati. Nel Parlamento è rappresentato in modo pluralistico il popolo italiano, con le sue diverse convinzioni politiche e religiose. Eppure, so di interpretare i sentimenti dell'intera assemblea se dico che tutti guardano alla Sua Persona con ammirazione e riconoscenza. Il suo elevato Magistero ci richiama infatti alla nobiltà della politica, a ritrovare la parte migliore di noi stessi per metterla al servizio della comunità nazionale. L'uomo sente sempre più il bisogno di riflettere sul profondo senso della sua esistenza di fronte alle incognite del domani ed ha timore per il futuro e del futuro. Non ci sono più comode certezze ideologiche, nè le promesse della scienza e della tecnica sono sempre così rassicuranti.
Il secolo che si è appena concluso ci ha lasciato in eredità grandi questioni ancora aperte. Penso in modo particolare alla difesa dei diritti dell'uomo, solennemente proclamati dalle convenzioni internazionali, ma troppo spesso violati in modo clamoroso: basti pensare all'ignobile sfruttamento dei minori ed alla condizione femminile in molte parti del mondo; alla costruzione di un mondo più giusto, in cui la globalizzazione coincida con l'opportunità di acquisire condizioni di dignitoso benessere anche per i Paesi poveri; al tema della pace e del contrasto alla violenza terroristica; infine, al dialogo fra le diverse civiltà, culture, sensibilità religiose. Su ciascuno di questi temi i responsabili politici del mondo, nella loro difficile azione, hanno sempre potuto contare sul sostegno e l'incoraggiamento delle Sue parole e delle Sue iniziative.
Ella ha contribuito in modo determinante al faticoso ma esaltante lavoro di costruzione dell'Europa. Oggi, alla vigilia della sua Riunificazione, che abbraccia finalmente i popoli dell'est europeo e sancisce il tramonto definitivo di ogni divisione nel nostro continente, consideriamo con grande rispetto le parole che Ella ha più volte pronunciato sulla necessità di preservare la matrice spirituale dell'Europa e dei popoli europei, un'anima che è essenzialmente cristiana, anche per chi cristiano non è. Onorevoli colleghi, nel nostro tricolore e nella bandiera dell'Europa, che sono collocate in quest'Aula, si identificano i simboli dell'unità e della libertà degli italiani e la loro aspirazione a diventare europei e ad essere portatori di pace nel mondo.
Ascolteremo il Santo Padre, consapevoli che nell'esercizio delle nostre responsabilità di legislatori, ciascuno di noi deve farsi guidare dalla propria coscienza e dalle proprie convinzioni, rispondendo anzitutto al popolo che ci ha eletti. Ma la ascolteremo, Santità, anche come parte di quella umanità senza confini cui Lei si è sempre voluto rivolgere, non escludendo nessuno dalla Sua generosa opera pastorale, e per tutti spendendo le parole della fede in Dio e della fiducia nell'uomo».