C.N.C.A. - Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza

COMUNICATO STAMPA

La Finanziaria dei silenzi

di Lucio Babolin, vice-presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza

- Oggi sono state presentate a Roma le proposte relative alla Finanziaria dalla campagna Sbilanciamoci, a cui aderisce anche il C.N.C.A. -

La Finanziaria che il Governo si appresta a varare potrebbe essere definita la Finanziaria del "casca l’asino", mutuando un modo di dire molto usato per definire l’esito di imprese impossibili dichiarate facilissime da conquistare che, alla prova dei fatti, dimostrano di essere irrealizzabili. "Casca l’asino" delle promesse non più realizzabili del governo Berlusconi, ora impantanato nel tentativo maldestro di non scontentare del tutto nessuno dei suoi grandi elettori, con l’attivazione di politiche orientate a scaricare scelte impopolari su altri livelli istituzionali, in questo caso Comuni e Regioni.

La necessità di continuare su politiche di rigore e di selettività non lascia spazio a demagogie, populismo di basso profilo e obbliga a decisioni dolorose che si vorrebbe far credere non si scaricheranno sulla parte più debole della popolazione. E allora su chi? Visto e considerato che, contemporaneamente, si afferma la volontà di coerenza nell’applicazione del Patto per l’Italia siglato con Cisl, Uil e Confindustria, si rassicurano gli industriali, si tacitano le Regioni con promesse verbali, si dichiara che le risorse destinate alle politiche di welfare rimarranno immutate.

Si tratta, apparentemente, di un bel rebus. Ma solo in apparenza, perché a ben guardare è abbastanza facile capire cosa succederà. E saranno dolori soprattutto per i più deboli e i più fragili, e i dolori arriveranno da molto vicino: non più da Roma (la ladra), ma da Venezia, Milano, Napoli, Firenze, Bari, Palermo: i luoghi della devolution leghista, della riforma federalista dello Stato. E saranno dolori dai nomi fantasiosi, come tutte le nuove malattie: si chiameranno, di volta in volta, Livelli essenziali di assistenza, vaucher, Fondo unico indistinto, Sussidiarietà orizzontale, Reddito di ultima istanza. Concretamente significherà: se volete servizi dovrete pagarveli, se cercate assistenza è opportuno (anzi obbligatorio) ricorrere ai privati, le pensioni andranno inesorabilmente delegate alle compagnie assicurative, l’Ici aumenterà, i fondi una volta destinati a piani di settore saranno rimessi all’interno di un calderone unico senza certezze di indirizzo nella spesa, i servizi garantiti ai cittadini scritti sulla carta senza possibilità di renderli effettivamente esigibili. Una Finanziaria che trasferisce i problemi al territorio è un imbroglio che ferisce chi già è ferito e fatica ad arrivare a fine mese.

Nessuno dei politici, dei politologi e degli economisti oggi impegnati in grandi e appassionanti discussioni cita le sofferenze delle persone che già oggi vivono sotto la soglia di povertà, per i quali la sanità verrà spostata ancora più lontana dal loro contesto con la chiusura di ospedali ai quali non viene sostituita ospedalizzazione a domicilio, decentramento nel territorio dei servizi sociali, assistenza domiciliare; con la perdita del diritto all’ottenimento del Reddito minimo sperimentato dal governo precedente e affossato da quello attuale senza che se ne conoscano le motivazioni e nonostante che Commissione d’indagine sulla povertà ne sollecitasse addirittura l’estensione. Oltre alla scoperta che, mentre fino all’anno scorso esistevano risorse da utilizzarsi obbligatoriamente per progetti di contrasto alla tossicodipendenza e per politiche attive a favore della popolazione giovanile, da domani queste risorse saranno obbligatoriamente orientate dagli enti locali ad altre priorità, data la diminuzione dei fondi complessivamente disponibili e l’obbligo a far quadrare i bilanci decurtati dallo Stato centrale.

Se anche - impegno costantemente riaffermato da parte del Ministero del Welfare - saranno emanati i Livelli essenziali di assistenza che lo Stato deve assicurare ad ogni cittadino, così come stabilisce la legge 328 che ha riformato i servizi alla persona, essi entreranno a far parte del libro delle buone intenzioni al quale affiancheremo un altro quaderno delle lamentele. Ma tant’è: chi paga sarà sempre pantalone, come usa ricordarci ad ogni piè sospinto Bocca nei suoi editoriali. E pantalone, cioè il povero diavolo, vota, ma non conta niente e non ha potere di veto e di interdizione dell’attività politica. Ecco perché l’annunciata, lieve restituzione di Irpef sembra somigliare alle briciole che cadono dalla tavola del ricco Epulone per lenire compassionevolmente la fame di Lazzaro, che se le deve contendere con cani e gatti ben pasciuti e più in forza di lui. Restituzione già fagocitata dal crescere del debito pubblico, che sarà esso pure scaricato sulle spalle di tutti gli italiani.

Come possiamo non manifestare il nostro dissenso e la grande preoccupazione, accompagnata dal desiderio di vedere maggiormente determinata e coerente l’azione e la pressione politica delle organizzazioni nazionali dell’associazionismo e del volontariato, perché la Finanziaria venga profondamente cambiata e perché le politiche di contrasto alla povertà diventino prioritarie nel calendario degli impegni dell’Esecutivo?

Roma, 15 ottobre 2002

Per informazioni: Ufficio stampa C.N.C.A. - Laura Badaracchi

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